venerdì 30 aprile 2010

"LA CITTA' NERA": IL THRILLER FANTASCIENTIFICO DI MAURO BALDRATI

"Impugnavano spranghe di ferro, bastoni, uncini da macellaio. Qualcuno aveva coltelli, asce. Vivevano negli interrati dei quartieri più degradati, cacciavano i topi e uscivano alla ricerca di qualunque cosa fosse commestibile. E in quel caso il cibo erano loro, due poliziotti isolati sorpresi nella notte imminente."

AVVENTURA +INTRIGO +PASSIONE = POP²

UNA NUOVA COLLANA DI LIBRI CHE PRETENDONO LETTORI
DIRETTA DA LUIGI BERNARDI


DAL 5 MAGGIO IN LIBRERIA


Mauro Baldrati
LA CITTÀ NERA

Prezzo euro 18,50 // Pagine 320Isbn 978-88-8372-492-3

È il 2106. Roma è una città deturpata e lugubre, tenuta in scacco dalla Guardia Pretoriana, braccio spietato e folle del regime che controlla la capitale. Il centro storico è stato demolito e rimontato nelle ville dei potenti, per fare posto a palazzi nuovi, occupati dai cosiddetti spettri, persone sfigurate dalla miseria e dalla fame. Il sergente Draghi ha l'incarico di fermare un pericoloso killer di cui non si sa nulla, setacciando anzitutto i covi della Resistenza. Se non riuscirà a trovarlo entro otto giorni, un devastante rastrellamento metterà a ferro e fuoco la città. L'indagine, però, gli rivelerà che le cose non stanno affatto come gli hanno raccontato.
La struttura del thriller più teso inchioda il lettore a una trama dal ritmo serrato; nello stesso tempo, come nella migliore fantascienza, il romanzo immagina un futuro in grado di riassumere le minacce del presente.La Roma del prossimo secolo è una città deturpata e lugubre, una metropoli spettrale, tenuta in scacco dalla Guardia Pretoriana, braccio spietato del regime mediatico e affaristico che la controlla. A mancare sono le necessità primarie, l'acqua, il cibo, ripari sicuri. Il centro storico è stato demolito, smontato e rimontato nelle ville dei potenti per fare posto a palazzi moderni di acciaio e vetro, occupati dai cosiddetti spettri, persone senza nome, sfigurate dalla miseria e dalla fame. Gli uomini non conoscono la Storia e in assenza di questa memoria la città punta dritta verso l'autodistruzione: un ritorno alla barbarie malato e folle, dove non c'è nessuna evoluzione, nemmeno tecnologica. La dignità, i sentimenti e l'accordo sociale riaffiorano solo a sprazzi e nei posti più impensati, tra le piccole comunità che sopravvivono isolate, misurandosi l'una con l'altra, in bil ico tra la riscoperta di pacifiche tradizioni antiche e la necessità di lottare.Così Baldrati mette in scena una gamma di cortocircuiti tra passato, presente e futuro, puntando il dito su una delle ossessioni più evidenti della nostra epoca: quella della fine, della dissoluzione, dell'incertezza del soggetto e dell'identità.

Mauro Baldrati è nato a Lugo di Romagna nel 1953. Per oltre dieci anni ha vissuto a Roma e a Milano, lavorando come giornalista e fotografo per varie riviste e agenzie. Suoi racconti sono usciti nelle antologie Attenzione, uscita operai (No Reply, 2007), Il magazzino delle alghe (Eumeswil, 2010) e su «Delitti di carta», «Segretissimo», «Nazione Indiana», «La poesia e lo spirito». Con altri autori ha pubblicato il saggio sulle aggregazioni giovanili La rivolta dello stile (Franco Angeli, 1983). Attualmente vive a Bologna.

mercoledì 28 aprile 2010

STEPHEN GUNN – IL PROFESSIONISTA, TIRO ALL’ITALIANA ( SEGRETISSIMO MONDADORI – 2010)

