domenica 31 ottobre 2010

CRONACA DI UNA "BELLA" SERATA ALLO STADIO MARASSI DI GENOVA

Seppur in ritardo pubblico la testimonianza diretta (non priva di giudizi "personali" dettati sicuramente da rabbia e delusione) di un mio caro amico, Lorenzo Bianco, presente con la famiglia allo Stadio Marassi di Genova, durante i tumulti scoppiati a causa degli ultrà serbi. Si tratta di un diario “inedito” di grande patos emozionale, che serve anche a capire la gravità dei fatti testé menzionati.
Buona lettura!
Negli ultimi tempi, un po’ per spirito patriottico e un po’ per la voglia di rivalsa dopo i deludenti mondiali in Africa, mi sono avvicinato maggiormente al mondo del calcio e soprattutto alla nostra Nazionale! Dopo aver visto un mese fa gli azzurri contro le Far Oer a Firenze, passando davvero una bella serata, decido di andare a vedere anche la partita contro la Serbia a Genova. Chiedo ai miei genitori se vogliono venire. Accettano volentieri. Alla bella comitiva familiare si aggiungono due miei amici, ex compagni di università, Matteo e Andrea, detto il “Deo”. Di fronte alla scelta dei posti, mio papà propone: “Andiamo pure in gradinata, mica giocano il Genoa e la Sampdoria, cosa vuoi che succeda?!” Una settimana prima della partita compro 5 biglietti online, immaginando che l’organizzazione della partita dentro e fuori lo stadio sia ottima come a Firenze, e invece...
Il 12 ottobre, anniversario della scoperta delle America da parte di Cristoforo Colombo, c’è Italia – Serbia. Il “Deo” ci aspetta davanti alla biglietteria per il ritiro dei biglietti: bisogna quindi “soltanto” ritirarli velocemente mostrando ciascuno il proprio documento d’identità. Arriviamo circa un’ora prima del calcio d’inizio, ma davanti alla biglietteria c’è una calca disumana. Il fatto più sorprendente e spiacevole è vedere le tante famiglie con i bambini per mano o sulle spalle, in quel groviglio di persone, ammassarsi e spintonarsi senza pietà. Immediatamente noto che la strada adiacente alla biglietteria dello stadio di Genova è aperta al traffico, cosa che non era successa nel capoluogo Toscano. Lascio i miei genitori poco distante, in un posto “sicuro” e con i miei amici ci facciamo coraggio avvicinandoci a quell’ammasso di teste e braccia sollevate, racchiuse tra un muro ed alcune transenne mobili, oltre alle quali passa davvero di tutto: autobus, scooter, macchine, camion, ogni mezzo possibile. Percepisco già una certa tensione nell’aria. La gente è arrabbiata e innervosita dalla lentezza nel ritirare i tagliandi. Situazione già resa difficile dal rumore del traffico rallentato in quel punto dal continuo affluire di persone. Basterebbe davvero poco e chissà cosa potrebbe succedere! Ci sono in tutto otto/dieci sportelli dedicati all’acquisto tagliandi, ma soltanto due sono destinati al ritiro dei biglietti acquistati online. Pur essendoci del personale, dietro le vetrine, senza far nulla, questi non danno un minimo di aiuto e dall’interno guardano cosa accade ai colleghi a fianco. Disorganizzazione totale! Dopo pochi minuti, vedo la gente ammassarsi velocemente ancora in un angolo. Mi giro e a poco più di un metro due ragazzi si spintonano e se le danno! La scintilla è accesa! In pochi istanti, gli altri ragazzi attorno ai due sopra citati, iniziano a darsele fra di loro. La marea di schiaffi e calci si allarga. Non so quanti sono, ma al centro del pestaggio ci sono i miei genitori! Che io avevo lasciato in un posto “sicuro”. Immediatamente mi precipito per portarli in salvo. Mi sembra di essere in un film. Schivo, faccio lo slalom fra gente sdraiata a terra e abbasso la testa, perché volano anche i caschi Percorro in tutto neanche 15 lunghi metri, dove per fortuna nessuno, data la mia “non belligeranza”, mi coinvolge o mi tira qualche pugno di traverso. Forse sono serbi contro italiani, perché un ragazzo ha una bandiera serba attaccata alle spalle. Comunque riesco a vedere mia mamma, che aggrappata a mio papà, urla dalla paura. Appena li raggiungo si stringono a me. Allargo le braccia per proteggerli. Lo spazio è proprio ristretto. Mi vola un altro casco davanti agli occhi e mi abbasso istintivamente anche se ormai è già passato. Le moto e gli scooter parcheggiate lì vicino cadono a domino una dopo l’altro. Non so davvero quanto sia durato il tutto, forse meno di tre minuti. Per fortuna, un gruppo di “combattenti” cede il campo, ma scappando uno di loro riesce a lanciare bengala e fumogeni, forse nel tentativo di coprire la