mercoledì 17 luglio 2013

AGGIUNGERE UN MATTONCINO IN PIU' NELLA CATTEDRALE DELLE STORIE: INTERVISTA A CLAUDIO VERGNANI























Dopo aver recensito più che positivamente il suo ultimo romanzo horror "I Vivi, i morti e gli altri" (Gargoyle, 2013) di seguito vi proponiamo una bella chiacchierata con l'autore emiliano.
Buona lettura.

In sede di intervista ho definito "I Vivi I Morti e gli altri" come "il romanzo più duro e crepuscolare che Vergnani abbia mai scritto nella sua carriera". Sei d'accordo?

Sì, completamente. Ritenevo di essere maturo per quel tipo di storia e di impostazione. Ed era parecchio che volevo cimentarmi con quel genere di atmosfere e con quel tipo di personaggi. Soprattutto ero consapevole di poter finalmente permettermi di avere un protagonista come Oprandi.

Nel libro hai delineato una sorta di catalogo aberrante degli zombi, cosa a mio avviso originale e mai proposta. In tal senso ti consideri anche uno sperimentatore e una ricercatore nell'ambito della narrativa horror?

Sì, il mio intento è sempre quello di aggiungere “un mattoncino” in più nella costruzione della grande cattedrale delle storie. E ci tengo che quel “mattoncino” sia robusto ma anche innovativo. Può essere che in questo ci sia presunzione. Non lo so. Ma di sicuro è l’unico modo in cui so scrivere.

Molti ti avranno già chiesto i motivi del passaggio dalla letteratura vampirica a quella degli zombie. Io invece voglio chiederti se ci sono punti in comune tra questi due filoni oppure ti sei lanciato in un territorio per te inesplorato?

Con il senno di poi, forse avrei dovuto aspettare a proporre questo romanzo. Oggi, è inevitabile che si pensi che voglio cinicamente cavalcare un’onda. E’ quello che penserei anche io. Ma gli zombi, soprattutto cinematografici, mi hanno sempre molto turbato e attratto, e così ho deciso di non attendere oltre. Un grosso rischio, che ho accettato.

Ho definito Oprandi come un eroe "classico", colmo di difetti e incertezze, ma pur sempre eroe, in lotta sia con i mostri della sua psiche, sia con i mostri che infestano le strade. Ti trovi d'accordo con questa definizione o c'è di più? 

Sono d’accordo con la tua affermazione. Certo, sul termine eroe bisogna intendersi. Eroe può essere anche chi si getta nella lotta preso dall'impeto della situazione o dalla paura di non essere all'altezza nel momento più importante della sua vita. Oprandi è il tipo di eroe che non sa di esserlo, in assoluta buona fede. Inizia cercando solo lo scampo e finisce rendendosi conto, quasi in un percorso spirituale, e sia pure nelle peggiori condizioni possibili, che esistono cose ben più grandi di lui e di ciò che accade in quel momento, in quel posto, a lui. Sembra – pur non conoscendolo, immagino – ascoltare e far proprie le celebri parole di Robert Nathan. “Dobbiamo rendere grazie alla tristezza, perché ci insegna la pietà, alla paura, perché ci insegna il coraggio, e al mistero, quando rimane tale”.

Da sempre i tuoi romanzi sono ricchi di riflessioni, citazioni e assonanze letterarie. Vorrei che mi indicassi quali libri (o altro) sono stati per te fonte d'ispirazione per "I Vivi i Mori e gli altri"? 

Ho letto poco di zombi, ma ho visto molti film, Romero in testa, ma anche Snyder (che per qualche motivo è inviso ai più); inoltre mi ha sempre incuriosito la cultura del voodoo, certe atmosfere haitiane, certi culti ancor vivi in qualche sperduto angolo del mondo. La morte è il tabù per eccellenza dell’umanità, e in qualche modo da sempre gli uomini stanno cercando di trovare una via, un compromesso, una formula che la renda meno temibile. Gli occidentali tendono a nasconderla, ma la morte non è la polvere che puoi celare sotto un tappeto.

Ho l'impressione che questo sia il tuo romanzo più sentito, contraddistinto da una non velata critica alla grigia attualità del nostro paese e una presa di posizione politica ben precisa. Da dove nasce tutto questo?

Amarezza, disillusione, e un profondo senso di vergogna rispetto a ciò che viviamo e che ancora vivremo. Non ho nulla da insegnare a nessuno. D’altro canto, cosa si può ancora dire che non sia stato detto e ripetuto fino allo sfinimento? Posso rispondere sottolineando l’ovvio. Stiamo affrontando un momento cruciale nella storia dell’umanità, anche se non è chiaro quanti se ne siano accorti. Per quel che riguarda il nostro belpaese di plastica, posso solo affermare senza mezzi termini che probabilmente mai, nella nostra storia, ci siamo così coperti di vergogna e di disonore. Ma il punto di forza della nostra classe politica è che è in grado di commettere così tante nefandezze e in tempi così rapidi che tutto si fa sfumato, incerto, ambiguo. Non riusciamo a prendere atto di una sconcezza che subito ne saltano fuori due ancora più gravi. Una specie di Idra dalle innumerevoli teste di cazzo. E naturalmente anche essa (la classe politica) tenta di nascondere la morte della quale è la prima responsabile (vedi i tanti suicidi di cui si parla molto poco) nascondendola sotto il tappeto della sua ipocrisia e della sua falsa morale. D’altro canto, la capacità digestiva di noi italiani è proverbiale. Molto maggiore di quella degli zombi, purtroppo. Ma naturalmente, oltrepassato un certo confine (al quale siamo vicinissimi) nessuno è in grado di digerire tutto e per sempre.

Domanda immancabile: i tuoi progetti futuri e se torneranno ancora i vampiri di Modena in qualche modo? 

Forse i vampiri no, ma qualcun altro sì.


2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Bella intervista EDU, complimenti a te e a Claudio.

EDU ha detto...

Ciao Nik
grazie e un abbraccio