Stephen Gunn ( alias Stefano Marino) è una colonna portante della collana Segretissimo Mondadori.
Un autore capace di costruire con fantasia e perseveranza una saga avventurosa/spionistica tre le più seguite in Italia dal pubblico di genere.
Tiro all’Italiana però cambia le coordinate dell’action targato Stephen Gunn.
Non più i torridi deserti iracheni o l’inferno della guerra in Corea.
Il baricentro cambia totalmente, spostandosi finalmente nella Milano dove l’Autore vive e lavora. Curioso il fatto che Di Marino dopo tanti anni di “fuga all’estero”, abbia finalmente deciso di ambientare una sua storia ricca di adrenalina all’ombra del Duomo.
Magari glielo domanderemo a breve…
Vi basti sapere che Stefano lo fa con la decisone e la tranquillità di chi quella giungla d’asfalto, fatta di strade ombrose e locali malfamati, l’ha conosciuta da vicino.
Ovviamente sceneggiando una storia in Italia, non poteva assolutamente ignorare la deriva storico/politico/sociale che negli ultimi anni sta infestando il capoluogo meneghino, che è poi un riflesso dell’intera nazione.
Chance Renard stavolta dovrà vedersela con una nidiata di criminali nostrani affiliati a strani giri di soldi sporchi dove politici corrotti, poliziotti generosi ma poco furbi, militari sanguinari dell’ex Jugoslavia, borghesi benestanti dall’anima nera come la pece e prostitute più coraggiose di un qualsiasi sbirro di strada ( con annesso trans “gola profonda” preso pari, pari dalla cronaca contemporanea) si susseguono in un vortice di sparatorie e vendette, ritorsioni e segreti da difendere con la canna della pistola puntata direttamente alla nuca.
Lo stile di scrittura, solido, diretto, privo di fronzoli e molto, molto enfatico completano il quadro di un romanzo altamente cinematografico.
Prendete le suggestioni nebbiose e ciniche di Milano Nera, il film/inchiesta di Gian Rocco e Pietro Serpi, mischiatelo con una sana dose di violenza e ironia tipiche del “poliziottesco all’italiana” , una bella manciata di action movie moderno sparato a velocità supersonica, una spruzzata di Scerbanenco e otterrete la “Milano Violenta” narrata da Di Marino.
Siamo lontani dalla fredda e precisa cronaca letteraria di Giuseppe Genna con il suo ispettore Lopez.
In Tiro all’ Italiana , non c’è tempo per valutare il grado del male, il suo squallore, il suo lato oscuro.
Qui è tutto movimento, è tutto rock.
Ad un’azione precisa ne consegue un’adeguata reazione.
Questa la formula base attraverso la quale la Gangland di Stephen Gunn, entità che vive di emanazione propria, assume un’identità precisa: quella del “chi spara per primo sopravvive, chi ci pensa troppo, muore”.
Tiro all’Italiana è il classico libro che va letto tutto di un fiato durante una serata scarica.
Vi saprà mettere il pepe al culo e divertirvi a dovere.
Una valida alternativa ad un film d’azione al cinema?
Credo proprio di sì…

sabato 24 aprile 2010

GIONA A. NAZZARO - A MON DRAGONE C'E' IL DIAVOLO ( PERDISA POP - 2010)

