martedì 4 settembre 2012
LIVIA SATRIANO – NO WAVE (CRAC EDIZIONI, 2012)
“No Wave, contorsionismi e sperimentazioni dal CBGB al Tenax” è un reportage musicale, in forma narrata, che ha tutte le carte in regola per conquistare anche il lettore più esigente. Si compone di un’attenta disamina di gruppi e scene autoctone (con vecchie e nuove interviste e contributi in esclusiva) ma non tralascia una visione d’insieme (a mio avviso fondamentale!) che tocca non solo il lato “musicale” ma spazia a 360° inquadrando anche il contesto storico, sociale antropologico nel quale movimenti e avventure in solitaria si sono caratterizzate nel tempo.
Il libro può essere idealmente diviso in due parti: una prima parte si allunga dagli albori della No Wave (assonanze, paragoni, pionieri) per decifrare in maniera impeccabile tutte le correnti americane che hanno contribuito a creare questo “non genere” fatto di sperimentazione e linguaggi che vanno oltre il pentagramma musicale o l’arte allineata al gusto comune.
Nella seconda parte la Satriano si sposta mirabilmente in Italia e almeno per il sottoscritto è vera goduria: scopriamo che il nostro bistrattato paese (è ora di avere un po’ rispetto di noi stessi?) ha avuto band e progetti di tutto rispetto e di grande attenzione mediatica. Un po’ di nomi? Bisca, Skiantos, Louge Lizards, artisti sfortunati ma seminali come Francesca Alinovi, Confusional Quartet, Illogico, la Firenze dei vecchi Litifiba e Diaframma (e di molti altri), la Bologna Underground che era capace di coinvolgere un pubblico che di sommerso aveva ben poco etc.
A mio modesto parere, questa è la parte più esaltante e interessante del libro. Mi ritrovo in pieno con la filosofia della Satriano che scoperchia tombe e apre avelli, riportando a galla una realtà artistica che non aveva nulla da invidiare ad altri paesi a noi limitrofi. Non mancano suggestioni e ricordi, recriminazioni e disincanto, racconti e divagazioni che non possono assolutamente mancare in un reportage musicale che si rispetti. Ho scoperto cose che non conoscevo del nostro amato/odiato paese e già solo questo vale l’acquisto del libro: la scoperta e la riscoperta della nostra storia, delle nostre radici, del nostro passato sia esso “mitologico” o semplice cronaca dei fatti, assurge sempre più a ruolo educativo/sociale/antropologico in un contesto attuale, scevro ormai di qualsiasi afflato romantico/visionario.
Infine una considerazione personale: la “No Wave” delineata dall’autrice nasce negli anni Settanta, in America, in un periodo di forte crisi economica e sociale.
Non è una coincidenza: da sempre l’arte ha saputo interpretare i conflitti umani e le sofferenze personali, creando una visione chiara e esemplificativa dei mali (attuali o meno), che affliggono l’uomo contemporaneo. Nell’ Anno Domini 2012, con un’ennesima crisi a falcidiare America ed Europa, attraverso un medium sbalorditivo e diretto come il web, gli artisti del nuovo millennio saranno in grado di creare un movimento (underground o dall’aspirazione overground), capace di raccontare il nostro tempo e insieme di coinvolgere artisti e gruppi di varia natura e spessore? Domanda che mi faccio anch’io, magari, sfruttando proprio il web, per lanciare un messaggio al mondo virtuale: torniamo a “creare” non per scopi individuali ed egoistici, ma per raccontare finalmente la nostra realtà, sia essa dura e angosciosa, come quella che stiamo
sperimentando al giorno d’oggi.
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