lunedì 28 febbraio 2011

HANNO DETTO DI HORROR ROCK, LA MUSICA DELLE TENEBRE…

HANNO DETTO DI HORROR ROCK, LA MUSICA DELLE TENEBRE…
(RASSEGNA STAMPA AGGIORNATA AL 28/02/2011)

“Spero comunque che questo lavoro possa essere un'ulteriore spinta verso una nuova visione del contesto, troppo spesso vittima di fastidiosi pregiudizi e boicottaggi da parte di certi ambienti e persone” – Beta Librae (Covenant Zine)

“Un saggio che si candida di diritto al vertice di una ipotetica chart – lasciatemi usare un’immagine da classifica discografica – dei saggi dedicati alla storia del Rock” – Luigi Milani (Liberolibro)

“É davvero difficile riuscire a raccontare in poche righe uno tra i migliori libri della scena musicale licenziati in questo 2010” – Loris Gualdi (Music on Tnt)

“Horror & Rock: riuscite a pensare a un libro più perfetto per i postumani regali natalizi del 2010? Una più azzeccata summa teologica delle nostre viscerali passioni? No, neanche noi!” – Mario Gazzola (Posthuman.it)

"Horror Rock. La Musica delle Tenebre" è enciclopedico, minuzioso e dattagliato, è un opus magnum per chiunque voglia accostarsi all'argomento e tratta egregiamente il tema…” – Maria Rita Puglisi (Accordo.it)

“Eduardo Vitolo ,ed Alessio Lazzati, ci invitano ad un viaggio tra vecchie riviste, fanzine straniere, album dimenticati, band ormai cadute nell’oblio ma anche a partecipare ad una rassegna puntuale di band e dischi che hanno fatto dell’horror propellente per il concept delle loro creazioni musicali. Voto: 8,5/10” – Salvatore Mazzarella (Informazione Metal)

“In definitiva, il libro curato dai preparatissimi Alessio Lazzati (Varese, 1976) edEduardo Vitolo (Sarno, 1974) è un saggio davvero completo ed enciclopedico, corredato da un ricchissimo apparato fotografico, e costituisce una gioia sia per il lettore appassionato sia per il neofita, il quale avrà modo di scoprire un'infinità di gruppi e album degni di nota” – Valentino Colapinto (Liberidiscrivere)

“Un saggio interessantissimo!” – Luca Crovi (Tutti i colori del giallo)

“Gli autori Alessio Lazzati ed Eduardo Vitolo sono amici di vecchia data ma non immaginavo riuscissero a raccogliere e coordinare una tale massa di informazioni. Non lasciatevi ingannare o scoraggiare dal prezzo erché il tomo non solo è di più di 400 pagine ma è illustrati sismo, indica percorsi che dalla musica portano al cinema, all’immagine, al fumetto, alla narrativa. Insomma è un bel viaggio in cui si parte da strade note per approdare in un mare sconfinato e si scorgono di tanto in tanto immagini e riferimenti noti che aiutano a non perdersi e seguire l’esposizione che di certo è illuminante.” – Stefano Di Marino

“Che dire… un testo davvero interessante, e una lettura che mi ha entusiasmato!” – Barbara Baraldi

“E' per me un onore avere in qualche modo contribuito al progetto "Horror Rock", che spero stia ricevendo l'attenzione che merita, soprattutto in questa epoca di assolute tenebre” – Alan D. Altieri

“Ce l’ho! Ora so davvero tutto sull’argomento”. – Danilo Arona

“Questo volume va letto cum grano salis e apprezzato come un paesaggio artistico multicolore e multimediale. Una mappa nal mare magnum dell’edito” – Marcello Napoli (Il Mattino di Salerno)
‎"Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati firmano il pregevole Horror Rock, la musica delle tenebre, dove il rapporto stretissimo tra la parte più tenebrosa dell'esistere e la musica popolare contemporanea viene magnificamente esemplificata" - Stefano Taddei – (Il Mucchio)

“Si tratta di un interessante saggio realizzato da Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati che prende in esama i rapporti tra il Rock e gli altri ambiti creativi come la letteratura, il cinema e naturalmente il fumetto. Poteva quindi mancare un capitolo dedicato a Dylan Dog? Ovviamente no. Anzi, a onor del vero, dobbiamo dire che gli autori hanno fatto un grande lavoro…” - Dylan Dog Horror Club

“Horror Rock, la musica delle tenebre è la guida più completa per avvicinarsi a questo genere musicale” – Luca Visconti (La Città di Salerno)

“La coppia Vitolo/Lazzati intraprende l’arduo compito di guidare il lettore nella giungla della musica orrorifica. .. la mole dei materiali raccolti è davvero imponente…un bel libro” – Luciano Pirrotta (Linea)

“L’Horror Rock non è un genere musicale: è piuttosto il modo in cui certe influenze vengono recepite, celebrate, riadattate al gusto dei tempi. La dichirazione di Vitolo e Lazzati è la migliore legenda per orientarsi in questo poderoso studio sull’influenza delle tematiche orrorifiche nel rock”- Donato Zoppo (Jam)

“Lo stretto rapporto tra Horror e musica è il tema di questo saggio. Interessanti la monografia sull’ondata di violenza legata al satanismo ed al neopaganesimo, legata alla scena metal scandinava e la parte dedicata al rapporto tra fumetto rock, specialmente in Dylan Dog. Per saperne di più” – Ianira De Ninno (Rockerilla)

domenica 27 febbraio 2011

TALES FROM THE NORTH (PT I):THE TROLL HUNTER - ANDRE' OSVREDAL (2010)


Prima parte del mini special in tre puntate dedicato alla Norvegia ad ampio raggio (musica, cinema, libri etc.).
Per iniziare non potevamo non prendere in considerazione "Trolljegeren" (The Troll Hunter), ispirato film del cineasta norvegese Abdrè Ovredal, dedicato al folklore e alla maestosa natura nordica
Buona lettura!

The Troll Hunter
Regia: André Ovredal.
Titolo originale: Trolljegeren.
Genere: Fantasy/Avventura

Sinossi:
Trolljegeren è un finto documentario (in termine tecnico “mockumentary”) che racconta come il governo norvegese stia cercando di nascondere l'esistenza della popolazione dei Troll che si annida nel nord del paese. Questi esseri mostruosi vengono protetti e tenuti al sicuro dall'occhio pubblico per prevenire un panico di massa. E se si avvicinano troppo ai territori dell’uomo c’è un cacciatore solitario pronto a sterminarli tutti, dal primo all’ultimo.

Considerazioni:
Se consultiamo “The Routledge Dictionary of Gods, Goddesses, Devils and Demons” di Manfred Luker (Routledge & Kegan Paul, 1987) troveremo alla voce “Troll” questa dicitura:

“Nelle credenze scandinave, i Troll sono demoni che possono essere sia maschi che femmine, giganti o nani. Sono dotati di poteri magici durante le ore di oscurità,ed è per questo che temono luce del giorno”.

Insomma l’argomento si presta bene per una trattazione fiction, sia essa fantasy oppure orrorifica. Non mancano ovviamente i precedenti: nel 1986 il regista americano John Carl Buechler, (noto ai più per essere stato il make up artist di pellicole ormai di culto come “Re-Animator” o “Halloween 4: The Return of Michael Mayers” fino ad arrivare al 2006 con il classico lovecraftiano “The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”, sempre diretto da Buechler), dirige il pessimo “Troll”, mediocre potpourri di elementi horror tipicamente anni ’80 e atmosfere fantasy con ambizioni di favola nera.
Da segnalare altre due pellicole, “Troll 2 “ (alla regia Drake Froyd, pseudonimo sotto cui si cela il nome dell’italianissimo Claudio Fragasso, famoso per aver diretto il cult film “Monster Dog”, interpretato da “nientepocodimenoche” Alice Cooper) e “Troll 3” (diretto stavolta da Joe D’Amato), da annoverare totalmente nel genere Horror. “Troll 2” viene tutt’ora considerato dalla critica di settore, come uno dei peggiori film mai prodotti.
Insomma i precedenti non erano incoraggianti.
Ma il cinema nordico, a mio avviso, sembra davvero avere una marcia in più per inventiva e coraggio. Sulla carta un finto documentario che attesta la presenza di creature mitologiche sul territorio norvegese sembra un’impresa da cineasta di serie Z. Roba da far incanutire o ridere a seconda dei casi. Chi avrebbe scommesso un penny su una pellicola del genere? In Italia praticamente nessuno. Eppure abbiamo un catalogo di miti e leggende di pari importanza se non superiore a quello del Nord Europa. Ma ci addentriamo in un territorio che la Domenica mattina è meglio evitare.
Ebbene, dopo “Dead Snow” e “Valhalla Rising” un altro capolavoro è servito!
“Trolljegeren” è credibile fin dai primi minuti.
Forse è la maestosa e cupa natura nordica, forse è la curiosità di vedere il film dove vuole andare a parare, ma veniamo proiettati da subito nelle imprese di Hans, barbuto e silenzioso cacciatore norvegese, il quale spacciandosi per un cacciatore di frodo ha un solo compito: quello di sterminare ogni Troll che abbia il coraggio di invadere il territorio degli uomini. Hans non usa balestre, pistole o spade scintillanti che tanto bruttissimo cinema ci ha mostrato in passato ma proiettori di luce ultravioletta e fucili laser. Una trovata davvero originale.
L’attore che interpreta Hans (se non erro il controverso Otto Jespersen, consultate Wikipedia in proposito) è davvero credibile e più di una volta si ha l’impressione che quello che stiamo osservando sullo schermo non sia costruito ad arte ma abbia a che fare sul serio con la realtà.
Ottimi gli effetti speciali, capaci di creare esseri mostruosi, integrati alla grande con il paesaggio circostante. E parlando di Norvegia, non mancheranno quindi oscure foreste, minacciose montagne e desolate distese di neve. Per gli amanti del Nord, una goduria per gli occhi.
Non rivelo altro per non guastare la visione di questa piccola/grande pellicola.
Aggiungo solo una nota di colore: Hans, prima di portare i tre reporter a caccia di Troll, chiede con fare austero se qualcuno di loro ha fede nella Chiesa Cattolica. I ragazzi negheranno da subito la cosa, ma durante una terrorizzante incursione in una grotta, uno solo di loro verrà divorato dai Troll: quello che davvero aveva fede nel Dio cristiano e l’aveva nascosta agli altri. I Troll uccidono soprattutto i cristiani. Sentono il loro odore lontano un miglio.
La lotta ideologia contro il Cristianesimo non è più nelle mani di Varg Vikernes ma nelle visioni mitologiche del cineasta André Øvredal.
Che Odino sia al suo fianco!