I Racconti di Giona A. Nazzaro, nascono da un bisogno antico ( o per meglio dire atavico): quello di narrare storie più o meno vere, più o meno imparentate con l’immaginario popolare. Rendere disponibile un patrimonio fatto di “cunti” attinti dalla tradizione orale contadina ( o comunque dei ceti più bassi) e spesso narrati davanti un camino scoppiettante o in una rara riunione di famiglia.
Colpisce da subito l’omogeneità di tutti i racconti ove il tema portante è quello di una presenza diabolica, materiale, ineluttabilmente terrena, capace di influenzare destini e come “ da tradizione” distruggerli.
Eventi di cronaca nerissima si intrecciano a fatti inspiegabili caratterizzati da un’influenza demoniaca sottoforma di vecchie “janare” decrepite, maiali posseduti oppure crudeli assassini che il più delle volte rimangono senza identità.
Questi singolari figuri infestano un paesaggio fatto di oscurantismo sociale.
Colline brulle, campi incolti, banchine desolate.
Una dilagante arretratezza di mezzi e di coscienze.
Terreno fertile per il dilagare di manifestazioni diaboliche oltre che di miseria e ignoranza ( altra evidente manifestazione del male).
Secondo Nazzaro il Diavolo è il vero antagonista dello sviluppo sociale.
Dove dimora il metafisico in forme così estreme non può sopravvivere la luce della ragione.
Protagonisti delle sue storie sono preti ( o presunti tali) combattuti da una fede cieca, tormentata, idolatra e violenta. Si confrontano con “il grande bugiardo” ma nello stesso tempo ne sembrano un’ambigua emanazione. E il loro destino è quasi sempre segnato. Se non sono religiosi, sono allora ragazzini disturbati dall’ingombrante presenza di un padre/padrone, oscurantista come e quanto un vecchio parroco di campagna ( chi ha detto Don Abbondio?), oppure dediti ad una spiritualità distorta e tutta personale. Completano il quadro ( desolato e desolante) madri completamente succubi e oltremodo deboli. Come già detto in precedenza un paesaggio di vivido pessimismo storico. Il diavolo, deus ex machina, dei racconti di Nazzaro, è responsabile di scempi della carne e dello spirito ( chi ha detto L’ Esorcista?). Di dubbi e sconvolgimenti. Di leggende nere e fatte aberranti.
Sembra di leggere quasi “Il Ciclo della terra piatta” della scrittrice “satanista” Tanith Lee, ambientato nel profondo sud nel nostro “amato” paese.
Il diavolo non ha confini o impedimenti. Gli uomini sono in balia di strane presenze che se non sono metafisiche ( infestazioni ed emanazioni del maligno), sono comunque materiali ( follia sanguinaria e omicidi rituali e orripilanti).
Non c’è alcun rimedio al male.
Si può attendere solo la fine sperando che almeno quella sia misericordiosa.
Per quanto riguarda lo stile di scrittura è molto denso, ricco di parole, descrizioni e spiegazioni.
Secondo il mio modesto parere anche troppo.
E’ uno stile molto personale che richiede molta dedizione.
Consiglio quindi ai lettori un’attenta lettura del libro per potersi immergere nell’universo meta/arcaico dipinto da Nazzaro.
Chi avrà le chiavi ( lovecraftiane?) per potervi accedere, saprà farsi catturare da ambientazioni tipicamente nostrane e da un mondo (rurale) che ormai sembra ( a torto o a ragione) totalmente perso nell’oblio del tempo.
Merita attenzione “A Mon Dragone c’è il Diavolo”, in quanto nella massificazione arrembante di gusti e ambizioni, una voce così fuori dal coro potrebbe dare nuova linfa ad un genere ( il racconto breve di argomento Horror/Metafisico) che ha ancora molte frecce al suo arco.
Dategli una chance in alternativa alle Ghost Stories d’ Albione o ai classici racconti del mistero.

