giovedì 18 luglio 2013

HEAVY BONE N.1 (RISTAMPA) – ENZO RIZZI (UNIVERSITALIA, 2013)




Heavy Bone è ormai un personaggio che trova meritato spazio in questo blog (potete leggere altre recensioni e interviste qui e qui) vuoi per la sua carica horror/splatter che ci riporta a passioni giovanili mai sopite (non a caso la prefazione al fumetto è opera di Paolo di Orazio), vuoi per i suoi rimandi chiari e puntuali a quell’Horror Rock che su Il Mondo di Edu è ormai di casa.
Dopo ben dieci anni viene ristampato (e direi finalmente!) il primo numero di Heavy Bone per la casa editrice Universitalia ed è opera meritoria e illuminata.
Facciamo un balzo indietro nel tempo e ci ritroviamo agli albori dell’epopea “heavyboniana” quando il truce personaggio "ammazza rockstar" muove i suoi primi passi in quell'inferno di lustrini e morti premature chiamato Rock.
Per chi conosce le storie di Enzo Rizzi sarà un “orrido” ritorno a casa tra musicisti maledetti, suggestioni gotiche, violenza “gore” e estremismi vari degni di un fumetto post moderno.
E poi ci sono loro, le care vecchie rockstar che Heavy Bone manipola e illude prima di portarle verso la sua insaziabile sete di sangue.
Volete qualche nome presente in questo numero? Kurt Cobain, Marylin Manson, Glen Danzig, Henry Rollins e molti altri.
Adoro l’universo parallelo creato da Rizzi dove il sui Zombie/Serial Killer è solo un pretesto narrativo e iconografico per raccontare le sulfuree trame che da sempre accompagnano i fatti più scabrosi dell’universo rock/metal. Rizzi in questo è insuperabile in quanto la sua passione e competenza per il genere è ben nota (e ribadita anche nel lungo articolo in chiusura dell’albo).
Infine le tavole di Heavy Bone, rigorosamente in un catacombale bianco e nero, rendono giustizia a tanto scempio della carne e alla dannazione eterna delle anime che da sempre nutrono l’Hellsound (l’inferno secondo Rizzi).
Chi ha amato “Diabolus In Musica e “ Heavy Bone racconta la storia del Metal” non può assolutamente perdersi questa ristampa che in un certo senso chiude il cerchio della produzione “rizziana”, attendendo nuove storie e soprattutto nuove mattanze.

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