giovedì 28 agosto 2008

BARBARA BARALDI - LA BAMBOLA DI CRISTALLO


Mi sono avvicinato a questo libro con la curiosità, da lettore incallito, di scoprire una nuova autrice e questa mia scelta è stata premiata.
Barbara Baraldi mi ha convinto in pieno.
Ma andiamo con ordine.
Questo Giallo Mondadori ( anche se ha sfumature decisamente Horror, soprattutto nella seconda storia) consta di due romanzi brevi e di un racconto.

Il primo, che da anche il titolo al libro, è una storia fatta di violenza, di ossessioni, di prevaricazioni, di follia, di solitudine.
Raccontare la storia sarebbe un vero delitto.
Posso solo sbottonarmi dicendo che i personaggi sono ben delineati e dal forte impatto emotivo.
Il plot narrativo con tutti i suoi intrecci, rimandi e citazioni ( soprattutto queste ultime strappano più di un sorriso di approvazione) è coinvolgente e costruito con dovizia di particolari.
L’unico disappunto che ho avuto alla fine della lettura è che la cosiddetta “Bambola di cristallo” è un po’ messa in secondo piano rispetto al resto ma credo che l’autrice abbia già in testa una prosecuzione della storia quindi…dovremo attendere.
Il secondo romanzo breve ”Il giardino dei bambini perduti” è ( a mio avviso) il vero capolavoro del libro.
Bellissime e suggestive le ambientazioni nella campagna emiliana.
E per chi l’ha conosciuta ( io ho avuto questa "fortuna") posso dire che in Italia non esiste posto più gotico e oscuro dove ambientare un racconto.
L’autrice ha saputo costruire con mestiere quel silenzio innaturale dei boschi e dei terreni coltivati che sin dall’alba dei tempi ha creato negli uomini paure ancestrali e notti insonni.
Quindi angoscia e terrore a palate con una saggio uso delle parole e delle descrizioni.
La storia coinvolge sin dalle prime battute ed è aperta ad un finale a sorpresa ( agghiacciante).
Meglio di così.
Il racconto finale è un buon Noir di azione adatto ad una lettura fluida e veloce.
La Baraldi merita attenzione.
Bando alle esterofilie e alle americanate e diamole una chance.

mercoledì 27 agosto 2008

CIRCLE OF WITCHES, "HOLYMAN'S GIRLFRIENZ"

"Holyman’s girlfrienz", cd di debutto (autoprodotto) dei salernitani Circe of Witches, ha un tiro e una maturità notevole per essere il prodotto di una band all’esordio assoluto. Il rock grezzo e a tratti punkeggiante dell’opener One Fetish Love ( Quanti si ritroveranno nel testo osè di questa canzone?) immediatamente ci trasporta come un vortice al centro del Cerchio delle Streghe lasciandoci investire dalla furia del loro Sabba sonoro. Identico trattamento ci riserva Evil Riders dove influenze Thrash/ hc si mischiano al rock vecchio stampo lasciandoci storditi ma ebri.
Dopo un siparietto degno delle cassettine dei migliori Squallor ( e ne troverete tanti durante l’ascolto del cd) il rituale pagano continua con
Mala suerte ( particolare il testo, degno di una novella nera di Pirandello, che parla di un “Secciatore”, cioè di un uomo ritenuto dispensatore di sfortuna che sentendosi ingiustamente accusato dai suoi compaesani decide di vendicarsi con la loro stessa carta…) una sorta di tamurriata nera e malvagia. E’ il turno di un altro intermezzo dal vago sapore occulto ( ma sempre stravolto dalla vena goliardica dei nostri), scandito da un organo e una invocazione quantomeno funerea. Holyman’s girlfrienz ci riporta nuovamente sui binari del rock, dove Qeens of the stone age, Melvins, Orange Goblin e follia compositiva procedono insieme con la grazia metallica di un bulldozer.
The Oath ci ricorda che il Cerchio delle streghe non ha ancora finito di illuminare la notte con i suoi bagliori Sabbatici e le influenze 70’ ( Hendrix, Grand funk railroad, i Doors più duri e diretti) di In the end ( il cui testo potrebbe benissimo rivelarne i segreti più nascosti) ne è una prova ulteriore.
Snakes’old man è l’ennesima novella in musica dei Circle dove il rock sguaiato e maliziosetto dei nostri serve a raccontare la parabola dell’uomo dei serpenti.
Il cd si conclude con El Montanaro pezzo stoner e blueseggiante che sembra stato composto durante un allucinato viaggio nel vasto e torrido deserto americano. Ottima la prova strumentale di tutta la band.
Siete curiosi vero?
Allora non vi resta che entrare nel bosco durante una notte di luna piena e attendere che il Cerchio delle Streghe venga creato. Il Gran Cerimoniere Mario Bove ( sperando che non l’abbiano divorato prima… ehm… i topi ) e i suoi compari vi daranno un degno benvenuto… a modo loro ( e ascoltando il cd ve ne accorgerete).
Grandiosi.

