Ritrovare H.P.Lovecraft in fumetteria è operazione degna di riguardo anche se non più rara come in passato. Basti pensare alla recente riproduzione “a strisce” del classico “Alle Montagne della Follia, scritto e disegnato da Ian N. J. Culbard, che speriamo abbia una degna pubblicazione anche in Italia.
Intanto accontentiamoci dell’ottimo lavoro – anche in questo caso come scrittore e disegnatore - svolto da Marco Torricelli (Topolino, Zagor, Gordon Link, Dampyr etc.), insieme con gli autori emergenti Roberto Revello e Salvatore Leonardi, per questo “Fantastic Tales”, edito da E:F Edizioni.
Già il titolo di per sé – e Torricelli ce lo confermerà nell’intervista allegata – è un chiaro tributo alla rivista “Weird Tales”, ricettacolo di ogni orrore soprannaturale agli inizi del secolo scorso e palestra artistica privilegiata non solo per il “Solitario di Providence” ma anche per autentici maestri del perturbante e del fantastico come Clark Anton Smith, Seabury Quinn e R.E. Howard.
Non basta questo per creare un interessante precedente. In “Fantastic Tales” confluiscono chiare ispirazioni lovecraftiane, riscontrabili apertamente in tre storie e una serie di rimandi ad autori come E. A Poe e Arthur Conan Doyle in altre due storie: in tutto cinque racconti a fumetti.
Una sorta di antologia a fumetti del brivido. Che cosa si può voler di più dalla vita?
Tra i “lovecraftiani” sicuramente è da menzionare “L’essere della caverna”, ispirato all’omonimo racconto giovanile del 1905. Un’efficace mistura di trovate gotiche (perdersi in un luogo oscuro e accorgersi di non essere solo, è da sempre un topos comune dell’horror letterario) e disegni di un realismo asfissiante. Per il sottoscritto il migliore dell’opera. Citiamo anche “Sarnath”, omaggio viscerale e fantasioso all’onirica “The Doom that came to Sarnath”(1920), ma con alcuni rimandi anche all’opera di R.E. Howard.
Tra le storie non inquadrabili nel tributo al’autore di Providence, quella di maggior talento espressivo è di sicuro “La Casa nella pioggia”, altro pastiche gotico/spettrale che attinge a piene mani dalla poetica visionaria di Poe ma anche da tutto l’immaginario delle Ghost Stories d’Albione. “Fantastic Tales” è uno di quei libri da leggere davanti al fuoco di un caminetto attorniato da ombre informi e raggelanti silenzi: effetto assicurato!
Non potevo esimermi dall’approfondire il discorso con l’ideatore dell’opera. Propongo, quindi, con molta soddisfazione un’intervista in esclusiva con Marco Torricelli, fumettista dalla lunga carriera artistica, approdato finalmente in Bonelli con Dampyr e non solo.
Il titolo “Fantastic Tales” e le storie al suo interno, eterogenee per ispirazione letteraria e stile di sceneggiatura, potrebbero essere una sorta di tributo fumettistico a Weird Tales, nota rivista americana sul fantastico e il perturbante. Bisogna fermarsi solo a Lovecraft per comprendere la vostra opera?
R: Quali ammirati e divertiti lettori dei racconti di H. P. Lovecraft e di R. E. Howard in particolare, e di altri scrittori come W. H. Hodgson, quindi del fantastico in genere, e per la libertà creativa che esso lascia graficamente e narrativamente, abbiamo pensato, sognando, a quel periodo breve e incantato della rivista “Weird Tales”. Era come sentirci parte di quel gruppo di demiurghi che, in un momento difficile della crisi economica vissuta dagli americani, cercava nell’avventura e nei mondi dell’Altrove una collocazione di riscatto. La nostra non è comunque un’evasione dalla realtà, ma piuttosto un riferimento a un genere che troviamo stimolante per lo sviluppo dei simboli in esso contenuti.
