mercoledì 3 febbraio 2010

ARRIVA IL CARNEVALE!!!

La genesi di una festa popolare
Destinato ad anticipare e compensare i rigori della Quaresima imposta dalla chiesa, il Carnevale, è il periodo, prima di tutto, dell’eccesso alimentare. Infatti nelle settimane successive che poi culmineranno nella Santa Pasqua, non sarà più possibile, seguendo i precetti rigorosi della Chiesa, mangiare carne e altri alimenti che eccitano i sensi. Inoltre già nel Medioevo venivano emanati statuti cittadini che proibivano la macellazione e la vendita della carni nei mercati. Ecco quindi l’imperversare soprattutto nell’ultima settimana del periodo "carnascialesco" ( il giovedì e il sabato grasso, poi la domenica e infine il martedì di Carnevale) di festini e banchetti in tutti i comuni della penisola. Parola d’ordine: mangiare , fare l’amore e divertirsi prima di dover poi affrontare la penitenza e il digiuno.

Origini e Cenni Storici
Qual è la storia del Carnevale? Le origini remote di questa festa vanno sicuramente rintracciate in pratiche pagane di varia provenenienza ( ricordiamo i famosi Saturnalia romani) anche se il Carnevale come lo conosciamo attualmente è indiscutibilmente un prodotto del Medioevo. Per quanto riguarda il nome, abbandonate alcune etimologie quali carrus navalis ( ove si alludeva al “carro navale” della dea Iside) oppure la formula fantasiosa "O carne , vale!" riferita all’addio alla carne, quello attuale ha origine nell’Alto Medioevo. Infatti in un atto redatto a Subiaco nel 965 col termine “carnelevare” viene indicato uno dei tre momenti dell’anno previsti per il pagamento dei censi ad un’abbazzia locale. Infine altri termini bassolatini come "carnisprivium" o "carnislevamen" insistono sempre sul significato quaresimale di privazione della carne.
La maschera: un idolo pagano
Da sempre le maschere sono connesse al Carnevale. Legate fin dall’origine a comportamenti folclorisitici, come in epoca precristiana, la maschera assume secondo gli studiosi alcuni significati differenti: è il simbolo delle forze vegetative della natura per alcuni; per altri rappresenta invece il mondo degli animali e delle loro energie vitali mentre per altri ancora il tenebroso mondo dei morti come personificazione dei defunti della comunità al fine poi di esorcizzarli. Ma soprattutto è condannata dalla chiesa, sin dall’inizio, come idolo satanico in quanto la maschera assimila le fattezze del suo portatore spezzando la somiglianza tra l’uomo e il suo creatore, Dio. Inoltre viene condannata anche dalle istituzioni civili poiché ogni forma di travestimento o mascheramento pone dei motivi di ordine pubblico in quanto rende irriconoscibili possibili autori di crimini. Tuttavia ne viene tollerato l’uso in contesti controllabili appunto come il periodo di Carnevale.
Un Mondo alla rovescia
Il carnevale diventa l’occasione preferita soprattutto in Italia di veri e propri “combattimenti rituali”. Infatti dal XII secolo soprattutto i comuni dell’Italia centro-settentrionale sono teatro di combattimenti fra diverse circoscrizioni cittadine. Solo che al posto delle armi si usano bastoni, sassi o pugni producendo a volte anche delle vittime e lo scontento delle autorità locali.
Inoltre imperversano in tutta europea balli tradizionali, giostre, tornei cavallereschi a cui partecipano anche membri dell’aristocrazia cittadina che mischiandosi gioiosa alla gente plebea in cerca di un comune divertimento si lascia molto spesso anche sbeffeggiare, cosa che non sarebbe permessa in altri frangenti.
Nel 1510 iniziano a comparire anche i primi carri allegorici come quello dei “Folli” a Digione che muniti di berretto a sonagli e bastone dei buffoni di corte danzano, emettono pernacchie e fanno ridere gli spettatori.
Non mancano personaggi biblici o storici ridicolizzati in groppa a dei cavalli o ancora il carro degli “Ubriaconi” infestato da luridi personaggi intenti a bere e mangiare con fare animalesco.
Infine caratteristiche del periodo carnevalesco sono anche le sfilate di uomini mascherati i quali cantano canzoni, dette appunto canti carnascialeschi, nelle quali la descrizione precisa dei gesti tipici di vari mestieri nasconde invece un doppio senso erotico se non addirittura osceno.
Secoli dopo nelle nostre piazze , nelle nostre città gli stessi rituali, gli stessi schiamazzi, lo stesso desiderio di capovolgere il mondo e i suoi costumi continuano ancora a imperversare traghettando le nostre esistenze attraverso un gioco fatto di sacro e profano insieme.

IL Carnevale Sarnese
Attingendo a piene mani dagli scritti di storici illustri sarnesi come Orazio Ferrara e Silvio Ruocco, anche il Carnevale di Sarno segue la tradizione dell’abbuffata insana fino a scoppiare. Già in epoca Borbonica, infatti, la gente comune abbandonava le proprie consuetudini alimentari, invero abbastanza povere, per abbandonarsi ad un lauto e pesante banchetto a base di lasagne, polpette (tutti cibi a base di carne) e vino a fiumi. Dopo iniziavano tra le strade cittadine i canti i balli e i lazzi caratterizzati da strumenti musicali come triccaballacchi, tammurri, scetavajasse etc.
La maschera ricorrente era abbastanza semplice: praticamente la faccia veniva dipinta di nero con la fuligine delle padelle. Inoltre ci si vestiva con abiti vecchi sporchi e laceri. Non mancavano come abbiamo visto precedentemente anche canti e scherzi con pesanti allusioni erotiche. Altri tipi di maschere assai diffuse erano quella della “Vecchia”, gobba, grassa e repellente e la mitica maschera di Pulcinella attinta dalla tradizione napoletana.
Un discorso a parte merita, invece, la meravigliosa maschera sarnese di Alesio. Descritta con dovizia di particolari dallo storico Ruocco era composta da due colori ricorrenti, l’azzurro scuro e il giallo che coprivano entrambi una parte del viso fino la punta del naso. In tal caso mostrava una certa rassomiglianza con la maschera napoletana di Pulcinella. Ovviamente Alesio rifletteva la dualità dell’animo umano schiavo della tragica scelta tra il bene e il male oppure l’eterno contrasto tra la vita e la morte. Inoltre i suoi gesti avevano una grande carica dissacrante e sacrilega come quando recava in mano un vaso da notte pieno di maccheroni in spregio alla fame e alla povertà allora dilaganti.
Attualmente il Carnevale sarnese propone da diversi anni una ricca coreografia di balli e Carri Allegorici che lo rende un appuntamento particolarmente atteso da tutta la cittadinanza e non solo.
Insomma la tradizione continua.

FONTI:
Medioevo - Marzo 1998 (Mensile di Cultura e Storia Medievale)
Arcaiche Radici, Diafane Presenze - Orazio Ferrara ( Autore/Storico di Sarno)

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