lunedì 28 maggio 2018

CARNE E METALLO: L'AUDIO-TORTURA BARKERIANA [PLEASURE OF PAIN SPECIAL]


Negli ultimi anni mi sono dedicato principalmente ai miei libri e ad altro ma non ho dimenticato di essere un Blogger dal 2009 ed è con questo spirito che ho accettato con entusiasmo l'invito di Severino (The Obsidian Mirror) e Lucius Etruscus (Il Zinefilo), due tra i migliori blogger di genere sul web, a partecipare allo speciale collettivo su Clive Barker intitolato "The Pleasure Of Pain".
Il mio contributo è on line (lo puoi leggere a questo link) e si intitola "Carne e Metallo: l'audio-tortura Barkeriana".
Già dal titolo sapete cosa vi aspetta ;)
Buona lettura.

venerdì 18 maggio 2018

LETTERS FROM THE DEAD (IN MEMORY OF PELLE OHLIN 1969 – 1991) – THE OLD NICK [RECENSIONE]


Only Black is true, only Death is real!!! Gore is trend!
Così esordisce in una sua missiva, datata 21 Marzo 1990, Pelle Ohlin (in arte Dead), frontman dei norvegesi Mayhem, capitanati dal napoleonico e ambizioso chitarrista Euronymous, mostrandoci da subito, in questa raccolta di vecchia corrispondenza su carta (sono riprodotti persino gli originali), la sua visione integralista del vita e della musica.
All’epoca, il biondo cantante è un ragazzo poco più che ventenne, che scambia lettere con tutto il mondo tra cui l’italianissimo Nick Curri, attento osservatore dell’underground estremo sulla rivista Flash, nonché editore di una ‘zine molto seguita nella scena, denominata Metal Destruction.
The Old Nick, questo lo pseudonimo che userà anche nella cult Black/Death Metal band Funeral Oration, riuscirà a scambiare con il tormentato Dead una fitta rete di lunghe missive prima del suo suicidio avvenuto nel 1991, documenti che, venticinque anni dopo, hanno un valore enorme per poter comprendere una delle figure più controverse e coerenti del movimento Black Metal.
Per chi già bazzicava l’underground delle ‘zine e del tape trading, questo Letters From The Dead, sarà un piacevole ritorno al passato. Stampato come una fanzine e corredato di disegni inediti nati dalla fantasia perversa dello stesso frontman, il parto editoriale (rigorosamente autoprodotto come vuole la tradizione) di Curri è una macchina del tempo che lascia attoniti e disorientati.
Scopriamo così un personaggio che, seppur delineato in migliaia di articoli e pubblicazioni, si presenta al lettore per quello che realmente è: un ragazzo dedito al Metal, con un’infatuazione morbosa per argomenti scabrosi (satanismo, cannibalismo, magia, etc.) e una percezione dell’esistenza terrena fortemente condizionata da un’esperienza di pre-morte avuta anni prima.


Sono questi gli elementi cardine del Dead artista che insieme a una forma di violenza autodistruttiva (l’autore lo paragona, non a torto, a Rudolf Schwarzkogler, un performer austriaco che praticò l’automutilazione come Body Art e critica sociale, prima di suicidarsi a soli ventinove anni), lascerà un’impronta indelebile nella scena di lì a venire.
Le parole di Dead, sono una porta aperta nel suo mondo di musicista Black Metal, di tape trader, di appassionato di Metal estremo e soprattutto di ragazzo curioso di scoprire un mondo avulso e per lui affascinante come quello del Male.
Ne viene fuori una personalità singolare, contorta e piena di tormenti, che abbina domande e considerazioni su Sette Sataniche e Magia Nera come se fossero argomenti di uso comune, a veri e propri slogan su cosa debba essere il Death Metal e la sua estetica, fino ad arrivare a racconti autobiografici che di sicuro avranno fatto saltare il buon Nick sulla sedia non appena li avrà letti.
Una nota di colore, se me lo permettete, in tutto questo buio: è disarmante ed emozionante imbattersi nel linguaggio che usa Pelle nelle sue lettere, dove cerca continuamente informazioni e spunti di ricerca per le sue curiosità morbose.
Tutto sembra avvolto da un manto di incertezza, di scoperta e di condivisione, frutto di una comunicazione, quella su carta, che nutriva fantasia e attesa, ansia e rassicurazione, ingredienti che attraverso le dinamiche veloci e “certe” del web, sono ormai del tutto scomparsi.
Letters From The Dead è una sorta di testamento spirituale e umano del Dead pre-suicidio, con tutti gli annessi e connessi del caso.
Chi già conosce la storia oscura di questo dilaniato (in tutti i sensi) performer svedese troverà altre conferme e rassicurazioni in merito.
Chi ha sempre avuto una visione oltremodo esagerata e integralista del Black Metal e dei suoi protagonisti si troverà di fronte un ventenne che vendeva i suoi dischi poser Death Metal (quelli Earache per intenderci) senza farlo sapere troppo in giro e un artista che attraverso le sue passioni ed ossessioni, poteva diventare davvero un faro per tutta la scena se la sua depressione personale e sogni perversi di vita oltre la morte non lo avessero fagocitato del tutto.
Un documento straordinario questo Letters From The Dead che, a distanza di venticinque anni, ci consegna in tutto il suo ctonio splendore, uno dei simboli assoluti e memorabili della stagione, ormai perduta, del Black Metal nordico.
RIP Dead

