giovedì 30 giugno 2011

IN USCITA IL LIBRO DEFINITIVO SUL BLACK METAL



Come molti di voi sanno seguo la scena “extreme” metal dalla fine degli anni '80 e nel tempo sono arrivato a collezionare una serie di fanzine e memorabilia che farebbero impallidire il più truce dei black metallers.
In questa mia costante ricerca da collezionista incallito, ho avuto sempre un rimorso non indifferente: non sono mai riuscito a posare le mie grinfie su SLAYER MAGAZINE, forse la miglior fanzine sul black metal in assoluto.
Creata all'inizio degli anni '80 dal redattore amatoriale norvegese Metallion, col passare degli anni (e dei numeri, sempre più professionali e interessanti) è assurto al ruolo di magazine culto per comprendere le evoluzioni della scena estrema sia nord europea che mondiale.

Il 6 giugno di quest'anno è uscito per Bazillion Points (casa editrice gestita da Ian Christe, autore del mitico saggio sul Metal tout court “Sound of The Beast” e redattore della postfazione al mio “Horror Rock”) "METALION: The Slayer Mag Diaries", un libro da 750 pagine a cura di Jon Kristiansen (Metallion, appunto). Il lavoro è una raccolta di interviste, antologie, memorie, fotografie e altro materiale in parte originariamente pubblicato su Slayer Magazine dal 1980 al 2010. Il libro tratta innumerevoli correnti e si addentra in particolare nella scena black metal norvegese e death metal svedese.

Queste alcune delle band che figureranno nell’opera: Mayhem, Emperor, Slayer, Kreator, Nihilist, Celtic Frost, Bathory, Cathedral, Entombed, Morbid, Napalm Death, Metallica, Opeth, Cradle of Filth, Sadistik Execution, Usurper, Nifelheim, Darkthrone, Sodom, Destruction, Morbid Angel, Deicide, Exodus, Dissection, Candlemass, Carcass, Sepultura, Gorgoroth, Death, Watain, Sadus, Satyricon, Enslaved, Pentagram, Jarboe, Immortal, Possessed, Overkill, Ulver, Dark Angel,etc
Dispiace non vedere nella lista band fondamentali come Necrodeath, Bulldozer, Death SS, Schizo etc.

Il libro include oltre 100 fotografie rarissime, tra cui due sezioni a colori e una galleria di ritratti fotografici scattati dallo stesso Kristiansen. Alcuni membri di Autopsy, At The Gates, Sunn 0))), Darkthrone e Watain hanno contribuito alla prefazione al libro.
Il saggio è davvero corposo e ha un prezzo non indifferente (quasi 40 Dollari) e se ordinato dall' Europa comprende delle spese di spedizione davvero elevate.
Ma, a mio parere, dopo “Lords Of Chaos” si tratta del libro definitivo sul Black Metal.
Consultare il sito di Bazillion Points per ulteriori notizie.

mercoledì 29 giugno 2011

LOVECRAFT IN LIBRERIA

Periodo davvero denso di impegni quindi ancora per oggi segnalo un paio di uscite curiose dedicate al “Solitario di Providence”: H.P. Lovecraft

La prima è stata pubblicata di recente da Profondo Rosso, marchio editoriale creato nel 1989 da Dario Argento. Si tratta del saggio intitolato “Lovecraft e le ombre”, versione italiana del volume “H.P. Lovecraft: Dreamer on the Nightside” di Frank Belknap Long, scritto nel 1975 in memoria dell’amico Howard Phillips Lovecraft.
Si tratta di una serie di ricordi personali e di racconti di vita vissuta dell’autore americano che, ricordiamolo, è stato a stretto contatto con Lovecraft per svariati anni.

Lovecraft e le ombre
Frank Belknap Long
Orizzonti del fantastico, Profondo Rosso, 2011
brossura, illustrazioni in b/n, 224 pagine, €24.00
ISBN 9788895294445

La seconda segnalazione riguarda Bietti Editore con la raccolta di scritti critici sul fantastico “Teoria dell’orrore: gli scritti critici di H. P. Lovecraft”.
Il saggio era già apparso nel 2001 per i tipi di Castelvecchi Editore. Quella pubblicata dalla Edizioni Bietti è la terza edizione riveduta, corretta, aggiornata ed ampliata, sempre a cura di Gianfranco de Turris e con un saggio introduttivo a firma di S.T. Joshi.
A questo link potete scaricare l’anteprima (38 pagine) del saggio a cura del sito di Bietti.

Teoria dell’Orrore. Tutti gli scritti critici
H.P. Lovecraft
collana Caleidoscopio, Edizioni Bietti, 2011
brossura, 566 pagine, €24.00
ISBN 9788882482299

lunedì 27 giugno 2011

FINALMENTE L'HO TROVATO!

Quasi ogni weekend faccio una sortita al mercatino dell’usato di Salerno in cerca di libri fuori catalogo, vinili, fumetti etc.
Dopo una ricerca durata anni (ho sempre con me una lista di libri da “trovare assolutamente”) finalmente l’ho trovato: “Malpertuis” di Jean Ray, edizione Horror Mondadori.
Si tratta di una collana uscita nel 1990 e che raccoglie una serie di titoli e autori ormai fuori catalogo.
Se volete farvi un’idea di questa collana, trovate qualcosa anche su Wikipedia.
Su ebay questo romanzo di Jean Ray viene valutato fino a 30 euro.
Della stessa collana sono riuscito a prendere anche il romanzo rape/revenge “Frenzy” di Rex Miller.
Di “Malpertuis” in tempi ragionevoli spero di riuscire a postare una recensione quantomeno approfondita.
Intanto vi lascio con la sinossi (dalla quarta di copertina) per i più curiosi:

"In una antica e rispettabile casa europea si intreccia la storia di un gruppo di personaggi straordinari, mentre avvenimenti terribili rischiano di mandare in frantumi il tessuto della realtà. Malpertuis: qual è il segreto che si nasconde dietro quelle diaboliche mura? Malpertuis: un nome che significa orrore e morte. Tutti abbiamo sempre sospettato, con un angolo della nostra mente, che dietro le più antiche e spaventose leggende, si celasse un frammento di verità. A Malpertuis, la casa del terrore, uno dei miti più agghiaccianti dell'umanità sta prendendo forma di nuovo (...) Presentato per la prima volta in edizione integrale, questo romanzo è il capolavoro di Jean Ray, lo scrittore che è stato definito l’erede europeo di Lovecraft."

Infine riporto anche il comunicato stampa di un nuovo romanzo targato Gargoyle che come sempre leggerò e recensirò con attenzione: “I Vampiri dell’11 Settembre” di Clanash Farjeon.

