lunedì 8 novembre 2010

“UNO SCRITTORE DEVE AVERE COME RAFFRONTO ANCHE I MORTI, SOLO COSI’ PUO’TENTARE DI PARLARE AI CONTEMPORANEI”: INTERVISTA A GIANFRACO MANFREDI

Poche parole di preambolo solo per dire che sono felicissimo di pubblicare una delle interviste più interessanti e complete da quando ho aperto il blog.
Cari lettori, credetemi, qui si parla di Letteratura con la L maiuscola.
Ringrazio vivamente Gianfranco Manfredi, per la cortese disponibilità e i tanti spunti di riflessione e di critica letteraria. Un’esperienza avvincente!
E stavolta si parla anche di “Horror Rock”…
Come sempre, buona lettura!

Nella recensione collegata a questa intervista mi sono azzardato ad ipotizzare un continuum letterario tutto nostrano tra la poesia romantica/cimiteriale di inizio Ottocento e il romanzo gotico ambientato in Italia, fino ad arrivare ai suoi libri targati Gargoyle. Si può parlare di una scena “gotica” italiana distinta e separata da quella anglosassone?

Anzitutto devo ringraziarti per la bella recensione che in effetti illumina un mio "pallino" e cioè quello di riportare alla luce le radici italiane del Gotico. Qui basti citare un aneddoto. Quando andai a Providence (Rhode Island) per le ricerche sulla base delle quali scrissi "Ho freddo", restai piuttosto stupito di fronte alla Hay Library. Hay era un amico ed estimatore di Lovecraft. Ora: sulla sinistra di lato alla facciata della Biblioteca, in un angolo discosto, figura una piccola targa dedicata a Lovecraft. Può passare inosservata. Proprio di fronte all'ingresso della Biblioteca figura invece un enorme testone di bronzo di Dante Alighieri. Il che dovrebbe contribuire a spiegare come nel mondo si guarda a Dante e in particolare all' "Inferno" come testo fondativo (e direi assai più del Gotico che dell'Horror, se non altro per la commistione tra spettacolo di efferatezze e percorso spirituale). Non so dunque quanto sia fondato parlare di "separazione". Lo studio delle tradizioni nazionali è fondamentale, ma può rivelarsi una trappola per gli storici della letteratura se non si considera mai il carattere cosmopolita dell'universo letterario. Fuori da un quadro mondiale della fortuna di un autore, è piuttosto sviante fornire chiavi interpretative tutte fondate sulla storia nazionale.
Ambrogio Viale con il suo poema intitolato “Erminda” e lo scienziato Giovanni Aldini con i suoi esperimenti sul galvanismo sono i veri e autentici precursori del Gotico del Novecento? Il Frankenstein di Mary Shelley, secondo il suo parere, andrebbe ridimensionato e valutato in maniera diversa?

Come ho detto sopra, le influenze fondative risalgono a molto prima. A Dante affiancherei sicuramente Machiavelli, ma persino in autori concepiti e interpretati come distanti da questo genere di tradizione, penso ad esempio a Torquato Tasso, troviamo temi e prospettive che sono poi diventate parti integranti del "genere Gotico".
A questo va aggiunta una più vasta influenza culturale in campi non letterari. Penso ad esempio ai nostri anatomisti del cinquecento e seicento, all'importanza di figure settecentesche come Cagliostro, agli studi di Galvani e Aldini, all'eredità del nostro positivismo, e ho citato così alla rinfusa, ma certo molto ci sarebbe da ricostruire circa l'influenza ( purtroppo quasi smarrita) della nostra tradizione artistica e scientifica sullo sviluppo della letteratura e della stessa sensibilità "moderna". Il problema non è ridimensionare il romanzo della Shelley, ma situarlo in una prospettiva critica più aperta. Quanto meno si tratterebbe di passare da una storia delle letterature nazionali alla Storia della Letteratura Europea. Uno sforzo critico di questo genere è certo già stato compiuto da grandi critici come Praz, però all'interno di una "scelta" e di una chiave di interpretazione troppo limitate nello spazio mitteleuropeo che da solo non dà ragione della molteplicità degli intrecci della storia culturale europea e dell'importanza avuta in questo ambito dall'Italia.

“Tecniche di resurrezione”, dimostra una saggia e originale mistura di generi e suggestioni differenti. Il termine “romanzo popolare” le sembra appropriato per definire la sua opera narrativa o la considera un prodotto “gotico” tout court?

