venerdì 23 settembre 2016

MAKA ISNA – REFLECTIONS OF DARKNESS/MAKA ISNA IV (AUTOPRODUZIONE, 2016)


Il progetto ambient/elettronico Maka Isna nasce sul finire del 2005 per volere di Alessandro Bucci (che abbiamo già intervistato qui con l’uscita dell’album dei Donnie’s Leach 88), all'epoca vocalist e co-fondatore della avantgarde black metal band Hell Baron's Wrath.
Nel 2007 esce, sempre autoprodotto, il primo capitolo "Maka Isna - Soundtrack For Your Nightmares" mentre due anni dopo è la volta del secondo capitolo: "Maka Isna II" che continua il percorso del primo lavoro, ma con influenze maggiormente elettroniche e meno ambient.
Il progetto si interrompe nel 2010 ma viene riaperto nel Maggio 2013 con la pubblicazione di "The Next Step / Maka Isna III" dove la componente horror ha lasciato spazio ad altri tipi di contaminazioni, tra le quali, musica classica e contemporanea.
Nel 2014, in collaborazione con Lele Photography, viene realizzato il "Picture Clip Film" di "The Next Step" ed iniziano i lavori per "Reflections of Darkness", che vede la luce nell'Aprile di quest’anno.
Questo quarto capitolo della saga Maka Isna è ancora una volta una miscela altamente corrosiva tra Ambient ed Elettronica, che come definita dallo stesso Bucci è molto adatta come colonna sonora per film horror o thriller.
Qualche esempio? Se vi sono piaciute le elettrizzanti e adrenaliniche soundtrack di Fight Club o Saw, ma anche certe atmosfere vecchio stile create dal Maestro John Carpenter non resterete assolutamente delusi. "Reflections of Darkness" è un album molto eterogeneo per suoni ed ispirazioni e così si passa dall’elettronica dark di “Haruka, don’t miss the Chance” e “Overfly The Swamps” ai panorami notturni e metropolitani di “Lights in the night” fino all’Ambient tout court (e invero straniante) di “Lost Ambient Tapes” (che non sfigurerebbe nel catalogo Cold Meat Industry) e al classicismo malinconico (ma affascinante) di “Sofia in Faerytale”.
Chiudono il cerchio l’orrorifica “Electronic Castle” (non sfigurerebbe nel nuovo capitolo di The Ring) e la nerissima “Searching For Elisa”.
Ancora una volta il compositore Alessandro Bucci dimostra tutto il suo eclettismo e la sua voglia di sperimentare e se vi piace il genere e siete alla ricerca di un prodotto che non troverete nel discount di Feltrinelli ma nel più profondo (ma avvincente) underground allora fare vostro il nuovo capitolo dei Maka Isna.
Potete ascoltare tutti gli album dei Maka Isna sulla pagina bandcamp ufficiale.

venerdì 2 settembre 2016

ROSSOMETILE – ALCHEMICA (AUTOPRODUZIONE, 2015) [RECENSIONE]


Raggiungono il traguardo del quarto album i salernitani Rossometile e le novità sono belle ghiotte. Ai due membri storici, il chitarrista e compositore Rosario Runes Reina (ex Hidden Hate e ora anche negli estremi Oylokon) e il batterista Rino Balletta si affiancano l’ormai collaudato bassista Pasquale Pat Murino e soprattutto la nuovissima cantante Marialisa Pergolesi.
È proprio questo nuovo ispirato e talentuoso innesto a dare una marcia in più all’album insieme a una rinnovata vena stilistica che dal Prog Metal degli esordi ha inglobato inedite influenze dark, pop e elettroniche.
“Alchemica” è un tuffo nelle emozioni pure dove l’aggraziata e affascinante Marialisa ci prende per mano e ci trasporta in un mondo incantato fatto di melodie eteree e panorami sonori sempre cangianti.
Non a caso l’album consta di ben sedici brani per quasi sessanta minuti di musica, quindi un vero e proprio viaggio nell’universo musicale dei Rossometile.