Sinossi
Alcune settimane dopo l’orrore dell’11 settembre Michael Davenport, un giornalista inglese che lavora per la rivista Enigma, fa ritorno in America per la prima volta dopo aver rischiato di perdere la vita per seguire un’oscura pista che lo ha portato a trovarsi nel bel mezzo della guerra della droga a Ciudad Juarez, la cittadina messicana di confine con il più alto tasso mondiale di sparizioni e misteriosi decessi. Il suo capo lo ha incaricato di condurre accertamenti su un articolo pubblicato su 'Al Jazeera', e Michael si ritrova ben presto ossessionato dalla storia di due operai che hanno lavorato al salvataggio dopo il disastro delle Twin Towers e che sostengono di aver assistito a una sconcertante apparizione scaturire dalla macerie di Ground Zero ventisei giorni dopo il crollo. Si e' trattato probabilmente di un’allucinazione, del miraggio di due menti sovraffaticate, nulla piu' di una spirale di fumo o di uno scherzo di cattivo gusto. Tuttavia, anche se estremamente improbabile, sussiste la tenue possibilita' che possa trattarsi di qualcosa – o di qualcuno – che davvero a che fare con il soprannaturale… Piu' Michael investiga, piu' le apparizioni si intensificano diventando via via piu' bizzarre e incredibili. Il percorso dell’indagine vedra' infine Michael approdare alla Casa Bianca, dove incontrera' ancora una volta Laura Bush e, forse, contribuira' a cambiare il corso della Storia…

sabato 25 giugno 2011

IL RITORNO DI MELISSA


Come tutti i sabato mattina, mi sono fiondato sul You Tube alla ricerca di qualche filmato spettrale da pubblicare sul blog.
La ricerca è stata molto fruttuosa.
Dal minuto 1,30 del video riportato sotto, si notano una serie di evanescenti figure, riprese da un auto in corsa, sul ciglio della strada.
Mi sono imbattuto nuovamente in Melissa, il fantasma della strada?
O si tratta di suggestione o ancora di strani giochi di luce?
Ai lettori l’ardua sentenza.
E intanto il virus continua a propagarsi sul web e non solo.

mercoledì 22 giugno 2011

STEPHEN KING: AFORISMI

Oggi post leggerissimo e croccante con una serie di “uscite pubbliche” (o su carta) del Re dell’ Orrore, Stephen King.
Ovviamente il termine “aforismi” è tutt’altro che serioso tenendo in considerazione le dichirazioni riportate sotto che, come al solito, presentano un King ruspante e sincero (anche troppo!).
Buon lettura.

“Sia la Rowling che la Meyer parlano direttamente ai giovani. La vera differenza è che la Rowling è bravissima, mentre la Meyer non è tanto brava. E’ chiaro che lei sta scrivendo ad una nuova generazione di ragazze e si trova in una botte di ferro trattando argomenti come sesso e amore in quei libri. E’ una cosa eccitante ed avvincente, ma non particolarmente minacciosa, perché non è apertamente sessuale. Tanto del lato fisico viene descritto attraverso piccoli gesti come vampiri che toccano il braccio dell’amata o le passano la mano velocemente sulla pelle e la ragazza passa rapidamente dal desiderio alla realtà. E per quanto riguarda le ragazzine, penso che questo sia un modo rapido di descrivere tutti i sentimenti che loro non sono ancora vissuto, ma che desiderano” (intervista sul web).

“Non mi sto intenzionalmente allontanando dal soprannaturale, come non mi ci sono intenzionalmente avvicinato. Come scrittore, lavoro sulle intuizioni. Quando mi viene l’idea per una storia, mi metto a scriverla. Prima di iniziare, però, mi faccio sempre una domanda: “Cosa rende questa storia tanto importante da essere scritta?” (Intervista su Lipperatura)

"METALLICA, ANTHRAX, ascolto quei ragazzi… c’è una band chiamata LIVING THINGS che mi piace molto. Un gruppo veramente forte. Non mi è mai piaciuto molto OZZY… i BLACK SABBATH non fanno per me." (Metalitalia.com)

“Sì, la gente è più abituata all’orrore. Come potrebbe essere altrimenti, dopo quel mattatoio che è stato il ventesimo secolo? E il secolo appena iniziato non si preannuncia meno turpe. Allo stesso tempo, siamo diventati più litigiosi, più disposti a ricorrere alla violenza per risolvere i nostri problemi. Horror e thriller sono due delle tante valvole di sfogo per questi sentimenti negativi” (Intervista su Lipperatura)

“Penso che (Kubrick) sia un vero genio e non uno di quei registi con buone capacità visive ma intellettualmente zero. Kubrick non è uno stupido, certo, ma penso che il mio libro, in sé, non gli interessi più di tanto” (L’Orrore secondo Stephen King – Mondadori, 1999)

Ai critici questa risposta non piacerà ma mi piace la scena in cui Emilio (Estevez - Vedi Brivido Ndr.) parla con quel grassone fifone. È stata girata in bagno. C’è un tipo che legge una rivista per adulti e noi non abbiamo resistiro: volevamo una bella scorreggia registrata. Le prime due o tre non andavano bene, ma alla fine ne abbiamo trovata una perfetta. A me sembra divertente ma il mio senso dell’umorismo vola davvero basso” (L’Orrore secondo Stephen King – Mondadori, 1999)

lunedì 20 giugno 2011

L’ONDA - DENNIS GANSEL (2008)

Titolo originale: Die Welle
Regia: Dennis Gansel
Attori: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Christiane Paul
Genere: Drammatico

SinossiRainer Wenger, insegnante di educazione fisica con un passato da anarchico rockettaro, per spiegare ai suoi studenti liceali il concetto di autocrazia li coinvolge in un esperimento di “regime dittatoriale” fra i banchi di scuola. Per una settimana dovranno rispondere al rigido sistema disciplinare di “Herr Wenger”, conformarsi ad un codice di abbigliamento e lavorare assieme in un'ottica di organismo gerarchico, isolando o reprimendo eventuali dissidenti. In pochissimo tempo, i ragazzi scoprono uno spirito di cameratismo vincente, dominano le proprie insicurezze e paure attorno alla figura del carismatico “cattivo maestro” e si sentono legittimati ad animare atti di violenza e vandalismo, in un'operazione che arriva presto a fuoriuscire dalle mura dell'edificio scolastico. (My Movies)