Ho spiegato altre volte che il mio tentativo è in direzione di un Romanzo Totale che superi i generi in una prospettiva di fusion molto al di là del cosiddetto post-modern. Al centro di questo mio tentativo, come elemento portante della fusion, ci sono i Personaggi, la cui centralità è stata troppo sottovalutata dal romanzo contemporaneo. Altro elemento è la particolare sensibilità dell'autore che nel mescolare generi e temi opera comunque una sua sintesi. Una sintesi è espressione di un punto di vista non solamente critico-estetico, ma anche "emotivo". Gli umori "gotici" non sono utilizzabili come mero ingrediente da aggiungere al piatto, perché ne formano il gusto, sono costitutivi, non aggiuntivi. Dunque la totalità di cui parlavo, e che è sempre a rischio di uno smarrimento divagante e dispersivo, dovrebbe secondo me sempre mettere capo a un romanzo molto unitario e specifico. Senza questo ogni fusione rischia l'effetto pappone (proprio come nella battuta di Alberto Sordi al suo domestico trattato come un cane cui si allunga la ciotola con un calcio: "Magna er pappone").
Prendendo in considerazione la sua lunghissima e affermata carriera di Autore, mi piacerebbe conoscere il suo pensiero sullo stato di salute attuale della letteratura e del cinema Horror in Italia.

Il cinema horror italiano attuale è in stato comatoso, avulso da ogni tendenza mondiale, propositivo di nulla, figlio e suddito in larga parte di una scuola Bava/Argento che non è più stata ridefinita e che mostra da decenni la corda. Il problema però non è tanto e solo autoriale, ma di miseria produttiva. La letteratura horror italiana, allo stato, somiglia a un interessante brodo primordiale, popolato di cose assai modeste come di punte particolarmente espressive, ma a mio avviso richiederebbe molto maggiore coraggio nell'uscire dal ghetto del genere , in Italia generalmente inteso come sotto-genere di target. Un horror, che sia cinematografico o letterario, se vuole davvero avere influenza, deve porsi il compito di alzare il livello, di essere difendibile sotto tutti i punti di vista, di mostrare consapevole ambizione. Da questo punto di vista recuperare la nobiltà della nostra lunghissima tradizione letteraria è un passaggio non eludibile. Stiamo parlando di qualcosa di davvero importante, non di entertainment alla moda. Da un lato dobbiamo liberarci dal ghetto, dall'altro dobbiamo evitare che il ghetto continui a vivere in noi. E questa è la cosa più difficile.

Doctor Ending: oltre al prevedibilissimo archetipo di “Jack The Ripper”, io ci ho visto anche una non velata influenza/tributo al Fantomas di Marcel Allain e Pierre Souvestre. Il romanzo giallo francese ( anche in questo caso romanzo “popolare”) si addice all’atmosfera misteriosa e torbida di “Tecniche di resurrezione”?

La letteratura francese, anche quella che citi, ha sempre avuto una grandissima importanza per me. L'autore/trascinatore per me, però, è stato Victor Hugo: la sua incredibile capacità di coniugare pensiero critico, racconto storico, documentazione, chiarezza di schieramento anche politico e sociale, con un'inarrivabile capacità affabulatrice e visionaria.
“Tecniche di resurrezione” è il secondo libro di una trilogia dedicata ai fratelli de Valmont? Se la sua risposta è affermativa sarei curioso di sapere quale altra tematica del gotico letterario, dopo il vampirismo e il segreto della vita dopo la morte, potrebbe essere utilizzata per il prossimo romanzo…

Il mio prossimo romanzo non vedrà come protagonisti Aline e Valcour. Sarà ambientato in tutt'altri scenari spaziali e temporali, ma non voglio anticipare troppo perché sono ancora soltanto a un terzo del lavoro che sarà lungo e comporterà almeno un paio di viaggi di studio. Dopodiché ho in programma un nuovo romanzo di Aline e Valcour ambientato stavolta in Italia, romanzo che in qualche modo tira le somme, in una direzione di "riscoperta" che hai già intuito ed espresso con la tua prima domanda.

Nelle sue certosine ricerche storiche sui luoghi, gli ambienti, i problemi sociali, la cultura, la politica del passato quanto la sua sensibilità di artista indefettibilmente “moderno” influisce sulle sue storie? È possibile parlare del passato astraendosi totalmente dal presente?