ritirata. Nel frattempo si è immediatamente riformata la coda. Matteo rimette in coda e il Deo rimane nei paraggi. Faccio segno che li avrei raggiunti subito. Passano pochi minuti e un gruppo 30-40 celerini si appostano alla nostra destra, a fianco la biglietteria. La tensione resta ma non ci sono più scintille. Finalmente Matteo riesce a ritirare i biglietti. Guardiamo l’ora e pensiamo che la partita sia già iniziata, ma in realtà nessuno sa cosa stia accadendo questa volta dentro lo stadio. I serbi sono capeggiati da un ultrà nazionalista incappucciato.Verrà arrestato solo dopo le 2 del mattino. Ivan Bogdanov, subito soprannominato dalla stampa italiana “Ivan il terribile”, guiderà la tifoseria serba per tutta la notte contro la polizia, sia dentro che fuori lo stadio. Gli ultrà serbi stavano interrompendo la partita a colpi di razzi lanciati verso la tifoseria italiana e in campo. Questo non lo sapremo fino alla telefonata di un amico che, al corrente che sono allo stadio, ci informerà in diretta sulla situazione. Per entrare in gradinata sud, gli Stewart dello stadio ci hanno fatto fare un giro larghissimo. Entriamo allo stadio alle 21.03. I nostri tifosi italiani sono arrabbiatissimi per il ritardo e per le continue provocazioni della tifoseria avversaria. Decidiamo di metterci in basso e vicino all’uscita, nel caso la situazione degeneri. Finalmente rientrano i giocatori. Il primo ingresso l’avevamo perso. Qualche minuto di riscaldamento e partono gli inni! Sono quasi le 21.25. la partita sarebbe dovuta iniziare alle 20.50. Inizia prima l’inno della repubblica serba. Una valanga di fischi copre tutto. Non ho capito come la banda sia riuscita a suonare. A me sembra di aver visto qualcuno di loro, fuori tempo, smettere di suonare. E’ impossibile distinguere una sola nota. Finisce il loro e sta per iniziare il nostro. Silenzio per pochi secondi e poi inizia. Cantare l’inno di Mameli è un modo per abbattere il morale degli avversari e soprattutto degli ultrà serbi. Lo percepisco dagli sguardi delle persone. Vedo gente intorno che gonfia il torace, pronta a cantare a squarcia gola. E parte la banda. Molti mettono anche la mano sul cuore e la mia combriccola non è da meno. Anche se un po’ fuori tempo, comunque l’inno è andato e finalmente inizia la partita. Sono le 21.30 circa. Per l’Italia la partita si mette subito bene. I tifosi serbi, visto l’inizio non esaltante, ricominciano a lanciare bengala, razzi, fumogeni sia in campo sia in tribuna e gradinata nord. I tifosi italiano vengono allontanati dalle zone a rischio dagli uomini della sicurezza. Si creano buchi enormi di spettatori in quelle zone dello stadio. Gli insulti verso i serbi riprendono!Ormai la partita è segnata. Mi rendo conto che non verrà più ripresa. Avviso i miei amici di tenerci pronti a uscire. I giocatori serbi lasciano il campo e quelli italiani vanno sotto le gradinate e tribune a salutare i tifosi. Nel frattempo viene annunciata la sospensione definitiva della partita. Sono le 21.40 circa. Scappiamo di corsa dallo stadio e questa volta siamo tra i primi. Salutiamo il Deo e Matteo che sono in moto, per loro fortuna posteggiate più lontano dallo stadio. Vorremmo prendere gli autobus, ma sono già pieni come scatole di sardine. E allora ci avviamo a marcia forzata, destinazione la stazione di Brignole. Lungo il cammino, molte macchine, posteggiate una dietro l’altra, hanno lo specchietto retrovisore, lato conducente, rotto o divelto. Diverse ammaccature sono anche visibili sulle fiancate. Che triste spettacolo! Prendiamo il treno, poi un autobus e finalmente alle 23.30 siamo a casa. I miei si mettono subito a letto, io mi metto un po’al computer. Sento la televisione nella stanza dei miei che fa la cronaca di quello che sta avvenendo fuori dallo stadio. Accendo la tv e i tifosi serbi stanno lanciando una valanga di bottiglie di vetro contro la nostra polizia. Ci sono le immagini di un poliziotto a terra che viene portato via in ambulanza. La “battaglia” finirà solo intorno alle 2. I colpevoli dei disordini vengono arrestati, forse non tutti. Viene preso anche “l’impavido” Ivan! Diciamo che non ha lottato fino all’’ ultimo con i suoi compagni e che non si è proprio fatto prendere con “l’onore delle armi”. Nell’ultimo tafferuglio contro la polizia, ha approfittato della confusione, per effettuare una “ritirata strategica”: lo hanno trovato nascosto nel vano motore di un pullman che lo avrebbe dovuto riportare in Serbia. L’incubo è finito.