sabato 26 febbraio 2011

BRIAN KEENE & STEPHEN GUNN

L'influenza non è ancora passata del tutto, quindi mi limito anche oggi a segnalare un paio di ottime uscite da libreria e da edicola, molto attese dai lettori della narrativa di genere:
Brian Keene - I Vermi Conquistatori (Edizioni XII)
Stephen Gunn - Gangland Blues (Segretissimo Mondadori)

Sinossi:
Teddy Garnett è un arzillo vecchietto e non vuole saperne di lasciare la casa in cima agli Appalachi dove ha vissuto per decenni con la compianta Rose. Non gli importa della pioggia incessante, un diluvio catastrofico che ha messo in ginocchio l'intero pianeta, né di essere l'unico essere umano ancora vivo nella piccola comunità di Punkin' Center, ormai ridotta a un isolotto in mezzo alle acque. Senza paura, Teddy aspetta il giorno in cui si avvererà il suo unico desiderio: riabbracciare la moglie.
Ma quando riceve la visita di Carl, il suo migliore amico creduto morto o portato in salvo dalla Guardia Nazionale, scopre che ci sono cose peggiori della pioggia.
Cose che serpeggiano sottoterra, creature striscianti che tarlano il sottosuolo e scavano verso la superficie per rivelarsi al mondo.
E conquistarlo.

L'autore:
Brian Keene nasce nel 1967 e cresce in Pennsylvania e West Virginia, dove ambienterà la maggior parte dei suoi libri. Autore molto prolifico, ha pubblicato quattordici romanzi e svariate antologie in circa dieci anni di attività. Ha vinto due prestigiosi Bram Stoker Awards: nel 2001 con Jobs in Hell e nel 2003 con The Rising; e uno Shocker Award, con Sympathy for the Devil nel 2004.
Edizioni XII è il primo editore a proporre una sua opera in italiano. L'autore ha fin da subito espresso il suo entusiasmo per il traguardo raggiunto.
(Fonte: Fantasy Magazine)

I vermi conquistatori, di Brian Keene, Edizioni XII
collana Eclissi numero 12
pagine 312
euro 15
ISBN 978-88-95733-30-2 (28 Febbraio 2011)

Sinossi:
Chi sono i veri padroni di Gangland, capitale del crimine? Quasi per caso il Professionista e la sua squadra si trovano al centro di una guerra che parte da molto lontano. “Per caso”? Troppe coincidenze strane, troppi morti ammazzati, troppi enigmi senza soluzione. Chi manovra la vecchia mala contro una nuova, letale organizzazione che ha radici in Romania? Cosa c’entra una squadra speciale dei Servizi che prima spara e poi fa le domande? Come sempre, Chance sarà costretto a chiedersi di chi fidarsi. Un passo falso e sarà la fine, non solo per i suoi più fidati compagni ma addirittura per lui. Un temerario romanzo a incastro, una radiografia impietosa di un mondo all’ultimo stadio della corruzione. Il mondo che riempie la cronaca dei nostri giorni.
(Fonte: Il Blog di Segretissimo)

L'Autore:
Stephen Gunn
è lo pseudonimo di Stefano Di Marino, uno degli autori di action/adventure thriller più amati dal pubblico italiano, che segue da diversi anni la fortunata serie dei romanzi dedicati a Chance Renard «Il Professionista». Stephen Gunn è nato Jakarta nel 1961. Cresciuto a Singapore, ha svolto le più disparate professioni prima di approdare alla narrativa. Pugile, guida, comparsa in film di arti marziali, corrispondente per una rivista di Bangkok, ha maturato una profonda conoscenza dell'Asia. Dagli anni Novanta si è trasferito in Corsica e divide il suo tempo fra l'Europa e l'Asia, dove trascorre almeno un mese all'anno.Famoso soprattutto per la fortunata serie del Professionista, pubblicata in Italia da Segretissimo, è autore anche dei romanzi Pista Cieca e l'Ombra del Corvo. Alla sua passione per il cinema orientale ha dedicato il saggio Bruce e Brandon Lee, i segreti del cinema di arti marziali.
(Fonte: Zam.it)
Segretissimo - S. Gunn - Il Professionista: Gangland Blues - N°1573 - Marzo 2001

venerdì 25 febbraio 2011

LA NAVIGAZIONE NEL MONDO ANTICO: NUOVO SAGGIO PER LO STORICO SARNESE ORAZIO FERRARA


Orazio Ferrara
La navigazione nel mondo antico (dai Cretesi agli Etruschi)
Capone Editore 2011

Il libro: 
Una storia della navigazione nel mare degli antichi, tra misteriche deità marine, suggestive leggende e riti arcaici: tutto ciò è al centro del volume, che non manca di raccontare la evoluzione che si ebbe nell’arte marinaresca e in quella del costruir navi, arti che, di pari passo, si andarono sempre più affinandosi.Una storia dell’avventura umana sulle sconfinate e azzurre vie del mare, dove l’uomo, tra guerre e commerci, aveva racchiuso nel più profondo del cuore il mitico sogno di Ulisse: la conquista dell’ignoto.Dall’alba della marineria, che vede le navi di Minosse far vela verso il mitico Egitto, alla Grecia arcaica, i cui marinai praticano la gentile e fascinosa consuetudine del rito augurale all’inizio di ogni viaggio; dagli enigmatici etruschi, straordinaria gente di mare, con il delfino beneaugurante per nume tutelare, alla piccola e coraggiosa marineria di Pantelleria, l’omerica isola di Kalipso, che non teme di sbarrare il passo alla potenza di Roma, sono gli argomenti di un libro, riccamente illustrato, dove la passione dell’autore per il mare e il mito, catapultano il lettore in un mondo ormai molto lontano nel tempo.
L’Autore: 
Orazio Ferrara (1948), nato a Pantelleria (Tp), vive a Sarno in provincia di Salerno.Già responsabile della Biblioteca Comunale della Città di Sarno, scrittore e saggista ha pubblicato numerosi libri, tra i quali Parole sudiste, d’amore e altre ancora (1978), Arcaiche radici e diafane presenze (1995), Viva ‘o Rre. Episodi dimenticati della borbonica guerra per bande (1997, vincitore 2° posto saggistica politica del Premio Internazionale Letterario Tito Casini di Firenze Ed. 1997), Il Celeste Patrono della Gente di Mare. San Francesco da Paola (1997), Solo Coraggio. Storie di italiani in guerra (2009), Sud. Storie di lazzari, sanfedisti, briganti e separatisti (2010), L’Anitra Blu. Legionari e mercenari in Africa (2011).Collabora a diverse riviste a diffusione nazionale quali “L’Alfiere”, “Due Sicilie”, “Storia in Rete”, “Agorà”, “Storia del Novecento”, “Eserciti nella Storia”, “Aerei nella Storia”, “2a Guerra Mondiale / Battaglie uomini e mezzi”, “Santini & Similia”, “Cronache medievali”.

Orazio Ferrara, La navigazione nel mondo antico (dai Cretesi agli Etruschi),
Capone Editore, Lecce 2011.
Pagine 136 - € 12,00 - ISBN: 978-88-8349-146-7

mercoledì 23 febbraio 2011

HORROR ROCK: ANCORA RECENSIONI!

Un post veloce, visto che l'influenza non mi da tregua, solo per segnalare un paio di ottime recensioni sul mio/nostro libro Horror Rock - La Musica delle Tenebre.

Lusinghiera recensione di Luigi Milani su Liberolibro.it:

Ottima recensione anche su Covenant Zine:

Stay (Horror) Rock!!!

