Per far conoscere a tutti, anche a quelli di fuori, ma soprattutto ai nostri ragazzi, che sempre ci chiedono della maschera di Alesio, della sua origine e del suo significato, abbiamo sollecitato l'amico Orazio Ferrara, che da anni scrive della nostra maschera e gustosi racconti di cui la stessa è protagonista spesso con un'altra fantastica figura popolare come quella del monaciello, di raccogliere in una pubblicazione quegli scritti. Ci ha accontentati, anzi per contorno ha aggiunto uno spaccato della Sarno del tempo che fu: i giochi di una volta, le contrade perdute, la vita semplice, insomma la Sarno dei “tiempe bell 'e na vota”, culla in cui nacque la Maschera di Alesio". (dalla Presentazione del Presidente dell'Associazione Carnevale Sarnese)
mercoledì 30 giugno 2010
LA MASCHERA SARNESE DI ALESIO NEL NUOVO LIBRO DELLO STORICO ORAZIO FERRARA
Per far conoscere a tutti, anche a quelli di fuori, ma soprattutto ai nostri ragazzi, che sempre ci chiedono della maschera di Alesio, della sua origine e del suo significato, abbiamo sollecitato l'amico Orazio Ferrara, che da anni scrive della nostra maschera e gustosi racconti di cui la stessa è protagonista spesso con un'altra fantastica figura popolare come quella del monaciello, di raccogliere in una pubblicazione quegli scritti. Ci ha accontentati, anzi per contorno ha aggiunto uno spaccato della Sarno del tempo che fu: i giochi di una volta, le contrade perdute, la vita semplice, insomma la Sarno dei “tiempe bell 'e na vota”, culla in cui nacque la Maschera di Alesio". (dalla Presentazione del Presidente dell'Associazione Carnevale Sarnese)
lunedì 28 giugno 2010
AN OLD INTERVIEW RELOADED: DANILO ARONA
[DA] Credo sia un autogoal far riferimento ai grandi scrittori americani di genere. Gli italiani che scrivono horror e thriller stanno, nel bene o nel male, su un altro pianeta. Hanno riferimenti antropologici diversissimi, un forte radicamento nel folclore territoriale, una cultura di fondo sovente “alta”, il segno molte volte politico… Gli americani vanno più al sodo, inseguono il mercato (per carità, non tutti…), utilizzano archetipi “sicuri” senza neppure osare a proporne di nuovi. Questo per riaffermare differenze e svuotare di senso gli slogan del marketing, se riferiti a un italiano, tipo “il nuovo Stephen King”. Io, per quel che posso, guardo dentro me stesso (dove sta a ribollire un magma senza dubbio più cinematografico che letterario). Io sono io, con una mia identità, che questa piaccia o meno. Sono uno che tenta di proporre qualcosa di nuovo, e il farlo tramite l’horror e il gotico moderno è un’operazione non esente da rischi. In ogni caso, per non sottrarmi alla domanda, tra Koontz e Straub, preferisco il secondo. E di sicuro un capolavoro assoluto come La casa dei fantasmi mi ha lasciato qualche utile segno. Così pure il rabbrividente Koko, una delle più acute riflessioni sul Vietnam in salsa horror.
[EV] Ho da poco finito di leggere il tuo nuovo romanzo "La Croce sulle labbra," pubblicato nella collana "Segretissimo Mondadori" curata da Alan D. Altieri. Ho immediatamente notato che rispetto al suo predecessore Finis Terrae, sembra avere un respiro più ampio. Sebbene ambientato per buona parte nella città di Milano (e non la tua famosa Bassavilla, alias Alessandria e dintorni…) la descrivi in un modo che potrebbe essere qualsiasi metropoli mondiale. Come se di fronte a un orrore più grande qualsiasi identità e provincialismo si azzerassero…
[DA] La croce sulle labbra segue l’uscita di "Finis Terrae", è vero, ma queste sono le bizze dei tempi editoriali ai quali l’autore nulla può opporre. La croce sulle labbra è stato scritto (a quattro mani con Edo Rosati) nella seconda metà degli anni novanta. Sulla carta è “vecchio”, ma era – e persiste ad essere – talmente profetico che tutti lo hanno pensato prodotto nel 2007. In ogni caso le tue considerazioni sono più che plausibili e le sposo in pieno: la globalizzazione del terrore azzera il provincialismo e le identità. Ci sarebbe da chiedersi perché ho pensato di farlo negli anni novanta, tornando poi a “Bassavilla” nel Duemila… In realtà, penso, di essere attratto dalla possibilità di proporre un prodotto che possa anche avere un senso sul mercato internazionale. Che possa venire “esportato”. Ed è più facile condurre il gioco all’interno del set metropolitano, quale che sia.