venerdì 29 ottobre 2010

INTERVISTA SUL BLOG "TUTTI I COLORI DEL GIALLO"

Per chi non l'avesse ancora letta, il sottoscritto e Alessio Lazzati hanno rilasciato un'intervista approfondita su Horror Rock -La Musica delle Tenebre, su "Tutti i colori del Giallo", blog di Luca Crovi di Radio 2.
Ecco il link:
http://giallo.blog.rai.it/2010/10/28/horror-rock/
Ringrazio personalmente il Sig. Crovi per la cortese disponibilità.
Buona lettura!
Stay (Horror) Rock!

mercoledì 27 ottobre 2010

DA DOMANI HORROR ROCK IN TUTTE LE LIBRERIE!

Cari amici e lettori de IL MONDO DI EDU
Il conto alla rovescia è iniziato!!!
Da domani "Horror Rock - La Musica delle Tenebre" sarà finalmente disponibile in tutte le librerie per il weekend di Halloween.
Ma, da amante della letteratura gotica e delle ghost novels, mi piace pensare che in realtà il libro sia pubblicato per il "periodo dei morti" che ricade il 2 Novembre.
Di sicuro una ricorrenza adatta ai contenuti del libro.
Da questo momento il saggio può essere ordinato dal sito di Arcana Edizioni:
http://www.arcanaedizioni.com/index.php?page=shop.product_details&category_id=2&flypage=flypage_arcana_2.tpl&product_id=133&vmcchk=1&option=com_virtuemart&Itemid=53 Intanto è arrivato oggi il primo lusinghiero articolo a firma Luca Visconti su La Città di Salerno:


A presto per altre news
Stay (Horror) Rock!

sabato 23 ottobre 2010

"GLI ALIENI RITARDANO, E ALLORA CHE VENGANO I VAMPIRI!" - INTERVISTA A CLAUDIO VERGNANI

Aspettavamo al varco "Il 36° Giusto" di Claudio Vergnani, sequel vampirico del romanzo/rivelazione del 2009 "Il 18° Vampiro".
Alla fine la lettura del libro è stata un'esperienza tra le più divertenti e coinvolgenti mai accadute qui a IL MONDO DI EDU. Roba da ridere e spaventarsi (sul serio!) allo stesso tempo.
E come sempre, quando un libro ci conquista, una chiacchierara con l'Autore non può mai mancare. Ecco il resoconto:

Salve Claudio. Partiamo da una mia riflessione presente nella recensione allegata a questa intervista. Il 36 Giusto sembra distaccarsi dallo stile personale e coinvolto del primo romanzo, per sondare una sorta di narrativa “a effetto” il cui scopo primario è quello di far divertire e coinvolgere il lettore. È questa la strada narrativa futura del Claudio Vergnani/ Autore?
Sì, volevo evitare il temuto “effetto fotocopia” di molti sequel. In generale vorrei evitare il più possibile di essere scontato. Anche per questo l’ultimo volume della trilogia, pur conservando lo stesso obbiettivo - appunto coinvolgere e divertire il lettore – sarà ancora un pochino diverso dai primi due.

Paliamo dell’archetipo “vampiro”. Nel “Vergnani pensiero”, il mostro sembra quasi l’alibi definitivo per poter finalmente cambiare una società che crea solo ansie e aspettative irrisolte. Il vampiro è l’unico cambiamento possibile. Da cosa nasce questa tua riflessione?
Be’, è una riflessione banale e superficiale finché si vuole, ma umana. Il ragionamento è semplice: solo qualcosa che esce dagli schemi può dare una scossa a questa nostra società di plastica vittima delle proprie sbrodolature ipocrite e delle proprie patetiche menzogne. Gli alieni ritardano, e allora che vengano i vampiri...

Ancora vampiri. Mi sbaglio o stavolta hai attinto a piene mani dal cinema “di genere” nazionale (Fulci, Avati etc.)? E poi diciamola tutta. Più che vampiri io li vedo come zombi decadenti e famelici?
Sono vampiri che hanno smarrito una guida e sono in balia di loro stessi, - della loro sete e dell’orrore della non-morte - anche se sono in grado di pensare, cosa che (ad oggi) gli zombi ancora non fanno. Fulci e Avati fanno parte del mio background (che è robusto, nutrito e insospettabile). Entrambi a mio parere sono dei Maestri (non vampirici). Ci hanno insegnato delle cose, e quel che ricordo di loro mi è piaciuto.

È possibile nel 2010 scrivere ancora una storia horror ambientata in un bel cimitero? Io la trovo una cosa sublime e legata a stilemi gotici e anacronistici dal fascino intatto. Che ne pensi?
Credo sia possibile, a patto che si conosca chi lo ha fatto prima di noi e come lo ha fatto. Io ci ho provato, strizzando anche l’occhio a chi, come appunto hai fatto tu, ha colto il riferimento. Ciò non toglie che la storia deve poter piacere anche a coloro i quali non hanno alcun riferimento antecedente.

