Nel Gotico contemporaneo di sicuro uno spazio ancora poco luminoso lo occupa quel genere/non-genere definito dai critici come “Horror Rock Fiction”.
In America nomi di punta sono Ray Garton, David J. Schow, John Skipp e Graig Spector.
In Italia l’autore che meglio di tutti ha saputo riproporre certi schemi cari al genere di cui sopra, è quel Danilo Arona che tanti di voi avrete trovato spesso su questo blog e che non a caso è un autore Gargoyle ( e non solo…).
Tutto questo preambolo per dire che “Mary Terror” romanzo di Robert R. McCammon, ripubblicato quest’anno proprio dalla casa editrice romana, dopo un oblio durato diversi anni, può essere assolutamente inserito in questa branchia interessantissima dell’horror letterario.
Rock Horror Fiction perché McCammon parte da un contesto storico/culturale ben preciso: gli anni 60.
Per buttarla sul banale, quelli della contestazione giovanile, degli hippie che predicavano il famoso slogan “Peace & Love”, del rock migliore che sia mai stato prodotto e dato in pasto alle masse.
Mary la protagonista, ( una tragedia personale, pesante come un macigno, che le ammorba il cuore) vive quegli anni come una ragazza della “Family” di Manson. Trova il suo guru sanguinario che le fa scoprire la musica dei Doors ( e Morrison è stato capace di aprire molte porte tra cui quelle della follia ci arriveremo…), le droghe allucinogene, una comune di svitati e un disegno di vendetta contro la società americana.
Mary rimane imprigionata in un sogno di libertà e morte come una mosca in una ragnatela. Terrorismo lo chiamerebbe qualcuno. Per la sua mente “alterata” il miraggio di un cambiamento, di “un’età dell’oro” che non potrà mai avvenire.
Tutto si disintegra in poco tempo.
Del resto non potrebbe essere altrimenti. Da sempre la libertà della violenza diventa violenza degli oppressori.
Mary viene sbalzata da una dimensione temporale ad un’altra.
Gli anni 80.
Mantenendoci ancora sul banale, gli anni dell’edonismo, del profitto a tutti i costi, dell’avere che è più importante dell’essere ( come ben diceva Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista”, un must degli anni 80 anche questo…), della musica che non spacca e più che altro accompagna (senza coinvolgimenti) l’individuo attraverso il vuoto incedere di un materialismo mai troppo desiderato.
Mary vive ancora il suo sogno.
Ascolta ancora i suoi vecchi dischi ( altri vagano nella sua mente come fantasmi tormentosi): Jefferson Airplane, Crosby, Still Nash & Young, Dylan, i Beatles di Sgt. Pepper etc.
Ma è un ricordo lontano, uno spettro del passato, una visione da venerare come una Madonna o un idolo pagano.
Il conformismo, il desiderio di poterlo ottenere ad ogni costo, le rodono il cervello: soldi, successo, una vita normale e un figlio
Del resto Ellis in American Psycho era stato chiaro.
Se non ottieni le chiavi dell’edonismo ( oggi si chiama Berlusconismo), puoi solo distruggere, affettare, dilaniare, torturare quel mondo che non puoi avere…la deriva degli anni 80 …l’hanno definita.
Mary vive la sua deriva massacrando bambini artificiali e bambole di carne.
Una violenza cieca che è orrore e angoscia.
Che lascia tramortiti e offesi.
Una donna che non ha il suo balocco borghese ( la famiglia perfetta!) e che nella solitudine di un’esistenza in incognito ( è una terrorista ricercata) vive la frustrazione (sanguinaria) di non appartenere al mondo che la circonda.
Una femmina forte fisicamente e ingigantita da una mole che è cibo cattivo e fegato spappolato dal dolore.
Non è la Annie Wilkes di Misery, lo stranoto romanzo di S.King.
Annie vive un sogno/delirio diverso.
Una romantica attrazione verso il non-io, raffigurato nell’eroina di un libro da quattro soldi. Quando l’eroina muore si scatena la follia della non-identità. Si frantuma lo specchio della non- realtà.
L’io di Mary è già frantumato in mille pezzi e non ci sono antidolorifici che possano alterarle i sensi.
E’ una strada verso l’abisso.
Ma dall’abisso del tempo sorge un richiamo antico. Il suo guru la reclama nuovamente. E come tributo alla sua sfuggevole divinità Mary non può scegliere altro che un bambino come uno sciamano di un culto mortifero e ultra secolare.
A chi strapparlo se non al suo alter ego: Laura Clayborne, donna in carriera, famiglia “apparentemente” perfetta e un figlio nato da poco.
Punizione e celebrazione insieme. Una miscela esplosiva.
Inizierà un viaggio allucinato tra passato e presente, tra dolore e odio, tra un afflato di rinascita e un odore pestilenziale di morte e degrado.
Era da anni che non leggevo un romanzo così potente e oscuro.
Una paesaggio storico/sociale che ha ancora troppi legami (non del tutto troncati) con il nostro quotidiano.
Una cosa è certa: McCammon di sicuro saprà risvegliare l’attenzione di quei lettori ormai orfani dei romanzi del migliore King.
Infine una precisazione:
ho letto in internet il giudizio di un critico letterario il quale afferma che “Mary Terror non è propriamente horror”, saltando in tal caso dei paletti stilistici troppo prevedibili.
Mary Terror è horror dalla prima all’ultima pagina.
Mary Terror è l’orrore della realtà.
Di questi tempi la visione più inquietante che l’uomo moderno possa mai sperimentare.
Take care!
venerdì 28 maggio 2010
giovedì 27 maggio 2010
PICCOLI MOSTRI CRESCONO: DAL 9 GIUGNO IN LIBRERIA
DALLA QUARTA DI COPERTINA
"Cronache delle curiosità, della bizzarria, dell'orrido e del portentoso; narrativa avventurosa, di anticipazione scientifica, all'insegna della suspense della paura, del raccapriccio, dello stupore; esempi ora pietosi di virtù, ora di spietata bestialità: una casistica variopinta e multiforme, cangiante dal rosa al nero, per una sola e ben forgiata "macchina" dell'editoria.
DAL 9 GIUGNO IN LIBRERIA
Fabrizio Foni
PICCOLI MOSTRI CRESCONO
Nero, fantastico e bizzarrie varie nella
prima annata de "La Domenica del
Corriere" (1899)
Collana Walkie Talkie// euro 16,00 // pagine 249 //Isbn 978 88 8372 490 9 //
Con riproduzioni di copertine
SCORRONO TITOLI PAZZESCHI, TRAME INCREDIBILI, TITOLI ASSURDI, VICENDE CHE PIÙ ROMANTICO NON SI PUÒ.
Valerio Evangelisti - Carmilla
Sorta nel 1899, a cavallo tra Otto e Novecento, la "Domenica del Corriere" rappresentò una svolta per l'editoria periodica italiana. A differenza delle testate precedentemente varate, il giornale milanese fu il primo, come dimostrano le tirature, a catalizzare l'immaginario dell'intero Paese, dando vita a un prodotto davvero popolare, per il "signor Tutti".
Con le coloratissime copertine e quarte, realizzate dall'abile Achille Beltrame, con resoconti drammatici e attraverso avvincenti racconti e romanzi a puntate, firmati da autori famosi ma anche da semplici lettori, la "Domenica del Corriere" fu l'equivalente e al tempo stesso un'anticipazione della televisione, la porta d'accesso per una cronaca spesso romanzata, e per una narrativa capace di amplificare sulla carta le inquietudini e le esigenze del pubblico nostrano, e non solo.
Perlopiù estromessa dagli studi letterari, la rivista merita di essere riscoperta come pionieristica nave scuola del fantastico, del mistero, dell'avventura nostrani, prima del fumetto, del cinema e della televisione, in sintonia con le testate analoghe che apparivano in Europa e con i pulp americani.
Con sguardo attento e rigoroso, questo saggio prende in esame gli aspetti salienti del primo anno di vita della "Domenica", mettendone in luce la già spiccata propensione al sensazionale: mostruose creature, avvistamenti di sirene, morti che ritornano in vita, le storie di Sherlock Holmes (che divenne noto al pubblico italiano proprio dalle pagine del settimanale), enigmi del cosmo, casi di telepatia, reincarnazione e spiritismo. E poi fachiri, cannibali, fenomeni umani o animali della fiera e del circo, supplizi e omicidi crudeli, invenzioni stupefacenti. Un tipo di ricetta ch e sarebbe stato sfruttato con successo per molte altre decadi.
Fabrizio Foni (1980), lavora con una borsa di post-dottorato all'Università di Liegi. La sua tesi di Dottorato ha vinto la sesta edizione del premio Lama e trama. Tra i suoi contributi: Alla fiera dei mostri. Racconti pulp, orrori e arcane fantasticherie nelle riviste italiane 1899-1932 (Tunué, 2007), le antologie Il gran ballo dei tavolini. Sette racconti fantastici da «La Domenica del Corriere» (Nerosubianco, 2008) e Ottocento nero italiano. Narrativa fantastica e crudele (Aragno, 2009, assieme a Claudio Gallo). Con Luciano Curreri ha curato Un po' prima della fine? Ultimi romanzi di Salgari tra novità e ripetizione (Sossella, 2009).
"Cronache delle curiosità, della bizzarria, dell'orrido e del portentoso; narrativa avventurosa, di anticipazione scientifica, all'insegna della suspense della paura, del raccapriccio, dello stupore; esempi ora pietosi di virtù, ora di spietata bestialità: una casistica variopinta e multiforme, cangiante dal rosa al nero, per una sola e ben forgiata "macchina" dell'editoria.