Nella costruzione del fumetto lei e gli altri autori avete preso in considerazione racconti meno prevedibili e quantomeno sconosciuti ai più come ad es. la novella giovanile intitolata “Memory” o la short story “The Doom that come to Sarnath”. Ci spiega questa scelta…
R: Sì. Il punto era proprio quello di cercare qualcosa di meno conosciuto ma anche di partire da storie iniziali di Lovecraft, dove la sua arte era ancora in via di sviluppo, ma contenente già i principi che avrebbe in seguito sviluppato. Nel caso di “Sarnath” ho aggiunto tuttavia alcuni degli elementi futuri rilevati da altri suoi racconti, spiegando gli sviluppi alieni sulla Terra da lui immaginati e inventando una discendenza degli Shoggoth.
Nella splendida storia (sia per disegni che per sceneggiatura) intitolata “La Bestia nella caverna, sublimate le influenze “lovecraftiane” attraverso uno stile onirico, dai dialoghi tesi ed ansiogeni. Ci spiega l’evoluzione di questa opera?
R: Pensare a una serie di scene ambientate in una caverna buia, era una prova interessante. In questo racconto, in cui sono evidenti la discesa nell’inconscio e la visione che HPL aveva dell’essere umano e della vita, abbiamo tentato di rilevare una sorta di pietà. Ovvero cercare una nuova interpretazione, oltre quella narrata. Come se la condizione umana non avesse per fine ultimo la solitudine, l’oblio e la morte. La disperazione di Randolph Carter, il protagonista, per l’atto inconsapevolmente compiuto è maggiore dello stupore. Basati su queste idee, il problema stava nel riuscire a interpretare i sentimenti e la situazione di Randolph, come fossero nostri, immaginando il fisico della creatura descritto nel racconto, per il quale Revello aveva realizzato diversi studi. Tutti belli. Si è scelta però l’immagine che avrebbe potuto generare nel lettore lo stesso sentimento avvertito da Carter. Leonardi ha mantenuto un ottimo equilibrio nei neri, lavorando molto sugli sfondi.
Una curiosità: le due rimanenti storie, “Il tesoro dei morti” e “La cosa nella pioggia”, sembrano “apparentemente” non avere nulla in comune con i temi “lovecraftiani” del fumetto. Quali sono i racconti o gli autori che vi hanno influenzato? Per il secondo titolo citato è lecito parlare di E. A. Poe?
R: “La cosa nella pioggia” e “Il tesoro dei morti”, di ambientazione fine Ottocento primi Novecento, e metaforici entrambi, potrebbero richiamare la narrativa di Poe. Ma si differenziano per i motivi con i quali le due storie prendono forma, ovvero i concetti e i sentimenti, che sono reali e non inconsci: il medico contro la malattia nel primo, e la concupiscenza, la bramosia e altro del secondo. Quasi parabole, semplici e simboliche.
Visto che sono due autori emergenti ci può introdurre gli altri disegnatori dell’opera, Roberto Revello e Salvatore Leonardi? Com’è nata la vostra collaborazione?
R: Li conosco da molti anni. Sono due carissimi amici e come me hanno la passione per il disegno e il fumetto. Revello ha vari anni di esperienza come disegnatore nello Staff di If – dove ci siamo incontrati - di Gianni Bono, realizzando numerosissime tavole a matita dei serial a lui affidati. Lavora nel Museo di Storia Naturale della Villa Pallavicini di Genova, dove alcune sue tavole illustrano vari momenti della preistoria. Con lui ho prodotto “Il figlio di Lilith”, un albo di “Gordon Link” edito dalla Dardo.
Leonardi ha invece lavorato come animatore di cartoon per i videogiochi, fra i quali “Dylan Dog” e “Nick Carter” per la Rizzoli. La collaborazione a “Fantastic Tales” ci ha portato ora a realizzare, con le sue chine, il prossimo albo di Zagor che sarà pubblicato sull’”Almanacco dell’avventura”.
Abitando a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, è facile incontrarsi. Con Salvatore e Roberto si parlava molte volte di fumetti, ma prima eravamo tutti presi ognuno dal proprio lavoro. L’incontro artistico e la decisione di fare qualcosa insieme sono nati quando il tempo era propizio e, forse, anche perché le loro rispettive figlie erano ormai cresciute e la famiglia avviata. Ma non solo. Abbiamo sempre immaginato di realizzare un albo, o più, insieme, perché ci faceva piacere farlo. Era dunque giunto il momento.