ConsiderazioniÈ quantomeno lampante come il cinema tedesco sia ancora fortemente legato al suo passato storico e politico, decodificato attraverso la finzione dell’”esperimento” che volente o nolente avrà sempre tragiche conseguenze sui partecipanti.
Se ci pensiamo bene il concetto di sperimentazione del potere che ha effetti devastanti sia che per chi lo usa che per chi lo subisce, era già un tema base del buon “The Experiment” (2001). Ma il film di Oliver Hirschbiege non aveva ambizioni di critica sociale (o politica) ma solo quello di ricreare il claustrofobico e asfissiante panorama dell’esagerazione e della violenza, legata a subdole gerarchie e alla sopraffazione del più debole.
Qui si va ben oltre, intaccando le istituzioni scolastiche e la gioventù deviata e confusa del ventunesimo secolo.
Rainer è un professore rockettaro e un ex squatter anarchico, cha dopo gli studi ha riscattato la sua vita attraverso lo sport e la competizione. Finalmente ha l’occasione di spiegare ai suoi studenti il concetto di Anarchia che tanto gli appartiene ma dopo alcune dispute organizzative finisce a parlare di autocrazia o meglio ancora di dittatura.
Ho sempre pensato che certe ideologie e certi estremismi attecchiscono meglio là dove vengono in un primo momento criticati e combattuti. Reiner da prova di questo, finendo per coinvolgere i suoi svogliati e annoiati studenti in un gioco pericoloso di rispetto e ordine, disciplina ed estetica del potere assoluto.
Il male attecchisce subito, ma non siamo più nella Germania degli anni ’40, bensì in un paese fortemente “americanizzato” e tutto sommato senza identità.
E allora i figli della nuova Germania mischiano il saluto quasi nazista con la cultura hip hop, il delirio autodistruttivo tanto caro a “I Ragazzi dell Zoo di Berlino” (ad un tratto sembra di rivivere le stesse atmosfere…) a un desiderio di unione che più che unire come sempre, divide e falcia i suoi predicatori.
Il dramma finale sarà prevedibile perché la morale tedesca (mischiata con l’arte del cinema o meno) non permette di “giocare” o sperimentare con il lato oscuro del popolo tedesco, con quei fantasmi del reich, anche se stipati e ridicolizzati in una squallida aula di periferia.
Sarà, come sempre, la disfatta, il dolore, la morte.
Come lo è stato nel passato e come lo sarà ancora nel futuro.
Gansel costruisce un ‘operetta morale, che come tutti i lavori simili, volteggia placidamente tra il sublime e il ridicolo. Fate voi i conti…

sabato 18 giugno 2011

IL DEMONE (PO)MERIDIANO


Secondo la tradizione classica, il Meriggio (Mezzogiorno) è l’unico momento della giornata in cui il tempo sembra fermarsi in una stasi inquietante e possono accadere strani avvenimenti legati alla demonologia e addirittura al vampirismo.
Secondo il sito di Sabbatica.org “la luce divorante del meriggio è il luogo elettivo di demoni, phantasmata, incubi e succubi: entità che, prima di essere confinate nelle tenebre e nella notte dal cristianesimo, non conoscevano distinzioni morali tra luce e oscurità. Specialmente per la civiltà greca, quello del meriggio è un istante critico in cui il tempo e la natura paiono fermarsi in una stasi inquietante, mentre gli effetti dell’astro smettono di essere benefici e fecondatori e si fanno opprimenti e disseccanti. Insolazioni, miasmi e allucinazioni di una terra colpita da un calore ustionante forniscono l’humus di mitologie e letterature che esorcizzano il calore, la solitudine, gli effetti distruttivi della natura su un popolo di pastori e marinai.”
Qui al Sud Italia le ore successive al Mezzogiorno, possono essere comparate alla mezzanotte di un qualsiasi paese o cittadina comune: chiudono i negozi e la gente si ritira in casa per mangiare. Molti, moltissimi, cercano anche di ristorarsi con qualche ora di sonno prima di iniziare nuovamente le attività diurne.
Le strade si svuotano e uno strano silenzio cala sulle case, come se all’improvviso la vita si arrestasse d’incanto, preda di un sortilegio che come abbiamo letto precedentemente ha qualcosa di mitologico e se ci pensiamo bene di orrorifico.
Tutto questo preambolo per raccontarvi un piccolo mistero che mi è accaduto personalmente, in questi giorni di calura estiva e che, come gli antichi greci dicevano secoli prima, seppur verificatosi sotto un sole ardente, ha tutta la forza visionaria e ombrosa di un qualsiasi evento notturno.

Sono da poco passate le 14:00 p.m. e sto guidando a velocità normale su una strada solitaria che collega il mio paese, Sarno, agli altri centri del salernitano. Intorno a me, chilometri e chilometri di campagna coltivata e nessun’anima viva.
Come mio solito ascolto musica rock a tutto volume, riflettendo sugli impegni pomeridiani e serali.
D’un tratto un lungo nastro nero appare sulla carreggiata. È lunghissimo e sembra quasi trasportato dal vento. Lo osservo senza preoccupazioni. Normalissimo trovare sulle strade di periferia spazzatura varia e molto spesso (ahinoi!) carcasse di animali investiti.
Decido di non rallentare. Del resto che cosa può farmi un nastro o una corda adagiata sull’asfalto?
Sono a pochi metri dal quell’inoffensivo imprevisto quando il cuore mi sobbalza in gola come se avesse vita propria e desiderasse abbandonare il mio corpo.
Conosco quel movimento! Non è il vento (del resto la giornata è torrida e insopportabile) a far muovere l’oggetto ma un incedere sinuoso e orribile ai miei occhi: quello di un serpente!