[EV] Stessa cosa l’ho notata con la tua storica rubrica del mistero che hai portato avanti per anni su Carmilla on line (diretta da Valerio Evangelisti): Cronache di Bassavilla. Dopo averla terminata con successo ne hai aperta una nuova, “La Luce Oscura”, che ha una “vocazione” meno regionalistica e nazionale e più improntata ad un’indagine metafisica e universale. Sei d’accordo?
[DA] La Luce Oscura riflette il momento che sto attraversando. Avverto nella cronaca di ogni giorno un’avanzante “Apocalisse Subliminale” di cui tutti si rendono istintivamente conto, ma che pochi riescono a “guardare” in faccia, a decodificare. Di questo tento di parlare nella rubrica che Valerio Evangelisti mi concede da par suo di portare avanti. Ma non ti nascondo, anche perché mi sembra palese, che nella rubrica stessa ci sta un gioco fictional cui i lettori più in sintonia paiono partecipare volentieri.
[EV] Uno dei temi ricorrenti nei tuoi libri (vedi il nuovo Santanta, Perdisa Editore 2008, ma anche Finis Terrae, Melissa Parker, Palo Mayombe etc…) è un’apocalisse imminente che avverrà attraverso due dimensioni antitetiche ma nello stesso tempo concatenate. Una terrestre e materiale (pestilenze moderne, tsunami, terrorismo globale) e una ultraterrena e nascosta ai più (l’operato di alcune forze negative e demoniache sui nostri destini). E’ pura fiction oppure c’è qualcosa di vero?
[DA] In parte penso di averti già risposto prima. Ma, per completare il quadro, non escludo “laicamente” che sia qualcosa di vero. Ti faccio un esempio: sono sempre più numerosi i delitti commessi da persone in cui l’io si assenta al punto tale che, dopo l’atto omicida, non si riscontra memoria del medesimo. Per carità, so bene che dietro ci stanno gli avvocati difensori al lavoro per ottenere l’infermità mentale temporanea, ma sovente è anche vero: da Novi Ligure a Perugia, passando per Cogne, è come se i presunti protagonisti avessero vissuto un pieno black-out della coscienza spesso giustificato dalla cruenza terrificante degli episodi delittuosi. In ambito cattolico e militante il tutto ha una facile spiegazione: la possessione diabolica, il che può far sorridere gli agnostici o i non credenti. Ma un dato resta di fatto: in quei momenti le personalità sino a un istante prima “dominanti” vengono spodestate da un Altro da Sè in grado di elaborare e mettere in pratica una strategia ferina e primitiva che richiama alla mente un celebre assioma di Richard Dawkins (che non è un esorcista, ma un celeberrimo evoluzionista britannico), ovvero “nel DNA sono registrate le inconfutabili tracce degli antichi incontri con l’Altro”. Come se nel gene, unità che sopravvive passando attraverso migliaia di corpi individuali successivi, si conservasse un’antichissima traccia mostruosa per non dire “diabolica”. Una predisposizione genetica che si sta “attivando” a livello planetario per colpa di un’invasione “mentale”, inconscia dell’idea di Apocalisse. Che ci piaccia o meno, che facciamo o meno finta che sia “tutto normale”, i sistemi stanno collassando. Oggi tocca all’economia, presto o tardi al clima. E la percezione che ne abbiamo sui “corpi sottili” ci rende tutti quanti più aggressivi, arrabbiati: quelli tra noi con quel DNA di cui sopra capaci anche di uccidere per futili questioni di vicinato, Erba docet.