mercoledì 20 agosto 2008

Una bella recensione del mio libro


Questa è un'ottima recensione del mio romanzo breve, Telepatia con i deceduti, ad opera della scrittrice e giornalista Gaetana Mazza, pubblicata sul periodico La Rete:

Alla letteratura gotica e al noir di nuova generazione si ispira il romanzo

breve “Telepatia con i deceduti”, scritto dal giovane autore sarnese Eduardo Vitolo ed edito dalla Ibiskos Ed. Risolo.
Del racconto gotico l’autore riproduce le atmosfere cupe, gli scenari inquietanti e tutti quegli elementi che suscitano paura, angoscia e terrore.
La vicenda narrata si svolge ai nostri tempi (non nella campagna inglese, ma in luoghi a noi vicini) e ha per protagonista Anna, una giovane donna, che scopre, in maniera traumatica, di avere poteri paranormali, con i quali è in grado di ritrovare persone tragicamente scomparse. Per le sue facoltà di sensitiva acquista una tale notorietà che presto è contesa da televisioni pubbliche e private, da giornali e viene addirittura ingaggiata dalla polizia di stato. Anna, però, proprio per il contatto costante con i morti, viene evitata da tutti. Travolta dalle trame misteriose del destino, da ragazza spensierata e serena, si trasforma in una creatura inquieta e tormentata. La telepatia coi deceduti la condanna, dunque, a un destino di esclusione, a un esilio, non voluto, dal mondo e dai sentimenti, dei quali però avverte, a tratti, la nostalgia. Esule suo malgrado, vive il tormentato tracciato della vita, compiendo un viaggio il cui punto di arrivo non può essere che l’autodistruzione e l’incontro con la morte. Tregua al suo mal di vivere diventano allora il sesso e la droga, che riesce a pagarsi con il suo ben remunerato lavoro di medium.
L’ultimo incarico la conduce, insieme a un reporter, a Villa del Carro, una sinistra costruzione da anni abbandonata, la cui vista le crea un’inquietudine più intensa del solito. Anna, conoscendo la storia di sangue avvenuta nel luogo, avverte che quella che sta per giocare è una partita con la morte. Sebbene tremante e terrorizzata, entra nella casa maledetta e va incontro al suo destino rassegnata e, insieme, consapevole che solo la morte potrà metter fine al tormento della sua esistenza. E in questo sarà accontentata, perché la fine sarà dolcissima e la morte avrà il volto e la grazia di un cavaliere senza tempo. L’antagonista, in questo romanzo breve, è dunque la morte, rappresentata nelle forme di un fantasma che si aggira furtivo nella Villa del Carro e che della sua passata esistenza ha conservato l’irresistibile sete di sangue.
Eduardo Vitolo, al suo esordio nella narrativa, mostra una conoscenza approfondita del genere gotico-noir, la quale gli consente di strutturare in maniera equilibrata le varie parti dell’intreccio e di avvalersi di espedienti specifici per stimolare la curiosità del lettore.
Il racconto, lineare e accattivante nella trama, ha il suo punto di forza nell’uso sapiente della tecnica descrittiva, nella quale l’analisi accurata dei particolari -propria della narrazione gotica- non è fine a se stessa, ma crea suspense e accresce la tensione emotiva.

martedì 12 agosto 2008

Un cavaliere che mi ha sempre ispirato!!!