DAL 9 GIUGNO IN LIBRERIA
Fabrizio Foni
PICCOLI MOSTRI CRESCONO
Nero, fantastico e bizzarrie varie nella
prima annata de "La Domenica del
Corriere" (1899)
Collana Walkie Talkie// euro 16,00 // pagine 249 //Isbn 978 88 8372 490 9 //
Con riproduzioni di copertine
SCORRONO TITOLI PAZZESCHI, TRAME INCREDIBILI, TITOLI ASSURDI, VICENDE CHE PIÙ ROMANTICO NON SI PUÒ.
Valerio Evangelisti - Carmilla
Sorta nel 1899, a cavallo tra Otto e Novecento, la "Domenica del Corriere" rappresentò una svolta per l'editoria periodica italiana. A differenza delle testate precedentemente varate, il giornale milanese fu il primo, come dimostrano le tirature, a catalizzare l'immaginario dell'intero Paese, dando vita a un prodotto davvero popolare, per il "signor Tutti".
Con le coloratissime copertine e quarte, realizzate dall'abile Achille Beltrame, con resoconti drammatici e attraverso avvincenti racconti e romanzi a puntate, firmati da autori famosi ma anche da semplici lettori, la "Domenica del Corriere" fu l'equivalente e al tempo stesso un'anticipazione della televisione, la porta d'accesso per una cronaca spesso romanzata, e per una narrativa capace di amplificare sulla carta le inquietudini e le esigenze del pubblico nostrano, e non solo.
Perlopiù estromessa dagli studi letterari, la rivista merita di essere riscoperta come pionieristica nave scuola del fantastico, del mistero, dell'avventura nostrani, prima del fumetto, del cinema e della televisione, in sintonia con le testate analoghe che apparivano in Europa e con i pulp americani.
Con sguardo attento e rigoroso, questo saggio prende in esame gli aspetti salienti del primo anno di vita della "Domenica", mettendone in luce la già spiccata propensione al sensazionale: mostruose creature, avvistamenti di sirene, morti che ritornano in vita, le storie di Sherlock Holmes (che divenne noto al pubblico italiano proprio dalle pagine del settimanale), enigmi del cosmo, casi di telepatia, reincarnazione e spiritismo. E poi fachiri, cannibali, fenomeni umani o animali della fiera e del circo, supplizi e omicidi crudeli, invenzioni stupefacenti. Un tipo di ricetta ch e sarebbe stato sfruttato con successo per molte altre decadi.
Fabrizio Foni (1980), lavora con una borsa di post-dottorato all'Università di Liegi. La sua tesi di Dottorato ha vinto la sesta edizione del premio Lama e trama. Tra i suoi contributi: Alla fiera dei mostri. Racconti pulp, orrori e arcane fantasticherie nelle riviste italiane 1899-1932 (Tunué, 2007), le antologie Il gran ballo dei tavolini. Sette racconti fantastici da «La Domenica del Corriere» (Nerosubianco, 2008) e Ottocento nero italiano. Narrativa fantastica e crudele (Aragno, 2009, assieme a Claudio Gallo). Con Luciano Curreri ha curato Un po' prima della fine? Ultimi romanzi di Salgari tra novità e ripetizione (Sossella, 2009).
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mercoledì 26 maggio 2010
MOSHPIT: SPECIALE SUGLI ANNI 70 CON I LOTHLORIEN
Cari amici di Moshpit.
Giovedì 27 Maggio Doctor Jankyll e Mister Eddie andranno ancora più indietro nel tempo con uno speciale dedicato ( a nostro sindacabile giudizio) ai migliori dischi degli anni 70, dopo aver dedicato due puntate agli 90 e 80.
Ospiti in studio: Lothlorien, 70's rock band from salernohttp://www.myspace.com/lothlorien2007
Come sempre una puntata da non perdere visto che parleremo di parecchi gruppi storici
Vi aspettiamo numerosi sul sito di Radio Base:
Stay Rock!!!!
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Moshpit
venerdì 21 maggio 2010
IL GRIMORIO DI BAKER STREET: PRESENTAZIONE TARGATA GARGOYLE AL "ROMA SI LIBRA"
Gargoyle Books & e l'Associazione Italiana di Sherlock Holmes "Uno Studio in Holmes"
www.unostudioinholmes.org
sono lieti di invitarvi alla presentazione de
IL GRIMORIO DI BAKER STREET
Le avventure soprannaturali di Sherlock Holmes
di Barbara Hambly, Kim Newman e altri
Traduzione di Susanna Raule
Introduzione di Enzo Verrengia
(Qui per leggerla: http://www.gargoylebooks.it/site/content/sherlock-holmes-torino)
Roma, mercoledì 26 maggio 2010, ore 18
Casa del Cinema - Sala Volontè
Largo Marcello Mastroianni, 1 - Villa Borghese
Intervengono:
Alessandro Gebbia
Professore di Letteratura Inglese, Università di Roma "La Sapienza"
Stefano Guerra
Psichiatra, direttore di The Strand Magazine
Paolo De Crescenzo
Editore Gargoyle Books
La famosa "cassetta di latta tutta ammaccata" del Dr John H. Watson torna ad aprirsi ancora una volta per svelarci undici racconti nuovi di zecca, tutti incentrati su storie misteriose di orrore e dark fantasy.
Sherlock Holmes, maestro della logica deduttiva, è chiamato a confrontarsi con l'irrazionale, l'inatteso e il fantastico, all'interno dei magici mondi de Il Grimorio di Baker Street.
Come se la caverà Holmes con "le cose che si nascondono nella notte"? Beh, dovrete leggere le storie per scoprirlo, ma permetteteci di lasciarvi con questo pensiero. Quale detective migliore, per scavare nell'imprevedibile e spaventoso mondo del soprannaturale, di colui il cui motto è sempre stato: «Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità»?
Da Il Grimorio di Baker Street:
Non è mia abitudine nascondere la verità ai miei amici. Sherlock Holmes riesce a contemplare senza paura orrori che mi ghiacciano il sangue. Omicidio e violenza, le urla degli innocenti e le azioni dei malvagi, tutto ciò che circonda Holmes gli è naturale e ci sguazza come un pesce nell'acqua. Eppure, per quanto sia indubbiamente un uomo coraggioso, a Holmes non mancano dei demoni personali. Vive una vita costruita su piccole ma incrollabili certezze, su ciò che è possibile e ciò che non lo è. [.] A modo suo, Holmes era sempre stato un cacciatore di terribili mostri. Un uomo che rivelava segreti. Se avesse avuto la scelta, sarebbe rimasto qui, a risolvere crimini a Londra, o si sarebbe avventurato oltre, a esplorare quel mondo dal sole rosso? Mi trovo a cercare la risposta, ma questa mi sfugge ancora, eclissata da un'altra domanda più difficile. Se Holmes lasciasse questo mondo, io lo seguirei?
Dalla prefazione "Potrebbero mettercisi anche i fantasmi" di David Stuart Davis:
La prospettiva di uno Sherlock Holmes che fronteggia e combatte le forze oscure attrae perché lui non ci crede. Il soprannaturale rimane per lui una favola. I fantasmi non lo riguardano, perché nella sua mente non c'è posto per nulla del genere. [.]Credo che la sua accettazione graduale e riluttante del soprannaturale e il suo comprendere che certi parametri razionali vi si possano comunque applicare sia uno degli aspetti interessanti in quest'esercizio di prosa sherlockiana. Il fatto che Holmes si avvicini a ogni problema che potrebbe avere connotazioni soprannaturali in modo scettico e dubbioso aggiunge interesse e tensione alla narrazione.
Hanno detto:
Una stupenda novità da aggiungere alla biblioteca di ogni fan di Sherlock Holmes o del soprannaturale. Storie gagliarde, grande varietà di temi, brividi genuini: ecco ciò che vi aspetta. Spegnete la luce, tiratevi su la coperta e lasciatevi trasportare in questo viaggio fantastico, con il miglior detective privato del mondo come guida.
Robert J. Sawyer - vincitore del premio Hugo Award
Questo volume contiene undici delle storie più ingegnose, ispirate e ricche d'immaginazione mai scritte.
Roba da leccarsi i baffi!
Roger Johnson - The Sherlock Holmes Journal
Dati tecnici del volume:
Pagg.: 340, brossura
ISBN: 978-88-89541-45-6
Prezzo: 14,50 euro
II edizione di
ROMA SI LIBRA - FESTA DEGLI EDITORI E DEI LIBRAI ROMANI
(22-30 maggio 2010)
Stand Gargoyle n. 37
sono lieti di invitarvi alla presentazione de
IL GRIMORIO DI BAKER STREET
Le avventure soprannaturali di Sherlock Holmes
di Barbara Hambly, Kim Newman e altri
Traduzione di Susanna Raule
Introduzione di Enzo Verrengia
(Qui per leggerla: http://www.gargoylebooks.it/site/content/sherlock-holmes-torino)
Roma, mercoledì 26 maggio 2010, ore 18
Casa del Cinema - Sala Volontè
Largo Marcello Mastroianni, 1 - Villa Borghese
Intervengono:
Alessandro Gebbia
Professore di Letteratura Inglese, Università di Roma "La Sapienza"
Stefano Guerra
Psichiatra, direttore di The Strand Magazine
Paolo De Crescenzo
Editore Gargoyle Books
La famosa "cassetta di latta tutta ammaccata" del Dr John H. Watson torna ad aprirsi ancora una volta per svelarci undici racconti nuovi di zecca, tutti incentrati su storie misteriose di orrore e dark fantasy.