Mentre sto per investirlo valuto la sua lunghezza e mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Sarà almeno un metro e mezzo. Ed è nero come la notte. Rallento ma è troppo tardi. Lo investo in pieno!
Fermo immediatamente l’auto a lato della strada ma non oso aprire lo sportello. Sono terrorizzato!
Sporgo lentamente la testa dal finestrino e il demone del meriggio è mirabilmente ancora vivo e in movimento sulla carreggiata.
Intanto si avvicina veloce un’altra vettura. Stavolta la bestia non ha intenzione di farsi sopraffare.
Con uno scatto che mi fa sobbalzare nell’abitacolo, cerca di mordere lo sportello dell’auto in corsa. La macchina è troppo veloce e l’aggressione fallisce miseramente.
Come a comprendere la lotta impari tra natura e tecnologia umana, il lungo essere pomeridiano va a nascondersi in un cespuglio vicino.
Mi rassicuro che è tutto finito. Che è stata solo una piccola avventura da raccontare agli amici.
Riaccendo il motore ma qualcosa mi blocca nuovamente.
Dal lato opposto della strada si avvicinano lentamente alcune ombre: sono ciclisti.
Immagino il serpente acquattato nell’erba che con uno scatto febbrile azzanna la gamba di uno di loro, tra urla di orrore e ho un brivido freddo.
Abbandono l’auto ancora accesa e come se fosse giunta l’apocalisse mi fiondo di corsa verso i ciclisti con le mani al cielo.
Gli uomini, sorpresi e attoniti, arrestano subito la loro corsa. Si tratta di un vecchio contadino e a poca distanza un paio di marocchini.
Mi guardano perplessi: pensano che ho bisogno di aiuto, forse di benzina o di un meccanico.
Sudato e eccitato spiego quello che ho visto.
Uno dei marocchini ride divertito. Forse dalle sue parti rettili neri lunghi oltre un metro sono la normalità ma diavolo! per me non lo sono.
Il vecchio agricoltore ascolta invece serio e attento il mio racconto. Ha delle rughe così profonde sul volto abbronzato che sembra uno sciamano indiano.
Consiglio vivamente agli uomini di chiamare aiuto perché quell’animale è davvero pericoloso e potrebbe attaccare qualcuno.
I marocchini spazientiti e tutto sommato increduli (o indifferenti a seconda dei casi) mi lasciano alle mie congetture e dopo aver attraversato incolumi il tratto di strada incriminato si allontanano verso Sarno.
Rimane solo il vecchio, che con sguardo penetrante, osserva le mie mosse.
Provo vergogna e sgomento per quello che è successo. Forse mi sono lasciato prendere troppo dalla visione dell’animale.
Sto per salutare e andarmene quando lo sciamano finalmente si decide a parlare. Il suono della sua voce è acuto e sgraziato e non so perché, mi ricorda nuovamente il serpente.
Con tono austero, racconta che ne ha visti tanti nella sua vita, anche di più grossi, e spesso si aggirano a quell’ora attratti dalla luce e dal calore del sole.
Gli chiedo se è stato mai attaccato e con disarmante semplicità risponde che è stato morso da giovane finendo all’ospedale. Da allora porta sempre degli stivali da lavoro, alti fino al ginocchio, anche in estate.
Immagino la vita del contadino, a stretto contatto col pericolo dei serpenti e provo un senso di irrealtà.
Lo saluto confuso, porgendogli la mano e in cambio ricevo una stretta callosa e un sorriso sdentato che mi ricorda nuovamente la bocca di un serpente.
Salgo veloce in auto, non prima di aver osservato il cespuglio e il mistero che si cela dietro i suoi rovi.
Per giorni la visione del serpente e del vecchio infesteranno i miei ricordi assumendo un alone onirico e quasi mitologico.
Il mito di una terra bruciata dal sole che nell’ora più calda e luminosa si ferma come per incanto, lasciando il posto a esseri mostruosi come il serpente (po)meridiano.

mercoledì 15 giugno 2011

LETTURE PER L’ESTATE


L’estate avanza inesorabilmente quindi come mio solito segnalo una serie di libri che cercherò di leggere durante questi mesi pieni di sole e di caldo (magari organizzando una macumba per la pioggia tra una lettura e l’altra):

- La Festa di Orfeo, Javier Màrquez Sànchez (già iniziato, mi sembra davvero un bel romanzo di genere. Presto recensione e forse intervista all’autore).

- La Chiesa Elettrica, Jeff Summers (già iniziato. Assolutamente una mirabile fusione di fantascienza catastrofica e violenza tipicamente pulp. Sono già alla ricerca del successore sempre per Urania, visto che si tratta di una trilogia. Il terzo capitolo verrà pubblicato a breve in edicola).

- Il Mondo degli Aquiloni, Keith Roberts (Urania, 1990).

- A pochi passi dal sole, Walter Tevis (Urania, 1992).

- Il Paradiso del Diavolo, J.G. Ballard (Baldini & Castoldi,1998)

- La Morte sotto chiave (I delitti della camera chiusa), AAVV (Giallo Mondadori, 1996. D’estate è doveroso leggere dei gialli…Almeno per me).

- Il Fiume dell’Anima, Dean Koontz (rimandato da molto tempo, spero di leggerlo in questi mesi)

- La Storia di Lisey, Stephen King (rimandato da molto tempo, spero di leggerlo in questi mesi)

A presto per ulteriori aggiornamenti.

lunedì 13 giugno 2011

BELOW – DAVID TWOHY (2002)

Titolo: Below
Regia: David Twohy.
Attori: Crispin Layfield, Holt McCallany, Bruce Greenwood
Genere: Horror/Guerra – USA 2002.

Sinossi
Durante la Seconda Guerra Mondiale un sommergibile americano, il cui comandante è appena deceduto, soccorre i tre superstiti dell'equipaggio di una nave sprofondata negli abissi dell'oceano. Dopo il salvataggio, sul sommergibile iniziano a verificarsi strani fenomeni.

Considerazioni
È da moltissimo tempo che volevo parlare di questo film ma andiamo con ordine.
Diversi anni fa lessi uno splendido articolo a firma Danilo Arona sul tema “L’Horror e la Guerra”. Il pezzo, pubblicato originariamente sul sito di Carmilla on line nella rubrica “Cronache di Bassavilla” spiegava in maniera chiara la difficile coesione tra letteratura (o cinema) di genere e il tema controverso della guerra.

C’è un pregiudizio che procede sotterraneo – scrive Arona-, come un brivido inarrestabile e sottile. Un tabù scivoloso e scomodo. Quello che recita che un genere “popolare”, con tutti gli annessi della parola, di regola non dovrebbe occuparsi della guerra.

In realtà l’autore di Bassavilla si chiedeva soprattutto se l’Horror contemporaneo potesse in qualche modo “raccontare” a suo modo la guerra in Iraq (allora in auge) e in generale i conflitti sanguinosi della nostra storia, dando un’interpretazione diversa e forse anche inedita.

Quasi in contemporanea uscì in America questa pellicola di David Twohy (Pitch Black, Waterworld etc.) che come a voler rispondere al quesito dello scrittore alessandrino, assemblava in un sol colpo inquietudini metafisiche e scenari della Seconda Guerra Mondiale, l’asfissiante fardello del comando (chi ha visto “The Last Castle” con Robert Redford? Ne riparleremo…) e il cupo sopravvivere tra le lamiere cigolanti di un ombroso sottomarino.
La trama è quantomeno perfetta. Tutto è dosato al punto giusto.
Non c’è un solo momento di stanca o di noia. L’orrore della visione soprannaturale si mischia alla grande con un assedio al cardiopalma nel profondo dell’oceano. Una inspiegabile catena di omicidi e disgrazie si interseca perfettamente con le incomprensioni e i dubbi di un uomo comune di fronte alla responsabilità della salvezza di un intero equipaggio.
C’è tantissima carne al fuoco, anche troppa.
E ancora oggi, a distanza di anni rimango scioccato e indignato di come questa mirabile fusione di Horror e Guerra, sia praticamente passato inosservato.
Vi invito a recuperarlo al più presto.
Credetemi ne vale davvero la pena!

domenica 12 giugno 2011

MALAPUNTA IS COMING!