Quante volte immersi in profonde e appassionate letture di veri e propri classici della letteratura eroico/fantastica quali “Il Signore degli Anelli” di Talkien oppure il “Il Ciclo Celta”di R.E. Howard o ancora le avventure di “Gunther d’Amalfi Cavaliere Templare” di Franco Cuomo, un sospiro pieno di emozione e nostalgia ci ha ridestato da meravigliosi sogni ad occhi aperti. Eppure scuotendoci da quel torpore fatto di visioni di uomini e mondi ormai lontani nel tempo e nella fantasia di chi li ha creati ( un tempo avremmo detto “cantati”), il rimpianto sembra essere una certezza quantomai disarmante. Non solo, nel momento in cui rimaniamo attoniti di fronte tanto splendore di pensieri e azione, un dubbio atroce ci stringe d’improvviso il cuore: la storia dell’uomo ha mai conosciuto gesta di eroi tanto grandi da oscurare il cielo? Cari lettori la risposta e’ nella nostra storia,nelle nostre radici. Volgiamo quindi lo sguardo indietro nel tempo e immergiamoci in un panorama fatto di maestosi castelli e cruente battaglie:il Medioevo. Siamo nella Contea di Sarno all’alba del XIII secolo sotto la dominazione normanna. Questo fiero popolo germanico inserendosi nella lotta tra longobardi e bizantini in poco tempo si e’ insediato in tutto il mezzogiorno accentrando il proprio dominio nel Principato di Salerno.
Profilati uno contro l’altro in un maestoso affresco fatto di spade sguainate e di sfavillanti armature , si stagliano due campioni della cavalleria: il tedesco Diopoldo Von Hohenburg fiero reggente della città di Sarno chiamato “Il Lupo” per lo stemma che i suoi soldati ostentavano sugli scudi e il temerario francese Gualtiero III de Brienne , un cavaliere senza macchia e senza paura fedele fino all’ingenuità ( e alla follia) agli ideali della cavalleria. Nell’anno 1204 i loro rispettivi eserciti si affrontano per l’ennesima volta nella fertila valle sarnese.
Dopo diverse scaramucce Diopoldo e i suoi uomini arretrano tatticamente verso le poderose fortificazioni onde evitare una bruciante sconfitta. Purtroppo Gualtieri, sprovvisto di un’adeguata fanteria deve rinunciare all’assalto finale al castello. Decide quindi di accamparsi per la notte in una piana vicina e preso da un moto di fiducia negli ideali del codice cavalleresco che non permettevano ai nemici tedeschi di attaccare dei francesi inermi nel sonno, non lascia alcun soldato di guardia all’accampamento. Sarà la sua rovina! ”Il Lupo” non aspettando altro infrange ogni regola e penetra all’alba tra le tende silenziose con un manipolo di guerrieri e ferendo gravemente Gualtieri lo imprigiona. Il campione francese travolto dalla vergogna della sconfitta e del tradimento di Diopoldo strappa le bende dalle gravi ferite e si lascia morire dissanguato consegnandosi alla storia come uomo di grande spessore etico. Le sue spoglie sono state accolte nella chiesa di Santa Maria dell Foce (in Sarno) dove nel silenzio della cripta polverosa sembra quasi di sentire la voce di Gualtiero mentre recita una celebre frase del Bushido ( un antico codice cavalleresco giapponese):” Io non ho spada. Il silenzio dello spirito e’ la mia spada”.

sabato 9 agosto 2008

da'namaste, "In2i"


Con i da'namaste e i loro splendido cd "In2i" iniziamo a parlare finalmente di vero rock!!!

Analizziamone i vari capitoli:

Chiara come d’assenza, primo brano del cd, si ricollega al loro cd d’esordio, Priva di rilievo, ma nello stesso tempo lo supera e lo consegna all’oblio. Atmosfere intimiste, desolate, cupe dove l’ influenza dei Tool ( band onirica e “altra” per antonomasia) è lampante ma mai ingombrante. Parlavamo di attesa. Sono l’ansia e l’angoscia però, qui a farla da padrone mentre la luce è così lontana da sembrare quasi un miraggio. Il desiderio di afferrarla è invece una costante selvaggia e prepotente che sembra lasciare quasi tramortiti e prostrati. Ottimo il lavoro del bassista Giulio Citarella.
Mira le Cattedrali se ancora non è chiaro nel titolo, racconta lo sguardo della band, attraverso vetri opachi e gocciolanti, verso cattedrali solitarie e maestose ( simbolo del successo a cui aspirano o solo di un “semplice capirsi”, finalmente?) attorniate da un deserto di ghiaccio e neve. Ecco l’inverno, ecco il bianco, colore cardine della visione da’namastiana. Psichedelia e post rock in un turbine di suoni e sentimenti cangianti. La nuova stagione è ancora lontana.
Nebbia è personale struggimento; è il dolore dell’anima che non si riesce a rivelare ( eppur vorrebbe…) senza sentirsi poi spoglia e inutile. La nebbia ( bianco denso, freddo e avvolgente) è nel cuore come fumo che soffoca e uccide l‘io.
L’uomo e il resto registra una sezione ritmica da paura ( alla batteria è Rita Marchitiello) e un post rock maturo e contaminato da diversi generi. Concettualmente è una fuga estemporanea dalla sfera intima per poter abbracciare tematiche più universali e di attenzione comune. Non esiste solo il paesaggio innevato fuori dalla finestra, ma un mondo di problemi e paure ancora più insormontabili e estreme. Forse una momentanea rassicurazione, seppur egoistica…
Con Come ora la forma canzone raggiunge i suoi risultati più compiuti ed esaltanti e si grida al capolavoro ( potrebbe diventare un singolo di successo se spinto a dovere). Le voci di Teresa e Francesco sono le voci dell’ intera umanità che prostata da un inverno rigido e tagliente si ristora dall’intravedere i primi bagliori ( ancora luce ) della nuova stagione mai tanto agognata e cercata, sempre con sofferenza.
Per nulla è tutto è la rabbia che scema lentamente ma il ricordo è ancora presente e lancia scudisciate verso se stessi e chi non ha ancora compreso o non vuole comprendere la complessità di un sentimento (l’attesa) che seppure nulla( per gli altri) è tutto( per i da’namaste). Musicalmente il brano è durezza( mai come prima nella musica della band) e dolcezza insieme. Secondo capolavoro.
Pre-visione è come svegliarsi di notte nel proprio letto, caldo e rassicurante, dopo un brutto incubo. Soltanto un deja-vu di cose e pensieri ormai persi nella sfera onirica.
Inverno è come descrivere un sogno o un ricordo del passato attraverso l’arte ( poesia, racconto, musica), interpretando il proprio sentire con occhio distaccato e critico. La nuova stagione già c’è, ora è il momento del rimembrare e del capire. Prima che arrivi un nuovo inverno e un sentire diverso.
La pancia dei pesci è la stanchezza ma anche il conforto e l’eccitazione per essere arrivati. Ora sono solo promesse ( a volte vaghe, altre inutili perché difficilmente mantenibili) che tutto sarà diverso e che i da’namaste saranno diversi perché tutto intorno a loro è cambiato. Ingenuità ( concettuale) vestita di una composizione acustica e molto intima. Pregevoli gli inserti di violino. Terzo capolavoro espressivo.
L’idea del secolo è l’uomo/ donna/ eroe/eroina che si sente forte e immortale dopo un lungo viaggio (interiore) irto di trappole infime e di ferite ormai quasi del tutto rimarginate. Voltandosi indietro ha la sicurezza e la presunzione insieme di poter spianare la strada anche per quelli che verranno dopo. Brano solare e pieno di luce positiva.
Lieto fine è semplicemente la fine di tutto. Non più speranza, non più attesa non più sofferenza, non più eccitazione. Solo il godimento cieco ma appagante di una fine di cui si assapora ogni istante come un nettare divino.

lunedì 4 agosto 2008

La maledizione del Cavaliere Oscuro

Se na parla da parecchio nel web e in tutti i magazine specializzati.

L'ultimo splendido film di Batman - Il Cavaliere Oscuro - sembra sia preda di una strana maledizione che colpisce tutti i suoi interpreti.

All'inizio ho pensato: " La solita cavolata promozionale!"
Poi il susseguirsi di eventi negativi e luttuosi mi ha spinto un pochino a ricredermi.
Prima il bravissimo attore Heath Ledger, interprete di un grandioso e diabolico Joker, ritrovato morto nel suo appartamento per un overdose di tranquillanti e sonniferi.
Poi Christian Bale, l'interprete di Batman, denunciato dalla madre e dalla sorella per una inspiegabile e violenta scenata per futili motivi.

Infine Morgan Freeman ( la notizia è di ieri sera...) sempre nel cast stellare dell'ultimo film sull'Uomo-Pipistrello, coinvolto in un incredibile incidente stradale, sembra, per un colpo di sonno.
Rocoverato d'urgenza con un'amica versa in condizioni critiche.
Chi sarà il prossimo?

La maledizione colpisce solo gli attori o chiunque vi abbia partecipato in qualche modo?