Prima curiosità: dalla lettura del testo ho avvertito fortissimamente, l’influenza dei vecchi fumetti horror/erotici italiani. Roba tipo Zora la Vampira o Jacula. Sei d’accordo?
Sono da sempre un lettore onnivoro e privo di preconcetti. Ho letto Zora come leggevo Infernalia di Nodier, Jacula come Le Fanu. E tutti mi hanno lasciato qualcosa.
Seconda curiosità: Vergy. Più volte hai rilasciato dichiarazioni che ammettevano l’esistenza reale del tuo personaggio più noto. Ma è davvero così cinico, grossolano, divertente e volgare come lo descrivi? O ti sei preso una licenza narrativa “di troppo”?
No, inventate sono ovviamente le situazioni, ma non certo il personaggio. Perso di vista, purtroppo, e mai più rintracciato. Peccato.

Come sempre la tua narrativa è ricca di riflessioni personali ( e cupe) sulla morte, la disoccupazione, sentimenti non corrisposti e solitudine. Stati d’animo comuni ma mai banali. È questa la tua visione dei nostri tempi?
Non c’è certo bisogno che dica io che i paesi industriali in generale e l’Italia in particolare, stanno attraversando un periodo di grave decadenza morale e sociale. Per non dire abruttimento. Probabilmente saranno cicli fisiologici, ma quando ci vivi dentro c’è poco da stare allegri o da essere ottimisti. Una volta, in Italia sapevi sì di avere la classe politica più cialtrona d’Europa ma almeno ti passavano il famoso “panem et circenses”. Ora il panem inizia a scarseggiare, in compenso aumentano i circenses e sono sempre più beoti, anche. Ripeto: poco da stare allegri. A meno che non piaccia veder duettare Lapo Elkann e il principale Emanuele Filiberto. In questo caso andiamo alla grande.

Tra un secolo, se i tuoi libri sopravvivranno alla memoria collettiva “ che tutto dimentica troppo in fretta” che cosa ti piacerebbe si dicesse ancora del Vergnani/Autore?
Mi piacerebbe potessero interessare e divertire ancora. Anche tra mille anni. Parlano di umanità e di esseri umani, e lo fanno con profonda onestà. Tali temi, anche nel piccolo dei miei libri, non passeranno mai di moda.

Claudio Vergnani è il “Claudio” protagonista dei tuoi libri o è solo la sua parte più tormentata e riflessiva?
Forse è la parte meno tormentata.

Il tuo romanzo come il precedente segue una linea temporale definita. Dopo l’apocalisse vampirica del primo libro, abbiamo una sorta di assestamento e una sorta di spin off con avventure e storie indipendenti. Ci sarà di sicuro un terzo libro a chiudere il cerchio?
Di sicuro non lo so; di certo c’è che ci sto lavorando. Vedremo.

giovedì 21 ottobre 2010

IL FANTASMA DI MELISSA SBARCA A VERONA PER LA NOTTE DI OGNISSANTI

Nella notte del 29 dicembre 1999, in quattro autostrade altrettanti automobilisti furono partecipi, tanto reciprocamente distanti quanto inconsapevoli, di un evento sconvolgente: tutti investirono – o rischiarono di investire – la stessa ragazza, che in tre casi si rivelò essere una visione. Da lì sarebbe nato il caso di Melissa, il fantasma dell’A4, sapientemente raccolto e veicolato da Danilo Arona, maestro del brivido.

Il Consorzio Proloco Valpolicella, Excellence Club e la Libreria il Minotauro,
in collaborazione con Associazione Il Corsaro Nero, Comitato Salgariano Valpolicella, Premio di Letteratura Avventurosa “Emilio Salgari”, Associazione Il Lupo della Steppa, Delmiglio Editore e Cantina Salgari F.lli
sono lieti di invitarvi al tradizionale appuntamento di lettura di Ognisssanti

Domenica 31 ottobre 2010 alle ore 17.30 presso la Libreria il Minotauro a Verona.

L’evento rientra nel cartellone regionale Veneto Mistero.

Gli attori David Conati ed Elisa Cordioli interpreteranno dei racconti fantastici inediti ambientati nel Veneto, opera di autori di tutta Italia, molti dei quali presenti, che si confronteranno sulla vicenda presso la libreria Il Minotauro.

Una raccolta dei racconti sarà disponibile in libreria ad opera di Delmiglio Editore, con introduzione di Danilo Arona.