Infine una domanda diretta per lei: Marco Torricelli, dopo una lunga serie di opere e collaborazioni eterogenee è approdato finalmente alla Sergio Bonelli Editore. “Fantastic Tales” come si colloca nella sua lunga carriera? E soprattutto avrà un seguito?
R: Ritengo la mia carriera ricca di opportunità varie, a parte delle quali mi sono dedicato anche per necessità. SBE è sempre stato il mio editore principale, dall’età di vent’anni in poi. Non è la prima volta che scrivo racconti e sceneggiature, ma è la prima che le vedo disegnate e pubblicate. Infatti ho in cantiere altre storie che attendono. Quindi mancava il ruolo di sceneggiatore. Dato il desiderio comune di procedere, stiamo lavorando a un nuovo progetto più ampio che sarà sviluppato per un editore italiano. E con due amici come Roberto e Salvatore vedo uno splendido cammino, al quale si sono aggiunti da poco Roberto Ravera, sceneggiatore e Giorgio Podestà, disegnatore. Tutto questo avviene in un momento interessante della mia carriera, in cui, dopo un passato di solitudine artistica, ho pure iniziato la collaborazione con Marvel Comics.
Il titolo “Fantastic Tales” e le storie al suo interno, eterogenee per ispirazione letteraria e stile di sceneggiatura, potrebbero essere una sorta di tributo fumettistico a Weird Tales, nota rivista americana sul fantastico e il perturbante. Bisogna fermarsi solo a Lovecraft per comprendere la vostra opera?
R: Quali ammirati e divertiti lettori dei racconti di H. P. Lovecraft e di R. E. Howard in particolare, e di altri scrittori come W. H. Hodgson, quindi del fantastico in genere, e per la libertà creativa che esso lascia graficamente e narrativamente, abbiamo pensato, sognando, a quel periodo breve e incantato della rivista “Weird Tales”. Era come sentirci parte di quel gruppo di demiurghi che, in un momento difficile della crisi economica vissuta dagli americani, cercava nell’avventura e nei mondi dell’Altrove una collocazione di riscatto. La nostra non è comunque un’evasione dalla realtà, ma piuttosto un riferimento a un genere che troviamo stimolante per lo sviluppo dei simboli in esso contenuti.
Nella costruzione del fumetto lei e gli altri autori avete preso in considerazione racconti meno prevedibili e quantomeno sconosciuti ai più come ad es. la novella giovanile intitolata “Memory” o la short story “The Doom that come to Sarnath”. Ci spiega questa scelta…
R: Sì. Il punto era proprio quello di cercare qualcosa di meno conosciuto ma anche di partire da storie iniziali di Lovecraft, dove la sua arte era ancora in via di sviluppo, ma contenente già i principi che avrebbe in seguito sviluppato. Nel caso di “Sarnath” ho aggiunto tuttavia alcuni degli elementi futuri rilevati da altri suoi racconti, spiegando gli sviluppi alieni sulla Terra da lui immaginati e inventando una discendenza degli Shoggoth.
Nella splendida storia (sia per disegni che per sceneggiatura) intitolata “La Bestia nella caverna, sublimate le influenze “lovecraftiane” attraverso uno stile onirico, dai dialoghi tesi ed ansiogeni. Ci spiega l’evoluzione di questa opera?
R: Pensare a una serie di scene ambientate in una caverna buia, era una prova interessante. In questo racconto, in cui sono evidenti la discesa nell’inconscio e la visione che HPL aveva dell’essere umano e della vita, abbiamo tentato di rilevare una sorta di pietà. Ovvero cercare una nuova interpretazione, oltre quella narrata. Come se la condizione umana non avesse per fine ultimo la solitudine, l’oblio e la morte. La disperazione di Randolph Carter, il protagonista, per l’atto inconsapevolmente compiuto è maggiore dello stupore. Basati su queste idee, il problema stava nel riuscire a interpretare i sentimenti e la situazione di Randolph, come fossero nostri, immaginando il fisico della creatura descritto nel racconto, per il quale Revello aveva realizzato diversi studi. Tutti belli. Si è scelta però l’immagine che avrebbe potuto generare nel lettore lo stesso sentimento avvertito da Carter. Leonardi ha mantenuto un ottimo equilibrio nei neri, lavorando molto sugli sfondi.