martedì 22 febbraio 2011

UN OMAGGIO ITALIANO A SIMON RAVEN

Gargoyle
presenta

LA FIGURA DI CERA
di Riccardo D’Anna

Con un’introduzione di Stefano Priarone

Dal 17 febbraio 2011 in libreria

La trama.
Londra 1958. Una serie di misteriosi suicidi prelude alla riapertura di un caso risolto forse solo in apparenza, denso di preoccupanti e inaspettati sviluppi.
La scomparsa dalla tomba di una marchesa caduta in disgrazia, da poco defunta fra le mura di un appartamento londinese – donna dall’indiscutibile fascino, musa ispiratrice di D’Annunzio, appassionata di occultismo e interprete dei brillanti riti della belle époque – muove i protagonisti, in una corsa contro il tempo, alla ricerca del suo calco di cera da cui ella avrebbe potuto riattingere vita. Dopo un incontro a Venezia con Peggy Guggenheim, i nostri eroi si vedranno costretti a recarsi a Berlino, in una città che mostra ancora le ferite della guerra e dove sopravvivono gli ultimi scampoli di quelle società segrete che furono legate ai presupposti oscuri e alle origini magiche del nazismo.
Non solo, quindi, un semplice romanzo di genere, ma un racconto che coniuga atmosfere noir e sfondi storici, personaggi reali e derive fantastiche.
Concepito quale omaggio a Il morso sul collo di Simon Raven (Gargoyle 2009), La figura di cera è in realtà una sorta di obolo sentimentale che l’autore versa nei confronti dell’horror classico, che riaffiora timidamente non tanto e non solo in chiave letteraria: dai film della Universal a quelli della Hammer, da Vincent Price e Lon Chaney junior a Basil Rathbone e Nigel Bruce, indimenticati interpreti della coppia Holmes-Watson.
Il libro.
La figura di cera è una godibilissima incursione nel genere da parte di Riccardo D’Anna – autore rispetto al quale risulta subito chiaro che la scrittura ha lo stesso peso della materia narrata –, che gioca con la trasfigurazione della donna da vampiro a vamp: la tomba inspiegabilmente trafugata da cui prende avvio la storia è infatti quella della marchesa Lucrezia d’Ateleta di Montevago, donna dalla femminilità rapace e medusea, dall’allure erotica sotterranea e onnipresente anche nell’assenza, una “belle dame sans merci” dal vissuto dai risvolti oscuri, più dalle parti dell’ultraterreno che dell’umana comprensione.
Grande appassionata d’arte, la nobildonna aveva vissuto per parecchi anni a Venezia, risiedendo nel Palazzo Venier dei Leoni, i cui vasti giardini, oltre a fare da sfondo a feste e appuntamenti mondani, venivano da lei utilizzati alla stregua di uno zoo, in quanto la d’Ateleta amava circondarsi di ghepardi, pavoni, piccoli coccodrilli, corvi e serpenti.
L’inconsueto stile di vita della marchesa e i suoi stravaganti costumi indicano come fosse ella stessa a volersi porre quale opera d’arte da ammirare, e a testimonianza di ciò restano a immortalarla numerosi quadri a olio, schizzi, ritratti, e sculture, tra cui un calco di cera anch’esso inspiegabilmente sparito, assieme alla salma.
Il mistero intorno alle sorti della tomba di Lucrezia d’Ateleta viene sviluppato guardando alla tradizione letteraria del Giallo classico inglese, in cui, pertanto, l’enigma da risolvere riaffiora continuamente intrecciandosi con la detection.
A cercare di dipanare l’intricata matassa sui cui grava un’aura ultraterrena è un singolare trio impegnato in una indagine frenetica tra Londra, Venezia e Berlino.
Nell’ex capitale tedesca – descritta splendidamente nella sua grigia cupezza di città divisa e piagata dalla Guerra Fredda –, ad esempio, i tre si confronteranno con le radici mistico-esoteriche dell’antropologia nazionalsocialista, ancora persistente in gruppi di insospettabili nostalgici.
Denso di seducenti allusioni, citazioni, risonanze e poderosi rimandi intertestuali, nonché retto da una puntuale documentazione, La figura di cera è un pastiche delizioso, ulteriore esempio di come nella letteratura di genere siano possibili esperimenti narrativi di rara e solida sofisticazione.

L’autore.
Riccardo D’Anna è nato nel 1962 a Roma, dove vive e lavora. Saggista e scrittore, ha pubblicato Una stagione di fede assoluta (PeQuod, 2006) e Saint-Ex (Avagliano, 2008).


Dall’introduzione “Un burlesque letterario postmoderno”:
[…] con romanzi come La figura di cera (e come quelli di Gianfranco Manfredi come Ho freddo e Tecniche di resurrezione, sempre editi da Gargoyle) ci si rende conto che l’Italia non è solo il setting ideale per romanzi gotici (vedi il gotico classico di Horace Walpole e Ann Radcliffe), ma che esiste un particolarissimo gotico italiano, che si nutre di varie influenze (dall’horror vittoriano, al mystery, al postmoderno). Esattamente come la nostra più famosa cattedrale gotica, il Duomo di Milano, che è un cocktail di moltissimi stili diversi.

Dati tecnici:
Collana nuovi incubi, brossura
Prezzo: 13,50 euro
Pagg.: 186
ISBN: 978-88-89541-53-1

Per chi, come il sottoscritto, ha apprezzato questo bellissimo romanzo di Simon Raven

domenica 20 febbraio 2011

TIM LUCAS - IL LIBRO DI RENFIELD (GARGOYLE BOOKS – 2011)

La figura ambigua e complessa di Renfield è da sempre uno degli interrogativi più inquietanti dell’opera di Bram Stoker: quel “Dracula” che da anni sembra ormai godere di una rigogliosa giovinezza, come se davvero fosse stato “vampirizzato” per rinascere a vita eterna.
Ho letto con profondo interesse e ammirazione la nota finale al romanzo di Alessandro Defilippi (consiglio ai lettori di leggere prima questa parte, poi il romanzo, in quanto la considero una splendida prefazione “mancata” al libro di Lucas) e l’approfondimento di Danilo Arona sul sito di Gergoyle.
Pur apprezzando enormemente le connessioni psicologiche, allegoriche e archetipiche della figura del “folle” e del “caos”, racchiuse nel personaggio/Renfield, ho sempre considerato quest’ultimo un vampiro “mancato” ("mancanza", un cardine di questa recensione).
Renfield è lo schiavo di Dracula ed ha un legame fortissimo col suo padrone vampirico. Stoker è stato sempre chiaro in proposito.
Nel capitolo diciottesimo del romanzo dell’autore irlandese (Diario del Dottor Seward - 30 Settembre), Renfield, accettando di incontrare Mina Harker nel manicomio di Carfax Habbey, ammette candidamente di voler cambiare la sua natura umana e di credere nel vampirismo:

“Il fatto è che io stesso sono un esempio di uomo che crede in una cosa strana. Davvero, non deve affatto meravigliare, che i miei amici fossero preoccupati ed insistessero perché fossi tenuto sotto controllo. Ero convinto che la vita fosse un’entità positiva e perpetua e che, nutrendomi di una moltitudine di cose viventi, non importa quanto in basso nella scala della creazione, potessi prolungare la vita all’infinito. A volte credevo così ciecamente che ho persino tentato di impossessarmi di una vita umana. Il dottore può testimoniare che una volta ho cercato di ucciderlo allo scopo di aumentare le mie forze vitali, assorbendo la sua vita nel mio corpo attraverso il sangue, basandomi naturalmente sulla frase delle Scritture «Perché il sangue è la vita »”.

Lo stesso Seward afferma perentoriamente in un altro passo del romanzo che tutte le crisi di Renfield sono da addebitare alla presenza del Conte e la sua patologia è quindi collegata ai vaneggiamenti sulla venuta di un ipotetico “Padrone”.
Per non parlare del nostro caro “folle” il quale, quasi prendendo in giro Seward in un momento di grandiosa lucidità (Capitolo ventesimo, diario del Dottor Seward - 1 Ottobre), consiglia il dottore di cercarsi un altro paziente per studiare il disturbo della Zoofagia, in quanto “la sua condizione intellettuale, per quanto riguarda le cose puramente terrestri, si trova nella posizione spiritualmente occupata da Enoch (figura del Vecchio Testamento da sempre legata simbolicamente al sangue, al sacrificio e quindi al vampirismo, connessione che lo scienziato Seward non riuscirà a comprendere, interpretandola in modo astruso - se non errato - e quasi offensivo nei confronti del suo paziente).
Mi fermo qui, altrimenti perderemmo la strada maestra, aggirandoci in un dedalo di supposizioni e teorie che ci porterebbero lontano dal bellissimo romanzo “spin off” di Tim Lucas “Il Libro di Renfield”. Il discorso, comunque, non cade nel vuoto, anzi…
Lucas costruisce un’indagine approfondita sulla psicologia del personaggio (in forma di diario, adottando quindi le stesse suggestioni del romanzo “stokeriano”), partendo dalla sua infanzia solitaria e violata, fino ad arrivare all’incontro con la fede (un fede cieca e violenta materializzata nel personaggio di Padre Renfield, tutore magnanimo ma superficiale, bigotto ma paziente) fino all’incontro devastante e traumatico con l’esperienza della morte, sintetizzata nel corpo pietoso di un uccello, forse ucciso dallo stesso Renfield/ragazzino con una fionda. Dal rifiuto del Padre di dare una benedizione religiosa (e una degna sepoltura) a quel piccolo cadavere che, a detta del religioso, non può essere contemplato nel regno di Dio, si scatena il Renfield/pensiero/rifiuto/patologia che lo porterà lentamente alla fuga nella dimensione alterata e spettrale (leggete il paragrafo sull’apparizione dell’essere fatto di mosche e capirete…archetipo profondamente romantico e catacombale, diretto discendente del mostro composto da cadaveri, morti accidentalmente nei boschi, del Poeta Sepolcrale Ambrogio Viale) della zoofagia, che, dal mio punto di vista, deve essere sempre interpretata come rigetto dei principi cristiani di morte e resurrezione dell’anima per una più prosaica ricerca di una vita terrena, anch'essa eterna, ma legata al sangue e al corpo. Insomma vampirismo come abbiamo detto in precedenza.
Essendo poi Tim Lucas, un critico cinematografico di altissimo livello, è mio pensiero che si sia ispirato a diverse atmosfere e trovate narrative presenti nel capolavoro di Francis Ford Coppola (1992). Il rifiuto disperato di Renfield dei dogmi cattolici di vita e morte, propinati dal tutore, sembra una versione più complessa e ragionata della furia di Dracula, che nella parte iniziale del film, maledice Dio e la Chiesa, per aver condannato all’ Inferno l’amata moglie Elisabetta, suicidatasi per disperazione e dolore, dopo aver ricevuto la falsa notizia della morte del marito in battaglia.
Il principio è lo stesso: l’anima non ha più valore, né teologico né quale meta dimensionale, e la fuga nel sangue e in una vita terrena, seppur oscura e limitata, è un atto di coraggio ma anche di dolore indicibile. E poi il Renfield di Lucas è davvero somigliante, per descrizione e caratteristiche letterarie, a quello interpretato da uno splendido Tom Waits (anche questa una connessione Horror Rock di non poco conto) nel “Dracula” di Coppola.
Il libro gioca su un’ambiguità di fondo: Renfield, discepolo del vampiro oppure uomo folle, afflitto da disturbi patologici legati alla zoofagia? Tim Lucas, da buon narratore quale è, decide di non risolvere questo importante quesito, avvolgendo il suo pargolo letterario in un sudario di visioni orrorifiche e di inquietanti eventi legati alla sua travagliata esistenza. Una mancanza, appunto, come affermavamo in principio.
Ma per gli amanti del capolavoro di Stoker non mancheranno (stavolta ci siamo!) gustosi approfondimenti sulla psicologia dei personaggi cardine del romanzo originale: le pene d’amore di Seward, sfociate nella depressione e nelle morfina, la voglia di ricominciare degli Harker, magari pubblicando un libro sulle loro peregrinazioni terrene al contatto col grottesco per antonomasia: il Vampiro. Maledizione protrattasi fino ai nostri giorni con la pubblicazione di migliaia e migliaia di romanzi sull’archetipo del non morto.
Se ci pensiamo bene potrebbe essere una ulteriore chiave di lettura del libro: focalizzare l’attenzione sulle pene cerebrali di Renfield, per allontanare il babau stantio e abusato di Dracula o relegarlo a mero Deus ex machina di eventi più grandi del suo già immenso potere? Il trionfo della razionalità sulle ombre della superstizione e dell’ignoranza?
Potrebbe essere…
Del resto ci aveva già pensato Marin Mincu (poeta, storico e critico letterario rumeno) nel suo libro "Il Diario di Dracula" (Bompiani - 1992), spogliando il simbolo/Dracula di ogni valenza soprannaturale e relegandolo in una dimensione di austera solitudine e struggimento:

"Infima tentazione del corpo di oltrepassare il suo limite, nella serie infinita delle possibilità dell'essere. Ma quale limite? Quello della materia? La materia non è faccenda che mi compete, essa nega il mio corpo. Il mi riconosco solo nel fluido cosciente che scorre attraverso il mondo della materia. Ciò che mi distingue dagli altri è soltanto questa facoltà del mio essere. Se non fossi chi sono vorrei essere il pastore mioritico, che si strugge di attraversare solitario l'esperienza della morte per potersi integrare nel cosmo. L'esperienza della morte, in qualsiasi modo, in tutte le varianti e a tutti i livelli possibili, è la mia aspirazione. Ho attraversato la morte fisica, e conosciuto tutte le forme in cui l'essere umano vi è coinvolto".

“Il libro di Renfield” ha tantissime chiavi di lettura e una carica visionaria unica e avvincente. Come tale, un capolavoro della narrativa contemporanea, che prende le distanze in maniera netta dagli stilemi gotici del passato, conservandone solo una forma sfavillante, tipicamente ottocentesca.

Fonti:
Bram Stoker – Dracula (Newton - 1993)
Ambrogio Viale – Il Solitario delle Alpi (1769)
Marin Mincu - Il Diario di Dracula (Bompiani - 1992)

sabato 19 febbraio 2011

CHI SI CELA DIETRO "I PROMESSI MORSI"?

Ammetto di provare una certa curiosità per questo romanzo. Il titolo è già esplicativo come scrivono svariati siti e blog in tema:

"Sulla scia dell'inaspettato successo ottenuto dal romanzo "Orgoglio e pregiudizio e zombie", la riscrittura in stile horror del classico di Jane Austen di Seth Grahame-Smith, si è creato un vero e proprio filone di rivisitazioni gotiche di grandi classici della letteratura. Ora è giunto anche il turno del capolavoro manzoniano " I Promessi Sposi" che si è trasformato ne "I promessi morsi".

Vediamo cosa scrive Rizzoli Editore nella presentazione del libro on line:

I promessi morsi è il libro che Manzoni avrebbe potuto scrivere se fosse stato un autore di romanzi gotici. È una sarabanda in cui Dracula si insinua nei Promessi posi, e un cappuccino si scopre a mormorare una preghiera per la salvezza dell’anima di una creatura delle tenebre. Tale è questo guazzabuglio del cuore umano, anche e soprattutto quando è stato appena trafitto con un piolo di frassino un cuore che umano non è”.

Di seguito la sinossi del romanzo:

Il 7 novembre 1628, verso sera, su un pendio di quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, mentre le vette scoscese gettano un'ombra cupa su borghi e campagne e una nebbia spettrale pare inghiottire boschi e vallate, una ragazza tenta invano di sfuggire all'agguato di un essere dagli occhi rossi come tizzoni ardenti. Una poiana, o forse un enorme pipistrello, si leva in volo, e un vecchio curato, tornando dalla passeggiata serale, si imbatte in due individui minacciosi, che gli ordinano di non celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia previsto per l'indomani. Gli sposi promessi non sanno ancora che dovranno affrontare un tentativo di rapimento, una fuga in un monastero di Monza dove si praticano riti innominabili, il complotto di una stirpe oscura per conquistare lo Stato di Milano, una rivolta contro i nobili affamatoti e succhiasangue, l'entrata in scena di un bandito licantropo. la calata di un Esercito Fantasma, lo scoppio di una pestilenza che stermina due terzi della popolazione, e un flagello ancora più spaventoso...”

A questo punto mi chiedo: chi si cela dietro il fantomatico nome di “Anonimo Lombardo”? Si tratta di un autore noto ai più oppure di un esordiente/emergente? Perché tutto questo mistero? Perché l'edizione del libro è stata rimandata più volte?

Sempre sul sito di Rizzoli viene riportata la seguente bio:

L’ANONIMO LOMBARDO compare nella Tavola dei sottoscrittori dell’edizione critica del Fermo e Lucia, Milano, Casa del Manzoni, MMVI”

Ho svolto una veloce ricerca sul web ma non ho trovato traccia di questa edizione critica in nessun sito di vendita on line. Che sia una mossa di marketing ben studiata? Di sicuro c'è molta perplessità (e tanti commenti ironici) su questo Classico della Letteratura Italiana “vampirizzato”.

Basta leggere qui:

http://www.affaritaliani.it/m/news.aspx?idnews=190724

La curiosità rimane e in un certo senso anche il mistero. Vorrei leggere il libro e possibilmente intervistare l' Anonimo Lombardo. In tal caso farò un tentativo con Rizzoli e vediamo che mi rispondono. Vi terrò informati...

Una cosa è certa: già solo leggere l'opera del Manzoni, tramutata in un romanzo vampirico (buono o meno questo lo vedremo in seguito), mi ripaga di tutte le ore (disperate) spese a studiarlo e a comprenderlo durante il maledetto Liceo Classico.
La nemesi esiste.

venerdì 18 febbraio 2011

IL RITORNO DEI GRANDI ANTICHI GRECI

Li seguo dagli inizia degli anni '90, collezionando diverse loro uscite in originale, in uno splendido formato digipack, creato dalla casa discografica francese Holy Records.
Li ho inseriti nel nostro saggio musicale intitolato "Horror Rock, la musica delle tenenbre", nel capitolo dedicato al connubio tra l'immaginario lovecraftiano e il Rock a 360°. Il paragrafo a loro dedicato si intitola: "La Morte di Lovecraft". A detta di chi ha letto finora il saggio, uno delle parti migliori del libro.
Con questi presupposti è doveroso segnalare il nuovo album del combo doom/death/progressive greco, SEPTIC FLESH, dal titolo "The Great Mass".

L'album sarà disponibile in diverse versioni:
Digipak CD + blu-ray
Libro da collezione 2 CD + Blu-ray
LP da 12" (quello che preferisco e prediligo)
CD singolo
Download digitale

Questa la tracklist:
01. The Vampire From Nazareth
02. A Great Mass Of Death
03. Pyramid God
04. Five-Pointed Star
05. Oceans Of Grey
06. The Undead Keep Dreaming07. Rising
08. Apocalypse
09. Mad Architect
10. Therianthropy

Il Singolo "The Vampire From Nazareth" tratto dal nuovo album:


Il brano incriminato, citato su Horror Rock-La Musica delle Tenebre:

mercoledì 16 febbraio 2011

ORAZIO FERRARA - PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA (CENRO STUDI I DIOSCURI – 2010)

Ammetto che questo libro in forma di diario mi ha sorpreso non poco. Mi aspettavo un resoconto dai toni religiosi molto forti e poco votato ad un’attenta disamina dell’elemento “umano” del viaggio, sia esso per fede o esclusivamente per conoscenza personale. Invece prevale il secondo elemento, appena accennato, sul primo. Orazio Ferrara, noto ricercatore, saggista e storico della città di Sarno (chi legge giornalmente questo blog ormai lo conosce a pennello), pubblica un’attenta cronaca del suo pellegrinaggio in Terra Santa, assieme ad un gruppo di fedeli sarnesi (nota di colore: molti li conosco di persona). Sono annotazioni dove prevale assolutamente l’elemento antropologico, citando elementi storici, architettonici, cinematografici e filosofici (condivido in pieno la sua riflessione “laica” sulla figura del Giuda, traditore della cristianità), ma che nello stesso tempo non abbandonano la strada maestra della ricerca spirituale nei grandi luoghi della Fede.
Di forte patos emozionale è il racconto del pellegrinaggio nell’Orto degli Ulivi, teatro di uno dei più grandi drammi dell’intera umanità, mentre davvero toccante è il resoconto finale del viaggio in Terra Santa dove sembra di camminare quasi al fianco del protagonista durante la Via Crucis verso il Santo Sepolcro. Pagine commoventi ma dallo stile semplice e diretto.
Non mancano alcuni gustosi reportage sulla situazione attuale della terra di Palestina, l’antica querelle tra le varie fedi cattoliche per la gestione dei luoghi di culto e una variopinta galleria di personaggi che strappano più di un sorriso. Orazio Ferrara costruisce un diario completo, eterogeneo, dai molti spunti di riflessione e soprattutto dal grande trasporto emozionale.
S può volere altro da un resoconto di viaggio? Non credo… Consigliato!!!

Le prima pagine del libro:

“Le note che seguono sono la trascrizione del diario tenuto, dal 4 giugno all'8 giugno di quest'anno 2010, durante un viaggio o meglio un pellegrinaggio in Terra Santa. Sono brevi appunti, osservazioni, annotazioni scritte di getto, senza abbellimenti, la notte nella stanza d'albergo, quando la stanchezza della giornata iniziata di norma alle 06.30 si faceva maggiormente sentire. E anche le emozioni, forti e intense, si facevano sentire. Successivamente sono state intercalate, per una migliore illustrazione dei luoghi visitati, brevi notizie storiche e gli opportuni passi del Vangelo, quest'ultimi a cura di padre Enrico Agovino.