E così si passa dalle intricate trame gothic metal di “Amore Nero” (praticamente il singolo del disco con un ritornello che si stamperà subito in testa per non lasciarvi più) alla più robusta “La Fenice” con un tocco oscuro e romantico che la rende un’altra possibile hit da classifica.
Più malinconiche e sognanti sono le seguenti “Il Lato Oscuro” e “Le Ali del Falco” quest’ultima una ballad tra musica leggera e vecchio pop anni ’80.
Con “Pandora” emergono nuovamente le “antiche” influenze prog dei Rossometile (chi si ricorda del loro ottimo disco ‘Terrenica’ uscito nel 2009 per My Kingdom Music?) mentre nel “Nel Solstizio d’Inverno” (Parte 1 e 2) i nostri si divertono a mischiare stili e generi diversi dando libero sfogo alla loro travolgente creatività.
A completare il quadro segnaliamo anche la struggente “Guerriero Senza Re” (invero molto metal nel suo incedere…) l’epica e travolgente “Alchemica” e dulcis in fundo la crepuscolare “Caogula” che chiude questo lungo viaggio tra i mondi sonori di “Alchemica”.
Splendido anche il packaging del cd, ispirato a elementi alchemici (e non poteva essere altrimenti!) e a una fisicità dirompente dei nostri.
I Rossometile ci consegnano il loro disco più vario, maturo e convincente, e rafforzati da questa rinnovata formazione e da una nuova consapevolezza d’intenti guardano fiduciosi al futuro, forti di un percorso già invidiabile per dischi e live, ma soprattutto ritemprati da questa nuova sfida chiamata “Alchemica”.
Il disco può essere ordinato direttamente alla band sulla loro pagina di Facebook

 

giovedì 1 settembre 2016

THE PROVIDENCE – LITANIE DALLA ZONA DEL CREPUSCOLO (RECENSIONE + INTERVISTA]


Avevo già segnalato più di un anno fa i The Providence sulla storica rubrica “Radio Virus” della rivista a fumetti “Splatter”, tornata dalla tomba grazie alla passione e alla lungimiranza di Paolo di Orazio e Paolo Altibrandi e sono contentissimo di poter recensire questo nuovo parto orrorifico dei nostri a nome “Return To Morningside”.
Il malefico duo composto da Bloody “Slasher” Hansen (Vocals, lyrics and music) e Dick Laurent (Guitars, Bass, programming) dei Cadaveria (e per i più attenti anche ex Calvary) ci consegna un album variegato, emozionante e soprattutto pregno di umori cimiteriali e crepuscolari, dando libero sfogo a tutte le loro (tante) influenze.
Fieri prosecutori dell’opera (al nero) dei Death SS (vedi l’opener Killer Klowns) i The Providence questa volta non si pongono limiti e arricchiscono il loro sound di uno svariato e avvincente spettro sonoro passando per il Gothic Doom degli anni ‘90 (Spider Baby, Witch Bitch) il Dark Rock (Il Male), allucinate ballate tra tombe diroccate (Take Me To Midian), stranianti sinfonie di morte (Hammer House Of Horror) e ispirati tributi al padre di tutti gli zombie del metal, King Diamond (Prayers, Midnight Skies).
Il bello di “Return To Morningside” è che sotto questo spesso strato di atmosfere horror si celano rimandi ad altri generi non facilmente prevedibili visto il contesto tematico e musicale dove la band si muove, ormai, da anni.
E allora ecco emergere dal calderone oscuro dei The Providence un riff grunge, una melodia presa in prestito da un vecchio album degli U2 o un ritornello vocale che non sfigurerebbe in un album pop (malato). Insomma i The Providence ci consegnano il loro album più ambizioso, mantenendo intatto il loro spirito underground e sono sicuro che chi ama davvero gli album di culto che non sono e non devono per forza essere di tutti non si farà scappare il loro comeback discografico.
Esaltati dall’ascolto di “Return To Morningside” abbiamo deciso di raggiungere Bloody Hansen nella sua Zona del Crepuscolo in provincia di Sassari.
Il resoconto di questa interessante chiacchierata potete leggerla più in basso...