Una curiosità: le due rimanenti storie, “Il tesoro dei morti” e “La cosa nella pioggia”, sembrano “apparentemente” non avere nulla in comune con i temi “lovecraftiani” del fumetto. Quali sono i racconti o gli autori che vi hanno influenzato? Per il secondo titolo citato è lecito parlare di E. A. Poe?
R: “La cosa nella pioggia” e “Il tesoro dei morti”, di ambientazione fine Ottocento primi Novecento, e metaforici entrambi, potrebbero richiamare la narrativa di Poe. Ma si differenziano per i motivi con i quali le due storie prendono forma, ovvero i concetti e i sentimenti, che sono reali e non inconsci: il medico contro la malattia nel primo, e la concupiscenza, la bramosia e altro del secondo. Quasi parabole, semplici e simboliche.
Visto che sono due autori emergenti ci può introdurre gli altri disegnatori dell’opera, Roberto Revello e Salvatore Leonardi? Com’è nata la vostra collaborazione?
R: Li conosco da molti anni. Sono due carissimi amici e come me hanno la passione per il disegno e il fumetto. Revello ha vari anni di esperienza come disegnatore nello Staff di If – dove ci siamo incontrati - di Gianni Bono, realizzando numerosissime tavole a matita dei serial a lui affidati. Lavora nel Museo di Storia Naturale della Villa Pallavicini di Genova, dove alcune sue tavole illustrano vari momenti della preistoria. Con lui ho prodotto “Il figlio di Lilith”, un albo di “Gordon Link” edito dalla Dardo.
Leonardi ha invece lavorato come animatore di cartoon per i videogiochi, fra i quali “Dylan Dog” e “Nick Carter” per la Rizzoli. La collaborazione a “Fantastic Tales” ci ha portato ora a realizzare, con le sue chine, il prossimo albo di Zagor che sarà pubblicato sull’”Almanacco dell’avventura”.
Abitando a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, è facile incontrarsi. Con Salvatore e Roberto si parlava molte volte di fumetti, ma prima eravamo tutti presi ognuno dal proprio lavoro. L’incontro artistico e la decisione di fare qualcosa insieme sono nati quando il tempo era propizio e, forse, anche perché le loro rispettive figlie erano ormai cresciute e la famiglia avviata. Ma non solo. Abbiamo sempre immaginato di realizzare un albo, o più, insieme, perché ci faceva piacere farlo. Era dunque giunto il momento.
Infine una domanda diretta per lei: Marco Torricelli, dopo una lunga serie di opere e collaborazioni eterogenee è approdato finalmente alla Sergio Bonelli Editore. “Fantastic Tales” come si colloca nella sua lunga carriera? E soprattutto avrà un seguito?
R: Ritengo la mia carriera ricca di opportunità varie, a parte delle quali mi sono dedicato anche per necessità. SBE è sempre stato il mio editore principale, dall’età di vent’anni in poi. Non è la prima volta che scrivo racconti e sceneggiature, ma è la prima che le vedo disegnate e pubblicate. Infatti ho in cantiere altre storie che attendono. Quindi mancava il ruolo di sceneggiatore. Dato il desiderio comune di procedere, stiamo lavorando a un nuovo progetto più ampio che sarà sviluppato per un editore italiano. E con due amici come Roberto e Salvatore vedo uno splendido cammino, al quale si sono aggiunti da poco Roberto Ravera, sceneggiatore e Giorgio Podestà, disegnatore. Tutto questo avviene in un momento interessante della mia carriera, in cui, dopo un passato di solitudine artistica, ho pure iniziato la collaborazione con Marvel Comics.
3 commenti:
Bella intervista
e Grazie
Grazie a voi e buon lavoro.
Edu
molto molto interessante, cercherò di procurarmelo..
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