Al Termine verranno distribuiti dolcetti e offerta una degustazione Vini Valpolicella a cura della Cantina Salgari F.lli

Ingresso gratuito

Non accessibile ai portatori di handicap

Per informazioni:

Consorzio Pro Loco Valpolicella

info@valpolicellaweb.it – tel./fax +39 045 7701920

lunedì 18 ottobre 2010

EDUARDO VITOLO, ALESSIO LAZZATI - HORROR ROCK, LA MUSICA DELLE TENEBRE ( ARCANA EDIZIONI - 2010) - SOON IN STORE!!!

Eduardo Vitolo - Alessio Lazzati "Horror Rock - La Musica delle tenebre" ( Arcana Edizioni - 2010).

SINOSSI
Rock & horror: un incrocio pericoloso? Quando il rock diventa realmente “orrorifico?” Qual è l’evoluzione del genere? Quali i pilastri, quali le nuove leve? Gli autori del saggio, delineeranno attraverso una serie di capitoli tematici la varie commistioni e fusioni tra l’immaginario tipicamente Horror (fumetti, letteratura, cinema) la teatralità e i contenuti controversi del genere rock e i suoi effetti (a volte pericolosi, a volte semplicemente fraintesi) sulla realtà. Seguendo poi la definizione più ampia di horror, esploreranno quelle aree oscure del reale e il loro rapporto con la musica hard rock e heavy metal, per investigare tematiche quali l'influenza dei serial killer, il rapporto con figure storiche controverse divenute fonti di ispirazione anche per il cinema e per la letteratura fino a giungere agli orrori del quotidiano. Vecchie riviste polverose, fanzine straniere, album finiti nel dimenticatoio, band perse nell’oblio del tempo, saggi e cronache dall'universo rock hard. Tutto questo è Horror Rock!

Il tutto condito da dichiarazioni inedite di musicisti e addetti ai lavori. Prefazione di Alan D. Altieri, postfazione di Ian Christe.

IN TUTTE LE LIBRERIE IL 28 OTTOBRE, GIUSTO PER HALLOWEEN!!!

Biografie:

EDUARDO VITOLO

Nato a Sarno (Sa) nel 1974, è giornalista free lance, blogger, autore e speaker radiofonico. Si interessa alle forme più estreme del Rock, al cinema e alla letteratura horror dalla fine degli anni 80. Scrive di musica e narrativa, intavolando collaborazioni da oscure riviste amatoriali fino a quotidiani ad ampia diffusione, periodici e siti specializzati. Diversi suoi racconti sono apparsi su antologie, pubblicazioni cartacee e siti di scrittura on line.

http://ilmondodiedu.blogspot.com/
http://www.eduardovitolo.it/
http://www.myspace.com/eduardovitolo
http://www.myspace.com/radiorockmoshpit


ALESSIO LAZZATI


Nato a Luino (Va) nel 1975, laureato in giurisprudenza, traduttore letterario, blogger e recensore. Ha pubblicato racconti apparsi in varie antologie (M-Rivista del mistero, Epix Mondadori tra le altre). È da sempre appassionato e cultore di hard rock, heavy metal, cinema e narrativa.

http://www.alessiolazzati.wordpress.com/


HORROR ROCK

My Space Ufficiale del libro:

www.myspace.com/horror_rock

venerdì 15 ottobre 2010

VECCHI FLYER DALLA SCENA METAL UNDERGROUND DEGLI ANNI 90'

Nei primi anni 90’ la promozione di un libro o di un album non si svolgeva ancora on line, tramite canali ormai saturi come come blog, siti di condivisione o posta elettronica.
La rete e le sue grandi opportunità erano ancora lontani dal mondo della musica, soprattutto da quello del metal underground.
Nei primi anni 90’ il mezzo per farsi conoscere e stringere collaborazioni durature erano le Poste Italiane e internazionali con tutti i problemi che queste inevitabilemte comportavano.
Scrivere e ricevere lettere, fanzine ciclostilate o stampate, newsletter, cataloghi di vecchi demo tapes e dischi era all’ordine del giorno.
Si entrava in simbiosi con il proprio postino che in poco tempo diveniva più importante di tua madre. Il postino era sinonimo di contatti diretti con il mondo circostante e di tante piccole/grandi opportunità di conoscenza e approfondimento..
Una delle cose più amavo ricevere in assoluto erano i flyer promozionali di demo e album.
Spesso stampati in carta lucida ( quelli veramente professionali e dalle immagini di grande impatto) o copiati attraverso fotocopie sgranate e opache ( in tal caso i disegni o le foto impresse erano più semplici e dirette), i volantini promozionali per anni sono stati la vera anima della pubblicità musicale.
Stampare un flyer era come caricare una immagine sul vostro My Space.
Dava l’opportunità di essere conosciuti e apprezzati.
Creava il cosiddetto “feedback” sull’operato di una band o di un artista.
Negli anni ne ho collezionati parecchi: da quelli dati ai concerti fino a quelli invitatimi attraverso contatti con distribuzioni private, tapetraders e band.
Ecco una selezione molto esigua dalla mia collezione privata, sperando di far cosa lieta per i miei lettori più curiosi e ovviamente appassionati del genere.
Buon divertimento!