Sherlock Holmes, maestro della logica deduttiva, è chiamato a confrontarsi con l'irrazionale, l'inatteso e il fantastico, all'interno dei magici mondi de Il Grimorio di Baker Street.
Come se la caverà Holmes con "le cose che si nascondono nella notte"? Beh, dovrete leggere le storie per scoprirlo, ma permetteteci di lasciarvi con questo pensiero. Quale detective migliore, per scavare nell'imprevedibile e spaventoso mondo del soprannaturale, di colui il cui motto è sempre stato: «Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità»?
Da Il Grimorio di Baker Street:
Non è mia abitudine nascondere la verità ai miei amici. Sherlock Holmes riesce a contemplare senza paura orrori che mi ghiacciano il sangue. Omicidio e violenza, le urla degli innocenti e le azioni dei malvagi, tutto ciò che circonda Holmes gli è naturale e ci sguazza come un pesce nell'acqua. Eppure, per quanto sia indubbiamente un uomo coraggioso, a Holmes non mancano dei demoni personali. Vive una vita costruita su piccole ma incrollabili certezze, su ciò che è possibile e ciò che non lo è. [.] A modo suo, Holmes era sempre stato un cacciatore di terribili mostri. Un uomo che rivelava segreti. Se avesse avuto la scelta, sarebbe rimasto qui, a risolvere crimini a Londra, o si sarebbe avventurato oltre, a esplorare quel mondo dal sole rosso? Mi trovo a cercare la risposta, ma questa mi sfugge ancora, eclissata da un'altra domanda più difficile. Se Holmes lasciasse questo mondo, io lo seguirei?
Dalla prefazione "Potrebbero mettercisi anche i fantasmi" di David Stuart Davis:
La prospettiva di uno Sherlock Holmes che fronteggia e combatte le forze oscure attrae perché lui non ci crede. Il soprannaturale rimane per lui una favola. I fantasmi non lo riguardano, perché nella sua mente non c'è posto per nulla del genere. [.]Credo che la sua accettazione graduale e riluttante del soprannaturale e il suo comprendere che certi parametri razionali vi si possano comunque applicare sia uno degli aspetti interessanti in quest'esercizio di prosa sherlockiana. Il fatto che Holmes si avvicini a ogni problema che potrebbe avere connotazioni soprannaturali in modo scettico e dubbioso aggiunge interesse e tensione alla narrazione.
Hanno detto:
Una stupenda novità da aggiungere alla biblioteca di ogni fan di Sherlock Holmes o del soprannaturale. Storie gagliarde, grande varietà di temi, brividi genuini: ecco ciò che vi aspetta. Spegnete la luce, tiratevi su la coperta e lasciatevi trasportare in questo viaggio fantastico, con il miglior detective privato del mondo come guida.
Robert J. Sawyer - vincitore del premio Hugo Award
Questo volume contiene undici delle storie più ingegnose, ispirate e ricche d'immaginazione mai scritte.
Roba da leccarsi i baffi!
Roger Johnson - The Sherlock Holmes Journal
Dati tecnici del volume:
Pagg.: 340, brossura
ISBN: 978-88-89541-45-6
Prezzo: 14,50 euro
II edizione di
ROMA SI LIBRA - FESTA DEGLI EDITORI E DEI LIBRAI ROMANI
(22-30 maggio 2010)
Stand Gargoyle n. 37
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lunedì 17 maggio 2010
MAURO BALDRATI - LA CITTA' NERA (PERDISA POP - 2010)
Come ho già stigmatizzato in altre recensioni presenti sul blog, sembra che la tematica dell’apocalisse “prossima ventura” e di un nuovo, desolante inizio per le sorti umane (e nostrane) stia coinvolgendo una fetta non indifferente di autori dediti alla narrativa di genere.
Tra i tanti Arona, Salvatori, Vergnani, Di Marino e ora anche Baldrati, costruiscono, con toni efficaci, storie ambientate sul territorio italiano, agganciandosi mirabilmente alla letteratura noir e di fantascienza d’oltreoceano e non solo.
Baldrati a differenza dei primi tre ( e agganciandosi in un certo senso a Di Marino anche se è un legame molto labile), trova ispirazione nella politica, nella cronaca e negli schemi sicuri del thriller futuristico.
Ambientato in una Roma post bellica ( e come abbiamo già detto post apocalittica) l’autore costruisce una società completamente militarizzata e dal potere accentrato in poche cariche ( per lo più immobili, soffocanti, oscurantiste).
Protagonista un poliziotto onesto e tormentato ( singolare scelta, visto che si tratta di una figura anacronistica, fortemente legata alla fiction degli anni 80), il Sergente Antonio Draghi, che riceverà dal regime il pesante incarico di setacciare una Roma piena di ombre, ruderi e relitti umani ( in alcuni casi simili a zombi famelici) per scovare un pericoloso killer al soldo delle resistenza.
Non so perché, ma nelle disavventure di Draghi tra una ambigua burocrazia militare e la ricerca (a volte vana, a volte complessa) di un killer inafferrabile, ho riconosciuto una certa narrativa “d’attesa” molto simile a quella proposta da Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari.
Una mia sensazione che a volte ho percepito in maniera prepotente durante la lettura del testo.
Inoltre Baldrati di mestiere fa il giornalista quindi conosce bene la nostra realtà storica.
Trasmuta tutte le sue convinzioni e le sue paure in un messaggio narrativo che in un certo senso può essere considerato “politicizzato” ma senza mai sconfinare in una corrente precisa.
Abbiamo un regime dispotico, corrotto e violento da una parte, una resistenza sfuggevole e mal assortita dall’altra.
Insomma i confini sono aperti e non strizzano l’occhio per forza a qualcosa di prevedibile e tutto sommato, di noioso.
Infine mi trovo d’accordo con la riflessione ( molto costruttiva) del sempre attento Alex Girola su Il Blog sull’orlo del mondo,
http://mcnab75.livejournal.com/301285.html
il quale tende a segnalare l’unica pecca ( se così si può chiamare..) del romanzo:
l’aspetto ucronico è poco approfondito!
Poche righe per spiegare i feroci cambiamenti nella religione, nella società, nella politica, nei costumi derivati alla fine di un ipotetico conflitto mondiale(?).
Non è dato saperlo con chiarezza.
Baldrati gioca con il vago, con il non detto e in un certo senso scatena curiosità e visioni di un futuro possibile e nerissimo nella fantasia del lettore.
Per il resto impianto solido, stile accattivante e una lettura piacevole.
Di questi tempi tre grandi pregi riuniti tutti insieme in un solo lavoro.
Curioso di scorgere le prossime mosse dell’autore e magari un ipotetico sequel.
Intanto occhio a “La Città Nera”!
Tra i tanti Arona, Salvatori, Vergnani, Di Marino e ora anche Baldrati, costruiscono, con toni efficaci, storie ambientate sul territorio italiano, agganciandosi mirabilmente alla letteratura noir e di fantascienza d’oltreoceano e non solo.
Baldrati a differenza dei primi tre ( e agganciandosi in un certo senso a Di Marino anche se è un legame molto labile), trova ispirazione nella politica, nella cronaca e negli schemi sicuri del thriller futuristico.
Ambientato in una Roma post bellica ( e come abbiamo già detto post apocalittica) l’autore costruisce una società completamente militarizzata e dal potere accentrato in poche cariche ( per lo più immobili, soffocanti, oscurantiste).
Protagonista un poliziotto onesto e tormentato ( singolare scelta, visto che si tratta di una figura anacronistica, fortemente legata alla fiction degli anni 80), il Sergente Antonio Draghi, che riceverà dal regime il pesante incarico di setacciare una Roma piena di ombre, ruderi e relitti umani ( in alcuni casi simili a zombi famelici) per scovare un pericoloso killer al soldo delle resistenza.
Non so perché, ma nelle disavventure di Draghi tra una ambigua burocrazia militare e la ricerca (a volte vana, a volte complessa) di un killer inafferrabile, ho riconosciuto una certa narrativa “d’attesa” molto simile a quella proposta da Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari.
Una mia sensazione che a volte ho percepito in maniera prepotente durante la lettura del testo.
Inoltre Baldrati di mestiere fa il giornalista quindi conosce bene la nostra realtà storica.
Trasmuta tutte le sue convinzioni e le sue paure in un messaggio narrativo che in un certo senso può essere considerato “politicizzato” ma senza mai sconfinare in una corrente precisa.
Abbiamo un regime dispotico, corrotto e violento da una parte, una resistenza sfuggevole e mal assortita dall’altra.
Insomma i confini sono aperti e non strizzano l’occhio per forza a qualcosa di prevedibile e tutto sommato, di noioso.
Infine mi trovo d’accordo con la riflessione ( molto costruttiva) del sempre attento Alex Girola su Il Blog sull’orlo del mondo,
http://mcnab75.livejournal.com/301285.html
il quale tende a segnalare l’unica pecca ( se così si può chiamare..) del romanzo:
l’aspetto ucronico è poco approfondito!
Poche righe per spiegare i feroci cambiamenti nella religione, nella società, nella politica, nei costumi derivati alla fine di un ipotetico conflitto mondiale(?).
Non è dato saperlo con chiarezza.
Baldrati gioca con il vago, con il non detto e in un certo senso scatena curiosità e visioni di un futuro possibile e nerissimo nella fantasia del lettore.
