Gli split album tra band estreme (in primis death metal e black metal) sono una invenzione dei lontani anni '80 dove band ultra underground stringevano un patto infernale su disco per far conoscere la loro musica a un pubblico più ampio dei soliti tape traders.
Da subito mi viene in mente lo storico sodalizio tra i Sepultura (Bestial Devastation EP) e i connazionali Overdose nel lontano 1985.
Ma nei primi anni '90 queste alleanze su cd divennero quasi lo "Status Symbol" di un underground estremo che se ne fregava del marketing e delle vendite, presentando degli album dedicati a pochi selezionati seguaci. Pensiamo allo storico split Necromantia/Varathron in Grecia o quello ormai di culto tra Vlad Tepes e Belketre in Francia, giusto per citare due esempi significativi di quei tempi pionieristici.
Sorprende constatare che nel 2016 certi atteggiamenti fieramente "sotterranei" e ctoni siano ancora riscontrabili in una fetta di scena black metal che non vuole più saperne di una via maestra che tra web e uscite "usa e getta" ha finito per soffocare il vero impeto underground.
Malauriu |
I Malauriu propongono tre brani più intro (l'Inno alla Morte di Ungaretti su una base ambient molto claustrofobica) di infernale Black Metal in pieno stile anni '90, tra i Darkthone di "A Blaze In The Northern Sky" e quello stile "mediterraneo" che vede nei primi Inchiuvatu un riferimento più che evidente. Il brano "Deus Mortuorum" (invero maligno ed esasperato) vede anche la collaborazione del vocalist Lord Astaroth dei Kurgaall.
Circle Of The Last Promontory |
Più moderni ma altrattanto abissali i Circle Of The Lat Promontory, un duo che vede coinvonlto quel Francesco Cucinotta già intervistato su questo blog per il ritorno dei Sinoath.
I Circle hanno un sound più acido e decadente (in certi tratti ai limiti del Doom) e infarciscono il loro Black Metal (Xasthur e i primi Dissection i riferimenti più chiari ...) con inserti ambient tra sacro e profano (altra caratteristica della cosiddetta "Scena Siciliana") oppure con una evidente matrice psichedelica.
"Media Vita in Morte Sumus" dimostra ancora una volta che lontano dal mainstream e da tristi riflettori il Black Metal può ancora creare uscite di indubbio valore per ispirazione e musica.
E pazienza se le poche copie finiranno presto e pochi attenti adepti si accorgeranno di loro...
I culti, quelli veri, si creano anche così!