venerdì 30 settembre 2011

MALAPUNTA – MORGAN PERDINKA/DANILO ARONA (EDIZIONI XII – 2011)

Per i più attenti lettori dell’autore di Bassavilla Morgan Perdinka non è un nome che si dimentica facilmente. Scrittore maledetto, anima tormentata e folle misantropo (suicida), lo avevamo già trovato nel romanzo gotico/eretico (mia definizione dell’epoca) L’Estate di Montebuio, edito da Gargoyle nel 2009.
Rileggendo quella recensione e ovviamente analizzando Malapunta, pubblicato di recente dalla lungimirante Edizioni XII, ho notato sorprendentemente che certi temi cari al tomo Gargoyle si ripresentano mirabilmente in questo nuovo parto editoriale, come a voler continuare un discorso mai interrotto.
Arona nella primo libro, testé citato, così presentava il microcosmo esistenziale del suo alter ego Morgan Perdinka: prima ragazzino solitario, attratto dal mistero e da una forma embrionale di comunicazione scritta (la Continental), poi chitarrista fantasioso e ombroso con la rock band Privilege e infine scrittore di orrori e deliri tra la fiction e la realtà.
Ovviamente il microcosmo del male (l’uomo preda di “incubi e succubi” tra visione e follia) diveniva inevitabilmente macrocosmo dell’Apocalisse. Uno dei concetti portanti della sua narrtiva.
Perdinka era (ed è!) anche e soprattutto un medium della fine.
Niente terrorismo globale, niente divinità caraibiche o pestilenze moderne. Lo spazio, altra dimensione di distruzione cosmica, si tramutava in un funesto messaggero dell’estinzione di massa. La cosiddetta “Onda”.
Questo nel 2009.
Nel 2011 (anche se i germi di questo progetto letterario risalgono al 2003) Morgan Perdinka è ancora un pretesto per raccontare il gotico letterario in modo diverso e personale.
Se prendiamo in esame alcuni elementi caratterizzanti della struttura narrativa di Malapunta, tutto ci sarà più chiaro.

Primo elemento: l’ Isola. Da sempre un piccolo pezzo di terra sperduto nel mare, è luogo tenebroso, di segreti innominabili. Da Wells a Stevenson (uno dei primi ad aver tramutato il “realismo” del naufragio in metafora della fine), da Polidori (Lord Ruthven, il capostipite dei vampiri moderni viene incontrato dal protagonista durante un viaggio di piacere su un’isola greca) fino ad arrivare a Simon Raven e il suo mirabile Il Morso sul Collo (dove convivono scogliere frastagliate, leggende locali e vampirismo alla luce del sole), un piccolo arcipelago, seppur geograficamente limitato e “conoscibile”, rappresenta mirabilmente una porta aperta su dimensioni meta umane quantomeno terrificanti. Malapunta mantiene queste aspettativa in toto, delineando un luogo ansiogeno e tremendamente attuale. Il lettore dovrà scegliere se farsi catturare dai panorami spettrali dell’isola oppure dalle visioni (anch’esse meta umane e legate a miti e leggende perdute nell’oblio del tempo) che si celano dietro un non rassicurante velo di mare in burrasca e piogge interminabili.

Secondo elemento: il sogno. Malapunta non è “l’ombra di un sogno” (citando R.E. Howard, altro autore che ha delineato isole lontane e terribili) ma un sogno pieno di ombre. Uno squarcio aperto su quella Apocalisse tanto cara all’autore piemontese e che come sempre ha più a che fare con l’aldilà e (fortunatamente) ancora poco con l’aldiquà. Non è peregrino citare Lovecraft in questo contesto visto che Perdinka potrebbe essere un alter ego di Randolph Carter, perso tra sogni deliranti e desiderio struggente di evadere da quell’”incidente trascurabile” chiamato “esistenza umana”.

Terzo elemento: la morte. A Malapunta tutto è “non vita”. I suoi luoghi, i pochi abitanti che la abitano, il naufragio esistenziale del protagonista, l’assassinio terribile di una ragazza del posto, i ricordi terribili di fatti sanguinosi, accaduti in un passato ormai lontano, le entità che la infestano vampirizzando le sue energie, tutto questo ha a che fare con la sublimazione del trapasso. La mitologia greca potrebbe essere un riferimento importante visto che certi temi ora esposti sono lì come ad ammonirci che niente è nuovo e tutto è lampante e percepibile dalla notte dei tempi. E si sa i Miti Greci sono le storie più gotiche che l’uomo abbia mai fantasticato ( se le ha immaginate…).

Mi fermo qui, altrimenti finirei per rivelare troppo e non sarebbe giusto.
Strictu sensu Malapunta riporta nuovamente l’autore di Bassavilla sui binari del romanzo gotico moderno, e come sempre si tratta di una lettura stimolante e avvincente come e quanto i suoi predecessori.
Chi ha già amato "L’Estate di Montebuio" ritroverà personaggi e situazioni che hanno molto a che fare con l’Horror tout court e non solo.
E alla fine è questo il dettaglio principale che vogliamo conoscere: se proveremo un brivido dietro la schiena leggendo le fitte pagine di Malapunta?
La risposta è sì!

4 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

A me arriverà tra qualche giorno e poi ti saprò dire.
Ottima recensione comunque. ;)

EDU ha detto...

Grazie mille, Nick. Attendo il tuo parere a lettura ultimata. Ciao!

angie ginev ha detto...

Recensione incredibile, da vero professionista, ultimamente leggo molto meno, ma tu riesci ad incuriosirmi parecchio.
Ciao Angie

EDU ha detto...

Grazie di cuore, Angie
Come sempre, onorato...