giovedì 22 aprile 2010

"LA DISFIDA DI BARLETTA E MARIANO ABIGNENTE DA SARNO", IL NUOVO SAGGIO DELLO STORICO SERNESE ORAZIO FERRARA


Quei cavalieri senza macchia. Un libro sulla Disfida di Barletta

a cura del Centro Studi I Diòscuri

“L’Italia nazionalista dell’Ottocento ne fece un episodio eroico sulla strada della costruzione della sua indipendenza. La realtà fu ben diversa, anche se non si deve sottacere che se il concetto di uno stato unitario italiano dalle Alpi alla Sicilia era lontano mille miglia dalle menti dei nostri cavalieri, in essi era ben radicato l’orgoglio e la consapevolezza dell’appartenenza alle comuni radici della nazione italiana, e ben fecero essi a ricacciare in gola ai francesi i loro oltraggiosi insulti all’onore delle armi italiane, di cui i nostri si sentivano in certo qual modo alfieri. Lo storico Nicola Faraglia forse uno dei più documentati, insieme a Filippo Abignente, tra quanti si sono dedicati alle ricerche sulla Disfida di Barletta, alla fine dell’Ottocento, quando il nazionalismo italiano era in piena prorompente espansione, trovò il coraggio di riportare nei giusti termini la Disfida”.
Così un passo del libro “La Disfida di Barletta e Mariano Abignente da Sarno”, sottotitolo “cavalieri nella leggenda”, di Orazio e Valerio Ferrara. Il libro è il resoconto dettagliato, ricavato da documenti storici di prima mano, sulla Disfida di Barletta in cui 13 uomini d'arme italiani, nel lontano 1503, fecero rimangiare ad altrettanti cavalieri francesi le loro oltraggiose offese.
In quell'occasione l'arroganza dei francesi, d'altronde sempre accesi sciovinisti, non ebbe limiti. Tanto erano convinti di vincere sugli italiani, che, a differenza di quest'ultimi, non portarono sul campo il denaro pattuito per l'eventuale riscatto, ma mal gliene incolse perché, sconfitti e scornati, furono poi costretti a seguire quali prigionieri i cavalieri italiani vincitori.
Nel 2006, al momento della vittoria calcistica dell'Italia sulla Francia, un gruppo di giovani della città di Sarno, non immemore della Disfida, si arrampicò arditamente sulla statua bronzea, alta diversi metri, di Mariano Abignente, uno dei tredici cavalieri italiani, e l'adornò con bandierine tricolori. Del simpatico episodio la testimonianza in una delle illustrazioni del libro.
Soldati di ventura senza dubbio quei cavalieri e gli autori lo dicono esplicitamente, ma fedeli fino alla morte al loro ideale cavalleresco senza macchia e senza paura. Quel fiabesco ideale cavalleresco che esaltava “i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese“. Particolarmente suggestivo il capitolo “Il combattimento”, che per la ricchezza dei particolari, tutti accuratamente tratti da fonti storiche, riesce a far rivivere in diretta la lotta senza quartiere tra le due opposte schiere di cavalieri.
Il libro, di 96 pagg. e diverse illustrazioni, può essere richiesto, al costo di € 10 (l'incasso sarà devoluto ad associazione culturale) più le spese di spedizioni, a:
ferraraorazio@hotmail.com

Gli Autori
Orazio Ferrara, scrittore e saggista, ha pubblicato diversi volumi, tra cui “Paputi un mito antico” (1994), “Viva 'o Rre. Episodi dimenticati della borbonica guerra per bande” (1997), e “I Signori del mare. Appunti per una storia delle antiche marinerie” (1998). E' redattore dei periodici locali La Voce ed Eventi, collabora a varie riviste a diffusione nazionale, quali L'Alfiere, Due Sicilie, Storia del Novecento, Storia in rete, Eserciti nella Storia, Aerei nella Storia, Heliodromos, Cronache Medievali, Santini & Similia. Ha fondato il Centro Studi I Diòscuri.

Valerio Ferrara, laureato in Lettere e Filosofia indirizzo Storico-Giornalistico presso l'Università degli Studi di Salerno con una una tesi sullo scrittore nocerino Domenico Rea, ha insegnato Materie Letterarie presso l'Istituto Tecnico Commerciale “Casanova” di Angri (Sa) dal 2007 al 2009. Coltiva l'hobby per la scrittura e l'informatica, nonché ricerche storiche su personaggi importanti dell'agro sarnese-nocerino. Dirige il Centro Studi di Storia, Archeologia e Araldica I Diòscuri.

martedì 20 aprile 2010

DANILO ARONA, DANIELA CATELLI – L’ESORCISTA. IL CINEMA, IL MITO ( FALSOPIANO - 2003)

SINOSSI
Il primo libro in assoluto dedicato al ciclo completo de “L’esorcista”, compreso anche il quarto e travagliatissimo “The Beginning” in lavorazione. “Dietro un grande film c’è sempre una grande epoca, il che non vuol dire necessariamente un’epoca felice e illuminata. Il primo film di Friedkin nacque da un decennio di turbolenze politiche e sociali, e rivederlo oggi, dopo trent’anni, adesso che il terzo millennio è arrivato tra gli orrori delle pulizie etniche e delle guerre ‘inevitabili’, fa l’effetto di un’opera profetica che, come scriveva Kafka parlando dei propri scritti, ha concentrato in sé il negativo del suo tempo.” Accanto a Danilo Arona, ecco Daniela Catelli, saggista e critica cinematografica, autrice della prima monografia italiana su William Friedkin.

