domenica 31 ottobre 2010

CRONACA DI UNA "BELLA" SERATA ALLO STADIO MARASSI DI GENOVA

Seppur in ritardo pubblico la testimonianza diretta (non priva di giudizi "personali" dettati sicuramente da rabbia e delusione) di un mio caro amico, Lorenzo Bianco, presente con la famiglia allo Stadio Marassi di Genova, durante i tumulti scoppiati a causa degli ultrà serbi. Si tratta di un diario “inedito” di grande patos emozionale, che serve anche a capire la gravità dei fatti testé menzionati.
Buona lettura!
Negli ultimi tempi, un po’ per spirito patriottico e un po’ per la voglia di rivalsa dopo i deludenti mondiali in Africa, mi sono avvicinato maggiormente al mondo del calcio e soprattutto alla nostra Nazionale! Dopo aver visto un mese fa gli azzurri contro le Far Oer a Firenze, passando davvero una bella serata, decido di andare a vedere anche la partita contro la Serbia a Genova. Chiedo ai miei genitori se vogliono venire. Accettano volentieri. Alla bella comitiva familiare si aggiungono due miei amici, ex compagni di università, Matteo e Andrea, detto il “Deo”. Di fronte alla scelta dei posti, mio papà propone: “Andiamo pure in gradinata, mica giocano il Genoa e la Sampdoria, cosa vuoi che succeda?!” Una settimana prima della partita compro 5 biglietti online, immaginando che l’organizzazione della partita dentro e fuori lo stadio sia ottima come a Firenze, e invece...
Il 12 ottobre, anniversario della scoperta delle America da parte di Cristoforo Colombo, c’è Italia – Serbia. Il “Deo” ci aspetta davanti alla biglietteria per il ritiro dei biglietti: bisogna quindi “soltanto” ritirarli velocemente mostrando ciascuno il proprio documento d’identità. Arriviamo circa un’ora prima del calcio d’inizio, ma davanti alla biglietteria c’è una calca disumana. Il fatto più sorprendente e spiacevole è vedere le tante famiglie con i bambini per mano o sulle spalle, in quel groviglio di persone, ammassarsi e spintonarsi senza pietà. Immediatamente noto che la strada adiacente alla biglietteria dello stadio di Genova è aperta al traffico, cosa che non era successa nel capoluogo Toscano. Lascio i miei genitori poco distante, in un posto “sicuro” e con i miei amici ci facciamo coraggio avvicinandoci a quell’ammasso di teste e braccia sollevate, racchiuse tra un muro ed alcune transenne mobili, oltre alle quali passa davvero di tutto: autobus, scooter, macchine, camion, ogni mezzo possibile. Percepisco già una certa tensione nell’aria. La gente è arrabbiata e innervosita dalla lentezza nel ritirare i tagliandi. Situazione già resa difficile dal rumore del traffico rallentato in quel punto dal continuo affluire di persone. Basterebbe davvero poco e chissà cosa potrebbe succedere! Ci sono in tutto otto/dieci sportelli dedicati all’acquisto tagliandi, ma soltanto due sono destinati al ritiro dei biglietti acquistati online. Pur essendoci del personale, dietro le vetrine, senza far nulla, questi non danno un minimo di aiuto e dall’interno guardano cosa accade ai colleghi a fianco. Disorganizzazione totale! Dopo pochi minuti, vedo la gente ammassarsi velocemente ancora in un angolo. Mi giro e a poco più di un metro due ragazzi si spintonano e se le danno! La scintilla è accesa! In pochi istanti, gli altri ragazzi attorno ai due sopra citati, iniziano a darsele fra di loro. La marea di schiaffi e calci si allarga. Non so quanti sono, ma al centro del pestaggio ci sono i miei genitori! Che io avevo lasciato in un posto “sicuro”. Immediatamente mi precipito per portarli in salvo. Mi sembra di essere in un film. Schivo, faccio lo slalom fra gente sdraiata a terra e abbasso la testa, perché volano anche i caschi Percorro in tutto neanche 15 lunghi metri, dove per fortuna nessuno, data la mia “non belligeranza”, mi coinvolge o mi tira qualche pugno di traverso. Forse sono serbi contro italiani, perché un ragazzo ha una bandiera serba attaccata alle spalle. Comunque riesco a vedere mia mamma, che aggrappata a mio papà, urla dalla paura. Appena li raggiungo si stringono a me. Allargo le braccia per proteggerli. Lo spazio è proprio ristretto. Mi vola un altro casco davanti agli occhi e mi abbasso istintivamente anche se ormai è già passato. Le moto e gli scooter parcheggiate lì vicino cadono a domino una dopo l’altro. Non so davvero quanto sia durato il tutto, forse meno di tre minuti. Per fortuna, un gruppo di “combattenti” cede il campo, ma scappando uno di loro riesce a lanciare bengala e fumogeni, forse nel tentativo di coprire la ritirata. Nel frattempo si è