Bloody "Slasher" Hansen
Allora Bloody Hansen, a che punto eravamo rimasti con i The Providence? Sono trascorsi ben tre anni dall’ultimo full length intitolato “The Bloody Horror Picture Show”. Che cosa è successo nel frattempo? 

Ciao Edu grazie tantissimo per questa intervista. Innanzitutto, in quei tre anni ho praticamente deciso che in fase di registrazione mi sarei occupato esclusivamente della voce, vuoi per motivi forzati ma soprattutto perché è il ruolo che preferisco, e così ho contattato il mio amico Dick e gli ho detto che dal prossimo album non l’avrei assunto solamente per la produzione ma lo volevo ingaggiare anche come chitarrista, che suona, compone, e arrangia i brani. Ho sempre amato le coppie del metal come King Diamond ed Andy LaRoque per dirtene una, e la mia idea è continuare come loro finchè Dick sarà disponibile. E così abbiamo composto l’album e registrato secondo questo schema.

“Return To Morningside” è un album che dalla copertina fino ai testi e alle musiche si abbevera dall’eterogeneo mondo dell’Horror (fumetti, cinema, letteratura). Mi piacerebbe conoscere i riferimenti tematici che hanno contraddistinto la creazione del disco… 

Bene, posso dirti che possiamo trovare svariate dediche, ai film slasher in generale con l’omonimo pezzo, a qualche film come mio solito e stavolta ho voluto omaggiare Amityville Possession, Spider Baby e Cabal, e poi ho voluto fare qualcosa di diverso come scrivere un paio di pezzi non propriamente horror ma pur sempre riconducibili. C’è, infatti “Prayers” che parla di un padre di famiglia che la domenica va in chiesa e vorrebbe far credere di avere una vita perfetta predicando la legge di Dio, ma nel privato le cose sono ben diverse da quelle che vorrebbe far credere, poi c’è un brano in cui mi sono immaginato Satana che tenta un cristiano cercando di trascinarlo dalla sua parte, e un pezzo che parla di un serial killer.

Tributo al cinema horror

"Return To Morningside" è praticamente un album autoprodotto. Continuerete con questa formula oppure siete alla ricerca di una label più importante e magari con una distribuzione più ampia?

Mi sono accorto di una cosa (non che non la sapessi ma provandola sulla mia pelle mi è arrivata molto meglio): è un po’ come scoprire l’acqua calda ma con un semplice link Torrent ti si apre il mondo. Per gli altri album avevo l’etichetta e sicuramente tramite qualche recensione il nome è girato, ma ora è diverso. Non so come sia successo ma l’album è finito nelle mani di un russo quando ancora non ce l’aveva praticamente nessuno. Questo tizio l’ha inserito in un sito Torrent, (al quale ne sono seguiti tantissimi altri) e da li ho notato quanta gente lo stesse scaricando e i messaggi che mi arrivavano da tutto il mondo, dalla Francia al Brasile, all’Egitto ecc. Tutti che mi scrivevano: “Good riff man! Great album!”. Io, detto francamente, questa attenzione in passato non ce l’avevo! Bastava così poco? Mi sono anche accorto che la gente che non conosco ha iniziato a fare le cose per me, senza che io lo chiedessi. È come se ti stessero dicendo “Hey amico piano, piano il mondo sta scoprendo che esisti, che ci sei anche tu!” D’ora in avanti continuerò da solo ad occuparmi di tutto, continuerò a stampare i miei album in edizione molto limitata, perché sinceramente per come vanno le cose di cd ne bastano pochi, e niente, il fatto è che non me ne frega nulla di vendere. Io spero solo che la gente apprezzi il disco. I cd fisici li stampo prima di tutto perché uno lo voglio assolutamente come ricordo per quando magari sarò vecchio e dirò ai miei nipoti: “ecco cosa faceva zio quando era giovane”. Non m’interessa più passare le giornate a mandare messaggi alle label: la metà manco ti risponde, quindi sto benissimo così. Poi ovviamente se capitasse qualcosa di importante non sono un ipocrita, è ovvio che ci penso e valuto.