Per il resto impianto solido, stile accattivante e una lettura piacevole.
Di questi tempi tre grandi pregi riuniti tutti insieme in un solo lavoro.
Curioso di scorgere le prossime mosse dell’autore e magari un ipotetico sequel.
Intanto occhio a “La Città Nera”!
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Recensioni libri
domenica 16 maggio 2010
sabato 8 maggio 2010
GARGOYLE RIPUBBLICA" MARY TERROR", UN CLASSICO DI ROBERT R. McCAMMON
Gargoyle Books
presenta
Mary Terror
di Robert R. McCammon
Traduzione di Simone De Crescenzo
Prefazione di Antonella Beccaria
Qual è il confine tra il combattente e il giustiziere?
La trama.
Atlanta,1989: apparentemente integrata nel flusso produttivo dei ruggenti anni Ottanta, come vice-direttrice del turno di giorno in un Burger King, Mary è, in realtà, una pluriomicida che vive da parecchi anni in clandestinità, fabbricandosi di continuo identità diverse per mimetizzarsi. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta, è stata un'esponente dello Storm Front, gruppo politico terrorista di stampo eversivo, sorto con lo scopo di "combattere per la libertà dei cittadini e dei loro diritti contro lo Stato stupratore di coscienze". La donna ha partecipato a un'efferata serie di crimini conclusasi con la morte di 13 persone - la maggior parte delle quali poliziotti -, la grave menomazione di due uomini e un'adolescente, e lo sfiguramento di un agente federale. Pur essendo ricercata in tutti gli Stati Uniti, di lei si sono perse le tracce dal 1972, quando lo Storm Front è stato falcidiato dall'FBI in un'imboscata. In questi 17 anni, però - agevolata anche dall'uso di stupefacenti che la fanno vivere sospesa in un mondo interiore allucinato e stravolto - Mary non ha smesso di rimpiangere la militanza nello Storm Front, e l'amore per Jack Gardiner, capo carismatico del gruppo da cui aspettava un figlio, perso proprio a causa delle ferite riportate nell'ultimo conflitto a fuoco. Finché un giorno, leggendo un annuncio sulla rivista "Rolling Stone", Mary non si convince che i reduci del gruppo siano stati riconvocati all'azione da "Lord Jack". Occorre tornare in California, dove tutto è cominciato, ma non senza portare a Jack un figlio, al costo di rapire quello di un'altra. Ma Mary non ha messo in conto quanto può essere ferocemente tenace l'amore di una madre, specie se è quello di Laura Clayborne, ex-hippie imborghesita anch'essa non immune alla nostalgia, la cui vita, fasciata di agio e soddisfazioni, nel profondo presenta più di una crepa.
Un'odissea distruttiva nel cuore nero dell'America.
Il libro.
Mary Terror è un romanzo che non si dimentica facilmente a causa della primordialità del tema trattato: quello dell'orrore del disincantamento, della perdita di qualsiasi speranza vitalistica, e della non rassegnazione che si concreta in violenza, arrendendosi definitivamente alla follia.
Né si dimentica facilmente la figura di Mary Terror, imbozzolata nelle sue tiranniche ossessioni, che l'hanno portata a tradurre i suoi ideali di uguaglianza e giustizia sociale in crudeli pratiche terroristiche, è un'amazzone disperata che suscita orrore e pena nel contempo.
Con una prosa incendiaria, una caratterizzazione intensamente efficace di personaggi e ambienti, un ricorso sapientemente centellinato a un horror visionario e psichedelico, McCammon ci consegna un'opera straordinaria dove la percezione di ciò che stiamo leggendo muta di pagina in pagina in maniera vertiginosa - thriller psicologico, dramma civile, brutale amarcord on the road, fiction politica -, parallelamente ai registri stilistici che vanno dalla suspense adrenalinica, al flusso di coscienza, dal grottesco all'elegia.
Tutto all'insegna di un ritmo stupefacente, dove azione e memoria si incastrano alla perfezione, lasciandoci col fiato corto anche nei momenti più introspettivi.
Ritenuta l'opera più completa di Robert McCammon, Mine (questo il titolo originale) esce negli Stati Uniti nel 1990, vincendo nello stesso anno il Bram Stoker Award, massimo riconoscimento quanto a letteratura horror, in una quaterna che annovera anche Una stagione selvaggia di Lansdale. È il secondo romanzo di McCammon a conquistare il BSA (nel 1987 lo aveva ottenuto Swan Song - Tenebre, Mondadori 1991 - ex equo con Mysery di King; mentre nel 1989 era stato in nomination The Wolf's Hour - L'ora del lupo, Gargoyle 2006). Il fatto che Mine - che non è un horror in senso canonico - abbia guadagnato lo Stoker è sintomatico di come l'Horror Writers Association (che conferisce tali riconoscimenti) sia aperta a una concezione dell'horror letterario assai ampia e articolata, protesa a esaltare approcci originali per contenuto e soluzioni stilistiche, contemplando anche un distanziamento dal genere.
L'Italia è il primo paese europeo a pubblicare il romanzo nel 1991 per i tipi "Interno Giallo" (nella traduzione di Lidia Perria, compianta grecista e paleografa con la passione per il noir), nel 1992 sarà la volta di Inghilterra, Francia, Spagna, Germania e Olanda (paesi dove il libro uscirà quasi sempre anche in paperback); seguiranno poi Giappone (1995) e Russia (1999). Nel 2004 Mine verrà pubblicato anche in Ungheria e nel 2007 uscirà l'edizione tascabile spagnola, a dimostrazione che lo smalto del testo resta inalterato tanto che l'interesse editoriale non si è esaurito ma continua a rinnovarsi; è su tale solco che si colloca la nuova traduzione italiana di Gargoyle.
L'autore.
Nato a Birmingham (Alabama) nel 1952, Robert McCammon è uno dei massimi autori horror statunitensi, vincitore più volte del Bram Stoker Award. Ha pubblicato numerosi racconti brevi e 13 romanzi, tra questi Baal (1978), Loro attendono (1980), Hanno sete (1981, Gargoyle 2005, Mondadori 2008), La Via Oscura (1983, Gargoyle 2008), il fluviale e apocalittico Tenebre (1987), L'ora del lupo, Mary Terror, Il ventre del lago (1991, Bram Stoker Award 1991, World Fantasy Award 1992), L'inferno della palude (1992). Dal 1992 al 1997, McCammon è stato impegnato nella stesura di Speaks the Nightbird - poderosa trilogia di carattere storico ambientata nel cupo Seicento della caccia alle streghe - opera che, allontanandosi dal genere, ha suscitato molte diffidenze nel mondo editoriale statunitense tanto che il primo episodio è stato pubblicato soltanto nel 2000. Nel 2007 è uscito The Queen of Bedlam, secondo romanzo della trilogia.
http://www.robertmccammon.com/
Da Mary Terror:
«Noi non viviamo nello stesso mondo. Non lo abbiamo mai fatto. Io ho finto, finché sono riuscita a farlo. Poi ho capito: il mondo in cui sono nata [.] mi avrebbe distrutto, se non avessi reagito. Mi avrebbe schiacciata viva [.]. Avrei udito le grida degli oppressi ogni singolo giorno, ma sarei stata ormai troppo debole per cambiare le cose. Avrei abitato in una lussuosa casa di Richmond, con quadri di scene di caccia alla volpe alle pareti, e mi sarei preoccupata di selezionare una buona governante. Avrei pensato che avremmo potuto risolvere la situazione in Vietnam con una bella bomba atomica; e me ne sarei fregata dei pestaggi della polizia a danno dei manifestanti. Il tuo mondo mi avrebbe uccisa, mamma».
Dalla prefazione "Mary Terror e la morte del più genuino sogno americano":
Se un racconto deve essere una rasoiata, sappiate che questo romanzo lo è in pieno. Provocherà dolore fisico leggere le pagine che seguono. Susciterà paura e ansia. Metterà alla prova la resistenza del lettore [.] ma soprattutto lo farà riflettere su ciò che è stato e ciò che è oggi. Perché Mary Terror è prima di tutto un romanzo politico dai tratti impietosi che non risparmia nessuno dei suoi personaggi. È il ritratto dell'America post-contestazione, di ciò che è rimasto una volta conclusisi gli anni in cui si lottava per una rivoluzione che cambiasse il pianeta, dal singolo essere umano alla più tecnologizzata delle società occidentali. È un romanzo sugli effetti dell'estremismo come unica risposta ritenuta possibile.
Per leggere l'intera prefazione:
http://antonella.beccaria.org/2010/04/20/mary-terror-e-la-morte-del-piu-genuino-sogno-americano/
McCammon su Mary Terror:
Volevo scrivere una storia di fantasmi, ma quando ne ho finito la stesura, avevo scritto Mary Terror. Non esattamente il mio progetto iniziale, e di certo non una storia di fantasmi nel senso tradizionale, piuttosto una storia di fantasmi nel suo complesso. Infatti Mary Terror racconta di un'epoca passata, di una morta che cammina, tormentata dallo spettro di ciò che è stata un tempo e dall'impossibilità di arrendersi a un presente mutato. [.] Mary è una donna che ricorda la violenza dei tempi andati alla stregua del tocco di un antico amore, quasi fosse solo tale violenza a farla sentire viva.
Hanno detto:
Mary Terror racconta come il porsi fuori dal sistema possa convertirsi da sogno di liberazione a un viaggio oltre l'ultima porta dell'incubo. Non una lettura per buonisti.