No, non credo sia possibile. E' evidente che noi guardiamo al passato attraverso la lente del nostro tempo. Bisogna però cercare di guardare al passato anche per la sua distanza dal presente, per i suoi caratteri dissimili, in certi casi addirittura alieni, altrimenti quel passato rischia di essere un peplum, un mero costume carnevalesco con il quale rivestire la modernità. Sono appena reduce dal Festival della Letteratura di Istanbul. Durante una lunga trasferta in pulmino, bloccati nel traffico di una città smisurata di quindici milioni di abitanti più cinque o sei di clandestini, ho notato che l'editore seduto accanto a me stava leggendo "I traditori" di De Cataldo. L'occhio mi è caduto su un dialogo in cui due protagonisti del romanzo discutono tra loro in termini assolutamente contemporanei. Uno ad esempio, credo un personaggio mazziniano, parlava di "organizzare una campagna di stampa" . Al che veniva da continuare così: "Guarda, non è necessario, basta andare da Fazio". Insomma: quando leggo cose scritte così, francamente mi cascano le palle. E si è letto anche di peggio. Ho letto di faraoni che parlano di "inconscio", di detective della Roma Imperiale che usano il termine "indagine" nello stesso senso in cui lo usava Sherlock Holmes. Questa è roba brutta. Questa sì è sotto-letteratura. E dal punto di vista culturale è un'operazione reazionaria, persino quando è condotta da autori con intenti progressivi. Se si riduce ogni diversità storico e culturale al presente, non facciamo altro che coltivare la pulsione autoritaria al Pensiero Unico di Mercato contro la quale dovremmo invece tutti batterci. Si ha a volte l'impressione che molti scrittori oggi non solo se ne freghino dei posteri, ma persino dei lettori dei prossimi decenni per i quali il nostro "attualismo" risulterà ridicolo e illeggibile. Uno scrittore deve avere come raffronto anche i Morti, solo così può tentare di parlare sia ai contemporanei che ai Non Ancora Nati, cosa quest'ultima per nulla garantita (ai posteri l'ardua sentenza), ma l'inseguimento ossessivo dell'Attualità di Mercato e del Linguaggio degradato da telefilm, contribuisce soltanto al Macero Stilistico.

Infine, se mi permette le rivolgo una domanda tutta personale. Da poco ho pubblicato un saggio a quattro mani intitolato “Horror Rock”, dove attraverso una serie di capitoli tematici abbiamo cercato di delineare le varie commistioni e fusioni tra l’immaginario tipicamente Horror (fumetti, letteratura, cinema) la teatralità e i contenuti controversi del genere rock e i suoi effetti (a volte pericolosi, a volte semplicemente fraintesi) sulla realtà. Mi piacerebbe conoscere il suo parere su questo tema ancora controverso e provocatorio.

Una volta ho scritto un'introduzione a un libro di Stefano Marzorati che trattava temi simili al tuo anche se incentrato in particolare sul Rock Demoniaco, contro il quale si scaglia a sussulti la Chiesa Cattolica. In quel piccolo contributo cercavo di mostrare come il Rock e in particolare quello americano non sia separabile dalla storia recente del cristianesimo occidentale. Questo tema è stato più volte sottolineato da Bruce Springsteen che anche in Italia ha detto nelle interviste: "Se non capite che nel rock si esprimono una tradizione e un sentire religiosi, non capite il rock". Queste dichiarazioni sono state interpretate come la bizzarria di una star. Il motivo credo sia questo: in Italia regna una particolare ignoranza in merito alla Bibbia, che non può essere ridotta ai Vangeli, ma che andrebbe letta nel suo insieme a partire dall'Antico Testamento.
Questa ignoranza non ci consente di cogliere la quantità smisurata di citazioni bibliche contenute nei testi delle canzoni americane e che riecheggiano persino nell'hip hop, nell'hard core, cioè ben al di là del rock classico o della ballad alla Bob Dylan o del gospel afro-americano. Sarebbe un discorso molto lungo. Sta di fatto che nella nostra canzone, invece, i richiami alla Bibbia sono assenti. Eppure se non si conosce bene l'Antico Testamento non riusciamo a capire neppure, in campo letterario, certi romanzi di Lansdale. L'Antico Testamento è uno dei fondamenti ineludibili dell'horror americano.

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