CONSIDERAZIONI
Non so perché, ma quando ho finito di leggere questo avvincente saggio ad opera di Danilo Arona ( chi frequenta il mio blog lo conosce fin troppo bene) e Daniela Catelli (saggista e critica cinematografica) sul film che più di tutti ha raccontato il Male ( con la M maiuscola), ho subito pensato alla reazione mediatica ( scomposta ed eccessiva) che ha incontrato una porcheria come PARANORMAL ACTIVITY.
Un filmino amatoriale che riprende in pieno alcuni canovacci stilistici dell’ Esorcista ( la stanza da letto da sempre luogo di eventi inspiegabili e al limite, la possessione notturna, l’infestazione diabolica) trasportandolo nel nuovo millennio con una carica trash che rispecchia in pieno il periodo storico in cui viviamo.
Ecco la differenza fondamentale:
PARANORMAL ACTIVITY racconta il Male ma non se ne appropria, lo lascia lontano, invisibile, inspiegabile e al limite del grottesco.
L’ESORCISTA, come ben scrivono i due autori, è il Male.
E’ un simbolo oscuro e metafisico che tra mille anni infesterà ancora le nostre coscienze ( come del resto è sopravvissuto Pazuzu, il demone mesopotamico tanto “amato” da Arona).
Linda Blair posseduta dal diavolo è un totem orrorifico e archetipico che mai conoscerà l’oblio.
William Friedkin è il cineasta che insieme a Carpenter ( e pochi altri..), immergerà le mani e il viso attraverso il velo della superstizione e della spiritualità sofferta, afferrando un seme che ormai ha posto radici solide nel terreno della perversa modernità.
William Peter Blatty ( come Morgan Perdinka, autore/protagonista/medium del romanzo di Arona, L’Estate di Montebuio, Gargoyle 2009) è il mezzo attraverso il quale una dimensione “altra” può influenzare gli eventi dell’aldiquà e in un certo modo plasmarli a sua immagine e somiglianza.
Parliamo del saggio:
il duo Catelli/Arona analizza e seziona in maniera chirurgica tutte le vicissitudini, le tecniche espressive, le curiosità le leggende (nere) e i pareri sorti a seguito della pubblicazione del film cult degli anni 70 fino a darne una compiuta interpretazione alla luce di una sensibilità e una laicità del tutto attuale.
Non ci sono cali di tensione.
E’ un libro che va letto e assimilato in un solo colpo, senza forzature o sovra impalcature di stile.
L’ESORCISTA e le dinamiche che hanno portato il film all’alone di leggenda che tutt’ora sopravvive, sono sempre al centro del discorso.
L’analisi del lavoro di Friedkin, attenta e appassionata.
E’ un libro di cinema che va oltre la critica dura e pura.
E’ un attestato di stima verso un’opera che ha saputo raccontare in scarse due ore: il dolore della perdita di una madre da parte di un figlio, la fede dubbiosa e sofferta verso un Dio invisibile e poco attento, la materiale presenza del Male che sia metafisico ( diavoli e demoni vari) che terreno ( follia e delirio) è da sempre una costante del vivere moderno, e soprattutto la presenza di un’istituzione religiosa che attraverso i suoi discussi ( oggi più che mai) rappresentati ha guardato ( e scalciato) troppo nell’abisso, per poterne essere immune.
Saggio di sfolgorante attualità che racchiude ancora un seme di quell’inquietudine epidermica che solo chi ha visto il film può raccontare.
E Danilo Arona e Daniela Catelli lo hanno fatto…

sabato 17 aprile 2010

VALTER BUIO - ALESSANDRO BILOTTA, SERGIO GERASI (STAR COMICS ITALIA)


Sinossi
Valter Buio è lo psicanalista dei fantasmi. Per 90 euro a seduta riceve le anime in pena di coloro che restano in un limbo in cui non fanno più parte di questo mondo, ma comunque non riescono ad abbandonarlo del tutto. Sono spiriti che Valter chiama gli Inconsci, perché devono risolvere un evento traumatico, spesso legato alla loro morte, di cui ancora non si rendono conto nella maggior parte dei casi. Valter Buio riceve il primo paziente, si chiama Cesare, un ragazzo che si è suicidato e che, per quanto lo desideri, non riesce a lasciare questo mondo. Con l'aiuto del suo amico medium, il Conte Balestra, Valter porta alla luce una serie di segreti legati alle famiglie che vivono nel quartiere Aventino. Tutto riconduce a uno strano psichiatra che ha avuto in cura diversi ragazzi che si sono suicidati, un uomo senza identità che ha in comune con Valter i ricordi di un passato terribile. Su questi misteri si sente il grido di odio di Cesare, che chiede se i Morti sono coloro che se ne vanno o quelli che restano.