Confesso, io non ho una fede granitica, a differenza di altri che qualche volta invidio. Sono dubbioso, pieno di domande. Forse perché bisognerebbe avvicinarsi alla fede con la semplicità del cuore e non con l'arroganza del cervello. Avevo letto da più parti che dopo un viaggio in Terra Santa niente potrà essere più come prima. Di ciò ero molto scettico, devo convenire che mi sono sbagliato. Dalla Terra Santa sono tornato con una certezza: l'ateo ha torto marcio e il Mistero del Divino non può essere una costruzione mentale per gente di bocca buona, te ne rendi conto da come lo cantano e l'esaltano in quella Terra unica le tre grandi religioni monoteiste: la Cristiana, l'Ebraica e la Musulmana.

Fin dalle prime visite ai Luoghi Santi, mi è tornata alla mente la frase dello studioso e scrittore Mario Labio, anch'esso pellegrino in Terra Santa. La trascrivo: “Se siamo giunti fin qui, proprio noi e non altri, è perché il Signore ha qualcosa da comunicarci; e come il piccolo Samuele, c’è da ripetersi: parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. Tra le lacrime sincere delle donne del nostro gruppo, che non poche volte ho visto sgorgare copiose nei posti dove Lui era passato, e le altrettanto sincere preghiere quotidiane di padre Enrico, ho cercato spasmodicamente di ascoltare il Divino. In parte le note che seguono raccontano e testimoniano di questa cerca e, comunque, della segreta speranza che alberga nel cuore di ognuno di noi, fosse anche il più incallito dei miscredenti”.

martedì 15 febbraio 2011

LA FINE DEL MONDO DIRETTAMENTE IN ECONOMICA

Questa è sicuramente una notizia succulenta per gli amanti dei romanzi catastrofici sulla fine del mondo e anche del Survival Blog (che non fa mai male).
La Newton Compton Editore, pubblicherà direttamente in economica il 17 Febbraio “Black City, c’era una volta la fine del mondo”, celebre romanzo post apocalittico del bravissimo autore Victor Gischler. Ricordo che il prezzo è di soli 6,90 euro e si tratta di un romanzo unico, quindi non facente parte di alcuna serie.
Il libro viene descritto come un misto di spietata violenza e irriverente ironia, audaci contaminazioni western e catastrofismo fantascientifico. Da non perdere per chi ha già apprezzato i suoi precedenti romanzi hard boilde “Anche i poeti uccidono” e “La gabbia delle scimmie” editi entrambi da Meridiano Zero...

Ecco la trama:
Il mondo sembra arrivato alla fine: epidemie, terremoti, crac finanziari e attentati minacciano di distruggere la civiltà. Mortimer Tate, agente assicurativo fresco di divorzio, decide di ritirarsi in solitudine su una montagna del Tennessee, con scorte di viveri e armi. Passano ben nove anni prima che decida finalmente di scendere a valle per scoprire cosa ne è stato del mondo che conosceva. È così che Mortimer si ritrova in un paesaggio surreale. L’America non esiste più. Quel poco che rimane dell’umanità si raccoglie intorno ai club di strip tease di Joey Armageddon, tra birra ghiacciata, ballerine di lap dance e buttafuori armati di fucili. Accompagnato da pochi sopravvissuti – il cowboy Bill, la spogliarellista Sheila e Ted, l’uomo delle montagne – Mortimer affronta pericoli, violenza e devastazione, fino ad arrivare alla città perduta di Atlanta, dove lo attende una sfida che può determinare il futuro della civiltà…

A questo link:
http://www.newtoncompton.com/ebook/index.php?id=978-88-541-2436-3
potete leggere i primi capitoli.

lunedì 14 febbraio 2011

PETER & CHRIS ALLA FELTRINELLI DI TORINO


Rimanendo in tema Gargoyle Books, segnalo volentieri questo evento:

Gargoyle
è lieta di invitarvi alla presentazione di

PETER & CHRIS
I Dioscuri della notte
di Franco Pezzini & Angelica Tintori
Uno straordinario viaggio nei meandri del cinema horror

Torino, mercoledì 16 febbraio 2011, ore 18

Feltrinelli Libri&Musica
Piazza C.L.N., 251

Interviene Steve Della Casa assieme agli Autori
Poche coppie professionali dello schermo hanno influito tanto profondamente sull'immaginario collettivo quanto quella di Peter Cushing e Christopher Lee. Nel corso delle rispettive lunghe carriere - iniziata e conclusa prima per il più anziano Cushing (che muore nel 1994), ancor oggi fittissima di apparizioni per Lee - i due attori inglesi si sono cimentati nei ruoli più svariati: ma la consacrazione a icone internazionali è avvenuta sul terreno dell'horror. A partire dai primi, ormai leggendari, film in coppia per la casa di produzione inglese Hammer - The Curse of Frankenstein, 1957 e Dracula, 1958, dove interpretano rispettivamente il Barone e la Creatura, Van Helsing e Dracula - e via via di pellicola in pellicola, Cushing e Lee hanno saputo intessere un rapporto non solo professionale ma personale e di amicizia sempre più profondo.
Il Tandem diventa il marchio di fabbrica della golden age della Hammer, la quale, tramite la sua possente galleria di remake di horror movies di ambientazione vittoriana, si fa artefice del sistema mitologico più articolato mai apparso sul grande schermo. Ed proprio a cavallo del ventennio Cinquanta-Sessanta del Novecento che il cinema di genere comincia ad assolvere a una funzione demistificatoria di tutti quegli elementi improntati al puritanesimo più rigido - la sessuofobia; la doppia morale del ceto medio-alto, attento a non mescolarsi al popolo, pur rimanendone costantemente attratto; il tabù del soprannaturale in un mondo di incalzante avanzamento scientifico - che nel Vittorianesimo avevano trovato massimo accoglimento e che, ancora nell'Inghilterra del secondo dopoguerra, restavano durissimi da scalfire. Quanto il cinema Hammer, in generale (sebbene il libro non trascuri di parlare anche dell'apporto di altre realtà produttive come la Amicus e la American International Pictures), e quello del duo Cushing-Lee, in particolare, abbiano contribuito a mettere alla berlina tali contraddizioni squisitamente britanniche, ridicolizzandole mediante l'enfasi orrorifica, è soltanto una delle questioni più affascinanti prese in esame dall'opera di Pezzini e Tintori.
Biografismo, anedottica, storia e critica sociale, antropologia, semiotica fanno da costante contrappunto all'analisi pulsante e puntuale di film che hanno fatto la storia del cinema horror. Tale multidisciplinarietà metodologica, non esente da arguti guizzi d'ironia, rende particolarmente godibile la lettura di un volume che, travalicando i confini della saggistica tradizionale, offre uno scorcio coinvolgente su una delle più affascinanti epopee della storia del cinema e sui relativi rapporti che essa ha assunto con la società circostante.

Franco Pezzini (Torino, 1962), laureato in Diritto Canonico con la tesi Esorcismo e magia nel Diritto della Chiesa, è studioso dei rapporti tra letteratura, cinema e antropologia, con particolare attenzione agli aspetti mitico-religiosi. Tra i fondatori della rivista "L'Opera al Rosso", collabora alle riviste "L'Indice dei libri del mese", "LN - Libri Nuovi" e al sito Carmillaonline(letteratura, immaginario e cultura d'opposizione). Ha pubblicato i saggi Cercando Carmilla. La leggenda della donna vampira (Ananke, 2000), e - insieme ad Arianna Conti - Le vampire. Crimini e misfatti delle succhiasangue da Carmilla a Van Helsing (Castelvecchi, 2005). Con Angelica Tintori ha già firmato The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo (Gargoyle 2008). È Vicepresidente del Comitato Scientifico di Autunnonero.
Angelica Tintori (Milano, 1967), laureata al D.A.M.S. di Bologna dopo anni di frequentazione della Facoltà di Filosofia all'Università Cattolica di Milano. Lavora con il Museo Teatrale alla Scala nel 1995, ideando e curando la mostra "L'incantevole artificio - Il melodramma nel cinema". Dal '97 al 2004 è soggettista e sceneggiatore di Legs Weaver e Nathan Never per la Sergio Bonelli Editore. Pubblica il suo primo libro nel 2000 con la PuntoZero di Bologna:Michael Crichton - Medici, dinosauri & Co.; mentre l'ultimo è C.S.I. Crime Scene Investigationper la collana I Telenauti (Delos Books) che ha anche curato. Scrive su varie testate, ultima delle quali ("Series" e "Fiction Tv") e collabora con alcune università e festival letterari. Con Franco Pezzini, nel 2008, ha pubblicato il suo quinto libro e primo per i tipi Gargoyle, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo.

UN ROMANZO DEDICATO AL RENFIELD DI STOKER

Sinossi:
Uno dei personaggi piu' misteriosi e inquietanti del Dracula di Bram Stoker e' senza dubbio Renfield, il pazzo zoofago rinchiuso nel manicomio di Carfax: da lui ha addirittura mutuato il nome una sindrome patologica caratterizzata da un quadro psicologico disturbato che scatena nel malato l’impulso irrefrenabile all’assunzione orale di sangue. Se la figura di Dracula e' stata vista da alcuni studiosi come l’immagine specularmente rovesciata di Gesu' Cristo, analogamente Renfield e' stato sovente indicato come il Giovanni Battista di Dracula, colui che ne prepara la venuta e ne annuncia il tenebroso messaggio… Ma cosa si nasconde dietro la maschera del folle? Chi e' realmente Renfield e cosa ha scatenato la sua follia? La risposta in questo coinvolgente spin-off del romanzo di Stoker, che scava nella psiche del personaggio utilizzando lo stesso racconto da questi reso al Dr Jack Seward. Un modo per affrontare con un taglio diverso uno dei capolavori indiscussi della letteratura horror, colmandone i vuoti narrativi e alimentandone genialmente il mito senza mai attentare all’integrità del testo originale.