immediatamente riformata la coda. Matteo rimette in coda e il Deo rimane nei paraggi. Faccio segno che li avrei raggiunti subito. Passano pochi minuti e un gruppo 30-40 celerini si appostano alla nostra destra, a fianco la biglietteria. La tensione resta ma non ci sono più scintille. Finalmente Matteo riesce a ritirare i biglietti. Guardiamo l’ora e pensiamo che la partita sia già iniziata, ma in realtà nessuno sa cosa stia accadendo questa volta dentro lo stadio. I serbi sono capeggiati da un ultrà nazionalista incappucciato.Verrà arrestato solo dopo le 2 del mattino. Ivan Bogdanov, subito soprannominato dalla stampa italiana “Ivan il terribile”, guiderà la tifoseria serba per tutta la notte contro la polizia, sia dentro che fuori lo stadio. Gli ultrà serbi stavano interrompendo la partita a colpi di razzi lanciati verso la tifoseria italiana e in campo. Questo non lo sapremo fino alla telefonata di un amico che, al corrente che sono allo stadio, ci informerà in diretta sulla situazione. Per entrare in gradinata sud, gli Stewart dello stadio ci hanno fatto fare un giro larghissimo. Entriamo allo stadio alle 21.03. I nostri tifosi italiani sono arrabbiatissimi per il ritardo e per le continue provocazioni della tifoseria avversaria. Decidiamo di metterci in basso e vicino all’uscita, nel caso la situazione degeneri. Finalmente rientrano i giocatori. Il primo ingresso l’avevamo perso. Qualche minuto di riscaldamento e partono gli inni! Sono quasi le 21.25. la partita sarebbe dovuta iniziare alle 20.50. Inizia prima l’inno della repubblica serba. Una valanga di fischi copre tutto. Non ho capito come la banda sia riuscita a suonare. A me sembra di aver visto qualcuno di loro, fuori tempo, smettere di suonare. E’ impossibile distinguere una sola nota. Finisce il loro e sta per iniziare il nostro. Silenzio per pochi secondi e poi inizia. Cantare l’inno di Mameli è un modo per abbattere il morale degli avversari e soprattutto degli ultrà serbi. Lo percepisco dagli sguardi delle persone. Vedo gente intorno che gonfia il torace, pronta a cantare a squarcia gola. E parte la banda. Molti mettono anche la mano sul cuore e la mia combriccola non è da meno. Anche se un po’ fuori tempo, comunque l’inno è andato e finalmente inizia la partita. Sono le 21.30 circa. Per l’Italia la partita si mette subito bene. I tifosi serbi, visto l’inizio non esaltante, ricominciano a lanciare bengala, razzi, fumogeni sia in campo sia in tribuna e gradinata nord. I tifosi italiano vengono allontanati dalle zone a rischio dagli uomini della sicurezza. Si creano buchi enormi di spettatori in quelle zone dello stadio. Gli insulti verso i serbi riprendono!Ormai la partita è segnata. Mi rendo conto che non verrà più ripresa. Avviso i miei amici di tenerci pronti a uscire. I giocatori serbi lasciano il campo e quelli italiani vanno sotto le gradinate e tribune a salutare i tifosi. Nel frattempo viene annunciata la sospensione definitiva della partita. Sono le 21.40 circa. Scappiamo di corsa dallo stadio e questa volta siamo tra i primi. Salutiamo il Deo e Matteo che sono in moto, per loro fortuna posteggiate più lontano dallo stadio. Vorremmo prendere gli autobus, ma sono già pieni come scatole di sardine. E allora ci avviamo a marcia forzata, destinazione la stazione di Brignole. Lungo il cammino, molte macchine, posteggiate una dietro l’altra, hanno lo specchietto retrovisore, lato conducente, rotto o divelto. Diverse ammaccature sono anche visibili sulle fiancate. Che triste spettacolo! Prendiamo il treno, poi un autobus e finalmente alle 23.30 siamo a casa. I miei si mettono subito a letto, io mi metto un po’al computer. Sento la televisione nella stanza dei miei che fa la cronaca di quello che sta avvenendo fuori dallo stadio. Accendo la tv e i tifosi serbi stanno lanciando una valanga di bottiglie di vetro contro la nostra polizia. Ci sono le immagini di un poliziotto a terra che viene portato via in ambulanza. La “battaglia” finirà solo intorno alle 2. I colpevoli dei disordini vengono arrestati, forse non tutti. Viene preso anche “l’impavido” Ivan! Diciamo che non ha lottato fino all’’ ultimo con i suoi compagni e che non si è proprio fatto prendere con “l’onore delle armi”. Nell’ultimo tafferuglio contro la polizia, ha approfittato della confusione, per effettuare una “ritirata strategica”: lo hanno trovato nascosto nel vano motore di un pullman che lo avrebbe dovuto riportare in Serbia. L’incubo è finito.

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