Su questo blog è assolutamente d’obbligo segnalare il nuovo imperdibile romanzo di Morgan Perdinka (che è poi l’alter ego letterario del “Vampiro di Bassavilla” Danilo Arona), un nome che i più attenti di voi hanno già trovato sul romanzo horror targato Gargoyle L’Estate di Montebuio.
Dice Arona in proposito:"Morgan Perdinka è l'autore di "Malapunta" e non il protagonista. Lo è invece, in duplice veste, nella prefazione scritta a quattro mani con Chiara Bordoni".
Il libro, edito da Edizioni XII, è in uscita nel mese di Luglio 2011.
Speriamo di poterne parlare approfonditamente al più presto.

Sinossi
C'è una piccola isola tra la Toscana e la Corsica, simile a una lancia di granito, che fora il mediterraneo e punta minacciosa il cielo. Su quell'isola si sogna. Un uomo che ha perso l'amore e desidera solo lasciarsi morire. Un gruppo di persone che fanno della sopravvivenza il loro credo. Un clandestino cresciuto nelle fogne di Bucarest. Uno scienziato visionario e uno strano esperimento. Un delitto orribile, tra le rovine degli antichi druidi. E la fine del mondo. Il capolavoro di Morgan Perdinka, scritto nel 2003 - quattro anni prima del misterioso suicidio dell'autore -, pubblicato per la prima volta, riscoperto e presentato dal maestro Danilo Arona.

Presentazione Edizioni XII
Malapunta è una piccola isola deserta tra l’arcipelago toscano e la Corsica. Qui sbarca Nico Marcalli, ricco quarantenne ossessionato dal rimorso per la morte della giovane moglie in un incidente d’auto, per farsi dimenticare e morire lentamente devastato dall’alcol e dai suoi fantasmi, nella villa a strapiombo sul mare costruita dall’enigmatico Lord Taylor nel XIX secolo.Ma su Malapunta, Marcalli comincia a fare strani sogni. Sogni che non gli appartengono.Il gruppo di survivalist dei redivivi sta mettendo a punto insieme al professor Carlos Aztarain un esperimento legato a Malapunta e alle tecnologie della mente, dai risvolti imprevedibili. Per lo scienziato, forse sarà il modo di comprendere perché la risonanza di Schumann – il “battito cardiaco” del pianeta – sta crescendo.Cosa lega l’infelice Nico Marcalli alle sconvolgenti catastrofi naturali che stanno mietendo vittime in tutto il mondo? Chi altri vive, oltre a lui, sull’isola? Perché a Bucarest un giovane assassino chiamato l’orco delle fogne conosce alla perfezione l’isola e i suoi misteri?
Un romanzo che contamina il thriller e il noir, il gotico e la fantascienza, ambientato nel realismo in pieno sole di un'isola gemella di Montecristo e nel delirio onirico degli incubi condivisi, dove un antico passato fatto di druidi misteriosi e sterminatori romani si confronta e si confonde con un drammatico presente in cui è già iniziato il conto alla rovescia verso il Punto Zero, forse l'ultimo giorno del pianeta.


venerdì 10 giugno 2011

TIZIANO SCLAVI – APOCALISSE (CAMUNIA – 1993)


Sgombriamo subito il campo da equivoci: “Apocalisse” non è un romanzo horror, non nel senso classico del termine. Ci arriveremo…
Ricordo che acquistai questo libro appena uscito ma dopo aver letto poche pagine rimasi talmente deluso e perplesso da decidere di relegarlo in un cantuccio nascosto della mia libreria. Del resto in quel periodo ero abituato allo Sclavi “dylaniato” con assassini seriali, fantasmi, zombi etc e questa sottile trattazione dell’Apocalisse (appunto!) non rientrava affatto nei canoni letterari di un adolescente col testosterone a mille.
Col senno di poi ammetto che ho fatto un errore madornale!
"Apocalisse" è una delle cose migliori che abbia mai letto. Una trattazione lucida e insieme angosciosa della routine quotidiana in attesa che un male più grande la travolga con violenza e orrore. I protagonisti del racconto (uno sceneggiatore di fumetti e una giornalista) racchiudono in un sol colpo gli archetipi base dell’opera di Sclavi: normali, annoiati, a volte tristi a volte squallidi. Se fosse stato un albo di Dylan Dog, sicuramente avrebbero fatto una brutta fine per mano del mostro di turno (l’autore ha sempre punito la normalità asfissiante di vite comuni e anonime). Visto che si tratta di un romanzo, originariamente scritto nel 1978 le cose, in un certo senso cambiano, e sarà questa coppia fedifraga e insulsa a testimoniare l’avvento della fine. Straordinariamente ne usciranno incolumi e le loro maschere di perbenismo e affettata gentilezza (dietro c’è sicuramente un volto orribile…ci scommetto…) non saranno devastate (non subito) dalla vendetta della natura.
Atmosfere hitchcokiane, visioni oniriche e brutali immersioni nella realtà più sanguinaria e cinica rendono questo libro un must per ogni appassionato degli scritti dell’autore pavese.
A distanza di anni fa sempre bene ricordare a se stessi quanto si può essere stupidi e superficiali nei giudizi troppo affrettati.

martedì 7 giugno 2011

BRIVIDO – STEPHEN KING (1986)

Titolo originale: Maximum Overdrive
Attori: Pat Hingle, Emilio Estevez, Laura Harrington, Yeardley Smith, John Short.
Regia: Stephen King
Genere: Horror/Fantascienza – USA

Sinossi
A causa del passaggio di una cometa, la cui coda investe la Terra, le macchine prendono vita e cominciano a fare una strage. Un gruppo di persone resta bloccato in un area di sosta, assediata dai camion. Bill Robinson (Emilio Estevez) cerca una via di fuga, mentre le macchine omicide iniziano l’assedio.

Considerazioni
- Outtakes from Horror Rock: Innocenza, Sangue & Chitarre!