Considerazioni
Ero moderatamente curioso di leggere questo nuovo fumetto targato Star Comics.
Le premesse erano molto buone, almeno per quanto riguarda il mio gusto personale:
uno “strizza cervelli” degli spiriti (inquieti) e una mini serie in 12 numeri ambientata in Italia, ossia a Roma.
Da Dylan Dog a Lazzarus Led, da Carnaki al Dottor Hesselius, ho sempre amato alla follia la figura dell’ Indagatore dell’Incubo, colui che è in grado di guardare al di là del velo oscuro e invisibile dell’irrazionale (e del grottesco), per dare un nome e una connotazione precisa al mistero.
Valter Buio non fa eccezione in tal senso.
Alquanto originale la scelta di creare una figura di “Psicanalista dei Fantasmi” che in fondo assume la connotazione più classica ( almeno nel primo numero) di medium/accompagnatore verso una dimensione altra.
La decodificazione dell’aldilà e dei simboli connessi allo spiritismo sono stati sempre un argomento di sicuro interesse per il lettore.
I testi di Bilotta sembrano assumere questa connotazione, occupandosi meno di orrori e visioni di terrore e maggiormente di comprensioni e tematiche legate al trapasso e alla sue dirette conseguenze.
E su questo si discosta totalmente dagli esempi sopra indicati.
Il mistero rimane.
Il desiderio di dipanare la strada verso la ricomposizione del puzzle da sempre legato all’indagine tout court, intatto.
Ma c’è un’emotività del tutto nuova.
Personaggi legati ad un vissuto reale, condivisibile, terribilmente terreno.
E l’antieroe/medium Valter Buio, scacciato dal suo ambiente familiare e dedito all’alcol ( ai lettori del mio mini romanzo d’esordio ricorderà sicuramente qualcuno…), avrà il compito di guidare le anime “tra cielo e terra” verso una dimensione per ora solo intravista e tutto sommato ancora lontana.
Da Shakespeare in poi, una costante delle letteratura dell’aldiquà e soprattutto dell’aldilà.
Ovviamente trattandosi di una pubblicazione assimilabile al genere horror non mancano elementi propriamente “orrorifici” e il finale del primo numero apre inquietanti scenari in tal senso.
Ma ripeto: non è la solita uscita.
Il primo albo fa ben sperare per il futuro.
Risulta già vincente la scelta di esaurire la storia in 12 numeri visto che la serialità di certi fumetti alla fine è stata sempre un’arma a doppio taglio.
Attendiamo il proseguo della storia di Valter Buio per accertare quanto detto di buono finora.

giovedì 15 aprile 2010

lunedì 12 aprile 2010

IL TEATRO DEGLI AFTERHOURS APPRODA A SALERNO

Il Teatro degli Afterhours", lo spettacolo musical-teatrale con cui la band di Manuel Agnelli ha girato l'Italia, volge al fine del suo percorso e approda a Salerno, in apertura della rassegna "Linea d'Ombra - Festival Culture Giovani", martedì 13 aprile al Teatro Augusteo (festivalculturegiovani.it).
Quella di Salerno è una delle due date nel sud Italia (l'altra il 15 aprile al Petruzzelli di Bari).
Lo spettacolo - giocato tra musica e letteratura - si caratterizza per la presenza di ospiti sempre diversi: a Salerno e a Bari sul palco insieme alla band milanese sarà Vasco Brondi (alias Le Luci della Centrale.


domenica 11 aprile 2010

APPARIZIONI, FANTASMI & LIBRI

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA:
- APPARIZIONI & FANSTAMI, ANDREW MACKENZIE (1982, ED. MEDITERRANEE)
- VISIONI APPARIZIONI, VISITATORI ALIENI, HILLARY EVANS (1984, ARMENIA)
- IL LIBRO DEGLI SPIRTI, ALLAN KARDEC (1972, MEDITERRANEE)
- STORIE DI FANTASMI, AAVV ( 1993, EINAUDI)
- STORIE DI SPETTRI, AAVV (1988, FANUCCI)
- STORIE DI FANTASMI, AAVV (1995, NEWTON)
- FANTASMI, STORIE ED ALTRE STORIE, AAVV (1989, NEWTON)
- FANTASMI & FANTASMI, AAVV (1994, NEWTON)
- TUTTE LE RACCOLTE DI RACCONTI DEI SEGUENTI AUTORI:
AMBROSE BIERCE, ANDREW BLACKWWOOD,EDITH WHARTHON, EDWARD FREDERICK BENSON, M.R. JAMES, J.S. LE FANU.