lunedì 14 maggio 2018

A PICCOLI PASSI - GIOVANNI DE ROSA [RECENSIONE]


Il 20 Settembre del 2016 il giovane regista Salernitano Giovanni De Rosa valica a piedi i Pirenei con la sua macchina da presa, per iniziare il suo Cammino verso Santiago di Compostela, un lungo tragitto a piedi, percorso dai pellegrini, sin dal Medioevo.
Il risultato di quella lunga e splendida esperienza è racchiuso nell’ispirato documentario "A piccoli passi".
Trattasi di un racconto, per immagini, di diverse storie e personaggi che si intrecciano tra di loro ed hanno in comune il viaggio spirituale o personale del Cammino.
Le loro parole sembrano provenire da un universo lontano e opposto rispetto all’esistenza grigia e vuota che da sempre contraddistingue le nostre esistenze: sono testimonianze fatte di passione, spiritualità, ricerca interiore, avventura, dolore, solitudine e anche di critica e rigetto verso una società che ha dimenticato il valore dell’uomo e della sua anima.


De Rosa è bravo ad assemblare queste vivide “interviste” che ci aprono la mente e il cuore e, incorniciate dagli splendidi paesaggi naturali del Cammino, creano un luogo di pace, comprensione, amicizia e solidarietà che conquista e commuove.
“A Piccoli Passi” è quindi un documento che parla di uomini e di donne, di fede e di ricerca dell’io, ma i veri protagonisti del docu-film di De Rosa in realtà sono i luoghi senza fine che si dispiegano lungo la strada di questi moderni pellegrini, paesaggi di una bellezza che va oltre il senso terreno per abbracciare il divino e la trascendenza.
Si rimane a bocca aperta mentre si contemplano i sentieri interminabili che attraversano campagne e monti, radure e declivi, e l’occhio del regista presto scompare e diventa lo sguardo di uno spettatore rapito ed estatico che ha solo voglia di lasciarsi tutto alle spalle, afferrare lo zaino e iniziare il suo Cammino verso Dio, verso la comprensione di se stesso o verso l’avventura.
Ognuno ha il suo scopo sul Cammino, ognuno ha il suo destino.
Il Cammino di Santiago di Compostela, alla fine dei suoi 800 Km, resta nella mente e nel cuore, imprimendo orme indelebili non nel terreno percorso dai pellegrini ma nell’anima e il finale, meraviglioso ed elegiaco del documentario ce lo dimostra in pieno.
Non voglio anticipare nulla. “A Piccoli Passi” va visto in silenzio, lasciandoci rapire dalle immagini e dai volti dei suoi protagonisti.
De Rosa ci consegna una testimonianza stupenda di speranza e conforto.
Ora sta solo a noi fare tesoro della sua esperienza e del suo lavoro artistico per migliorarci e intraprendere il nostro cammino verso un’esistenza migliore.
Un lavoro eccellente per gli occhi e per l’anima.
Per ulteriori info potete cliccare a questo link.