Gianfranco Manfredi
Che Robert McCammon sia una garanzia lo sanno più o meno tutti. Di sicuro lo sa chi almeno una volta ha letto un suo libro. Gargoyle Books ha deciso di pubblicarlo - o come in questo caso, ri-pubblicarlo - in modo estensivo, e per gli appassionati del genere non può che essere un bene. Anche se Mary Terror, strettamente parlando, non è un horror, ma è un thriller agghiacciante, senza vampiri, mostri del sottosuolo o case infestate.
Susanna Raule - Cut-Up
presenta
Mary Terror
di Robert R. McCammon
Traduzione di Simone De Crescenzo
Prefazione di Antonella Beccaria
Qual è il confine tra il combattente e il giustiziere?
La trama.
Atlanta,1989: apparentemente integrata nel flusso produttivo dei ruggenti anni Ottanta, come vice-direttrice del turno di giorno in un Burger King, Mary è, in realtà, una pluriomicida che vive da parecchi anni in clandestinità, fabbricandosi di continuo identità diverse per mimetizzarsi. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta, è stata un'esponente dello Storm Front, gruppo politico terrorista di stampo eversivo, sorto con lo scopo di "combattere per la libertà dei cittadini e dei loro diritti contro lo Stato stupratore di coscienze". La donna ha partecipato a un'efferata serie di crimini conclusasi con la morte di 13 persone - la maggior parte delle quali poliziotti -, la grave menomazione di due uomini e un'adolescente, e lo sfiguramento di un agente federale. Pur essendo ricercata in tutti gli Stati Uniti, di lei si sono perse le tracce dal 1972, quando lo Storm Front è stato falcidiato dall'FBI in un'imboscata. In questi 17 anni, però - agevolata anche dall'uso di stupefacenti che la fanno vivere sospesa in un mondo interiore allucinato e stravolto - Mary non ha smesso di rimpiangere la militanza nello Storm Front, e l'amore per Jack Gardiner, capo carismatico del gruppo da cui aspettava un figlio, perso proprio a causa delle ferite riportate nell'ultimo conflitto a fuoco. Finché un giorno, leggendo un annuncio sulla rivista "Rolling Stone", Mary non si convince che i reduci del gruppo siano stati riconvocati all'azione da "Lord Jack". Occorre tornare in California, dove tutto è cominciato, ma non senza portare a Jack un figlio, al costo di rapire quello di un'altra. Ma Mary non ha messo in conto quanto può essere ferocemente tenace l'amore di una madre, specie se è quello di Laura Clayborne, ex-hippie imborghesita anch'essa non immune alla nostalgia, la cui vita, fasciata di agio e soddisfazioni, nel profondo presenta più di una crepa.
Un'odissea distruttiva nel cuore nero dell'America.
Il libro.
Mary Terror è un romanzo che non si dimentica facilmente a causa della primordialità del tema trattato: quello dell'orrore del disincantamento, della perdita di qualsiasi speranza vitalistica, e della non rassegnazione che si concreta in violenza, arrendendosi definitivamente alla follia.
Né si dimentica facilmente la figura di Mary Terror, imbozzolata nelle sue tiranniche ossessioni, che l'hanno portata a tradurre i suoi ideali di uguaglianza e giustizia sociale in crudeli pratiche terroristiche, è un'amazzone disperata che suscita orrore e pena nel contempo.
Con una prosa incendiaria, una caratterizzazione intensamente efficace di personaggi e ambienti, un ricorso sapientemente centellinato a un horror visionario e psichedelico, McCammon ci consegna un'opera straordinaria dove la percezione di ciò che stiamo leggendo muta di pagina in pagina in maniera vertiginosa - thriller psicologico, dramma civile, brutale amarcord on the road, fiction politica -, parallelamente ai registri stilistici che vanno dalla suspense adrenalinica, al flusso di coscienza, dal grottesco all'elegia.
Tutto all'insegna di un ritmo stupefacente, dove azione e memoria si incastrano alla perfezione, lasciandoci col fiato corto anche nei momenti più introspettivi.
Ritenuta l'opera più completa di Robert McCammon, Mine (questo il titolo originale) esce negli Stati Uniti nel 1990, vincendo nello stesso anno il Bram Stoker Award, massimo riconoscimento quanto a letteratura horror, in una quaterna che annovera anche Una stagione selvaggia di Lansdale. È il secondo romanzo di McCammon a conquistare il BSA (nel 1987 lo aveva ottenuto Swan Song - Tenebre, Mondadori 1991 - ex equo con Mysery di King; mentre nel 1989 era stato in nomination The Wolf's Hour - L'ora del lupo, Gargoyle 2006). Il fatto che Mine - che non è un horror in senso canonico - abbia guadagnato lo Stoker è sintomatico di come l'Horror Writers Association (che conferisce tali riconoscimenti) sia aperta a una concezione dell'horror letterario assai ampia e articolata, protesa a esaltare approcci originali per contenuto e soluzioni stilistiche, contemplando anche un distanziamento dal genere.
L'Italia è il primo paese europeo a pubblicare il romanzo nel 1991 per i tipi "Interno Giallo" (nella traduzione di Lidia Perria, compianta grecista e paleografa con la passione per il noir), nel 1992 sarà la volta di Inghilterra, Francia, Spagna, Germania e Olanda (paesi dove il libro uscirà quasi sempre anche in paperback); seguiranno poi Giappone (1995) e Russia (1999). Nel 2004 Mine verrà pubblicato anche in Ungheria e nel 2007 uscirà l'edizione tascabile spagnola, a dimostrazione che lo smalto del testo resta inalterato tanto che l'interesse editoriale non si è esaurito ma continua a rinnovarsi; è su tale solco che si colloca la nuova traduzione italiana di Gargoyle.
L'autore.
Nato a Birmingham (Alabama) nel 1952, Robert McCammon è uno dei massimi autori horror statunitensi, vincitore più volte del Bram Stoker Award. Ha pubblicato numerosi racconti brevi e 13 romanzi, tra questi Baal (1978), Loro attendono (1980), Hanno sete (1981, Gargoyle 2005, Mondadori 2008), La Via Oscura (1983, Gargoyle 2008), il fluviale e apocalittico Tenebre (1987), L'ora del lupo, Mary Terror, Il ventre del lago (1991, Bram Stoker Award 1991, World Fantasy Award 1992), L'inferno della palude (1992). Dal 1992 al 1997, McCammon è stato impegnato nella stesura di Speaks the Nightbird - poderosa trilogia di carattere storico ambientata nel cupo Seicento della caccia alle streghe - opera che, allontanandosi dal genere, ha suscitato molte diffidenze nel mondo editoriale statunitense tanto che il primo episodio è stato pubblicato soltanto nel 2000. Nel 2007 è uscito The Queen of Bedlam, secondo romanzo della trilogia.
http://www.robertmccammon.com/
Da Mary Terror:
«Noi non viviamo nello stesso mondo. Non lo abbiamo mai fatto. Io ho finto, finché sono riuscita a farlo. Poi ho capito: il mondo in cui sono nata [.] mi avrebbe distrutto, se non avessi reagito. Mi avrebbe schiacciata viva [.]. Avrei udito le grida degli oppressi ogni singolo giorno, ma sarei stata ormai troppo debole per cambiare le cose. Avrei abitato in una lussuosa casa di Richmond, con quadri di scene di caccia alla volpe alle pareti, e mi sarei preoccupata di selezionare una buona governante. Avrei pensato che avremmo potuto risolvere la situazione in Vietnam con una bella bomba atomica; e me ne sarei fregata dei pestaggi della polizia a danno dei manifestanti. Il tuo mondo mi avrebbe uccisa, mamma».
Dalla prefazione "Mary Terror e la morte del più genuino sogno americano":
Se un racconto deve essere una rasoiata, sappiate che questo romanzo lo è in pieno. Provocherà dolore fisico leggere le pagine che seguono. Susciterà paura e ansia. Metterà alla prova la resistenza del lettore [.] ma soprattutto lo farà riflettere su ciò che è stato e ciò che è oggi. Perché Mary Terror è prima di tutto un romanzo politico dai tratti impietosi che non risparmia nessuno dei suoi personaggi. È il ritratto dell'America post-contestazione, di ciò che è rimasto una volta conclusisi gli anni in cui si lottava per una rivoluzione che cambiasse il pianeta, dal singolo essere umano alla più tecnologizzata delle società occidentali. È un romanzo sugli effetti dell'estremismo come unica risposta ritenuta possibile.
Per leggere l'intera prefazione:
http://antonella.beccaria.org/2010/04/20/mary-terror-e-la-morte-del-piu-genuino-sogno-americano/
McCammon su Mary Terror:
Volevo scrivere una storia di fantasmi, ma quando ne ho finito la stesura, avevo scritto Mary Terror. Non esattamente il mio progetto iniziale, e di certo non una storia di fantasmi nel senso tradizionale, piuttosto una storia di fantasmi nel suo complesso. Infatti Mary Terror racconta di un'epoca passata, di una morta che cammina, tormentata dallo spettro di ciò che è stata un tempo e dall'impossibilità di arrendersi a un presente mutato. [.] Mary è una donna che ricorda la violenza dei tempi andati alla stregua del tocco di un antico amore, quasi fosse solo tale violenza a farla sentire viva.
Hanno detto:
Mary Terror racconta come il porsi fuori dal sistema possa convertirsi da sogno di liberazione a un viaggio oltre l'ultima porta dell'incubo. Non una lettura per buonisti.