[EV] Progredirai su questo binario o avremo ancora delle sorprese per quanto riguarda le tue future pubblicazioni?
[DA] Non lo so. Io scrivo d’istinto. Non programmo mai nulla a tavolino. Due anni fa, se qualcuno mi avesse detto che avrei prodotto una novelette ambientata sulla costa californiana (Santanta), gli avrei chiesto con quale pianta allucinogena aveva fatto colazione… Ma oggi, anche per un provinciale come me, la globalizzazione dell’orrore è una sfida da affrontare. Come in parte accennato, il tentativo di sprovincializzare le mie tematiche e di estenderle un po’ ovunque, a macchia di leopardo. Vediamo se ce la faccio…
[EV] Visto che sei un accanito lettore e critico sia cinematografico che letterario potresti indicarmi alcuni titoli e film che ultimamente ti hanno impressionato ( sia in positivo che in negativo)?
[DA] Non vorrei stupirti, ma l’horror cinematografico negli ultimi tempi mi ha lasciato un po’ freddino. Non basta cambiare il vestito al Demone sotto la pelle e farne un REC… Alla fine è sempre Il demone sotto la pelle (il contagio, il condominio…) rifatto secondo le tecniche ballonzolanti dello youtube/movie, anticipate un po’ di lustri fa da Il cameraman e l’assassino. Per carità, è divertente, chi lo nega. Ma vive di rendita. E’ più facile trovare momenti di vero orrore nel cinema mainstream, in cui l’horror si mostra per quel che è in effetti al cinema, ovvero una corrente estetica “trasversale”: da Gomorra a Racconti da Stoccolma, passando per Sotto le bombe, La zona o l’ultimo Shyamalan, E venne il giorno (che ha un incipit grandioso, una sorta di allucinazione mediata dalle immagini dell’11 settembre). Diverso è il caso per i libri: ma non voglio far torto a nessuno e mi limito solo a consigliare spassionatamente l’ultimo di Gianfranco Manfredi, Ho freddo, appena uscito per Gargoyle. Una svolta nella letteratura vampirica. Una svolta italiana.
[EV] Invece il libro altrui che avresti voluto scrivere?
[DA] Vorrei avere avuto la forza, o magari scoprirmene capace in futuro, di scrivere racconti geniali e spaventosi come quelli di Daphne du Maurier, cose come Don’t Look Now e Gli uccelli. Straordinari apologhi sulla paura e sulla percezione alterata del reale, scritti in tempi non sospetti, da cui il cinema ha attinto in modo egregio con A Venezia un dicembre rosso shocking e l’immortale capolavoro di sir Alfred. Film mitici, sia ben chiaro, ma attenzione… i racconti che ne hanno fornito lo spunto sono, su un altro piano di fruizione, assolutamente straordinari, fuori dall’ordinario, la dimostrazione che l’intelligenza – femminile – applicata agli stilemi della paura è qualcosa di sublime.
[EV] Parliamo di scrittura. Secondo Tiziano Sclavi (autore del fumetto bonelliano, Dylan Dog) “il segreto della buona sceneggiatura è leggere diecimila libri. Vedere diecimila film. Ascoltare diecimila musiche. Visitare diecimila mostre d’arte. Giocare a diecimila videogiochi. Poi si può cominciare a fare qualche tentativo.” Per te è stato lo stesso? Un giovane autore ha degli obblighi precisi?
[DA] Concordo al mille per cento su quanto dice Sclavi. Solo che io ho visto ventimila film. Ed evito i videogiochi. Però, dentro la narrativa, ti entra di tutto: nel mio caso, anche tanta cronaca. La cronaca talvolta inspiegabile ed enigmatica alla quale oppongo una spiegazione “fantastica”. Non so, giuro, quali possano essere gli obblighi di un giovane autore. Per quel che so, ogni caso è diverso. Il mio lo è. Soprattutto quando mi sintonizzo con i fattacci che ci porta ogni giorno la TV e ci scrivo a ridosso. Black Magic Woman è stato scritto in tempo reale con la cronaca quotidiana che ci entrava dentro… Una sfida un po’ incosciente. Ma in molti l’hanno amata.