lunedì 11 ottobre 2010

ORAZIO FERRARA/VALERIO FERRARA – LA DISFIDA DI BARLETTA E MARIANO ABIGNENTE DA SARNO ( CENTRO STUDI I DIOSCURI - 2010)

Sinossi
La Disfida di Barletta e Mariano Abignente da Sarno”, sottotitolo “Cavalieri nella leggenda”, di Orazio e Valerio Ferrara, è il resoconto dettagliato, ricavato da documenti storici di prima mano, sulla Disfida di Barletta in cui 13 uomini d'arme italiani, nel lontano 1503, fecero rimangiare ad altrettanti cavalieri francesi le loro oltraggiose offese.

Considerazioni
Orazio Ferrara, autore e ricercatore, concentrato primieramente sulla realtà storica del mio paese, Sarno, da sempre ricco di avvincenti suggestioni legate al passato e di cronache che oscillano mirabilmente tra leggenda e accurata ricostruzione storica, stavolta supera se stesso, riesumando dall’oblio del tempo uno dei più grandi eventi del Medioevo: “La Disfida di Barletta”.
Siamo al tramonto della Cavalleria e delle sue straordinarie imprese. Periodo fulgido dove uomini coraggiosi e puri si stagliano all’orizzonte come esseri mitici, ammantati di un alone di imperitura bellezza e audacia. Ma tutto è destinato in poco tempo a finire. Il nuovo periodo storico reclama nuove barbarie e nuovi leggi e i codici comportamentali da sempre legati alla Cavalleria sono ormai desueti e pian piano relegati al silenzio.
Eppure tredici uomini d’armi, di cui uno, Mariano Abignente, vanta natali “sarnesi”, offesi dalla tracotante superbia degli armigeri francesi durante un banchetto, si appellano al loro orgoglio ferito per ricacciare in gola le parole infamanti di cui è stato oggetto “il popolo italiano” ( ritenuto dai francesi come inaffidabile e pronto al tradimento).
Ettore Fieramosca, invincibile cavaliere che sembra uscito da famoso film di John Boorman “Excalibur” immediatamente organizza la disfida, arruolando dall’esercito aragonese, tredici uomini di ventura tra i più valorosi e capaci. Inutile dire che le gesta di questi prodi uomini d’arme (e la loro grande vittoria), si ritaglieranno un posto d’onore nelle cronache del tempo fino ad arrivare, in forma di leggenda, ai nostri giorni.
Tecnicamente il saggio di Ferrara è ricco di riferimenti storici molto precisi e soprattutto di ricostruzioni oltremodo perfette degli armamenti, degli stendardi e di altre curiosità che non anticipo per non rovinare il gusto della lettura.
In appendice inoltre vengono riportati in maniera integrale alcuni documenti dell’epoca in modo da rendere il lavoro quanto più completo possibile.
Un’occasione da non perdere, non solo per gli aficionado del cavaliere sarnese, la cui monumentale statua svetta imperiosa nella piazza principale del mio paese, ma un modo per rivivere splendidamente l’abbagliante universo della cavalleria.

venerdì 8 ottobre 2010

CLAUDIO VERGNANI – IL 36° GIUSTO ( GARGOYLE BOOKS – 2010)