Gianfranco Manfredi
Che Robert McCammon sia una garanzia lo sanno più o meno tutti. Di sicuro lo sa chi almeno una volta ha letto un suo libro. Gargoyle Books ha deciso di pubblicarlo - o come in questo caso, ri-pubblicarlo - in modo estensivo, e per gli appassionati del genere non può che essere un bene. Anche se Mary Terror, strettamente parlando, non è un horror, ma è un thriller agghiacciante, senza vampiri, mostri del sottosuolo o case infestate.
Susanna Raule - Cut-Up
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Notizie
venerdì 7 maggio 2010
PREMIATO "IL MALEFICIO DEL BRIGANTE" AL CONCORSO INTERNAZIONALE DI NARRATIVA "I PICENTINI"
Perdonate la punta d'orgoglio ma questa volta mi occupo di un mio lavoro e non di libri altrui.
Ieri sera presso la Chiesa di San Martino di Giffoni Sei Casali (Sa), un mio racconto "Il Maleficio del Brigante" ( storia ambientata nella Valle del Sarno tra superstizioni, ambientazioni e personaggi rogorosamente veri, e impianto gotico rurale) è stato premiato dalla giuria del primo Concorso Internazionale di Narrativa " I Picentini" con la "Menzione Speciale".
Tema del concorso: "I boschi raccontano..."
La stessa giuria ha definito ( nelle motivazioni) il racconto come "una trama originale che gioca efficacemente tra fantasia e realtà".
Inutile sottolineare che sono molto felice di questo premio e ringrazio gli organizzatori per la splendida ospitalità e l'incantevole manifestazione
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I miei racconti
mercoledì 5 maggio 2010
COMMUNION – PHILIPPE MORA (1989)
Regia: Philippe Mora.
Attori: Christopher Walken, Lindsay Crouse, Frances Sternhagen, Andreas Katsulas, Terry Hanauer, Joel Carlson, John Dennis Johnston. Dee Dee Rescher, Aileen Fitzpatrick, Holly Fields
Genere: Fantascienza, durata 101 min. - USA 1989.
SINOSSI
Durante la vacanza che Whitley Strieber (Christopher Walken) trascorre nella foresta con la sua famiglia e un gruppo di amici succedono fenomeni inspiegabili. Si tratta di influenze extraterrestri? Whitley è tormentato dai dubbi: è stato veramente rapito dagli UfO o sta diventando pazzo? Cercherà l'aiuto di uno psichiatra che attraverso la regressione ipnotica scoprirà la verità.
CONSIDERAZIONI
Durante la fine degli anni 80 il fenomeno delle “abductions” ( rapimenti alieni) ha destato molto interesse sia nel cinema ( come non citare il film “Bagliori nel buio” diretto da Robert Lieberman che forse rappresenta la summa cinematografica di questa controversa fenomenologia) che in tv (X Files su tutti).
In Communion, interpretato da un ispirato e carismatico Walken (attore che con il soprannaturale va praticamente a nozze), il rapimento alieno non è più visto in chiave propriamente horror/fantascientifica (Bagliori nel buio) o cospirativa ( X Files) ma attraverso le inquietudini e i dubbi relativi a stati di percezione alterata della mente.
La vita di uno scrittore di best seller ( chi ha detto King?) viene travolta dalla visione notturna di un gruppo di ( apparenti) alieni.
Questi esseri assomigliano nella forma ai cosiddetti “grigi”, alieni dalla testa e occhi enormi e dai lineamenti affilati, presi pari pari dalla cronaca reale sugli Ufo.
Il film dopo una prima parte, abbastanza scontata, si sposta verso territori inesplorati e tutto sommato astrusi, sfiorando temi come la follia, i sogni, il difficile ruolo di padre/marito, la depressione, l’incomprensione e la diffidenza verso i rapiti.
Walken fa il bello e il cattivo tempo con le sua consueta mimica che lo ha reso celebre negli studi di Hollywood nonchè qualche colpo di teatro da attore consumato.
Per il resto Mora costruisce una trama non lineare e in certi tratti anche noiosa.
Per gli appassionati di Ufo e di cospirazioni aliene di sicuro non un film memorabile che ha dalla sua l’imprevedibilità di certe riflessioni e una buona fotografia.
Attori: Christopher Walken, Lindsay Crouse, Frances Sternhagen, Andreas Katsulas, Terry Hanauer, Joel Carlson, John Dennis Johnston. Dee Dee Rescher, Aileen Fitzpatrick, Holly Fields
Genere: Fantascienza, durata 101 min. - USA 1989.
SINOSSI
Durante la vacanza che Whitley Strieber (Christopher Walken) trascorre nella foresta con la sua famiglia e un gruppo di amici succedono fenomeni inspiegabili. Si tratta di influenze extraterrestri? Whitley è tormentato dai dubbi: è stato veramente rapito dagli UfO o sta diventando pazzo? Cercherà l'aiuto di uno psichiatra che attraverso la regressione ipnotica scoprirà la verità.
CONSIDERAZIONI
Durante la fine degli anni 80 il fenomeno delle “abductions” ( rapimenti alieni) ha destato molto interesse sia nel cinema ( come non citare il film “Bagliori nel buio” diretto da Robert Lieberman che forse rappresenta la summa cinematografica di questa controversa fenomenologia) che in tv (X Files su tutti).
In Communion, interpretato da un ispirato e carismatico Walken (attore che con il soprannaturale va praticamente a nozze), il rapimento alieno non è più visto in chiave propriamente horror/fantascientifica (Bagliori nel buio) o cospirativa ( X Files) ma attraverso le inquietudini e i dubbi relativi a stati di percezione alterata della mente.
La vita di uno scrittore di best seller ( chi ha detto King?) viene travolta dalla visione notturna di un gruppo di ( apparenti) alieni.
Questi esseri assomigliano nella forma ai cosiddetti “grigi”, alieni dalla testa e occhi enormi e dai lineamenti affilati, presi pari pari dalla cronaca reale sugli Ufo.
Il film dopo una prima parte, abbastanza scontata, si sposta verso territori inesplorati e tutto sommato astrusi, sfiorando temi come la follia, i sogni, il difficile ruolo di padre/marito, la depressione, l’incomprensione e la diffidenza verso i rapiti.
Walken fa il bello e il cattivo tempo con le sua consueta mimica che lo ha reso celebre negli studi di Hollywood nonchè qualche colpo di teatro da attore consumato.
Per il resto Mora costruisce una trama non lineare e in certi tratti anche noiosa.
Per gli appassionati di Ufo e di cospirazioni aliene di sicuro non un film memorabile che ha dalla sua l’imprevedibilità di certe riflessioni e una buona fotografia.
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Film
domenica 2 maggio 2010
AUTORI VARI – LAMA E TRAMA ( PERDISA POP – 2010)
Sarò sincero.
Quando ho ricevuto quest’antologia pubblicata da Perdisa, ho avuto un momento di smarrimento.
Non amo recensire questo tipo di pubblicazioni.
Lo trovo un compito arduo e tutto sommato scomodo.
Forse mi è andata bene, forse ho troppi pregiudizi che in qualche modo dovrei eliminare, ma questo libro “tematico” si legge che è un piacere.
Una vera sorpresa!
Dato tecnico: i racconti pubblicati sono il meglio delle settima edizione del celebre premio letterario “Lama e Trama”, dedicato al giallo e al noir.
Le storie sono ispirate a coltelli, pugnali e altri oggetti contundenti.
Finito il lato tecnico parliamo dei contenuti, iniziando dal vincitore:
“Menù da taglio”di Renzo Brollo è un racconto memorabile.
Merita la vittoria.
Fantasioso, bizzarro, splatter, poetico. Uno stile che mi ha ricordato da vicino quello di Tiziano di Sclavi dei bei tempi. Onore al merito.
Più prevedibili ( soprattutto nei temi) quelli di Angelico e Picatto che comunque mantengono una qualità molto alta e sono piacevoli da leggere.
Belle le ambientazioni storico/sociali del “Ricettario del Killer” di Valentino Sergi.
Ambientato in una Sicilia torrida e violenta, racchiude un’anima noir e un tocco “camilleriano” che seduce dalle prime righe.
Tra i racconti selezionati dei non-vincitori, spicca “Pupel” di Cristian Fabbi, storia ombrosa di vendette e consuetudini sanguinarie radicate nella cultura dell’est, l’elegia di autolesionismo e morte dai toni agghiaccianti di Marilù Oliva e i sempre attuali casi di cronaca nera ( fantasiosa ma neanche tanto..) di Conventi e Borsani,
Tra i racconti dei giurati da segnalare sicuramente quello della brava scrittrice napoletana, Diama Lama, visionario e orrorifico al punto giusto, e il resoconto della passaggio all’età adulta ( invero molto “kinghiano”), scritto magistralmente da Alberto Custerlina.
Questi sono i lavori che mi hanno convinto maggiormente ma ripeto, dal mio modesto punto di vista, la qualità mi sembra alta.
Sarò di nuovo sincero.
Non so a quale target di lettori ( parliamo di marketing) questo tipo di operazione editoriale potrà essere rivolto.
Ma è un piacere constatare che il lavoro di selezione è stato fatto con attenzione e passione.
Insomma un buona lettura.
Quando ho ricevuto quest’antologia pubblicata da Perdisa, ho avuto un momento di smarrimento.
Non amo recensire questo tipo di pubblicazioni.
