Questa è un'ottima recensione del mio romanzo breve, Telepatia con i deceduti, ad opera della scrittrice e giornalista Gaetana Mazza, pubblicata sul periodico La Rete:
Alla letteratura gotica e al noir di nuova generazione si ispira il romanzo
breve “Telepatia con i deceduti”, scritto dal giovane autore sarnese Eduardo Vitolo ed edito dalla Ibiskos Ed. Risolo.
Del racconto gotico l’autore riproduce le atmosfere cupe, gli scenari inquietanti e tutti quegli elementi che suscitano paura, angoscia e terrore.
La vicenda narrata si svolge ai nostri tempi (non nella campagna inglese, ma in luoghi a noi vicini) e ha per protagonista Anna, una giovane donna, che scopre, in maniera traumatica, di avere poteri paranormali, con i quali è in grado di ritrovare persone tragicamente scomparse. Per le sue facoltà di sensitiva acquista una tale notorietà che presto è contesa da televisioni pubbliche e private, da giornali e viene addirittura ingaggiata dalla polizia di stato. Anna, però, proprio per il contatto costante con i morti, viene evitata da tutti. Travolta dalle trame misteriose del destino, da ragazza spensierata e serena, si trasforma in una creatura inquieta e tormentata. La telepatia coi deceduti la condanna, dunque, a un destino di esclusione, a un esilio, non voluto, dal mondo e dai sentimenti, dei quali però avverte, a tratti, la nostalgia. Esule suo malgrado, vive il tormentato tracciato della vita, compiendo un viaggio il cui punto di arrivo non può essere che l’autodistruzione e l’incontro con la morte. Tregua al suo mal di vivere diventano allora il sesso e la droga, che riesce a pagarsi con il suo ben remunerato lavoro di medium.
L’ultimo incarico la conduce, insieme a un reporter, a Villa del Carro, una sinistra costruzione da anni abbandonata, la cui vista le crea un’inquietudine più intensa del solito. Anna, conoscendo la storia di sangue avvenuta nel luogo, avverte che quella che sta per giocare è una partita con la morte. Sebbene tremante e terrorizzata, entra nella casa maledetta e va incontro al suo destino rassegnata e, insieme, consapevole che solo la morte potrà metter fine al tormento della sua esistenza. E in questo sarà accontentata, perché la fine sarà dolcissima e la morte avrà il volto e la grazia di un cavaliere senza tempo. L’antagonista, in questo romanzo breve, è dunque la morte, rappresentata nelle forme di un fantasma che si aggira furtivo nella Villa del Carro e che della sua passata esistenza ha conservato l’irresistibile sete di sangue.
Eduardo Vitolo, al suo esordio nella narrativa, mostra una conoscenza approfondita del genere gotico-noir, la quale gli consente di strutturare in maniera equilibrata le varie parti dell’intreccio e di avvalersi di espedienti specifici per stimolare la curiosità del lettore.
Il racconto, lineare e accattivante nella trama, ha il suo punto di forza nell’uso sapiente della tecnica descrittiva, nella quale l’analisi accurata dei particolari -propria della narrazione gotica- non è fine a se stessa, ma crea suspense e accresce la tensione emotiva.
Del racconto gotico l’autore riproduce le atmosfere cupe, gli scenari inquietanti e tutti quegli elementi che suscitano paura, angoscia e terrore.
La vicenda narrata si svolge ai nostri tempi (non nella campagna inglese, ma in luoghi a noi vicini) e ha per protagonista Anna, una giovane donna, che scopre, in maniera traumatica, di avere poteri paranormali, con i quali è in grado di ritrovare persone tragicamente scomparse. Per le sue facoltà di sensitiva acquista una tale notorietà che presto è contesa da televisioni pubbliche e private, da giornali e viene addirittura ingaggiata dalla polizia di stato. Anna, però, proprio per il contatto costante con i morti, viene evitata da tutti. Travolta dalle trame misteriose del destino, da ragazza spensierata e serena, si trasforma in una creatura inquieta e tormentata. La telepatia coi deceduti la condanna, dunque, a un destino di esclusione, a un esilio, non voluto, dal mondo e dai sentimenti, dei quali però avverte, a tratti, la nostalgia. Esule suo malgrado, vive il tormentato tracciato della vita, compiendo un viaggio il cui punto di arrivo non può essere che l’autodistruzione e l’incontro con la morte. Tregua al suo mal di vivere diventano allora il sesso e la droga, che riesce a pagarsi con il suo ben remunerato lavoro di medium.
L’ultimo incarico la conduce, insieme a un reporter, a Villa del Carro, una sinistra costruzione da anni abbandonata, la cui vista le crea un’inquietudine più intensa del solito. Anna, conoscendo la storia di sangue avvenuta nel luogo, avverte che quella che sta per giocare è una partita con la morte. Sebbene tremante e terrorizzata, entra nella casa maledetta e va incontro al suo destino rassegnata e, insieme, consapevole che solo la morte potrà metter fine al tormento della sua esistenza. E in questo sarà accontentata, perché la fine sarà dolcissima e la morte avrà il volto e la grazia di un cavaliere senza tempo. L’antagonista, in questo romanzo breve, è dunque la morte, rappresentata nelle forme di un fantasma che si aggira furtivo nella Villa del Carro e che della sua passata esistenza ha conservato l’irresistibile sete di sangue.
Eduardo Vitolo, al suo esordio nella narrativa, mostra una conoscenza approfondita del genere gotico-noir, la quale gli consente di strutturare in maniera equilibrata le varie parti dell’intreccio e di avvalersi di espedienti specifici per stimolare la curiosità del lettore.
Il racconto, lineare e accattivante nella trama, ha il suo punto di forza nell’uso sapiente della tecnica descrittiva, nella quale l’analisi accurata dei particolari -propria della narrazione gotica- non è fine a se stessa, ma crea suspense e accresce la tensione emotiva.
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