Sono curioso di conoscere come è nata la collaborazione con Dick Laurent dei Cadaveria (e tra l’altro ex chitarrista degli ottimi Calvary negli anni ’90). La formazione dei The Providence rimarrà sempre questa? 

Dick è di Sassari, io abito a 30 km. Lo conoscevo di vista quando ero adolescente: lo vedevo spesso ai giardinetti pubblici quando lui suonava con i Calvary ed io frequentavo i primi anni di superiori, poi finalmente l’ho conosciuto quando mi sono trasferito per studio in città. Siamo andati subito d’accordo, e da lì l’ho sempre chiamato per qualsiasi cosa dovessi produrre, quindi quando ho creato The Providence è stato naturale prendere il cellulare e fargli uno squillo. Ora non siamo solo conoscenti per questioni musicali ma è passato del tempo e siamo amici che si rispettano e hanno una visione molto simile della musica e di tante altre cose. Ridiamo e scherziamo spesso quando siamo assieme. Avere l’approvazione di una persona come lui è un sogno che si realizza perché, come ti dicevo, lo vedevo in giro quando ero un poppante e lo guardavo con ammirazione. I Calvary a quei tempi avevano un fascino superlativo, giustamente direi, perché le loro produzioni rimarranno nella storia del metal italiano. La formazione però è sempre solista: Dick è un session, un amico session. Magari fosse fisso nella band! Spero che il progetto acquisti sempre più importanza per convincerlo un giorno. Ora non è possibile perché sarebbe solo un passo indietro per lui, in quanto ok il cd la gente lo sta apprezzando ma rimango sempre un mister nessuno e lui voglio che prima o poi suoni nel Real Madrid o nel Barcellona della musica.

I The Providence, a mio avviso, rappresentano ancora il vero Underground. Ma ha senso ancora parlare di Underground nel 2016? Oppure come dicono tanti è morto e sepolto alla fine degli anni '90? 

Ti ringrazio tantissimo per la definizione, caspita non è una domanda facile, in questo momento mi stai facendo riflettere, non so forse con il fatto che tramite internet si può arrivare proprio a tutti, la magia dell’underground si è un po’ persa, l’importante magari è sentirsi così nello spirito, io mi sento lusingato dalla tua frase perché per me underground è sinonimo di passione, e son contento che tu hai percepito questo nella mia musica. Io penso che quasi tutti siano un pochettino assillati dal farsi conoscere per forza in tempi brevissimi, questa gente non è lucida al 100% quando si occupa della propria band, e mi provocano molta tristezza perché la musica è una cosa bellissima e uno così se la rovina per la fame di successo. Quindi si forse l’underground l’hanno voluto assassinare perché non l’accettano, rifiutano di essere sconosciuti e non accettano che ci vuole del tempo in queste cose, l’underground è scomodo ai più che si credono i nuovi Metallica. Bisognerebbe solo abbassare la cresta e capire che è meglio fare 10-15-20 anni di gavetta al posto di essere famosi subito ma facendo ridere i polli.

Bloody Hansen Vs Jason

Bloody Hansen, da quanto ho capito vivi e lavori a Sassari. Come va la scena metal sarda oggi? C’è ancora quel bel movimento di band e artisti che aveva contraddistinto gli anni ’90? 

Si esatto Edu, per la precisione in provincia, a 30 km da Sassari. Qui si suona, ci sono molte bands, ci sono i miei amici Deathcrush che ogni volta che suonano dal vivo spaccano il culo a destra e a manca. Il movimento c’è sempre, poi se definirlo bello ovviamente dipende sempre dai gusti personali, e a mio gusto continuo sempre a preferire gli anni ‘90, ma proprio in generale, sono anni che non ascolto dischi memorabili italiani. Solo i Deathcrush attualmente riescono a venire incontro alle mie esigenze musicali perché suonano quel Death Metal old school che tanto mi garba…

Potresti raccontarmi qualche aneddoto curioso o significativo relativo alla tua carriera musicale finora? Qualcosa di mai rivelato? 