Lo trovo un compito arduo e tutto sommato scomodo.
Forse mi è andata bene, forse ho troppi pregiudizi che in qualche modo dovrei eliminare, ma questo libro “tematico” si legge che è un piacere.
Una vera sorpresa!
Dato tecnico: i racconti pubblicati sono il meglio delle settima edizione del celebre premio letterario “Lama e Trama”, dedicato al giallo e al noir.
Le storie sono ispirate a coltelli, pugnali e altri oggetti contundenti.
Finito il lato tecnico parliamo dei contenuti, iniziando dal vincitore:
“Menù da taglio”di Renzo Brollo è un racconto memorabile.
Merita la vittoria.
Fantasioso, bizzarro, splatter, poetico. Uno stile che mi ha ricordato da vicino quello di Tiziano di Sclavi dei bei tempi. Onore al merito.
Più prevedibili ( soprattutto nei temi) quelli di Angelico e Picatto che comunque mantengono una qualità molto alta e sono piacevoli da leggere.
Belle le ambientazioni storico/sociali del “Ricettario del Killer” di Valentino Sergi.
Ambientato in una Sicilia torrida e violenta, racchiude un’anima noir e un tocco “camilleriano” che seduce dalle prime righe.
Tra i racconti selezionati dei non-vincitori, spicca “Pupel” di Cristian Fabbi, storia ombrosa di vendette e consuetudini sanguinarie radicate nella cultura dell’est, l’elegia di autolesionismo e morte dai toni agghiaccianti di Marilù Oliva e i sempre attuali casi di cronaca nera ( fantasiosa ma neanche tanto..) di Conventi e Borsani,
Tra i racconti dei giurati da segnalare sicuramente quello della brava scrittrice napoletana, Diama Lama, visionario e orrorifico al punto giusto, e il resoconto della passaggio all’età adulta ( invero molto “kinghiano”), scritto magistralmente da Alberto Custerlina.
Questi sono i lavori che mi hanno convinto maggiormente ma ripeto, dal mio modesto punto di vista, la qualità mi sembra alta.
Sarò di nuovo sincero.
Non so a quale target di lettori ( parliamo di marketing) questo tipo di operazione editoriale potrà essere rivolto.
Ma è un piacere constatare che il lavoro di selezione è stato fatto con attenzione e passione.
Insomma un buona lettura.
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Recensioni libri
sabato 1 maggio 2010
"CI SONO FATTI DI CRONACA O COSE CHE MI E' CAPITATO DI VEDERE DI PERSONA CHE ENTRANO NEI RACCONTI": INTERVISTA A STEFANO DI MARINO
Stefano Di Marino, da ex pugile e navigato autore, sa come rispondere alle domande altrui ( anche a quelle più scomode): secco, diretto, efficace, dirompente.
Insomma una chiacchierata senza fronzoli con le carte messe da subito in tavola.
E' quindi con sommo piacere e grande onore che pubblico la mia prima intervista al Professionista, da sempre un punto fermo della letteratura di genere in Italia.
Enjoy it!
Insomma una chiacchierata senza fronzoli con le carte messe da subito in tavola.
E' quindi con sommo piacere e grande onore che pubblico la mia prima intervista al Professionista, da sempre un punto fermo della letteratura di genere in Italia.
Enjoy it!
Finalmente Chance Renard approda in Italia e precisamente e Milano. Cosa ti ha spinto a fare quella scelta artistica " a sorpresa"?
Quali saranno i futuri sviluppi della Saga del Professionista?
SDM. L’idea mi venne nel 2005 in seguito alla lettura di un volume della newton ‘Milano Criminale’ che da un punto di vista giornalistico era anche molto ben curato ma nella sezione narrativa e cinematografica non solo proponeva tesi inaccettabili (spargeva liquami sull’opera di Di Leo e i vari polizziotteschi che in realtà sono un po’ la linfa della Milano Criminale ‘vera’ e moderna) ma nei romanzi parlava solo ed esclusivamente di quegli autori che danno un’immagine edulcorata del poliziesco milanese. Se su Scerbanenco (che è un caso a parte e rappresenta Milano di una certa epoca che con gli anni ’70 si chiude) potevo essere d’accordo mi sembrava offensivo che non fosse ricordato, di Altieri, di Cappi (anche il mio ma non solo) e di altri che pure avevamo trattato la città Non era la prima volta che parlavo di Milano nei miei romanzi. Così un po’ per sfida e orgoglio nacque un romanzo che inizialmente si chiamava Milano senza pietà e doveva essere un fuori serie del Professionista per la TEA. Evidentemente l’editor aveva idea diverse dalla mia. Quasi dileggiò il lavoro dicendo che ‘ certe cose a Milano non succedono. Una storia che ho raccontato più volte. Così il romanzo entrò nella serie regolare con il titolo di Gangland e da lì considerato che ai lettori piacque, nacque il filone italiano delle avventure del Professionista che non si limita alla sola Milano, anche se resta un punto fondamentale, visto che è la mia città. Al momento l’evoluzione della saga vede svilupparsi due filoni, uno che segue la linea più tradizionale ‘internazionale’ più propriamente spy e uno più hard-boiled con storie italiane e milanesi che sono più ‘ nero criminale’ anche se ormai i due filoni finiscono per intrecciarsi.
Quanto gli eventi di cronaca nazionale hanno influenzato il tuo romanzo? Quali le influenze non dichiarate ( sia artistiche che non)?
SDM. Be’ è impossibile non guardarsi in giro quando si parla di storie nel proprio paese. Leggo moltissimo e ricerco sulla realtà criminale italiana e a volte ci sono fatti di cronaca o cose che mi è capitato di vedere di persona che entrano nei racconti. Tieni presente che trascorre sempre un tempo piuttosto lungo tra la stesura e la pubblicazione e quello che ti sembra ‘l’ultima ora’ diventa risaputo al momento del’uscita. Ma alla fine così deve essere perché si tratta di storie di fiction non di reportage giornalistici.
Ti faccio una domanda che ho posto qualche tempo fa anche a Claudia Salvatori. Segretissimo è un collana tematica dalla distribuzione limitata nel tempo. Quali sono i pregi e i difetti di questo tipo di pubblicazione?
SDM. Il pregio è che sai che almeno 10.000 lettori ti leggono sicuramente e ti assicuro che con le cifre di vendita in libreria non è male. Il difetto e appunto la permanenza in edicola per un mese soltanto e la difficoltà di ripescare gli arretrati. Però anche in libreria una novità dopo poco tempo scompare e diventa difficile da procurare. Il problema vero è che ‘ la critica’ quelli che ti recensiscono, l’editore che magari potrebbe pubblicare cose più complesse e lunghe in libreria considera la pubblicazione in edicola una cosa inferiore, un giornalino e non ti ritiene neanche un scrittore. E sbaglia perché a volte in queste collane ci sono ottimi romanzi a un prezzo competitivo...
Stefano, la tua esperienza di "cose editoriali" è collaudata nel tempo da una lunghissima carriera. Com'è cambiato il mondo editoriale in Italia da quando hai iniziato fino ad oggi? Pregi e difetti?
SDM. Fondamentalmente le stesse difficoltà di una volta le incontri adesso. I rifiuti sono sempre gli stessi ‘la gente legge poco’ ‘bisogna andare sul sicuro’ ‘ gli italiani i gialli non li sanno scrivere’...solo che adesso c’è una scusa in più. La Crisi. Di fatto oggi mi sembra che il problema più grosso sia il marketing che detta legge sulla qualità. Si fa il prodotto che va di moda e quello di imitazione di quello di successo. Un libro è bello se ha una immediata risposta di vendita. Il marketing dovrebbe trovare il modo di vendere meglio i libri non imporre a editor e autori cosa scrivere. A parte questo il pregio che vedo in questi anni è che almeno in parte i pregiudizi contro gli autori italiani di genere sembrano parzialmente superati. Si parla di thriller italiano più o meno a testa alta. Certo, alcuni autori possono tenere la testa più alta di altri... ma così va il mondo...
Una tua opinione sulla panoramica delle letteratura di genere (Horror, Thriller, Gialla, Spy). Ormai tra esordienti e autori consolidati c'è una caterva di pubblicazioni in libreria. Siamo arrivati ad una saturazione irreparabile o c'è ancora spazio per l'idea vincente?
SDM. Mi rifaccio a quanto dicevo prima. Di spazio per l’idea vincente ce ne sarebbe eccome, dipende però dalla possibilità di svilupparla e di supportarla. Perché per quanto possiamo fare noi autori per autopromuoverci è la casa editrice che deve investire risorse e denaro e distribuire i libri perché questi possano essere visti dai lettori interessati e acquistati.
Un libro e un film che ti hanno colpito di recente?
SDM. Il film certamente Cella 211, e La pattuglia dell’Alba di Winslow. Tra gli italiani Troppo Piombo di Pandiani, Lullaby di barbara Baraldi e Carni (e) strane(e) di Adriano Barone. E poi ho letto un romanzo straordinario ancora inedito(però credo sia già stato acquisito da Mondadori) di Cristiana Astori . Di film italiani recenti ..neanche uno. Ho l’impressione che si produca solo spazzatura negli ultimi anni.
Che ne pensi della nuova frontiera degli e-book scaricabili dal web. Sono davvero il futuro dell'editoria o bisogna tenere ancora un certo scetticismo visti anche i dati di vendite non esaltanti dei cartacei?
