martedì 23 febbraio 2010

DANILO ARONA - BAD VISIONS (EPIX - 2010)

Dove eravamo rimasti con Danilo Arona?
L’anno scorso “L’Estate di Montebuio” aveva fatto intravedere nuove strade da percorrere nell’evoluzione della narrativa “Gotico/Bassavilliana”.
Gli schemi erano saltati.
Il processo di delineazione dell’orrido e del grottesco tipico di alcuni suoi libri precedenti era stato arricchito da una vena immaginaria e interpretativa più complessa e ricca di simbolismi.
Leggere “La stazione del dio suono “ mi ha sorpreso non poco.
Mi aspettavo un romanzo in linea con le ultime uscite (Santanta, Finis Terrae, La Croce sulle labbra) e quindi devoto ad un forma di suspence già collaudata ed efficace.
Invece l’uscita Epix può essere considerata come l’anticamera del Romanzo Gargoyle.
Se dobbiamo parlare di evoluzioni, visioni prismatiche e teorie metafisiche ( e ultradimensionali) i germi ( infetti) sono tutti qui.
“La Stazione del Dio Suono” è la teorizzazione, la preparazione, il concepimento di un progetto immaginario che ha trova il suo definitivo compimento nell’opera del 2009. I temi ci sono tutti:
il treno ultradimensionale da una parte e la Colonia di Montebuio dall’altra, entrambi come forme/pensiero di storie d’interni e tradizione Gotica
L’immaginazione ( i quattro anziani che narrano storie di veglia da una parte, lo scrittore Morgan Perdinka dall’altra) al servizio di una sensibilità”unica” capace di dischiudere porte visibili solo a pochi ( i narratori, i medium dell’apocalisse).
Ovviamente ci sono quei punti fermi che da sempre rendono attraente la narrativa di Danilo Arona.
Omicidi ritualistici.
Personaggi al limite dell’umana comprensione.
Gustosi riferimenti al Rock , da sempre punto di forza ( per il sottoscritto) dei libri dell’autore.
Storie di vuota e grigia provincia italiana.
Il desiderio di raccontare l’Apocalisse attraverso storie di ordinaria follia umana.
Ma ho l’impressione che se dobbiamo trovare il punto di partenza di quell’evoluzione e superamento dei rigidi schemi del Gotico contemporaneo de “L’Estate di Montebuio”, è da questo Epix che dobbiamo iniziare…
Fondamentale.

Blue Siren:
L’ho dichiarato in lungo e in largo.
Da attento e appassionato lettore di Arona, ritengo “Melissa Parker e l’incendio perfetto” il capolavoro assoluto della sua smisurata bibliografia.
Perché in questo libro più che in altri vive ( o meglio sopravvive) un topos letterario che si abbevera continuante da un gioco di fiction e realtà: il fantasma della strada, Melissa.
Parliamo di una figura che seppur nel suo pessimistico delineamento letterario vive di (fulgida) luce propria.
Un mito ( nel senso di figura avvolta da un alone di “sacralità”) che è entrato a far parte dell’immaginario comune.
Dopo l’esperimento “Bad Prisma” che aveva cercato di dare forme diverse e ulteriori al mito, Arona ce ne racconta invece l’epifania, l’evoluzione, il simbolismo.
E non poteva che essere qualcosa di profondamente ritualistico e oscuro.
Melissa non è solo una forma ectoplasmica ibernata in un momento di terribile sofferenza e tormento.
Melissa è tradizione, fermento, orrore e (appunto)sacralità.
Tradizione in quanto attinge linfa vitale ( e quindi ispirazione) da un romanzo che da sempre rappresenta la summa della visione gotica e spiritistica ottocentesca: “Il Giro di Vite” di Henry James (1898).
Fermento perché la narrativa di Arona si arricchisce di altri elementi atti a definire la sacralità del mito.
E lo pesca nella fascinazione contemporanea della morte da parte dei "Ravers".
Un vortice di suoni e stordimenti che prima annientano lo spirito e poi il corpo ( e non il contrario).
Lo schianto di un auto con dei giovani a bordo che tornano da una serata in disco non è solo l’ennesimo caso di cronaca giornalistica.
E’ un viaggio iniziatico e catartico verso una dimensione “altra” dove Melissa/Caronte traghetta le anime stordite verso il buio.
Con “Bad Visions”, Danilo Arona ci porta alle radici del suo universo immaginifico.
E il cerchio inevitabilmente si chiude.
Tutto è nato da qui.
Ora non ci resta che attendere dove l’autore vorrà portarci (2012?)

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