Spulciando sul web le recensioni e i pareri dell’unico film scritto e girato dal “Re dell’Horror” Stephen King, si trovano in giro questi simpatici commenti:
“Uno dei più brutti film della storia del cinema. Noioso, banale, ripetitivo, totalmente idiota: vero compendio di sciatteria e luoghi comuni”. (My Movies)
Per non parlare di certi blog che definiscono “pirla” chi si ostina a rivedere questo film dopo tanti anni.
In tutto questo marasma di giudizi gratuiti e stranamente livorosi (che avrà fatto di male il povero King? Ha solo girato un film. Mica ha ammazzato qualcuno?) qualche spunto interessante (col lanternino) si può anche trovare.
Scrive un certo Filippo Fassino sul sito alexvisani.com:
“Ognuno di noi ha conosciuto un tempo nel quale un film come "Brivido" poteva anche piacere. Un tempo nel quale non ci facevamo troppi "perché" su quello che stavamo guardando, un tempo nel quale potevamo ancora dare un nome e una "vita" a tutto ciò che vedevamo o toccavamo, un tempo nel quale credevamo ancora che l'Uomo Nero fosse fuori dalla finestra ad aspettarci”.
Ecco. Fassino non poteva riassumere in modo migliore il mio pensiero su “Brivido”. Un film che rispecchia il suo tempo nel bene e nel male.
Ci sono alcune attenuanti:
1 Stephen King non aveva esperienza in campo cinematografico e l’ha più volte dichiarato.
2 L’autore americano ha sempre ammesso di voler girare un film trash/horror con tutti gli inconvenienti del caso
3 Checché se ne dica “Brivido” racchiude in scarsi 90 minuti tutti i beceri cliché del cinema anni ’80: auto che scoppiano, fuga dal mostro di turno, il reietto della società che diventa eroe senza macchia e una serie di barzellette e personaggi “sui generis” tipicamente americani.
4. I buchi nella sceneggiatura ci sono, certo, ma se uno scava bene li troverà anche in “Shining” di Kubrick che invece viene unanimemente considerato un capolavoro (tranne che per lo stesso King che conosce bene la materia).

Ora io ho una teoria: i miti giovanili sono come i vecchi dei. Hanno un alone di distante intoccabilità. Nessuno si sognerebbe di scrivere un post su come era cretino il grande Giove che andava sempre a donne ed era invidioso degli uomini forti e valenti.
Sarebbe fuori luogo. Io credo che all’immaginario horror, che ha una forte sacralità e in un certo senso canoni certi e insormontabili, si debba riservare lo stesso trattamento.
Di sicuro, “Brivido” non ci appartiene più. Siamo nel 2011 e il cinema ha fatto passi da gigante in termini di atmosfere perturbanti e sceneggiature da cardiopalma. Eppure il film di King è sorprendentemente figlio del suo tempo. Un tempo mitico e sacro, dove ci si raccoglieva tutti davanti alla Tv (di sera) e qualsiasi cosa proiettasse lo schermo era “vita” era “sogno” era “visione” era “fantasia”.
L’uomo del 2011 che si permette di rinnegare la sua infanzia è un uomo che non ha più la capacità di sognare. Guarda al suo passato e lo analizza con quella mentalità fredda e distaccata che lo porta inesorabilmente alla non vita. E allora ben vengano i camion fracassoni di King. E che magari risveglino le nostre coscienze atrofizzate e ci portino di nuovo in una dimensione di sogni innocenti che come tali (a volte) possono essere anche horror.
Mettete “Who made who” degli AC/DC a tutto volume e pogate di brutto come facevate da ragazzi, immaginando le auto in fiamme e gli stuntman che volano!
E poi ricordate: i canguri australiani hanno “regalato” un intero album al Re dell’Orrore.
Scusate se è poco…Horror Rock will never die!

domenica 5 giugno 2011

CLAUDIO VERGNANI RECENSISCE HORROR ROCK!

Claudio Vergnani è l’autore di due ispiratissimi e imperdibili romanzi vampirici
Il 18° Vampiro
Il 36° Giusto.

Claudio Vergnani è soprattutto un amico che gode della mia stima e del mio rispetto.
Ci siamo conosciuti un paio di anni fa su Facebook.
Aveva da poco pubblicato il suo primo romanzo. Subito stuzzicò la mia curiosità di appassionato di Vampiri e mi convinse a trovare a tempo di record una copia del suo libro.
Passai un’estate memorabile con i suoi personaggi stravaganti ma anche fin troppo umani.
Poco dopo scrissi una recensione entusiastica del libro e so (dalla testimonianza di Claudio) che il mio post ha invogliato molta gente a cercare il suo romanzo d’esordio in libreria.
Inoltre è stato uno dei pochi autori (gli altri? Danilo Arona, Stefano Marzorati, Bruno Brindisi) che ho voluto fortemente come mio ospite a Moshpit.
Insomma sono un suo fan sfegatato!
Claudio ha letto Horror Rock e seppur quasi a digiuno della “musica del diavolo” ha apprezzato l’impostazione del saggio, lo stile, le curiosità, l’immaginario legato al libro.
Potete leggere la sua recensione fiume sul blog di Gargoyle Books a questo link (scaricabile in Pdf).
Infine ringrazio Costanza Ciminelli e tutta la redazione di Gargoyle per aver cortesemente ospitato Horror Rock sulle loro orrorifiche pagine. Grazie di cuore!

sabato 4 giugno 2011

MELISSA!?! NO, UNA BUFALA!


Nell’estate del 2009 dopo aver letto il raccapricciante romanzo di Danilo Arona “MELISSA PARKER E L’INCENDIO PERFETTO” (libro che considero ancora oggi il suo capolavoro assoluto), mi sono messo alla ricerca del cosiddetto “Fantasma della strada”, una leggenda metropolitana che persiste in quasi tutti i paesi civilizzati.
Dopo varie ricerche mi sono imbattuto persino in una MELISSA SARNESE, ma Danilo Arona si affrettò subito a precisare quanto segue:

"E' il classico "fantasma della strada", versione tipica con giacca da riprendere. La leggenda è diffusa in ogni dove. Le sue cento varianti sono ben esposte e analizzate da Cesare Bermani nel libro "Il bambino è servito" (Dedalo). Melissa è la variante più moderna e più sconcertante del Vanishing Ghost, però ha una sua autonomia e unicità. La versione che mi segnali sarebbe interessante se la tipa fosse bionda e con giubbotto rosso. Comunque indaga lo stesso."

