mercoledì 14 gennaio 2009

Sarno e il terrore della pioggia


Negli ultimi giorni dell’anno 2008 si è ripresentato sul nostro territorio la minaccia angosciante e prorompente delle forti piogge con relativa attenzione alle zone colpite dalla frana del 5 Maggio 98.
E’ scattato subito il preallarme della Protezione Civile rientrato solo dopo poche ore.
Ma all’arrestarsi delle piogge sono aumentate di pari passo le polemiche e i dubbi.
Secondo i dati presi recentemente sul web in Campania ( riferendosi a Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano in particolar modo) ci sarebbero 31.580 persone esposte al rischio-frane ( un numero pari a tutta la popolazione di Sarno e Quindici messe insieme).
E questo spinge Legambiente all' ennesima denuncia: «Se oggi registriamo soltanto danni materiali, dobbiamo ringraziare la Protezione civile che stavolta ha funzionato. Ma è assurdo che dopo tanti anni la ricostruzione non sia ancora iniziata sul serio» ( Corriere della Sera 29/12/08).
Il problema maltempo non ha solo interessato le parte montagnosa del paese ma una nuova “Spada di Damocle” che potrebbe creare ulteriori dissesti idrogeologici a tutto l’ambiante nostrano: lo straripamento del fiume Sarno.
Il 3 Gennaio di quest’anno dopo una serie di fortissimi acquazzoni il fiume è esondato nella zona di Via Marconi a San Marzano inondando fortunatamente solo i campi circostanti trattandosi di una zona perlopiù agricola.
Non è il primo caso nell’agro nocerino sarnese:
Nel Dicembre del 2004 sempre il fiume Sarno straripò a Foce creando grossi stati di ansia a tutta la popolazione del posto. Anche in quel caso Legambiente denunciò la cosa con velocità e durezza: “In questi giorni di fine anno la popolazione è angosciata dei pericoli di straripamento e inondazione dei fiumi che attraversano l’Agro sarnese nocerino. Ancora il Sarno che straripa a Foce dopo una giornata di pioggia e grandine. La verità è che la terra a Foce non assorbe più acqua. Nei comuni dell’agro appena un terzo dei 438 Kmq è rimasto libero da costruzioni. Se non si ferma il cemento, l’asfaltazione dei piazzali a servizio delle aziende, siamo destinati a vivere in una continua preoccupazione, come quella di questi giorni. La verità è che sono oltre 50 anni, dall’alluvione di Salerno, che ad ogni pioggia l’Agro deve fare i conti con lo straripamento e la devastazione provocata dalle esondazioni. Noi pensiamo che in questo marasma il Fiume non ha nessuna colpa”.
La natura che sembra essere sempre la prima colpevole di tutte le sofferenze patite dalla popolazione sarnese già all’epoca ne usciva ridimensionata e in parte assolta.
Era l’uomo la vera minaccia.
Ricordiamo anche e l’Ottobrel 2006 e la paura che investì Lavorate,dove si fece largo,ancora vivo, il ricordo della frana del ‘98. L’intera frazione sarnese fu invasa da acqua mista a fango e detriti. Garage, scantinati e strade furono allagati in pochi minuti. La zona più colpita fu località San Marino. Il violento nubifragio evidenziò la vulnerabilità dei versanti a ridosso dei nuclei abitati della zona di Lavorate, già segnalato dal Centro operativo comunale di protezione civile l’11 maggio 2006 e il 26 settembre 2006, all'indomani di altri due eventi simili. All’epoca finì sotto accusa il Commissariato di Governo per i ritardi nella mancata messa in sicurezza dei versanti del Monte Torre Gatto e gli incendi boschivi della pineta Voscone.
Un bollettino disarmante. Una storia che si ripete con diabolica precisione svizzera ogni anno.
C’è un bravissimo giornalista di Sarno, Luigi Colombo, mio amico e collega. che proprio in questi giorni ha pubblicato sul sito http://www.colonnarotta.it/, una minuziosa relazione sui problemi idrogeologici irrisolti dell’agro nocerino sarnese intitolato “Vedi Sarno” ( titolo eloquente).
Ecco uno stralcio dell’ennesima denuncia di scempio del territorio:
Il rischio idrogeologico è la grande e silenziosa emergenza della Campania, alla quale si risponde – spesso con enormi ritardi, vedi appunto Sarno – solo quando l’evento catastrofico si è concretizzato nella sua forma più devastante…Per riparare alla fragilità del territorio e a anni di abusi si risponde con altro cemento. Anche per Nocera Inferiore pronte vasche, canali e briglie per mitigare il rischio. Esportare il "modello Sarno" costa 24 milioni di euro. Soldi che non ci sono per interventi più che discutibili.
Giornalisti, Legambiente e semplici ma attenti cittadini denunciano indignati la messa in sicurezza ( mancata) di Sarno e di tutto l’Agro.
Mi auguro che i candidati alle politiche del 2009 ne tengano conto ( sul serio!!!) nei loro programmi.
Non si gioca più sulla pelle degli altri.
I tempi della superficialità e dell’approssimazione sono finiti.

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