[EV] Una curiosità: molti tuoi personaggi sembrano vivere l’ora del risveglio come un vero e proprio trauma esistenziale. Senza contare il fatto che sembrando quasi dei caffè – addicted. E’ una cosa creata a tavolino oppure è qualcosa di autobiografico?
[DA] Totalmente autobiografico. Non esiste qualcosa di così disastroso per me quanto il risveglio mattutino, sottolineato da un’implacabile sveglia che trilla alle sette (sempre, tutti i giorni tranne la domenica). Perché, accidenti, lavoro e non faccio lo scrittore di professione. Perché vado a dormire sempre tardissimo. La conseguenza è una vita del tutto schizzata, divisa in due o più dimensioni di riferimento, dove riesco non so come a farci stare tutto, dalla contabilità della mia piccola azienda al vento assassino dei Mohave. Dal vedere, se ci riesco, un film al giorno a tutto il resto che rende la vita sopportabile.
[EV] Altra curiosità da lettore: gli autogrill. Un tema ricorrente in quanto crocevia di destini e di percorsi umani spesso al limite. Oasi ambigue e notturne dove può succedere qualsiasi cosa. Non ci crederai ma giorni fa mi sono fermato in autogrill alle tre di notte e immediatamente ho provato un senso di inquietudine misto a euforia. Mi son detto: Arona ci ha centrato in pieno…
[DA] Alle spalle ho un lungo passato di musicista on the road. Di autogrill alle tre di notte ne so qualcosa… Poi, negli anni settanta, mi è capitato di avere una storia con una tipa che poneva come condizione a quel che puoi immaginare il fatto di incontrarci di notte in autostrada, di solito sulla A 26. Appunto, a un autogrill… Una volta uno, la tal volta un altro. Lei arrivava all’ora prefissata (le due, le tre o le quattro) vestita come Satanik in crociera ai Caraibi e non ti dico dalle bocche dei camionisti quel che usciva quando la vedevano entrare… La tipa sosteneva che si eccitava così. Mangiava e beveva come un alpino veneto alla Festa dell’Ombreta e poi voleva andare a vedere l’alba in riviera. Ho ceduto dopo un po’ per esaurimento nervoso e per sballo della curva glicemica. Ma non è che una delle tante storie che possono realmente accadere in quei luoghi ai confini della realtà che sono gli autogrill di notte. Se poi dobbiamo citare un americano che ci ha ricamato un grandissimo racconto, non c’è possibilità di errore: Robert McCammon con Nightcrawlers… Ecco, quello è un modello che mi viaggia sempre per la testa.
[EV] Ultima curiosità: notizie di “Melissa”? Il fiume di notizie ed eventi misteriosi si è arrestato oppure “il mito del fantasma dell’autostrada” continua?
[DA] Continua alla grande nel 2009 grazie a Mondadori. Con un’antologia stuzzicantissima da me curata con una ventina di scrittori miei amici (mica bubbole… Altieri, Di Marino, Cacciatore, Novelli & Zarini, Rosati, Defilippi, Nerozzi e altri ancora, più due donne straordinarie come Claudia Salvatori e Barbara Baraldi, ognuno alle prese con la propria personale versione del “fantasma della strada”) e un nuovo romanzo che s’intitola Blue Siren (che però, mi sa, dovrà slittare al 2010, per “affollamento”). Vediamo, non sono io a decidere le date di uscita.
[EV] Mi ricollego a un discorso che amo molto, quello della Musica. Nei tuoi libri ricorre spesso la figura del chitarrista geniale ma dal destino avverso e pericoloso. E’ una figura che mi affascina parecchio. Come ti è venuta in mente? Per non parlare di Finis Terrae dove addirittura c’è una colonna sonora occulta tra le pagine del libro? Musica e Letteratura, un binomio perfetto?
