martedì 27 luglio 2010

AN OLD REVIEW RELOADED: DESULTORY, "INTO ETERNITY" (METAL BLADE - 1993)

1993: Annus Mirabilis per il Death Metal made in Sweden.
Da una parte si conferma il trend estremo e senza compromessi di band come Dismember (Indecent And Obscene) e Unleashed (Across the Open Sea).
Dall’altra si palesa una nuova ventata di innovazione e sperimentazione attraverso dischi quali "Wolverine Blues" (Entombed) e "Skydancer" ( Dark Tranquillity).
Nel mezzo, due uscite controverse ed eterogenee per ispirazione e suoni: “With fear i kiss the burning darkness” degli At tha Gates e “Into Eternity” debut cd dei Desultory.
Non a caso, due album che non metteranno d’accordo critica e fan creando un divario di consensi e stroncature che non avranno eguali nella storia del Death Metal Svedese.
I Desultory, dopo ben 3 demo tape ( apprezzati soprattutto dai puristi dell’Underground) e un mini Lp esordiscono per una signora label: la Metal Blade.
L’occhio lungo di Brian Slagel non aveva problemi di cataratta.
La band svedese si presentava con un songwriting ultra tecnico e dalle evidenti influenze Thrash Metal ( soprattutto Sadus band seguitissima in terra svedese) che ( credo) abbiano pesato non poco sulla firma del contratto.
Ma “ Into Eternity” è un’uscita con qualche luce accecante e molte, molte ombre.
Si parte col botto e la splendida title track subito si candida come una delle migliori song Extreme Metal mai composte nella terra di Odino. Violenta, tecnicissima ma dalla aperture melodiche marcate e avvincenti, registra una performance superba del vocalist, Klas Morberg.
Il Metal melodico di Goteborg deve moltissimo a questo brano anche se pochi avranno il coraggio di ammetterlo ( “Lunar Strain” degli In Flames, verrà pubblicato solo l’anno dopo).
“Depression” è in sintesi la sindrome di Stoccolma ( in tutti i sensi) per il Death Metal di fine anni 80. Putrefazione sonora addolcita dalle “solite” soliste di Stefan Porge. Nei chorus il contributo malefico di Matti karki ( Dismember). Altro highlight del disco è la già nota ( almeno per chi seguiva le gesta della band tra compilation varie…) “The Chill Within”. Carro armato Thrash Metal con agganciata motrice ultra-Death spaccasassi. Secondo capolavoro del disco.
Morberg, espressivo e lovecraftiano come solo Tompa Lindberg nel disco/culto “The red in the sky is ours” lo era stato anni prima. Queste le luci.
Ombre:La qualità del disco ( e l’attenzione dell’ascoltatore medio) cala precipitosamente con song confuse e tutto sommato inutili ( perché già sentite) come “Visions” e “Forever Gone” che praticamente iniziano con lo stesso riff di chitarra variando di poco le armonie.
Trascurabili “Tears” e “Asleep”.
“Passed Away” sembra rialzare le sorti della band ma è solo un richiamo flebile e lontano che come tale solo in pochi ( quelli che arriveranno stremati alla fine del disco…) sapranno raccogliere.
Dopo “Into Eternity” i Desultory pubblicheranno altri due album Bitterness (1994) e Swallow the snake (1996) che poco o nulla aggiungeranno a quello già detto in precedenza.
E inevitabilmente sarà l’oblio.

-Recensione pubblicata originariamente sul sito di Debaser:
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_28859/Desultory_Into_Eternity.htm




- Videoclip del brano "Winter" tratto dall'album "Bitterness"


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