Purtroppo senza vita on the road non ho tantissimo da raccontare, ti potrei far divertire con le storie delle mie sbronze ma andremo fuori tema, però posso dirti che quando c’era il My Space, che a differenza di Facebook mi aiutava e anche parecchio, mi ricordo che mi contattavano molte dark ladies appassionate di film e musica horror e mi invitavano spesso e volentieri a partecipare a degli incontri molto particolari, in particolare mi aveva divertito una ragazza americana che quando le dissi che ero troppo lontano e non sarei riuscito ad andare a trovarla mi rispose “ok potremo risolvere la questione in questo modo, ti mando un teschio rubato in un ossario, ho fatto un incantesimo che ci fa stare vicini”, ora non ricordo benissimo perché è passato del tempo e io non ricordo manco cosa ho fatto ieri, ma a quanto pare se io toccavo il teschio all’ora stabilita da lei, potevamo creare una sorta di connessione delle nostre menti ecc ecc. Bei tempi quelli, ci girava gente che ti trattava come una rockstar quasi quasi, ti faceva capire a modo suo quanto gli piacesse la tua musica, anche con queste stravaganze curiosissime, erano convinte che io dormissi nelle bara come i vampiri! Il bello era che più ero sconosciuto più le attiravo! Su Facebook manco mi cagano! Bella differenza! Poi mi ricordo che stavo parecchio in contatto con il cantante degli Orange Goblin, ci chiacchieravo molto e mi aveva consigliato il film “Perché il Dio fenicio continua ad uccidere”. Chissà se si ricorda…

Chi è Bloody Hansen nella vita di tutti i giorni? Tieni distinto il tuo lato artistico da quello quotidiano? 

Mi piacerebbe tantissimo dirti che non tengo nulla distinto perché vorrebbe dire che ho una vita entusiasmante ahah invece vivo in un paesino piccolissimo, non c’è nulla, solo qualche bar, e tutti son convinti che la vita sia tutta li. È una sorta di buffalòra di Dellamorte Dellamore, anche se a volte escono sono sempre fermi in quel confine come vedi nel finale di quel film. Fisicamente sono fuori ma mentalmente no. Non concepiscono che ci siano svariate forme di espressione oltre al pettegolezzo. Se tu parli con uno di loro capisci che l’arte per loro è una cazzata! Ovviamente questo è un discorso in generale. Non si fa mai di tutta l’erba un fascio ma in questo posto mi sento parecchio come Francesco Della Morte. Io provo sempre a oltrepassare il confine, non voglio rimanere vittima delle sabbie mobili e morire lentamente senza poter muovere un dito per salvarmi. La mia salvezza è l’arte, e tramite questa posso evadere dalla monotonia e banalità che regna dove vivo, in attesa di avere l’occasione per una svolta. Quando ero ragazzino e non me ne fotteva un cazzo di nulla era anche bello, ma ora ho altre esigenze, più ambiziose.

Infine progetti futuri per i The Providence? Suonerete mai dal vivo, magari in un tour che tocchi l’intero stivale? 

In questi giorni sto provando a cercare qualche musicista che sia bravo e abbia attitudine live, ma soprattutto che sia una bella persona. Per ora ancora nulla, ho degli amici che hanno queste caratteristiche, ma hanno i loro impegni, e comunque nonostante non possono mi danno sempre la disponibilità, sono gentilissimi, persone fantastiche. Quindi come ti dicevo sono alla ricerca di qualcuno libero ma ancora niente, però non mi dispero perché so che c’è un tempo per tutto e arriverà anche il mio momento,tempo fa ho scoperto il grande potere della pazienza, ho notato che mantenendo un atteggiamento positivo e senza farmi venire il nervoso se non ho quello che desidero, poi alla fine le cose arrivano, quindi son sicuro che se non sarà quest’anno magari l’anno prossimo sarà la volta buona, se non sarà l’anno prossimo allora magari fra due anni, non lo so, l’importante è vivere serenamente cercando di migliorarmi di cd in cd per crearmi più occasioni possibili.