martedì 23 marzo 2010

GEORGE R.R.MARTIN - IL BATTELLO DEL DELIRIO ( GARGOYLE 2010)

Partiamo da lontano…
1976
Una giovane autrice, nata a New Orleans non molti anni prima, pubblica un romanzo che in poco tempo diverrà un Best Seller internazionale.
Il titolo di quel romanzo è "Intervista con il Vampiro".
Le ambientazioni create dalla Rice sono da considerarsi inedite e originali per un settore conservatore e legato ad un certo classicismo stilistico come quello della novella “vampirica” ( tranne Matheson ma quello è un caso a parte).
Il mondo in cui si muovono i personaggi della Rice sono paludi putride e melmose, distese di piantagioni dove lo schiavismo è ancora legge, case coloniali ombrose e isolate, cittadine di provincia squallide e violente.
Sulle assi di un teatro tanto singolare la scrittrice pone le sue marionette/attori, dai volti di cera e dai canini ben appuntiti.
Invero parliamo di una narrazione che creerà la sua forza espressiva più sui personaggi che sulle ambientazioni.

1982
George R.R. Martin è un autore più giovane della Rice di qualche anno.
Durante gli anni 70 ha pubblicato una serie di racconti di successo ispirandosi agli autori che lo hanno incantato da ragazzino (Tolkien, Lovecraft etc.).
Nei primi anni 80 si dedicherà finalmente ai romanzi ( di successo) pubblicando tra i tanti: “Il Battello del Delirio”.

Perché tutto questo preambolo?
Il motivo è lampante: i due romanzi ( Intervista con il, Vampiro e Il Battello del Delirio) hanno un’anima comune ma intenti totalmente differenti.
Martin costruisce un vero e proprio romanzo storico.
Il punti di forza della sua narrazione sono i precisi dati storici, le ambientazioni dettagliate, gli aromi e le suggestioni che scaturiscono dai suoi panorami letterari ( il Mississippi descritto da Martin non è solo un topos letterario ma un cosa che vive e pulsa attraverso le pagine del libro. Quanti autori possono permettersi tanta chiarezza espressiva? Pochi…)
Anne Rice ha sempre dato maggior risalto ai personaggi, alle loro debolezze, ai loro tormenti e alle loro bramosie terrene. Sullo sfondo, paesaggi storici quasi sempre freddi, distaccati, palcoscenici narrativi dove la New Orleans del 1700 sembra quasi un pannello dipinto alle spalle degli attori.
C’è, lo vediamo, è chiaro ma anche artificioso e poco indicativo.
Con Martin non c’è pericolo.
L’America meridionale del 1857, descritta nel libro è di una vividezza quasi imbarazzante.
E i suoi protagonisti hanno lo spessore giusto per muoversi in ambienti tanto complessi e carichi di forza espressiva.
Tra questi il battelliere Abner Marsh, invero un bifolco dell’America del Sud con tutte le conseguenze dell’essere figlio di un tale ( e triste) periodo storico.
Molto bello anche il personaggio de “Il Verme”(Billy Tipton).
E’ il “classico” cattivo della letteratura pulp.
Violento, cinico, sarcastico, doppiogiochista, interessato, debole e servile quando serve, astuto e calcolatore nell’ombra delle sue azioni non dichiarate.
Un personaggio che spicca di luce ( anzi di oscurità) propria.
Ho quasi intravisto delle suggestioni alle Sergio Leone nel personaggio di Tipton.
E gli amati vampiri?
Forse dirò un‘eresia, forse no, ma questo romanzo così potente e ricco, poteva benissimo fare a meno dell’elemento soprannaturale.
Molti hanno citato ( giustamente) Mark Twain e la letteratura americana di quel periodo.
Eppure ( nei miei sogni o visioni di lettore) io ci ho visto anche le inquietudini marinare di Conrad ( La Linea d’ombra), le sensuali e stuzzicanti pagine di Scott Fitzgerald (Il Grande Gatsby) e lo spessore psicologico e la cura nei personaggi di William Faulkner. Ma i vampiri ( come Gargoyle ci ha ben abituato) ci sono, eccome!
La contrapposizioni tra maestri/ guide/non morti è alla base della storia.
Un scontro titanico tra luce ( Il Capitano York una specie di Gatsby vampiresco) e buio (l’enigmatico e demoniaco Damon Julian).
Si tratta di una contrapposizione netta, senza alcun dubbio o diversificazione sulla natura dei personaggi.
Siamo lontanissimi ancora dalla complessità ( a volte sublime a volte banale) dei vampiri della Rice ( positivi in un libro, repentinamente negativi in un altro).
Martin proviene dal Fantasy ( ma anche da certi fumetti di supereroi) e si vede ( es. Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco).
Usa gli stessi espedienti letterari.
Da una parte il male, dall’altra il bene e un ‘immensa scacchiera di personaggi, situazioni e di eventi sul quale far muovere le proprie (inconsapevoli?) pedine.
Chi vincerà alla fine?
Quale sarà il prezzo del male?
Quale sarà il sacrificio del bene?
Beh, lo scoprirete leggendo questo romanzo voluminoso di quasi 400 pagine (fittissime!).
Per chi già ama l’autore americano un‘uscita imperdibile.
Per chi non può vivere senza vampiri e vuole sperimentare un romanzo diverso, più funzionale ai personaggi, di grande caratura tecnica, e soprattutto scritto da Dio, questo è il libro da prendere.
Take care!

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