In una mia intervista apri pista a “Il 36° Giusto”, datata 3 Giugno 2010, un po’ a sorpresa Claudio Vergnani aveva dichiarato:
“Chi ha amato “Il 18° vampiro” si è fatto un’idea tutta sua ma anche molto precisa dei personaggi ed è inevitabile che potrà non essere sempre d’accordo su come si muoveranno nel sequel. Forse si aspetterà una certa evoluzione e potrà sentirsi deluso se non troverà ciò che si attendeva. Sarà inevitabilmente più critico. E’ naturale che sia così. Come si dice, solo chi amiamo può farci davvero del male …”
Ora che abbiamo finalmente letto il suo tanto atteso sequel letterario tutto è più chiaro.
L’immobilismo paventato dall’autore emiliano non c’è stato. Anzi l’evoluzione dei personaggi, dello stile di scrittura e degli sfondi letterari c’è e si nota già dalle prime pagine.
Mettiamolo quindi bene in chiaro: “Claudio Vergnani Autore” non poteva ancora essere quello de “ Il 18° vampiro”. Troppo personale e tormentato il suo primo romanzo per poter diventare uno stampo sotto il quale forgiare delle copie (seppur belle) in serie. Del resto parliamo di una riflessione in forma narrativa sulla solitudine dell’uomo”italico” moderno, preso da ansie tutte terrene come disoccupazione, incapacità di amare (e di essere amato), incomunicabilità, vigliaccheria, egoismo e intorpidimento (artificiale e non solo) dei sensi.
In un clima di cupa depressione sociale, il vampiro è il riscatto dell’uomo medio che di fronte la mostruosità del diverso, annienta i demoni dell’anima e ritorna spavaldo, guerrafondaio e tutto sommato tronfio e stupido. Il vampiro è l’alibi del cambiamento e della ricostruzione. Del caos immanente e poi nuovamente dell’ordine
L’apocalisse “vampirica” ci aveva già dato un assaggio di storie e personaggi proiettati verso una consapevolezza diversa e inseriti in contesti che seppur riconoscibili, lasciavano spazio a sviluppi inediti.
Claudio, Vergy e i suoi amici “acchiappa mostri” sono ancora vivi. I vampiri, quelli veri secondo il “Vergnani pensiero”, hanno spazzato via il mondo come l’uragano Katrina e poi sono tornati da dove sono venuti. Dove poi? Ai vivi non è dato saperlo.
Cosa rimane dopo la loro allegra festa di morte? Tutto uguale! Non sense? Forse.
Ma è sicuramente un messaggio chiaro sul quale ragionare. Arriva la fine del mondo sottoforma di mostri assetati di sangue. È il panico, la fine di ogni regola comune e dulcis in fundo la morte dei corpi e delle convenzioni sociali. Tutto finisce. Eppure il mondo italico di Vergnani rimane quello di prima. Ancora disoccupazione, solitudine, cattiva televisione, forze dell’ordine utili come un calcio nel sedere, stravizi borghesi da una parte, inedia, squallore e disordine dall’altra.
Praticamente la nostra dimensione di vita attuale. Nessuna terra promessa. Nessuna salvezza. Schiavi dei nostri peccati fino alla fine dei giorni.
Logico che cambiando lo scenario cambia anche il grottesco che ne è parte integrante. I vampiri che infestano ormai solo le periferie abbandonate e sporche della Modena cara all’autore, non sono quelli enigmatici, violenti e oscuri delineati in precedenza. Rispecchiano invece il degrado comune e si tramutano in zombi alla Romero o meglio ancora alla Lucio Fulci. Esseri famelici e purulenti che infestano luoghi solitari e inaccessibili, per non dire degradanti. Non basta.
Vergnani riesuma antichi archetipi letterari ( e gotici) dando una botta di vita alle avventure dei suoi beniamini. Chi scrive in Italia storie di fantasmi e mostri che si annidano negli “avelli oscuri dei cimiteri”? Domanda retorica. Che coraggio!
L’invenzione letteraria e perturbante funziona, eccome! Credo che i capitoli ambientati nel cimitero monumentale di Modena siano la migliore sceneggiatura horror scritta in Italia da almeno 10 anni a questa parte. Roba che Avati potrebbe farne un film coi fiocchi se solo non fosse impegnato a far recitare uno come Ezio Greggio.
Altro archetipo riesumato dalla tomba delle idee è la casa isolata e accerchiata dai morti viventi. Ennesimo colpo di spugna del libro dove la tensione la fa da padrone ma nello stesso tempo si ha l’impressione di ritrovare vecchie sensazioni e atmosfere ormai perdute nei cinema di periferia degli anni 80.
Elemento totalmente nuovo, infuso a piene mani tra le pagine del libro è poi l’ironia grossolana ma avvincente delle battute di Vergy & Company.
Anche qui roba da film trash degli 70’ e 80’. Non aspettatevi doppi sensi sottili o ermetici. Come diceva la Gialappa’s band, commentando i testi dell’agghiacciante cantore dei mostri, Donato Mitola (perso tra vampiri e bordelli, licantropi e squillo obese) sono “tutti sensi unici”. Grasse risate insomma. Quelle che oramai cerchiamo col lanternino su You Tube, visto che anche in questo caso i tempi sono cambiati e come sempre in peggio.
Rimangono le riflessioni dell’autore su alcuni temi che gli sono stati sempre a cuore.
Le occasioni mancate, gli anni che passano lasciando vuoti incolmabili, la disperata ricerca di un amore sincero e corrisposto o in mancanza di un rapporto amoroso che sia breve ma intenso, il riscatto sociale che mai arriva, l’amata/temuta/decantata morte come la fine di ogni tormento interiore o fatica esteriore.
E poi c’è sempre il mitico Vergy, il Bukowski dell’Emilia Romagna, Claudio, l’ultimo eroe romantico e disilluso, il cinico e ingestibile Gabriele che diventa anche scrittore ( altro paradosso su cui ragionare) che sembra uscito dal film “Trainspotting” e una galleria di personaggi vecchi e nuovi tra “La Settimana bianca” di Mariano Laurenti e “Quella Villa accanto al Cimitero” di Lucio Fulci.
Tra romanticismo degli ultimi e consapevolezza assoluta del male (soprannaturale), tra spavalderia da bullo di provincia e legami forti e sinceri che vanno al di là di frasi a effetto o gesti oltremodo teatrali che tanta letteratura “alta” ci dispensa a piene mani nelle librerie sempre più vuote, “Il 36°Giusto” vince la sua scommessa più grande:
confermare il suo autore come penna ancor fresca e sincera e soprattutto avvinghiare il lettore fino all’ultima pagina. Tutto è bene quel che finisce bene.
Vergnani è qui per rimanere e narrare ancora le sue terribili (ma così comuni) storie.
E qui al Mondo di Edu abbiamo già l’idea balorda ma convinta di incoronare “Il 36° Giusto” come il romanzo del 2010. E ne abbiamo ben donde.