"Il libro di Renfiled" secondo Gargoyle:
Conoscete tutti il rapporto quasi viscerale che ci lega al capolavoro di Bram Stoker, e potete dunque immaginare con quale emozione vi proponiamo, in mezzo al coacervo di apocrifi di dubbia qualita' che vi si sono ispirati, uno spin-off serio e documentato che torna a immergerci come d’incanto nell’ambiente della casa per malattie mentali di Whitby, gestita dal Dr. Jack Seward… Insieme al nostro medico, compiremo un viaggio nella psiche tormentata di Renfield, indagandone il passato e portando a galla gli eventi che hanno determinato la sua sofferta patologia, fino al rapporto di particolarissima soggezione che lo lega al Principe delle Tenebre.Completa il libro una bellissima postfazione di Alessandro Defilippi, psicoanalista e scrittore, che analizza il tema 'follia e fantastico', offrendo varie chiavi di lettura del libro di Lucas.Per anticipare in qualche modo le atmosfere del romanzo, ci siamo affidati alle cortesi mani di Enrico Ercole, Presidente dell’Associazione draculiana 'Ordine del Drago', per predisporre un booktrailer che offre una rapida ma incisiva carrellata sui vari Renfield succedutisi sullo schermo.

Un ottimo articolo di Danilo Arona intitolato "SU RENFIELD, IL SUO LIBRO E L’APOCALISSE PROSSIMA VENTURA":
http://www.gargoylebooks.it/site/sites/default/files/%20SU%20RENFIELD....pdf

Presto la recensione!

mercoledì 9 febbraio 2011

HORROR ROCK: SU JAM ENNESIMA RECENSIONE POSITIVA


Sul numero di Febbraio della rivista JAM, ancora una recensione positiva ad opera di Donato Zoppo:

martedì 8 febbraio 2011

FANTASTIC TALES – ROBERTO REVELLO, SALVATORE LEONARDI, MARCO TORRICELLI (E.F.EDIZIONI – 2011)


Ritrovare H.P.Lovecraft in fumetteria è operazione degna di riguardo anche se non più rara come in passato. Basti pensare alla recente riproduzione “a strisce” del classico “Alle Montagne della Follia, scritto e disegnato da Ian N. J. Culbard, che speriamo abbia una degna pubblicazione anche in Italia.
Intanto accontentiamoci dell’ottimo lavoro – anche in questo caso come scrittore e disegnatore - svolto da Marco Torricelli (Topolino, Zagor, Gordon Link, Dampyr etc.), insieme con gli autori emergenti Roberto Revello e Salvatore Leonardi, per questo “Fantastic Tales”, edito da E:F Edizioni.
Già il titolo di per sé – e Torricelli ce lo confermerà nell’intervista allegata – è un chiaro tributo alla rivista “Weird Tales”, ricettacolo di ogni orrore soprannaturale agli inizi del secolo scorso e palestra artistica privilegiata non solo per il “Solitario di Providence” ma anche per autentici maestri del perturbante e del fantastico come Clark Anton Smith, Seabury Quinn e R.E. Howard.
Non basta questo per creare un interessante precedente. In “Fantastic Tales” confluiscono chiare ispirazioni lovecraftiane, riscontrabili apertamente in tre storie e una serie di rimandi ad autori come E. A Poe e Arthur Conan Doyle in altre due storie: in tutto cinque racconti a fumetti.
Una sorta di antologia a fumetti del brivido. Che cosa si può voler di più dalla vita?
Tra i “lovecraftiani” sicuramente è da menzionare “L’essere della caverna”, ispirato all’omonimo racconto giovanile del 1905. Un’efficace mistura di trovate gotiche (perdersi in un luogo oscuro e accorgersi di non essere solo, è da sempre un topos comune dell’horror letterario) e disegni di un realismo asfissiante. Per il sottoscritto il migliore dell’opera. Citiamo anche “Sarnath”, omaggio viscerale e fantasioso all’onirica “The Doom that came to Sarnath”(1920), ma con alcuni rimandi anche all’opera di R.E. Howard.
Tra le storie non inquadrabili nel tributo al’autore di Providence, quella di maggior talento espressivo è di sicuro “La Casa nella pioggia”, altro pastiche gotico/spettrale che attinge a piene mani dalla poetica visionaria di Poe ma anche da tutto l’immaginario delle Ghost Stories d’Albione. “Fantastic Tales” è uno di quei libri da leggere davanti al fuoco di un caminetto attorniato da ombre informi e raggelanti silenzi: effetto assicurato!

Non potevo esimermi dall’approfondire il discorso con l’ideatore dell’opera. Propongo, quindi, con molta soddisfazione un’intervista in esclusiva con Marco Torricelli, fumettista dalla lunga carriera artistica, approdato finalmente in Bonelli con Dampyr e non solo.
Il titolo “Fantastic Tales” e le storie al suo interno, eterogenee per ispirazione letteraria e stile di sceneggiatura, potrebbero essere una sorta di tributo fumettistico a Weird Tales, nota rivista americana sul fantastico e il perturbante. Bisogna fermarsi solo a Lovecraft per comprendere la vostra opera?
R: Quali ammirati e divertiti lettori dei racconti di H. P. Lovecraft e di R. E. Howard in particolare, e di altri scrittori come W. H. Hodgson, quindi del fantastico in genere, e per la libertà creativa che esso lascia graficamente e narrativamente, abbiamo pensato, sognando, a quel periodo breve e incantato della rivista “Weird Tales”. Era come sentirci parte di quel gruppo di demiurghi che, in un momento difficile della crisi economica vissuta dagli americani, cercava nell’avventura e nei mondi dell’Altrove una collocazione di riscatto. La nostra non è comunque un’evasione dalla realtà, ma piuttosto un riferimento a un genere che troviamo stimolante per lo sviluppo dei simboli in esso contenuti.


Nella costruzione del fumetto lei e gli altri autori avete preso in considerazione racconti meno prevedibili e quantomeno sconosciuti ai più come ad es. la novella giovanile intitolata “Memory” o la short story “The Doom that come to Sarnath”. Ci spiega questa scelta…
R: Sì. Il punto era proprio quello di cercare qualcosa di meno conosciuto ma anche di partire da storie iniziali di Lovecraft, dove la sua arte era ancora in via di sviluppo, ma contenente già i principi che avrebbe in seguito sviluppato. Nel caso di “Sarnath” ho aggiunto tuttavia alcuni degli elementi futuri rilevati da altri suoi racconti, spiegando gli sviluppi alieni sulla Terra da lui immaginati e inventando una discendenza degli Shoggoth.


Nella splendida storia (sia per disegni che per sceneggiatura) intitolata “La Bestia nella caverna, sublimate le influenze “lovecraftiane” attraverso uno stile onirico, dai dialoghi tesi ed ansiogeni. Ci spiega l’evoluzione di questa opera?
R: Pensare a una serie di scene ambientate in una caverna buia, era una prova interessante. In questo racconto, in cui sono evidenti la discesa nell’inconscio e la visione che HPL aveva dell’essere umano e della vita, abbiamo tentato di rilevare una sorta di pietà. Ovvero cercare una nuova interpretazione, oltre quella narrata. Come se la condizione umana non avesse per fine ultimo la solitudine, l’oblio e la morte. La disperazione di Randolph Carter, il protagonista, per l’atto inconsapevolmente compiuto è maggiore dello stupore. Basati su queste idee, il problema stava nel riuscire a interpretare i sentimenti e la situazione di Randolph, come fossero nostri, immaginando il fisico della creatura descritto nel racconto, per il quale Revello aveva realizzato diversi studi. Tutti belli. Si è scelta però l’immagine che avrebbe potuto generare nel lettore lo stesso sentimento avvertito da Carter. Leonardi ha mantenuto un ottimo equilibrio nei neri, lavorando molto sugli sfondi.


Una curiosità: le due rimanenti storie, “Il tesoro dei morti” e “La cosa nella pioggia”, sembrano “apparentemente” non avere nulla in comune con i temi “lovecraftiani” del fumetto. Quali sono i racconti o gli autori che vi hanno influenzato? Per il secondo titolo citato è lecito parlare di E. A. Poe?
R: “La cosa nella pioggia” e “Il tesoro dei morti”, di ambientazione fine Ottocento primi Novecento, e metaforici entrambi, potrebbero richiamare la narrativa di Poe. Ma si differenziano per i motivi con i quali le due storie prendono forma, ovvero i concetti e i sentimenti, che sono reali e non inconsci: il medico contro la malattia nel primo, e la concupiscenza, la bramosia e altro del secondo. Quasi parabole, semplici e simboliche.


Visto che sono due autori emergenti ci può introdurre gli altri disegnatori dell’opera, Roberto Revello e Salvatore Leonardi? Com’è nata la vostra collaborazione?
R: Li conosco da molti anni. Sono due carissimi amici e come me hanno la passione per il disegno e il fumetto. Revello ha vari anni di esperienza come disegnatore nello Staff di If – dove ci siamo incontrati - di Gianni Bono, realizzando numerosissime tavole a matita dei serial a lui affidati. Lavora nel Museo di Storia Naturale della Villa Pallavicini di Genova, dove alcune sue tavole illustrano vari momenti della preistoria. Con lui ho prodotto “Il figlio di Lilith”, un albo di “Gordon Link” edito dalla Dardo.
Leonardi ha invece lavorato come animatore di cartoon per i videogiochi, fra i quali “Dylan Dog” e “Nick Carter” per la Rizzoli. La collaborazione a “Fantastic Tales” ci ha portato ora a realizzare, con le sue chine, il prossimo albo di Zagor che sarà pubblicato sull’”Almanacco dell’avventura”.
Abitando a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, è facile incontrarsi. Con Salvatore e Roberto si parlava molte volte di fumetti, ma prima eravamo tutti presi ognuno dal proprio lavoro. L’incontro artistico e la decisione di fare qualcosa insieme sono nati quando il tempo era propizio e, forse, anche perché le loro rispettive figlie erano ormai cresciute e la famiglia avviata. Ma non solo. Abbiamo sempre immaginato di realizzare un albo, o più, insieme, perché ci faceva piacere farlo. Era dunque giunto il momento.