SDM. Guarda non lo so dire ancora con certezza. Io sono affezionato ai vecchi libri di carta però tutto si evolve. Recentemente ho pubblicato con la Scudo un libro in formato E-book ma con possibilità anche di versione cartacea e non è esattamente la stessa cosa che si intende per E-book fruibile su un supporto elettronico che però mi sembra una cosa ancora un po’ delicata da portarsi in giro. Però posso sbagliarmi. Vedremo. Comunque sono possibilista, mai fissarsi su schemi troppo rigidi. L’editoria deve evolversi...
Dulcis in fundo i tuoi futuri progetti editoriali. Puoi darmi qualche succosa anticipazione?
SDM. Guarda, parlo solo delle cose assolutamente sicure, nel senso che ci sono in ballo diversi progetti e libri ancora da definirsi. Ci sarà un mio racconto nell’antologia di Delos 365 racconti erotici, poi sempre per Delos un manuale di Scrittura “Scrivere da professionisti”che comprende anche un episodio inedito inserito come didattica del Professionista. Un’avventura a Trieste. C’è lo special di Supersegretissimo dedicato ai 15 anni del Professionista che comprende un romanzo lungo e uno più breve, poi c’è il romanzo salgariano cui accennavo prima pubblicato da Scudo, Amori e crudeltà dell’Orchidea Rossa , racconti nella raccolta del Super giallo Sul filo del rasoio che sono hard-boiled futuristici italiani e un racconto horror nell’antologia Onryo che uscirà su Epix che abbina racconti horror giapponesi e italiani. Poi sto lavorando ai prossimi Professionista, uno lo consegno lunedì Morte senza volto ed è del filone più internazionale e l’altro si chiama Gangland Blues e sarà un romanzo unico ma diviso in racconti che poi si uniscono, una sorta di Sin City.
Quali saranno i futuri sviluppi della Saga del Professionista?
SDM. L’idea mi venne nel 2005 in seguito alla lettura di un volume della newton ‘Milano Criminale’ che da un punto di vista giornalistico era anche molto ben curato ma nella sezione narrativa e cinematografica non solo proponeva tesi inaccettabili (spargeva liquami sull’opera di Di Leo e i vari polizziotteschi che in realtà sono un po’ la linfa della Milano Criminale ‘vera’ e moderna) ma nei romanzi parlava solo ed esclusivamente di quegli autori che danno un’immagine edulcorata del poliziesco milanese. Se su Scerbanenco (che è un caso a parte e rappresenta Milano di una certa epoca che con gli anni ’70 si chiude) potevo essere d’accordo mi sembrava offensivo che non fosse ricordato, di Altieri, di Cappi (anche il mio ma non solo) e di altri che pure avevamo trattato la città Non era la prima volta che parlavo di Milano nei miei romanzi. Così un po’ per sfida e orgoglio nacque un romanzo che inizialmente si chiamava Milano senza pietà e doveva essere un fuori serie del Professionista per la TEA. Evidentemente l’editor aveva idea diverse dalla mia. Quasi dileggiò il lavoro dicendo che ‘ certe cose a Milano non succedono. Una storia che ho raccontato più volte. Così il romanzo entrò nella serie regolare con il titolo di Gangland e da lì considerato che ai lettori piacque, nacque il filone italiano delle avventure del Professionista che non si limita alla sola Milano, anche se resta un punto fondamentale, visto che è la mia città. Al momento l’evoluzione della saga vede svilupparsi due filoni, uno che segue la linea più tradizionale ‘internazionale’ più propriamente spy e uno più hard-boiled con storie italiane e milanesi che sono più ‘ nero criminale’ anche se ormai i due filoni finiscono per intrecciarsi.
Quanto gli eventi di cronaca nazionale hanno influenzato il tuo romanzo? Quali le influenze non dichiarate ( sia artistiche che non)?
SDM. Be’ è impossibile non guardarsi in giro quando si parla di storie nel proprio paese. Leggo moltissimo e ricerco sulla realtà criminale italiana e a volte ci sono fatti di cronaca o cose che mi è capitato di vedere di persona che entrano nei racconti. Tieni presente che trascorre sempre un tempo piuttosto lungo tra la stesura e la pubblicazione e quello che ti sembra ‘l’ultima ora’ diventa risaputo al momento del’uscita. Ma alla fine così deve essere perché si tratta di storie di fiction non di reportage giornalistici.
Ti faccio una domanda che ho posto qualche tempo fa anche a Claudia Salvatori. Segretissimo è un collana tematica dalla distribuzione limitata nel tempo. Quali sono i pregi e i difetti di questo tipo di pubblicazione?
SDM. Il pregio è che sai che almeno 10.000 lettori ti leggono sicuramente e ti assicuro che con le cifre di vendita in libreria non è male. Il difetto e appunto la permanenza in edicola per un mese soltanto e la difficoltà di ripescare gli arretrati. Però anche in libreria una novità dopo poco tempo scompare e diventa difficile da procurare. Il problema vero è che ‘ la critica’ quelli che ti recensiscono, l’editore che magari potrebbe pubblicare cose più complesse e lunghe in libreria considera la pubblicazione in edicola una cosa inferiore, un giornalino e non ti ritiene neanche un scrittore. E sbaglia perché a volte in queste collane ci sono ottimi romanzi a un prezzo competitivo...
Stefano, la tua esperienza di "cose editoriali" è collaudata nel tempo da una lunghissima carriera. Com'è cambiato il mondo editoriale in Italia da quando hai iniziato fino ad oggi? Pregi e difetti?
SDM. Fondamentalmente le stesse difficoltà di una volta le incontri adesso. I rifiuti sono sempre gli stessi ‘la gente legge poco’ ‘bisogna andare sul sicuro’ ‘ gli italiani i gialli non li sanno scrivere’...solo che adesso c’è una scusa in più. La Crisi. Di fatto oggi mi sembra che il problema più grosso sia il marketing che detta legge sulla qualità. Si fa il prodotto che va di moda e quello di imitazione di quello di successo. Un libro è bello se ha una immediata risposta di vendita. Il marketing dovrebbe trovare il modo di vendere meglio i libri non imporre a editor e autori cosa scrivere. A parte questo il pregio che vedo in questi anni è che almeno in parte i pregiudizi contro gli autori italiani di genere sembrano parzialmente superati. Si parla di thriller italiano più o meno a testa alta. Certo, alcuni autori possono tenere la testa più alta di altri... ma così va il mondo...
Una tua opinione sulla panoramica delle letteratura di genere (Horror, Thriller, Gialla, Spy). Ormai tra esordienti e autori consolidati c'è una caterva di pubblicazioni in libreria. Siamo arrivati ad una saturazione irreparabile o c'è ancora spazio per l'idea vincente?
SDM. Mi rifaccio a quanto dicevo prima. Di spazio per l’idea vincente ce ne sarebbe eccome, dipende però dalla possibilità di svilupparla e di supportarla. Perché per quanto possiamo fare noi autori per autopromuoverci è la casa editrice che deve investire risorse e denaro e distribuire i libri perché questi possano essere visti dai lettori interessati e acquistati.
Un libro e un film che ti hanno colpito di recente?
SDM. Il film certamente Cella 211, e La pattuglia dell’Alba di Winslow. Tra gli italiani Troppo Piombo di Pandiani, Lullaby di barbara Baraldi e Carni (e) strane(e) di Adriano Barone. E poi ho letto un romanzo straordinario ancora inedito(però credo sia già stato acquisito da Mondadori) di Cristiana Astori . Di film italiani recenti ..neanche uno. Ho l’impressione che si produca solo spazzatura negli ultimi anni.
Che ne pensi della nuova frontiera degli e-book scaricabili dal web. Sono davvero il futuro dell'editoria o bisogna tenere ancora un certo scetticismo visti anche i dati di vendite non esaltanti dei cartacei?
SDM. Guarda non lo so dire ancora con certezza. Io sono affezionato ai vecchi libri di carta però tutto si evolve. Recentemente ho pubblicato con la Scudo un libro in formato E-book ma con possibilità anche di versione cartacea e non è esattamente la stessa cosa che si intende per E-book fruibile su un supporto elettronico che però mi sembra una cosa ancora un po’ delicata da portarsi in giro. Però posso sbagliarmi. Vedremo. Comunque sono possibilista, mai fissarsi su schemi troppo rigidi. L’editoria deve evolversi...
Dulcis in fundo i tuoi futuri progetti editoriali. Puoi darmi qualche succosa anticipazione?
SDM. Guarda, parlo solo delle cose assolutamente sicure, nel senso che ci sono in ballo diversi progetti e libri ancora da definirsi. Ci sarà un mio racconto nell’antologia di Delos 365 racconti erotici, poi sempre per Delos un manuale di Scrittura “Scrivere da professionisti”che comprende anche un episodio inedito inserito come didattica del Professionista. Un’avventura a Trieste. C’è lo special di Supersegretissimo dedicato ai 15 anni del Professionista che comprende un romanzo lungo e uno più breve, poi c’è il romanzo salgariano cui accennavo prima pubblicato da Scudo, Amori e crudeltà dell’Orchidea Rossa , racconti nella raccolta del Super giallo Sul filo del rasoio che sono hard-boiled futuristici italiani e un racconto horror nell’antologia Onryo che uscirà su Epix che abbina racconti horror giapponesi e italiani. Poi sto lavorando ai prossimi Professionista, uno lo consegno lunedì Morte senza volto ed è del filone più internazionale e l’altro si chiama Gangland Blues e sarà un romanzo unico ma diviso in racconti che poi si uniscono, una sorta di Sin City.
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