mercoledì 6 ottobre 2010

DANILO ARONA – CRONACHE DI BASSAVILLA ( DARIO FLACCOVIO EDITORE – 2006)

Ho avuto la fortuna di seguire in presa diretta queste cronache dal mondo del paranormale, dell’irrazionale e del perturbante, sul sito di Carmilla on line, dove hanno raggiunto la cifra ragguardevole delle 100 puntate! Racchiuse, in un secondo momento, nel formato cartaceo, questi articoli, diari e resoconti, ad opera del noto autore di Bassavilla, Danilo Arona, possono essere considerati a ben diritto come degni testimoni della grande tradizione della saggistica dedicata a fatti inquietanti e misteri irrisolti.
Titoli come “Fantasmi e Apparizioni” di Andrew Mackenzie (Ed. Mediterranee, 1983) oppure “Visioni, Apparizioni, Visitatori Alieni” di Hilary Evans ( Armenia, 1987), sono compendi di casistiche occulte e esperienze alla “X Files” che ben si adattano all’humus gotico/provinciale (ma come vedremo universale) delineato da Arona nel suo libro. Una indagine seria e approfondita, sul lato oscuro del vivere umano. Quello che raramente riusciamo a scorgere, presi da problematiche tipicamente terrene e a volte, prosaicamente, futili.
Scacciamo subito qualche dubbio di troppo: “Cronache di Bassavilla” non è un ROMANZO.
Ho letto in giro recensioni che parlano di “narrativa dell’orrore”. Niente di più sbagliato.
Chi conosce bene la produzione dell’autore di Alessandria, saprà subito inquadrare i giochi di specchi che si intersecano nella sua narrazione, tra fiction e realtà. Qui si va ben oltre. Arona parte dalla realtà e alla realtà si ferma. Tutto è documentato in modo preciso e puntiglioso.
Se di mistero si deve parlare, allora meglio farlo in maniera chiara, immergendosi nelle acque oscure del male. Una volta risaliti è il “totentanz” dell’incubo.
Il fantasma disperato ( e quindi furioso) di una povera ragazza, investita su una oscura autostrada di provincia ( a Melissa ci arriveremo a breve…).
Strani casi di suicidi giovanili accomunati dallo stesso, desolante, modus operandi che ha come sfondo uno squallido casello ferroviario.
Una presenza (ultraterrena, aliena, demoniaca) che spaventa a morte dei marinai russi.
Succubi da camera da letto e terribili infestazioni carcerarie che abitano il confine tra percezione alterata della mente e visioni metafisiche. Casistica allucinata e allucinante, dove “la quantità di materiali autentici sopravanza largamente l’invenzione dello scrittore”, come dice lo stesso Arona in un’intervista abbastanza recente.
Tiziano Scalvi nella sua opera più nota, il "Dylan Dog" della Bonelli Editore, aveva teorizzato e applicato al contesto fumettistico e narrativo una "Zona del Crepuscolo”, dove le regole del nostro mondo materiale sono travolte da fatti inquietanti e inspiegabili. Arona fa molto di più. Raccoglie in un archivio personale, tutto quello che non può essere elaborato (con precisione) dai sensi umani e vi costruisce attorno la meta-realtà di Bassavilla ( la SUA Zona del Crepuscolo) dove l’invenzione letteraria lascia il posto all’indagine, paurosa e eccitante insieme, dello spettrale e del gotico rigorosamente vero..
E se di spettrale si deve parlare, allora è indispensabile citare Melissa, virus informatico e fantasma iracondo, mito metropolitano e gioco di specchi, che oramai vive e si nutre del confortevole sudario ectoplasmico, creato da Arona. Perché la ragazza bionda, dal giubbotto rosso, non è più un babau affascinante da citare nelle fredde notti alessandrine, davanti ad un camino acceso (M.R. James docet). Almeno non solo.
Dalla tradizione orale dei nostri nonni, fino agli articoli freddi ma agghiaccianti del web, Melissa è la memoria collettiva dell’uomo comune, dove si aggirano ancora spettri disincarnati e paure ancestrali legate a doppio filo con l’ultimo grande mistero del vivere umano: LA MORTE E IL DOPO.