Infine una domanda diretta per lei: Marco Torricelli, dopo una lunga serie di opere e collaborazioni eterogenee è approdato finalmente alla Sergio Bonelli Editore. “Fantastic Tales” come si colloca nella sua lunga carriera? E soprattutto avrà un seguito?
R: Ritengo la mia carriera ricca di opportunità varie, a parte delle quali mi sono dedicato anche per necessità. SBE è sempre stato il mio editore principale, dall’età di vent’anni in poi. Non è la prima volta che scrivo racconti e sceneggiature, ma è la prima che le vedo disegnate e pubblicate. Infatti ho in cantiere altre storie che attendono. Quindi mancava il ruolo di sceneggiatore. Dato il desiderio comune di procedere, stiamo lavorando a un nuovo progetto più ampio che sarà sviluppato per un editore italiano. E con due amici come Roberto e Salvatore vedo uno splendido cammino, al quale si sono aggiunti da poco Roberto Ravera, sceneggiatore e Giorgio Podestà, disegnatore. Tutto questo avviene in un momento interessante della mia carriera, in cui, dopo un passato di solitudine artistica, ho pure iniziato la collaborazione con Marvel Comics.

lunedì 7 febbraio 2011

HORROR ROCK: NUOVE RECENSIONI E SEGNALAZIONI POSITIVE

Segnalo velocemente altre recensioni e articoli su Horror Rock - La Musica delle Tenebre.

Approfondimento domenicale su LA CITTA' DI SALERNO ad opera del giornalista Luca Visconti (in appendice i cinque dischi fondamentali dell'Horror Rock secondo il mio parere):


Recensione positiva di Ianira De Ninno su ROCKERILLA (Febbraio - 2011)


Segnalazione positiva su IL MUCCHIO (Febbraio - 2011) di Stefano Taddei

sabato 5 febbraio 2011

“BARUC E’ RISORTO!”: SURVIVAL BLOG (CAPITOLO FINALE)

Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. (Giovanni – Apocalisse)

Alleluia, fratelli perduti nella terra di Babilonia!
Dio è nuovamente al nostro fianco.
Il più grande miracolo è compiuto e una nuova era si dischiude ai nostri occhi, diradando le tenebre che ci hanno resi ciechi e disperati.
Il Messia è di tra noi! Baruc è risorto!
Nessun male potrà colpirci. E voi, maledetti figli di Caino perirete tra atroci sofferenze, perché il popolo del signore è risorto dalla morte e presto invaderà il mondo.
Li sento bussare alla nostra porta, con forza. La nostra casa li accoglierà, perché loro sono il popolo benedetto. Il pastore non può tenere fuori il suo gregge. È contro natura! Chi sono io, umile servo della fede, per oppormi ad una forza tanto grande?
Vi racconterò l’ultima parabola. Poi mi ricongiungerò alla mia gente. Non posso fare altrimenti
Sono qui, sulla torre più alta a parlare con voi, maledetti giudei. Tenetene conto! Consideratelo l’ultimo dono che vi offro: conoscerete la beatitudine e la forza della rinascita del nostro amato Baruc. Solo lui è stato in grado di abbattere i saldi cancelli della morte per tornare a noi. Baruc è benedetto. Voi finirete tra le fiamme dell’inferno.
Ascoltate la mia parola e se ancora avete fede, intraprendete il viaggio verso il monte del signore: qui succedono cose enormi che voi poveri stupidi, potete solo immaginare.
Mi vergogno della disperazione che ha invaso la mia povera mente, l’ultima volta che ho parlato alle masse. Potete comprendermi, no? Baruc, l’eroe della fede, era morto. Lorenzo era morto. La mia amata Annalisa, volata dalla torre più alta, tra le braccia degli Angeli della Terra.
Non lo potevo sopportare. Dio ci aveva abbandonato. Tutto era perduto. La mia gente si dava in pasto agli Angeli del sottosuolo, immolandosi nel dolore. Molti si chiudevano nelle stanze della casa del signore e sparavano a se stessi e ai propri fratelli.
Piangevo e mi disperavo. Come poteva Dio permettere tutto questo!?!
Ho abbracciato i fratelli rimasti e insieme abbiamo scalato la torre più alta sistemandoci in un cantuccio lontano. Abbiamo mangiato il corpo e il sangue e abbiamo pregato.
Pian piano ci siamo ripresi. Ci davamo forza reciprocamente. Parlavamo di costruire una chiesa in onore di Baruc e lì accogliere i nuovi arrivati. Gli empi sarebbero finiti nel fuoco, come sempre. I giusti avrebbero regnato insieme a noi.
Passarono diversi giorni e diverse notti. Vivevamo nella torre e attendevamo un segno. Il nostro cuore ferito, lentamente si stava rimarginando.
Ad un tratto arrivò il segno.
Passi: lenti, decisi percorrevano gli antichi scalini della torre medievale. Chi poteva essere? Gli Angeli della Terra erano ancora lontani dalla nostra casa. E i nostri confratelli, sconfitti e addolorati avevano lasciato questo mondo di lacrime.
Quale meravigliosa visione!
Baruc a capo della sua legione celeste era tornato sulla terra! Ci stringemmo l’uno all’altro convulsamente. Molti urlarono di orrore, buttandosi dalla torre. Altri iniziarono a gemere e a pregare per la propria anima.
Io ero estasiato! Lasciai il gruppo tremante e mi avviai in ginocchio verso il mio maestro.
Indossava ancora la veste cerimoniale, così come lo avevo seppellito giorni prima.
Il mio amato Baruc!

Miracolo, miracolo!
Era risorto dalle tomba per annunciarci la buona novella. E aveva portato dal mondo dei morti il suo esercito della fede.
Li riconoscevo tutti: il caro fratello Lorenzo, Miriam la dolce bimba che adorava saziarsi del corpo, Elvira, madre apprensiva e devota, Leonardo, soldato della fede e cacciatore di empi, il vecchio Michele, dai discorsi infervorati e dalla fede invincibile. Tutti indossavano le vesti sacre, in onore della loro rinascita. Ricordate, il rosso è il colore dei giusti. E loro erano tornati dalla morte con il loro vestito migliore.
E poi (meraviglia delle meraviglie!) Antonio! Il miscredente che aveva ucciso il nostro messia!
Anche lui, il corpo annerito dal fuoco che tutto purifica, era rinato nella fede di Baruc.
Ora era al suo fianco, di nuovo vivo e dalla nostra parte.
Cosa dite? Quali sono i vostri pensieri? Ditemeli, vi prego!
Io vi sto scrivendo in un momento cruciale della mia esistenza. Presto raggiungerò il mio gregge nella rinascita.
Eppure vi dedico i pochi istanti della vita terrena che mi sono rimasti.
Comprendete questo miracolo? Avete finalmente capito che la nostra parola risorge dalle ceneri della distruzione per regnare sulle terre desolate di Babilonia?
Siate redenti e grati di quello che state leggendo.
Grandi miracoli stanno accadendo e da ora tutto sarà diverso.
Dicevo: abbracciai il mio amato maestro. Lui era fermo, statuario. Il velo rosso gli copriva il volto. Silenzioso mi osservava con occhi di fuoco. Lo baciai sulla bocca e gli dissi: “Padre Baruc, il tuo servo è qui. Grande è la potenza del signore e io ti sarò vicino per sempre!”.
Il maestro, ascoltando le mie infervorate parole, decise di mostrarmi il suo splendido volto.

Miracolo, miracolo!
Baruc si era tramutato in un Angelo della Terra. Il cerchio si era chiuso e il gregge tornava alla sua forma originaria.

Capite, miscredenti!?! Siamo tutti angeli del signore. Tutti torneremo a lui. E poi dal sottosuolo risorgeremo per invadere la terra maledetta di Babilonia. E vivremo per sempre. Questo è il regno del signore. E Baruc è il messia che ci guiderà verso la terra promessa.

Guardai con gioia il maestro e urlai e piansi con tutto la forza che avevo.
Baruc, comprese i miei sentimenti e mi strinse forte al suo corpo. La sua bocca sulla mia. Il sangue che bagnava i nostri volti come stimmate divine.
Antonio, Lorenzo e gli altri mossero subito verso gli altri. Li baciarono a lungo e con passione.
Loro urlarono di gioia e l’estasi di quel momento riempì il cielo.
Altri Angeli bussarono alla nostra porta. Invasero la nostra casa.