[DA] Non mi è venuta in mente. Nel senso che, per una certa parte, Casone sono proprio io. Di musica e letteratura scrivo da quando ho iniziato a scrivere. Rock, Il vento urla Mary, Palo Mayombe e anche il recente Caso di Bobby Fuller sono prodotti della mia “metà oscura” di musicista. E’ un mondo che frequento ancora, quello musicale. Solo che è sempre più dura, accidenti…
[EV] Elencami una serie di dischi che hanno ispirato le tue opere letterarie e il cd che non potresti mai togliere dal lettore?
[DA] Tutta l’opera di Jimi Hendrix, senza distinzione fra i titoli, è una continua fonte d’ispirazione. Jimi non era solo il grande funambolo della chitarra elettrica che sappiamo, ma anche un poeta di rara potenza evocativa. A lui, ancora una volta, è dedicata la nuova regeneration de Il vento urla Mary, che sta per uscire nella collana La congrega di mezzanotte, curata dall’amico Walter Diociaiuti per i tipi di Phasar. Nuovo titolo “rigenerato”: Ancora il vento piange Mary. Ho un’anima underground alla quale non intendo rinunciare…
[EV] Ultima domanda. Si dice che i poeti e gli scrittori (ma anche i musicisti) siano esploratori di “altri” mondi che suscitano fascino e terrore allo stesso tempo. Danilo Arona ha trovato il suo mondo o lo sta ancora cercando?
[DA] Non lo so. A quei mondi cui alludi forse mi collego, scrivendo. Ma per forza di cose questa resta solo un’ipotesi. Né sono certo di “cercarli”. A dire il vero, nella realtà – nella fisicità della medesima – ci sto alla grande, nonostante un certo disgusto che mi suscitano certi eventi e certi personaggi. Che dirti? Secondo me bisognerebbe rovesciare la domanda: quel mondo che mi sta dando la caccia ce la farà a scovarmi? Così mi pare più interessante. E la lascio per forza di cose senza risposta.
[EV] Danilo. Grazie di cuore per la chiacchierata. Lasciamoci, delineando i tuoi progetti futuri…
[DA] Uno solo, cui sto dando proprio in questi giorni le pennellate finali. Un romanzo molto lungo, intimo, di quattrocento pagine che esce a maggio del 2009. Un lavoro in cui, forse, ci stanno tutte le risposte alle domande lasciate in sospeso nei precedenti miei titoli. Ma ne parleremo a tempo debito. Sarai tra i primi a saperne di più (Nda. Danilo fa riferimento a L'Estate di Montebuio, romanzo/capolavoro del 2009, pubblicato da Gargoyle Books e recensito entusiasticamente dal sottoscritto).
sabato 26 giugno 2010
WOJCIECH SIUDMAK: UN'ARTISTA "HOWARDIANO"!
MUSICA IN SOTTOFONDO:
Daemonium (Fra) - Dark Opera Of The Ancient War Spirit - Adipocere
1994.
lunedì 14 giugno 2010
DUNWICH A MOSHPIT
Doctor Jankyll & Mister Eddie avranno l'onore e il piacere di presentare ai microfoni di RADIO BASE, Claudio Nigris, storico polistrumentista della prog rock band DUNWICH.
Per maggiori info:
http://www.dunwich.it/
Inoltre avremo insieme nella stessa puntata due rubriche: DOOM ZONE e EXTREME ZONE.
Come sempre puntata da non perdere per gli amanti della musica Underground e non solo.
Vi aspettiamo al solito orario ( 21:00) sempre su Radio Base:
www.radiobase.fm
venerdì 11 giugno 2010
IL GRIMORIO DI BAKER STREET, DAL 10 GIUGNO IN LIBRERIA
IL GRIMORIO DI BAKER STREET
Le avventure soprannaturali di Sherlock Holmes
di Barbara Hambly, Kim Newman e altri
Traduzione di Susanna Raule
Introduzione di Enzo Verrengia
(Qui per leggerla: http://www.gargoylebooks.it/site/content/sherlock-holmes-torino)
La famosa "cassetta di latta tutta ammaccata" del Dr John H. Watson torna ad aprirsi ancora una volta per svelarci undici racconti nuovi di zecca, tutti incentrati su storie misteriose di orrore e dark fantasy.