Dopo qualche mese, spulciando come sempre nei video amatoriali di You tube, trovo questo video portoghese:


Anche in questo caso mi affrettai a contattare Danilo che subito mi informò sul fatto che il documento era stato quasi immediatamente smascherato, ed era quindi tutta una bufala creata ad arte.
Intanto è comparso sul web questo strano filmato che mostra in pochi secondo una presenza molto curiosa:


Forse ha ragione lo scrittore di Bassavilla: Melissa più che un fantasma è un virus che ha infettato interamente l’universo controverso di internet.

venerdì 3 giugno 2011

PRONTO IL SEQUEL DI DELLAMORTE DELLAMORE

Questa è la classica notizia che non ti aspetti!
Come testimoniato dal sito di Shocktillyoudrop.com Michele Soavi sarebbe intenzionato seriamente a girare il sequel del film horror ormai di culto (soprattutto per i lettori di Dylan Dog) Dellamorte Dellamore. È stato il mago degli effetti speciali Sergio Stivaletti (nell’intervista che trovate sotto…), coinvolto nuovamente nel progetto, a rivelare in esclusiva la notizia, affermando che la sceneggiatura è già pronta e saranno nuovamente coinvolti Rupert Everett e Francois Hadji-Lazaro.
Come molti di voi ricordano Dellamorte Dellamore è un film horror del 1994, tratto da una storia di Tiziano Sclavi. Per diversi anni è stato considerato come il film “non ufficiale” di Dylan Dog, anche per la dichiarata somiglianza tra l’ Indagatore dell’incubo e l’attore britannico Rupert Everett. Come troppo spesso accade in questi casi, si tratta di una pellicola che è stata caricata di aspettative che, a conti fatti, non la riguardavano.
Dopo un esordio non propriamente esaltante, è riuscito con il tempo a ritagliarsi un suo posticino all’interno dell’affollato panorama del cinema di genere (soprattutto italiano).
Scommettiamo che il film di Soavi sarà in grado di soddisfare appieno l’esigente palato degli agguerriti fan “dylaniati” dopo la delusione patita di recente con il film di Kevin Munroe?

giovedì 2 giugno 2011

TITOLI E DATE DI USCITA DEI FILM DEDICATI A LO HOBBIT

Notizia letta stamane su Hobbit Film splendido sito dedicato alla nuova fatica “tolkienana” di Peter Jackson.
È ufficiale: i due film dello Hobbit arriveranno nei cinema americani a dicembre 2012 e 2013. La produzione ha annunciato i titoli delle due pellicole.
Di seguito il comunicato stampa tradoto:.

La New Line Cinema, la Warner Bros. Pictures e la MGM hanno annunciato i titolo e le date di uscita dell’adattamento in due film diretto da Peter Jackson del romanzo di J.R.R. Tolkien “Lo Hobbit”.

Il primo film, intitolato The Hobbit: An Unexpected Journey (“Un Viaggio Inaspettato”), uscirà il 14 dicembre 2012 negli Stati Uniti. Il secondo film, intitolato The Hobbit: There and Back Again (“Andata e Ritorno”), uscirà l’anno dopo, il 13 dicembre 2013.
Entrambi i film sono ambientati nella Terra di Mezzo, sessant’anni prima i fatti del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, che Jackson e il suo team hanno portato sul grande schermo nella trilogia di blockbuster culminata con Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re, vincitore del premio Oscar come miglior film. L’avventura dello Hobbit segue il viaggio del protagonista Bilbo Baggins, che viene trascinato in una avventura epica con l’obiettivo di ottenere indietro il Regno di Erebor dei Nani dal crudele drago Smaug.

Sotto la regia di Jackson, entrambi i film vengono girati consecutivamente in digitale 3D, utilizzando le ultime tecnologie di ripresa e di stereoscopia. Le riprese sono in corso agli Stone Street Studios, Wellington, e in location in giro per la Nuova Zelanda.

Ian McKellen ritorna come Gandalf il Grigio, il personaggio che aveva interpretato nella Trilogia del Signore degli Anelli, e Martin Freeman, che ha appena vinto un BAFTA TV Award come miglior attore non protagonista per il suo ruolo nella serie della BBC “Sherlock”, interpreta il ruolo del protagonista Bilbo Baggins. Tornano nelle loro parti del Signore degli Anelli: Cate Blanchett come Galadriel; Orlando Bloom come Legolas; Ian Holm come l’anziano Bilbo; Christopher Lee come Saruman; Hugo Weaving come Elrond; Elijah Wood come Frodo e Andy Serkis come Gollum.

Il cast d’insieme include (in ordine alfabetico) Richard Armitage, Jed Brophy, Adam Brown, John Callen, Stephen Fry, Ryan Gage, Mark Hadlow, Peter Hambleton, Stephen Hunter, William Kircher, Sylvester McCoy, Bret McKenzie, Graham McTavish, Mike Mizrahi, James Nesbitt, Dean O’Gorman, Lee Pace, Mikael Persbrandt, Conan Stevens, Ken Stott, Jeffrey Thomas e Aidan Turner.

Le sceneggiature sono state scritte da Fran Walsh, Philippa Boyens, Guillermo del Toro e Peter Jackson. Jackson produce i film assieme a Fran Walsh e Carolynne Cunningham. I produttori esecutivi sono Ken Kamins e Zane Weiner, con Philippa Boyens come co-produttrice.

I film dello Hobbit sono produzioni della New Line Cinema e della MGM, con la New Line che si occupa della gestione della produzione. La Warner Bros. Pictures gestisce la distribuzione cinematografica mondiale, con alcuni territori internazionali e il licensing internazionale televisivo affidato alla MGM.

NEXT SHORTS & READING AL DELOS BOOKS

Ricevo e pubblico volentieri:

è prevista la rassegna di corti del fantastico curata da Mario Gazzola, in programma giovedì 2 giugno dalle 21 in avanti alla Casa dei Giochi di via Sant'Uguzzone 8 a Milano, nell'ambito dei Delos Days 2011.In presentazione anche l'antologia 365 Racconti Horror per un anno.
Ora possiamo annunciarvi la play list definitiva della rassegna, che Mario Gazzola introdurrà con l'aiuto di Davide Pulici di Nocturno - special guest e Carontenelle grotte del cinema di genere italiano - e che si arricchisce di altri titoli molto interessanti e vari nell'approccio al genere fantastico inteso nel senso più ampio del termine (come appunto deve essere nella dimensione connettivista del multiverso).

Si tratta di Liver di Federico Greco, originalissimo e virtuosistico esperimento 'manierista', nato come showreel per l'attore Ottaviano Blitch ed evoluto in un affilatissimo corto horror pulp. Interamente nutrito di frasi prese dai dialoghi di Arancia Meccanica ePulp Fiction, Liver è ideale palestra per le notevoli doti attoriali del Blitch, nonché per un geniale montaggio immagine-suono (una canzone di Peter Gabriel da So).Un kammerspiel praticamente ai confini del torture porn (come intuite dal fotogramma qua a sinistra), genere lambito anche da Darkness Within (locandina sotto a destra) di James Kendall: un film di maggior durata che - se nella misteriosa setta di "vicini killer" in maschera bianca ci ricorda d'istinto un familiare aroma carpenteriano alla Halloween - nello sviluppo narrativo punta invece maggiormente al recente e geniale Martyrs del francese Laugier, mito riconosciuto di Kendall (oltre che nostro).