martedì 6 aprile 2010

MOSHPIT: PUNTATA TEMATICA "ITALIANA" CON I KENOS

Giovedì 8 Aprile, nuovissima puntata diMoshpit dopo le vacanze pasquali.
Ospiti in diretta telefonica: KENOS.
Doctor Jankyll e Mister Eddie insieme alla band Extreme Metal meneghina presenteranno il loro nuovo album "X-Torsion" pubblicato dalla My Kingdom Music.
Inoltre scaletta totalmente dedicata alla scena Rock/Metal italiana con molte soprese
Come sempre puntata da non perdere per gli amanti del Vero Rock e della scena Underground.
Vi aspettiamo alle 21 sul sito di Radio Base:
http://www.radiobase.fm/
Per maggiori info sui KENOS e su MY KINGDOM MUSIC:
http://www.myspace.com/kenosband
http://www.mykingdommusic.net/

venerdì 2 aprile 2010

MILANO NERA (GIAN ROCCO E PIETRO SERPI - 1964)

Titolo originale: Milano Nera
Regia: Gian Rocco, Pietro Serpi
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini
Attori: Alessandro Quasimodo, Adriano Fossati, Umberto Rocca, Sonia Gessner
Genere: Noir (?)
Anno: 1964 - Italia

Trama
>Un gruppo di giovani senza valori, decide di passare un capodanno all'insegna del "cattivo gusto". Si passa da un furto (in una Chiesa), allo sberleffo d'un ricco pederasta; si prosegue con l'accostamento di tre ragazze di una famiglia perbene, abbordate e "usate" e via con l'assalto ad una coppia appartata in auto; ancora: un omosessuale deriso ed un allucinato finale all'interno dello stadio di San Siro
(Divanotti).

Considerazioni
Sul Dvd che ho preso in edicola viene presentato come il film "che rappresenta l'anello mancante del cinema poliziesco italiano".
Non so fino a che punto sia veritiera questa presentazione.
Se di poliziesco si tratta sicuramente ha massicce dosi di visionarietà, critica sociale (al perbenismo borghese) e cinismo tipico del cinema di Pasolini.
Protagonisti della storia sono i Teddy Boys (Arancia Meccanica) della Milano bene (o presunta tale visto che i confini sono sempre molto aperti): Il "Contessa", "Mose'", il "Gimkana", Toni detto "Elvis", "Rospo" .
Una manica di teppisti che hanno voglia di sfogarsi (con soprusi e violenze) ma anche di vivere appieno la loro vita in una metropoli (la Milano degli anni 60) vuota, industriale, grigia, anemica, tremendamente moderna.
E allora passeranno sotto i loro sberleffi e stupidi scherzi giovanili (perchè in realtà di violenza materiale c'è n'è davvero poca altro che TEDDY BOYS...) un gay/prostituto, cinico, profondo, tormentato e bohemien (l'alter ego di Pasolini), una coppia appartata che nasconde una relazione scomoda, prostitute grasse e felici e sorattutto un manipolo di giovani donne annoiate, ingioiellate (i loro monili saranno falsi come le loro pose, i loro discorsi, la loro bellezza) e vanesie.
Bellissima la musica di sottofondo alla desolazione che avvolge questi eroi del grigiore italico.
Un pianoforte fumoso e tremendamente Jazz/Dark.
La "Milano da bere" è ben lungi dall'essere accostata a queste scene.
E invece ci sono un nobile dai vezzi artistici discutibili, un artista vero che compra gioielli rubati per sopravvivere e un ragazzino (fratello di uno dei protagonisti) abbagliato dal fulgore e dalla decadenza dei suoi maestri di vita.
Visionario e fantascientifico il finale ambientato in uno Stadio San Siro, sporco e post apocalittico dove i nostri tra frizzi e sollazzi andranno incontro ad un finale che (forse) li cambierà per sempre.
Originale, vivido, incantevole, tremendamente italiano.
Insomma un capolavoro.