Sherlock Holmes, maestro della logica deduttiva, è chiamato a confrontarsi con l'irrazionale, l'inatteso e il fantastico, all'interno dei magici mondi de Il Grimorio di Baker Street.
Come se la caverà Holmes con "le cose che si nascondono nella notte"? Beh, dovrete leggere le storie per scoprirlo, ma permetteteci di lasciarvi con questo pensiero. Quale detective migliore, per scavare nell'imprevedibile e spaventoso mondo del soprannaturale, di colui il cui motto è sempre stato: «Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità»?
Da Il Grimorio di Baker Street:
Non è mia abitudine nascondere la verità ai miei amici. Sherlock Holmes riesce a contemplare senza paura orrori che mi ghiacciano il sangue. Omicidio e violenza, le urla degli innocenti e le azioni dei malvagi, tutto ciò che circonda Holmes gli è naturale e ci sguazza come un pesce nell'acqua. Eppure, per quanto sia indubbiamente un uomo coraggioso, a Holmes non mancano dei demoni personali. Vive una vita costruita su piccole ma incrollabili certezze, su ciò che è possibile e ciò che non lo è. [.] A modo suo, Holmes era sempre stato un cacciatore di terribili mostri. Un uomo che rivelava segreti. Se avesse avuto la scelta, sarebbe rimasto qui, a risolvere crimini a Londra, o si sarebbe avventurato oltre, a esplorare quel mondo dal sole rosso? Mi trovo a cercare la risposta, ma questa mi sfugge ancora, eclissata da un'altra domanda più difficile. Se Holmes lasciasse questo mondo, io lo seguirei?
Dalla prefazione "Potrebbero mettercisi anche i fantasmi" di David Stuart Davis:
La prospettiva di uno Sherlock Holmes che fronteggia e combatte le forze oscure attrae perché lui non ci crede. Il soprannaturale rimane per lui una favola. I fantasmi non lo riguardano, perché nella sua mente non c'è posto per nulla del genere. [.]Credo che la sua accettazione graduale e riluttante del soprannaturale e il suo comprendere che certi parametri razionali vi si possano comunque applicare sia uno degli aspetti interessanti in quest'esercizio di prosa sherlockiana. Il fatto che Holmes si avvicini a ogni problema che potrebbe avere connotazioni soprannaturali in modo scettico e dubbioso aggiunge interesse e tensione alla narrazione.
Hanno detto:
Una stupenda novità da aggiungere alla biblioteca di ogni fan di Sherlock Holmes o del soprannaturale. Storie gagliarde, grande varietà di temi, brividi genuini: ecco ciò che vi aspetta. Spegnete la luce, tiratevi su la coperta e lasciatevi trasportare in questo viaggio fantastico, con il miglior detective privato del mondo come guida.
Robert J. Sawyer - vincitore del premio Hugo Award
Questo volume contiene undici delle storie più ingegnose, ispirate e ricche d'immaginazione mai scritte.
Roba da leccarsi i baffi!
Roger Johnson - The Sherlock Holmes Journal
Dati tecnici del volume:
Pagg.: 340, brossura
ISBN: 978-88-89541-45-6
Prezzo: 14,50 euro
martedì 8 giugno 2010
IRON MAIDEN: BRANO IN ANTEPRIMA DAL NUOVO ALBUM
Devo dire che pur apprezzando una certa cattiveria nel suono, il pezzo risulta alla lunga poco grintoso e alquanto monotono. Speriamo che l'album sia meglio di questo antipasto.
I Maiden suoneranno presto in Italia!
Ecco la data:
IRON MAIDEN+ special guest
17.08 CODROIPO (UD) Villa Manin
lunedì 7 giugno 2010
INVASIONE DI UFO NEL NAPOLETANO: FOTO E TESTIMONIANZE INEDITE!