Altro corto nettamente fantascientifico è il quasi cronemberghiano Haselwurm, di Eugenio Villani e David C. Fragale, basato su leggende popolari trentine, che declina in direzione di un sovrannaturale quasi lovecraftiano quel segno horror che nei due titoli sopra citati è invece interamente umano, mettendo in scena una convincente e mostruosa mutazione corporea "di contrappasso".

Gli ultimi due titoli del lotto invece si distanziano dall'orrore come anche dalla fantascienza propriamente detta, trovando il proprio approccio al 'fantastico' in un surrealismo onirico moltod'auteur, che guarda più o meno apertamente alle narrazioni non lineari di David Lynch. Parliamo dello psicolabirintico Agape di Samantha Casella, dalla sontuosa fotografia (di cui vedete un paio d'esempi qui a destra e a sinistra), e di Quilty ancora un progetto di Federico Greco (38', realizzato nel 2005 insieme agli allievi del suo corso di cinema): un evidente omaggio a Mulholland Drive del maestro.Entrambi molto ermetici e non facili da assimilare, Agape e Quilty sono anche i due film dalla durata più estesa della nostra playlist, dato che entrambi si situano intorno alla mezz'ora circa.

E' solo il caso di ricordarvi che durante la quattro giorni dei Delos Days sarà presentata - fra le molte iniziative e primizie editoriali - l'antologia "365 Horror Per Un Anno", edita da Delos Books e sempre curata da Franco Forte come la precedente (365 Racconti Erotici) e comprendente incubi a firma di Danilo Arona(che sarà presente di persona alla NeXT-Con), Alda Teodorani,Stefano Di Marino, Cristiana Astori, Eduardo Vitolo e... fra i 365, anche "Silenzi" di Mario Gazzola. Racconto che peraltro - insieme alla sua inedita versione 'al femminile' - sarà oggetto del reading che Mario terrà nel pomeriggio di domenica 5, poco prima della presentazione del libro alla Casa dei Giochi, in compagnia di Dana De Luca, stavolta in veste di voce recitante (anziché di fotografa).

QUI potete vedere il programma completo della manifestazione (all'interno della quale, con una piccola ingiustizia rispetto ai molti nomi e iniziative meritevoli di nota, segnaliamo agli amici succhiasangue l'analisi "Vampiri nel Metal" di Irene Vanni di Horror Magazine).

mercoledì 1 giugno 2011

SHINIGAMI, LO SPIRITO DELLA MORTE (KAWAMA EDITORIALE – 2011)

È con colpevole ritardo (e i diretti interessati accettino le mie scuse…) che segnalo questa interessantissima proposta editoriale, stavolta da edicola.
Un nome come Paolo Di Orazio non è nuovo a chi segue l’Horror nostrano e anche il mio blog.
Segnalo questo vecchio post per rinfrescarvi un po’ la memoria.
Ebbene l’autore romano, dal 1989 al 1991 ha coordinato le testate a fumetti «Splatter», «Mostri», «Zio Tibia»; e le cinematografiche «Nosferatu» e «Splatter Poster» per la Acme. Nel 1990 la rivista «Splatter» e il suo libro di racconti “Primi delitti”vengono denunciati dal Parlamento per istigazione a delinquere. Ovviamente parliamo di altri tempi, dove il nostro amato genere (letterario, cinematografico e anche musicale) veniva considerato dalle istituzioni come un mezzo per corrompere le anime di ignari ragazzini, causando la chiusura di alcune testate che conosciamo e la censura di altre (come di Orazio ha spiegato poi su Horror Rock, la musica delle tenebre, la rivista Splatter fu bannata con un’interrogazione parlamentare, scatenata da un dossier dell’ Espresso nel 1990).
Passano gli anni.
Nel Novembre del 2009 così rispondeva Di Orazio a una mia precisa domanda sulle riviste del settore e una loro rinascita:

“Si tratta di un grossa scommessa. E' un progetto di cui sto spingendo la rinascita da qualche anno. I lettori di allora sono cresciuti. In parallelo, bisognerebbe offrire storie di accresciuto spessore contenutistico e visivo. Sono trascorsi venti anni e l'offerta non dovrebbe essere la stessa affrontata come ce la ricordiamo. I lettori neofiti delle generazioni più giovani vogliono oggi un fumetto al passo coi tempi, ovvio. Per riproporre Splatter, partirei dalla percezione odierna delle emozioni ancestrali, sposandola a qualche ingrediente caro all'horror di 40 anni fa traslato nella narrazione “ampia” e in un certo senso “soap” della graphic novel moderna. Non è un caso che, oggi, il trend planetario veda in Twilight l'espressione ufficiale dell'Horror. Naturalmente, io ho i miei canoni. Punterei alla forza delle idee e soprattutto alla ricerca di stili e commistioni. Naturalmente, a monte, stabilirei un registro marcato di scrittura che non lasci il campo a debolezze. Le idee e gli autori ci sono, come pure i numerosi amici lettori che mi hanno raggiunto su Facebook e Myspace dagli anni di Splatter. Manca l'editore”.

L’editore alla fine è arrivato. Kawama ha finalmente pubblicato nell’Aprile di quest’anno, in tutte le edicole, “Shinigami”, rivista che raccoglie in un solo colpo, fumetti, racconti e cultura negromantica del III Millennio.
Che cosa devono aspettarsi i vecchi lettori di Splatter (tra cui mi ci metto anch’io)?
A mio modesto parere si tratta di una evoluzione moderna delle mitiche riviste degli anni ’80 con alcune peculiarità di base: i fumetti splatter ci sono ancora e anche le rubriche su cinema, cultura ed estetica horror.
Quello che troverete in più è una maggior offerta qualitativa (ottimi i disegni, ottime le storie), qualche chicca narrativa (un bel racconto di Alda Teodorani), singolari rubriche che approfondiscono argomenti controversi come lo spiritismo, il cinema estremo giapponese e molto altro. E ancora recensioni, mercatino, videogames etc.
Nel momento in cui scrivo è già in edicola il numero 2 dove troverete tra gli argomenti:
“Horror House”: storia italiana dell’orrore a fumetti.
“Stalking Heads”: Gianfranco Nerozzi parla del suo nuovo romanzo “Anestesia dell’ombra” pubblicato per la Editrice Nord e sapientemente illustrato da Armin Barducci, il re del pop a fumetti.
“Intrusi”: lo shiniracconto del mese, firmato dal grande Danilo Arona. Uno squarcio d’orrore sullo spettro della Intelligence War.
“Tokyo Hostel”, analisi dell’estetica della crudeltà, firmato Giorgia Caterini, speleologa della cultura estrema giapponese e tanto altro.
Inutile esitare: celebriamo il grande ritorno dell’Horror da edicola nella sua forma più eterogenea e avvincente.
Il vecchio immaginario delle riviste del settore è qui per restare.