domenica 5 maggio 2013

JEFF HANNEMANN: STAGIONI NEL SUO ABISSO


Passato lo shock per la dipartita improvvisa e drammatica del biondo chitarrista (nonché membro fondatore) degli Slayer, definiti da Anthony Noguera (storico giornalista di Metal Hammer) come “gli unici e assoluti maestri del metallo macabro e violento”, credo sia il momento di delineare la controversa e seminale figura di Jeff Hanneman cercando come sempre di andare oltre l’artista.
Henneman nasce ad Oakland, California nel 1964 e cresce a Long Beach in una famiglia formata da veterani di ben due guerre: suo padre aveva combattuto durante La Seconda Guerra Mondiale in Normandia (a quanto pare partecipò al “famoso” sbarco…), mentre due dei suoi fratelli erano reduci del Vietnam. Impossibile con un parentado del genere non affrontare gli orrori sanguinosi del passato e Jeff, ancora ragazzino, si troverà ad ascoltare a tavola tutti i giorni resoconti e memorie di quei terribili conflitti.
Ben presto verrà travolto dalla fascinazione per gli aspetti più romantici di quei racconti (armi, cimeli, libri) condividendo con gli altri fratelli un collezionismo al limite dell’ossessione che verrà poi convogliato nella musica degli Slayer..
E quando diciamo 'ossessione' siamo ben consapevoli di quello che stiamo scrivendo.
Nell’Ottobre del 1994 la rivista Rumore tenta di vederci chiaro sulle presunte manie di Hannemann pubblicando un articolo altrettanto controverso: “Rock e destra. Il caso Slayer”.
Scritta dal direttore editoriale Claudio Sorge, è una indagine (invero non sempre obiettiva) sulle presunte simpatie politiche di Hannemann & soci.


Sul banco degli imputati finisce il brano “Angel Of Death” (guarda caso musica e testi del musicista californiano):

“...Con un brano come 'Angel Of Death' le cose assumono un aspetto politicamente sinistro. Tanto intrinsecamente violento e intenso sul piano emozionale/musicale quanto ambiguo su quello dei testi, narra – secondo noi glorificandole – le gesta del macellaio di Auswitz Josef Mengele. Ribadisco questa parola: 'glorificandole'. Perché nel frattempo Araya rilascia certe assurde dichiarazioni su Pinochet, mentre Hannemann non perde occasione per sfoggiare mostrine e medaglie naziste della Seconda Guerra Mondiale”. 

Sorge esagerava? La questione è più complessa di quanto immaginiamo e alcune dichiarazioni di Hannemann gettano una luce sinistra sulle sue convinzioni personali.
Nel 2009 il chitarrista americano affermerà in una intervista su "Decibel Magazine" che suo padre era di origine tedesca, ma era stato costretto a combattere per gli Alleati, mentre il suo bisnonno aveva vissuto stabilmente in Germania. Una precisazione quantomeno sospetta se si prende in considerazione un'altra sua dichiarazione datata stavolta 1991 per la rivista “Kerrang!”.
Secondo il giornalista Jeff Chirazi, imbeccato da una domanda diretta sull'imminente Primo Conflitto nel Golfo, scosso da una risata nervosa Jeff aveva risposto:

 “Prima di morire vorrei vedere Le Terza Guerra Mondiale. Sono molto coinvolto nell'idea della guerra”. 

Tom Araya, da sempre l'ala progressista degli Slayer, più di una volta tenterà di gettare acqua sul fuoco.
Nel 1987, dopo la pubblicazione di “Reign in Blood” si affretterà a precisare su Metal Hammer che

“La gente ci ha accusato di essere dei Nazi per via di quel pezzo ('Angel Of Death' Nda.) ma non lo siamo assolutamente! Siamo un gruppo che pensa di poter scrivere a proposito di qualsiasi cosa nei propri testi, sia cose positive che cose negative. Ci capita di parlare di cose realmente accadute e in questo brano si parla di Hitler che stava conquistando l'Europa”. 

La classica “pezza” che si somma a molte altre rilasciate dal nostro nel corso degli anni forse per bilanciare l'estremismo ideologico di Hannemann e King e allo stesso tempo prendere le distanze da dichirazioni non condivise? Possibile...
Del resto nel 2006, con la pubblicazione dell'album “Christ Illusion” (con una copertina molto “esplicita”), il nostro si era quasi scusato di fronte all'opinione pubblica, annunciando la sua fede cristiana e ridimensionando testi e musiche degli Slayer.
Hannemann dal canto suo già in passato aveva proferito una frase che diceva tutto sul suo coinvolgimento umano con gli altri Slayer:

“Se non fossimo nello stesso gruppo, non girerei insieme agli altri”.