Ormai questa è la terra promessa. Da qui partirà la processione divina, percorrendo il mondo con la forza del suo amore. Vi abbracceremo tutti e vi porteremo con noi nel sottosuolo e poi su tra le lande desolate di Babilonia, verso una nuova era.
Fratelli, sono ancora me stesso, ma per poco.
Ho abbandonato le braccia del Padre, riluttante, per salire sui merli più alti della torre e scrivere queste parole di commiato.
Presto sarò un Angelo della Terra.
Presto saremo da voi.
Baruc è risorto! La buona novella è arrivata! E noi vivremo per sempre!
Prima di ricongiungermi al gregge, ecco a voi la parola di Giovanni:

Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana - di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra

A presto, miscredenti. Stiamo arrivando!
Eduardo

giovedì 3 febbraio 2011

LA BAND PIU' CENSURATA D' ITALIA QUESTA SETTIMANA A MOSHPIT

Questa sera,Giovedì 4 FEBBRAIO 2011, nuova straordinaria puntata di MOSHPIT.
Continuano le interviste in esclusiva!
Doctor Jankyll & Mister Eddie avranno l'onore e il piacere di avere in diretta telefonica i KOZA NOZTRA, forti del nuovo imperdibile e controverso album "“Tragedia della Follia – In Un Supermercato dell’Hinterland”.
Come sempre puntata da non perdere per gli amanti della musica underground e non solo.
Vi aspettiamo al solito orario ( 21:00) sempre su Radio Base:
www.radiobase.fm

mercoledì 2 febbraio 2011

"BARUC E' MORTO!" - SURVIVAL BLOG (PT.VII)

Sarno 16 Agosto 2015

So che siete stati voi.
Maledetti figli di Caino, siete anime inquiete, pronte a tradire e a uccidere il popolo del Signore.
La Bibbia ci aveva avverti: siete esseri infimi e bugiardi e le fiamme dell’inferno presto dilanieranno i vostri corpi e le vostre anime
Perché ci avete fatto questo? Perché proprio a noi?
Volevamo solo vivere la nostra fede, lontano dagli Angeli della Terra e dai giudei miserabili che inquinano la landa di Babilonia. Eppure ci avete puniti, uccidendo il Padre che era buono e giusto.
Il nostro sogno è svanito. Padre Baruc è andato nella terra dei giusti e ora siamo un popolo senza pace.
Le donne piangono e si lamentano giorno e notte e gli uomini hanno perso la fiducia nel futuro e non si cibano più del Corpo e del Sangue.
Tutto è dolore e morte. Voi siete i responsabili di questo, ne sono certo.
Ma non mi arrendo!
Racconterò le ultime ore del Messia. Solo così i giusti e le anime pie trarranno forza a coraggio dal più grande martire della nostra fede.

Ricordo ancora tutto come se fosse ieri: era una fresca serata estiva, rischiarata da una luna meravigliosa.
I fuochi al centro del campo illuminavano il nostro banchetto e contemporaneamente purificavano le anime degli empi. Le loro urla salivano al cielo, come un canto melodioso e beato.
Indossavamo le nostre vesti migliori, quelle rosse del Corpo e del Sangue, e Baruc, il nostro padre misericordioso, leggeva passi presi dall’ Apocalisse di Giovanni: i suoi preferiti.
All’improvviso, un fratello sulla torre più alta ci ha avvertito che un auto stava risalendo il pendio a grande velocità. Abbiamo ululato di gioia. Un nuovo fratello o una nuova sorella stava scalando il monte del Signore per conoscere la nuova fede. Lo avremmo accolto a braccia aperte, offrendogli il nostro cibo migliore.
I fari erano ormai fuori la nostra porta. E il suono ripetuto del clacson ci aveva strappati dal lieto banchetto. Eravamo pronti ad accogliere il nuovo arrivato.
Un’ombra mosse veloce dall’auto. Era un uomo solitario. Avvicinandosi al portone e citando a voce alta alcuni passi della Bibbia, chiedeva di parlare con il Messia. Aveva fatto molta strada e la sua famiglia era con lui. Volevano abbracciare la nuova fede e donarsi corpo e spirito al popolo del Signore.
Quali melodiose parole, udivano le mie orecchie? Di quali beatitudini eravamo testimoni?
Il nostro amato Baruc, era capace di richiamare frotte e frotte di pellegrini verso la sua casa. Un grande miracolo che si compiva ogni giorno e ogni notte.
Osservammo scrupolosamente dentro l’auto e notammo due corpi adagiati nei posti dei passeggeri.
Sembravano addormentati.
L’uomo quando vide avvicinarsi Baruc crollò in ginocchio e inizio a baciargli la mano con ardore e commozione.
Il nostro maestro ordinò perentoriamente di fare entrare l’auto e di accogliere i nuovi venuti.
Appena varcata la soglia della casa di Dio l’uomo iniziò a guardarsi intorno con fare sospetto.
Vide i fuochi degli empi e ci mancò poco che si mettesse a piangere.
Baruc fu subito al suo fianco, invitandolo a sedere al suo banchetto.
L’uomo, di rimando, lo abbracciò con vigore, sibilando all’orecchio parole di cui non comprendevamo il senso. Poi lo allontanò con disprezzo.
Intanto un nostro fratello iniziò a chiamare l’allarme , avvertendoci che i corpi della donna e del ragazzo erano dei cadaveri
Non fece in tempo.
Dal lungo trench dello straniero vedemmo spuntare la canna di un fucile. Seguì un boato assordante e Baruc, cadde a terra, colpito al petto.
Non fu abbastanza. Ricaricando il fucile colpì alla testa il povero Lorenzo, che invano stava cercando di raggiungere il corpo del Messia.
I nostri confratelli, addolorati e furenti furono subito su di lui e lo immobilizzarono dopo una breve lotta.
Ordinai immediatamente di gettarlo nel fuoco e i fratelli eseguirono il loro compito piangendo di dolore.
L’infame traditore, prima di perire nelle fiamme dell’inferno, rivelò di chiamarsi Antonio. Disse che lo aveva fatto per salvare voi, poveri miscredenti. Per darvi un futuro migliore.
Le sue urla di dolore furono avvertite anche dagli Angeli della Terra.

Maledetti giudei,
avete profanato il tempio con la presenza di un impostore e di un assassino.
Avete colpito al cuore il nostro popolo e ora siamo alla sbando.
Non abbiamo più il Messia e gli uomini abbandonano la Casa del Signore, consegnandosi agli Angeli della Terra. Altri si lanciano dalla torre per raggiungere il paradiso dei giusti.
Siamo in pochi ormai. Tutto è perduto.
Non mi arrenderò mai!
Costruirò una chiesa più grande e una fede ancora più forte.
È questo il campito che mi ha lasciato Padre Baruc e cercherò di compierlo al meglio delle mie forze.
Sono ancora vivo, avete capito!?!
Presto vi distruggerò tutti.
Nel nome di Dio, vi consegnerò al vostro signore, Lucifero.

Eduardo.

martedì 1 febbraio 2011

PALO MAYOMBE "RELOADED"

Il 2011 inizia alla grande!
Kipple Officina libraria sta per pubblicare una versione "uncut" di "Palo Mayombe", celebre romanzo di Danilo Arona, dato alle stampe orginariamente da Dario Flaccovio Editore nel 2004. Per gli amanti della Rock Horror Fiction un'uscita da non perdere assolutamente.

Questa la "vecchia" sinossi sul sito ufficiale dell' autore di Bassavilla:

La notte del 22 ottobre del 1998, in un locale buio e fumoso di Key West a picco sul mare, un chitarrista sta suonando una canzone di Hendrix quando cade all’improvviso dal palco, precipitando rovinosamente tra i clienti che ballano. Trascorrono molti, troppi secondi, prima che qualcuno si avvicini per soccorrere il malcapitato che sembra non dare più segni di vita. Quando finalmente si tenta di sollevare l’uomo dal pavimento, ci si accorge con orrore che la mano sinistra dell’uomo è stata strappata via da una furia sconosciuta d’impossibile comprensione. Solo due parole percorrono l’Isola delle Ossa come un fremito, ma nessuno osa pronunciarle: Palo Mayombe…Nel mondo inesplorato del Palo Mayombe, la più oscura delle pratiche occulte importate dall’Africa nel bacino caraibico, il maleficio mortale della Cazuela può dar vita ad una spaventosa reazione a catena, che riproduce lo stesso, terribile atto iniziale sino a quando lo squilibrio cosmico non viene azzerato, riportando ogni “parte del Sé” al proprio posto, non necessariamente al suo legittimo proprietario.Così il mostruoso “incidente” di Bernie Aaron, lo sfortunato musicista che si risveglia paralizzato e monco su un letto d’ospedale, genererà in tutto il mondo una serie di avvenimenti tanto incredibili da doversi accettare quanto realisticamente inoppugnabili, perché accadono – e continuano ad accadere – in pieno sole e dinanzi agli occhi di decine di testimoni. Dai Caraibi alla nebbiosa provincia dell’Italia del nord, dalle foreste dello Zaire alla festosa isola di Ibiza, dai deserti messicani alle calli di Madrid, i destini di famose rock star e quelli di oscuri comprimari dell’ambiente musicale si trovano ad essere tragicamente accomunati da un primigenio rituale, che nessuno sa come interrompere.Dov’è veramente scomparsa Zuna Desante, cantante afro-londinese famosissima negli anni Ottanta? Perché qualcuno afferma di vedere ancora Bob Marley aggirarsi nottetempo nei vicoli di Trenchtown? Per quale vero scopo il giovane studente di medicina Mark Kilroy fu rapito a Matamoros, in Messico, nel 1989 e ritrovato due mesi dopo, morto e sepolto, nei pressi di un ranch senza la mano sinistra? Chi è lo spaventoso e ineguagliabile chitarrista che ogni notte fa strabiliare il pubblico al Fuzzy di Ibiza? Come nel celeberrimo “Rashomon” di Kurosawa, i diretti protagonisti, i cui nomi danno i titoli ai racconti-capitoli, raccontano la loro versione dei fatti in un romanzo ad incastro sulla relatività della realtà e sull’occulta presenza destabilizzante di rituali troppo “diversi” per essere compresi.

Sinossi "2011"

Nel 1989 un giovane studente americano, Mark Kilroy, fu rapito a Matamoros in Messico dalla banda dei narcosatanisti di Jesus Constanzo. Due mesi dopo le sue ossa, assieme ad altri resti umani, vennero ritrovate nei pressi di un ranch poco distante dalla città. Mancava la mano sinistra...
Nel 2001, negli ultimi giorni di agosto, a New York le forze di polizia facevano i conti con orribili sacrifici umani organizzati dagli adepti del Palo Mayombe...Poi, di colpo, fu l'11 settembre.Cosa lega Matamoros al crollo delle Torri Gemelle?
In frasario cinematografico: il ritorno di un classico in versione restaurata e “uncut”.
L'oscuro richiamo dell'Africa centrale, dei suoi rituali magici e della musica ancestrale, degli schiavi deportati e delle pratiche "nere", sono il coacervo di energie e credenze, di misteri e superstizioni su cui Danilo Arona costruisce una trama incalzante a tratti occulta, a tratti orrorrifica.
Prossimamente la recensione.
Stay Tuned.