Non potevano mancare le testimonianze dirette anche su IL MONDO DI EDU. Mario Mancino, cittadino originario del mio paese ( Sarno ) ma che attualmente vive con la sua famiglia a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli, mi ha inviato personalmente ( via mail) un paio di foto ( totalmente inedite e in esclusiva per il blog) scattate con la sua macchina fotografica e la sua personale esperienza. Ecco il racconto:
Erano le 00.15 di sabato notte (NB. 05/06/2010) - scrive Mario Mancino -. Mia moglie era uscita fuori al balcone a stendere i panni, e all'improvviso mi chiama tutta impaurita dicendomi di andare subito fuori e vedere quelle luci in cielo. Alzo gli occhi e vedo tante sfere colorate in lontananza raggruppate tra loro, che in un primo momento erano fisse. Mentre sono corso in casa a prendere la macchina fotografica e sono riuscito all'improvviso queste luci sparivano man mano come se si seguissero tra loro. Non so da quanto tempo erano lì ma dal momento che le ho viste sono sparite nel giro di pochi minuti, e sono riuscito a fare poche foto. Questa cosa mi ha sconvolto un po'. Non so se fosse paura, curiosità, stupore però e' stato uno spettacolo bellissimo. Pensi che queste cose non possano mai capitare a te, pensi di poterle vedere solo in tv, e invece... sono ancora oggi sono incredulo a quello che ho visto.
La testimonianza del mio ex concittadino non è l'unica che documenteremo. Nuove prove sono in arrivo sul blog nei prossimi giorni. Restate sintonizzati!
- Foto e testimonianze sono in esclusiva per IL MONDO DI EDU. Tutti i diritti sono riservati -
giovedì 3 giugno 2010
A CHE PUNTO ERAVAMO RIMASTI CON CLAUDIO VERGNANI?
Di sicuro a "Il 18° Vampiro", recensito entusiasticamente su queste pagine.
Ma Claudio Vergnani ha già preparato il sequel del suo romanzo di successo.
Titolo dell'opera: "Il 36° Giusto".
In uscita ad Agosto per Gargoyle Books.
Inutile fare domande sulla trama e i personaggi ( per quello c'è la lettura del testo e non voglio togliere lo sfizio ai tanti appassionati).
Molto più interessante fare il punto della situazione sul Vergnani autore/lettore/uomo.
Enjoy it!!!
Mi ricollego subito a quello che scrissi sul blog nella recensione a “Il 18 ° vampiro”. L’apocalisse vampirica delineata nel primo romanzo sarà il tuo “noto” espediente” letterario per sondare le inquietudini sociali attuali?
Ne Il 36° Giusto – che è il seguito de Il 18° Vampiro (al quale ovviamente il titolo strizza l’occhio) - ho cercato di andare oltre. Non volevo che il sequel fosse un clone del romanzo originale. Ovvio che il mio stile (nel bene e nel male) rimane sempre quello di utilizzare uno sfondo horror per riflettere – non solo ma anche – sulla società in cui viviamo e sugli effetti che questa società ha sulle persone comuni (come sono i protagonisti del libro). Ovvio che si tratta di letteratura d’evasione, per cui ogni riflessione è comunque profondamente radicata in un contesto d’azione (e mi si dice che alcuni brani siano addirittura agghiaccianti, cosa che non mi dispiace).
Un altro aspetto che rimane – chi ha letto Il 18° vampiro confermerà – è quello dell’ironia con cui i personaggi – quale più quale meno – affrontano lo stato di necessità (amara necessità) che si pone loro. Tanta paura, tanto orrore (non solo soprannaturale) , tanta stanchezza, tanta voglia di mollare, ma anche tanta ironia. Che serve ad andare avanti.
Guardandoti indietro cambieresti qualcosa de "Il 18° vampiro"?