Nel ventesimo secolo dobbiamo ancora credere a maledizioni e sfortune?

domenica 3 agosto 2008

Batman - Il Cavaliere Oscuro




Ieri sera ho visto Batman – Il Cavaliere Oscuro.
Mi sbilancio subito e annuncio che il film di Christopher Nolan ( Regista anche dello splendido film/ rompicapo “Memento”) è il migliore in assoluto e spazza via in un solo colpo tutti gli altri compresi quelli tanto vituperati del regista Tim Burton ( che io per inciso reputo appena sufficienti…).
Finalmente un Batman adulto e reale.
Racchiuso in una splendida fotografia e dal susseguirsi di scene frenetiche e di grande impatto emotivo e spettacolare questo oscuro personaggio ha finalmente la cornice che merita.
Combattuto tra un senso di giustizia personale e conservatore ma anche da una stanchezza tutta umanacerca di lasciare il testimone ad altri dopo anni di dure lotte e profonde ferite al corpo e allo spirito.
Perché Batman nelle sue tante vite e personificazione è sempre un uomo.
Voglio ricordare a chi non lo conoscesse bene che è l’unico personaggio Marvel ( forse insieme al Punitore…ne riparleremo!) che non ha superpoteri ma solo una immensa ricchezza ( che gli procurano armi ipertecnologiche), una straordinaria forza fisica e una smisurata sete di vendetta ( quest’ultima poco utilizzata dagli sceneggiatori visto che Bruce Wayne diventa l’Uomo pipistrello dopo l’omicidio a sangue freddo dei genitori diventando una specie di psicotico/giustizialista) e con questo bagaglio pesantissimo si muove in un fine intreccio di bene e male.
Gotham ( la sua città) ormai è preda di un cortocircuito totale che coinvolge Politica, Media, Criminalità organizzata e forze di Polizia.
In questo caos si erge ( mai verbo fu più azzeccato!) la mastodontica e diabolicamente sublime figura del Joker ( interpretato dal superbo Heath Lodger sfortunato attore candidato meritatamente all’Oscar che spero vincerà!!!)
Parlavamo del Joker.
Da solo vale il prezzo del biglietto.
Folle ma geniale, astuto ma fuori controllo, sarcastico ma mai così veritiero trasporta sulle spalle tutto il plot con una verve che difficilmente ho visto in altri cattivi dei fumetti prestati al cinema.
E per un appassionato di fumetti come il sottoscritto è godimento puro.
Mi sbilancio ancora e dico che il buon Batman di Bale è messo completamente in ombra (Ooooppppssss!!!!) dalla carica animalesca e perversa ( quindi attualissima) di uno dei personaggi che meglio dipinge la contraddizione umana del ventesimo secolo.
Se Jack Nicholson vi era sembrato convincente nel primo Batman con questo vi ricrederete totalmente.
Io ho fatto il tifo per il Joker anche se sotto, sotto ho goduto quando le prendeva dal Cavaliere Oscuro.
Voto: 9
Da vedere assolutamente!!!

Storie di ordinaria follia


Ecco una serie di fatti che mi lasciano presagire che la follia abbia ormai contaminato l’intera razza umana ( soprattutto quella “italica”):

A Gardaland un poveretto per sbaglio finisce investito da una giostra morendo sul colpo.
Il parco giochi rimarrà aperto tutta la giornata incurante della tragedia avvenuta poco prima.

In un altro parco giochi del Milanese c’è una giostra che alla modica cifra di un euro mostra il manichino di un detenuto ( raffigurato come una specie di mostro muscoloso e diabolico) che viene arrostito sopra la sedia elettrica. Un’attrazione elettrizzante!!!

Sul litorale di Napoli due bambine Rom che vendono chincaglierie sulla spiaggia decidono di fare il bagno. Una non sa nuotare. L’altra è poco pratica. Finiscono annegate entrambe. I loro corpi senza vita vengono lasciati sulla spiaggia per ore coperti solo di un telo di fortuna mentre gli altri avventori continuano indisturbati a fare il bagno e a prendere il sole. Solo un piccolo diversivo delle loro tanto bramate vacanze!!!

A Vietri sul Mare ( Salerno) una donna di mezza età come tutti i giorni si reca in Chiesa al mattino per ascoltare la messa. La giornata è già afosa e la signora decide di mettere una comoda maglietta a giromaniche senza scollatura in modo da poter sopportare la calura. Entra tranquilla e prende un posto a sedere. Il prete un 53enne dopo aver visto dal pulpito la signora in maglietta si scaglia contro la poveretta davanti tutta la platea massacrandola con una invettiva contro le nudità e il malcostume.
Risultato: la donna finirà all’ospedale per un malore!

A Scafati ( Salerno) c’è un concerto degli Stadio in Piazza a pochi metri dal fiume più inquinato d’Europa ( il Sarno!). All’improvviso una bimba si accorge che l’acqua, già torbida e maleodorante, è diventata di colore giallo! Tutti gli astanti faranno a gara a riprendere l’evento col telefonino per inserire il filmato su YOU TUBE!!! L’inquinamento come spettacolo che fa concorrenza agli Stadio!!!

Che ne pensate???