Parole che cozzano irrimediabilmente con la sua formazione culturale e musicale che ha attinto moltissimo da generi quali Punk e Hc, tanto da proporre agli altri nel 1996 quel disco di cover ('Undisputed Attitude') che fece andare su tutte le furie Kerry King, poi domato con una soluzione di compromesso (alcune cover furono scelte anche dal pelato chitarrista).
Hannemann, a differenza degli altri membri del gruppo (forse gli tiene testa solo King con la sua simbologia 'satanica' e alcune convinzioni anticristiane), è stato sempre contraddistinto da un'attitudine ombrosa: emblematici in tal senso i suoi occhiali neri e l'espressione sempre seria, a tratti minacciosa.
Non dimenticherò mai lo speciale che la defunta Tmc tv dedicò al "Gods Of Metal" del Giugno 2000 con Iron Maiden, Slayer, Slipknot e molti altri.
I nostri si presenteranno al gran completo (mancava Lombardo sostituito da Bostaph) davanti alle telecamere. King e Araya spareranno battute a ripetizione, ridendo di gran gusto. Jeff se ne starà in silenzio, braccia incrociate, pantalone mimetico e gli immancabili occhiali neri: un guerriero taciturno del metal!
Ed è questa controversa figura del metal americano che ha composto la maggior parte delle musiche e dei testi di quel “Reign in Blood”, assurto da tempo a monumento incrollabile di generi estremi quali Death, Black, Grind, e milioni di altri sottogeneri.
Nel 2011 la realtà orrorifica, prima solo decantata nei testi degli Slayer, irrompe nel quotidiano dell'Hannemann/uomo:

 “Mi stavo godendo un bagno caldo, bevendomi un paio di birre. In totale relax, ho notato che un ragno mi aveva morso sul braccio. Non ho sentito nessun dolore per la puntura, ma dopo un’ora mi sentivo veramente male, al punto da pensare subito di andare in ospedale. Mentre ci stavo andando, vedevo che la pelle del braccio stava andando in putrefazione, sentivo il braccio caldissimo e stavo male. Sono arrivato al pronto soccorso, che e per fortuna l’infermiera ha capito subito quel che mi era successo: aveva già trattato un caso simile in passato, anche se mi ha detto che sono veramente dei casi rarissimi. Mi ha detto che ancora un’ora, e probabilmente sarei morto. Incredibilmente, il dottore era un fan degli Slayer: mi ha detto che prima mi avrebbe salvato la vita, poi mi avrebbe salvato il braccio, e poi mi avrebbe salvato la carriera! Sono stato operato d’urgenza, hanno asportato i tessuti morti e quelli necrotizzati, riuscendo miracolosamente a salvare i muscoli e i tendini. Ho passato due mesi in ospedale con un enorme buco nel braccio, sotto forti antibiotici. Non potevo muovermi, ho dovuto fare fisioterapia per tornare a camminare. Mi faceva male ovunque, ed ero debolissimo. Eppure mi sentivo fortunato, perchè l’infermiera aveva subito capito cosa mi stava succedendo, e il dottore ha saputo curarmi. Ora posso anche riderci su: la fascite necrotizzante è qualcosa sulla quale avrei potuto scrivere una canzone, in passato!” 

Per la prima volta nella sua vita, era stato troppo ottimista, troppo positivo.
Dopo mesi di cure e di false promesse (i fan attendevano da tempo un suo ritorno in seno alla band) una complicazione epatica (a quanto pare collegata all'abuso di alcool e non all'avvelenamento da morso di ragno), lo ha portato alla morte a soli 49 anni.
L'ultimo tassello di una storia horror rock che sembra uscita dalla penna di Robert McCammon viene infine aggiunto.
Forse il ragazzino affascinato dalla guerra e dai suoi orrori che, diventato adulto, ha scoperto la dimensione multiforme (e altrettanto funesta) del Thrash Metal, ha guardato troppo a lungo in quell'abisso che ritroviamo anche nei suoi testi:

Close your eyes 
Look deep in your soul 
Step outside yourself 
And let your mind go 
Frozen eyes stare deep in your mind as you die  
(Seasons In Abyss, 1990). 

Alla fine l' Abisso ha reclamato la sua presenza.
 

3 commenti:

Diego ha detto...

Come sempre puntuale e preciso, complimenti.
Gli Slayer sono uno dei pochi gruppi che sono riusciti a rimanere in bilico tra convinzioni e marketing. E' sempre stato difficile capire dove finiva l'uno e iniziava l'altro. Sarà anche per questo che la loro musica, pur piacendomi, provoca da sempre una sorta di "malessere". Io lo chiamo un "brivido malato"...

Obsidian M ha detto...

Quello che davvero fa incazzare è la maniera assurda di morire. Un mostriciattolo a otto zampe ha sconfitto un mostro sacro del metal!

EDU ha detto...

@Masca
Grazie amico!
Un disco come Seasons in tha abyss dice tutto su quello che affermi nel commento.

@Obsiadian

Sembra che non sia stato il ragno a farlo morire ma di sicuro ha stroncato la sua meravigliosa carriera.