Qualunque romanzo può essere cambiato in meglio, rimaneggiato, limato, rivisto alla luce dei tanti pareri. Ma Il 18° vampiro è quello lì, anche con i suoi difetti che alcuni lettori hanno amato. E poiché rispetto (e ringrazio) qualunque lettore, credo che sarebbe inutile e forse anche controproducente cambiarlo. Sta andando bene per la sua strada così com’è. Il 18° vampiro – pur con i suoi limiti – è un romanzo fresco, e chi lo ha letto ha colto quest’aspetto importante. La sua freschezza deriva anche da alcuni aspetti disomogenei o criticabili. E’ quello nel bene e nel male, insomma. Né saprei immaginarlo diversamente. Semmai ho tratto alcuni insegnamenti utili per Il 36° Giusto, questo sì.
Desidero farti una domanda personale: il tuo primo romanzo ha avuto un enorme feedback. Tra pochi mesi pubblicherai il seguito. Ma nel frattempo cos’è cambiato nel Claudio Vergnani autore? La freschezza e la passione del tuo esordio letterario è ancora presente oppure è sopraggiunta una sorta di inevitabile disincanto?
Sono sempre lo stesso. Come dicevo sopra, ho semmai cercato di fare tesoro dei tanti ritorni, sia positivi che non. Il piacere di scrivere è però immutato. Molti lettori mi hanno ringraziato per aver scritto qualcosa di finalmente originale e piacevole. Li ringrazio. Era quello che avevo cercato di fare. Sono molto fortunato.
Sincero: che cosa ti aspetti da "Il 36° Giusto"? I tuoi desideri e obiettivi penso che non siano più quelli di qualche anno fa….
Essere chiamati ad una conferma può non essere facile. Chi ha amato Il 18° vampiro si è fatto un’idea tutta sua ma anche molto precisa dei personaggi ed è inevitabile che potrà non essere sempre d’accordo su come si muoveranno nel sequel. Forse si aspetterà una certa evoluzione e potrà sentirsi deluso se non troverà ciò che si attendeva. Sarà inevitabilmente più critico. E’ naturale che sia così. Come si dice, solo chi amiamo può farci davvero del male …
Ma io sono soddisfatto e fiducioso di quanto ho scritto. E poi, come dicevo, mi sono divertito sia a scriverlo che a rileggerlo. E’ di buon auspicio. Per cui, per rispondere alla tua domanda, mi aspetto che chi leggerà Il 36° Giusto sia non solo soddisfatto e piacevolmente stupito, ma abbia anche l’impressione di trovarsi in compagnia di vecchi amici. Mi attendo anche critiche, va da sé, ma non indifferenza.
I vampiri saranno sempre nel Dna del Claudio Vergnani autore o in futuro potremo aspettarci delle novità? Che cosa ti piacerebbe scrivere in alternativa?
Ho delle idee, e non tutte riguardano solo i vampiri. L’horror e il noir mi piacciono. Vedremo.
Hai letto qualche buon romanzo di recente? Consigli?
Sono un lettore vorace, ma ti confesso che è un periodo di stanca …
Avevo sentito dire mirabilia di "Un luogo incerto" della Vargas ma è stata invece una grande delusione. Ho divorato anche la trilogia “massonica” del giornalista d’inchiesta Eric Giacometti e del maestro massone Jacques Ravenne, ma anche qui qualcosa mancava sempre. La trama, essenzialmente. E anche oltreoceano dei geni non ne vedo.
Mi consolo tornando al buon vecchio Borges e alle poesie di Montale, ma anche a Barbara Baraldi con il suo Lullaby che ho esaurito in una notte, al sempre valido Francesco Gallone, agli “action” di Stefano di Marino, e (ultimo ma non ultimo) alla verve degli ebook del nostrano Alex “McNab” Girola, che pare un uomo del rinascimento trapiantato in un James Bond, tale è il modo (e l’energia) con cui spazia tra mille attività. In quanto all’horror … be’, per quello rimando ovviamente a Gargoyle.
Perché Il 18° Vampiro non è ancora diventato un film? I presupposti ci sono tutti. Cosa manca?
Un regista che legga il libro e che se ne appassioni.