mercoledì 31 ottobre 2012

CREPE NELLA REALTA': IL NUOVO EBOOK DI MARIO GAZZOLA

L’ebook, in italiano e in inglese, raccoglie tre racconti inediti dell’autore di ‘Rave di Morte’, uniti dal gusto per il surreale e la satira di una società drogata di mass media, in cui la realtà sfuma nell’incubo. 

30 ottobre 2012 – Alea, giovane editrice digitale finora dedita alla saggistica musicale, debutta nella narrativacon CREPE NELLA REALTÀ, antologia di tre racconti inediti di Mario Gazzola, già autore del romanzo Rave di Morte
I racconti, indipendenti per trama e personaggi, sono ambientati in luoghi e tempi indefiniti e uniti dal fil rouge di un’atmosfera surreale e apocalittica: i protagonisti di ciascuna storia si trovano in qualche modo prigionieri di una situazione in cui la realtà si manifesta ben diversa da quella che siamo soliti ritenere “normale”, e che si confonde con il loro peggior incubo. Le tre trame in breve: 
Situation Tragedy  un anziano anchor man della passata tv generalista è intrappolato in un reality show condominiale, in cui ogni famiglia compete con le altre per l’audience, rischiando la perdita della casa in caso di calo di share; un reality senza via d’uscita, che sembra aver cancellato la stessa realtà esterna al complesso residenziale in cui si svolge. 
Voto Segreto  una donna vota alle elezioni la candidata che ritiene darà vita ad una società in cui tutti possano “realizzarsi”, solo per trovarsi precipitata – appena fuori dalla cabina elettorale – in un mondo da incubo in cui si sono realmente realizzati i desideri più mostruosi di chi le sta intorno. 
E anche i suoi. G 25  la protagonista – dipendente di un’agenzia di comunicazione per lavoro e film maker per passione – siede in un cinema in cui non parte mai il film che era andata a vedere (e quale poi?), ma piuttosto un delirio di visioni del subconscio, in cui l’angoscia per un mondo del lavoro disumanizzato si mescola al senso di colpa per aver non aver difeso una collega d’ufficio, con la quale aveva avuto un breve flirt saffico. 
“Come in una scultura di Pomodoro, la superficie liscia del quotidiano si squarcia per lasciarci intravedere la trama del sottostante inferno… o della realtà ‘vera’?”, è l’immagine con cui Mario Gazzola riassume il senso dei tre racconti. Nei quali ricorrono sempre i temi del predominio dei mass media nella società e della confusione fra informazione, spettacolo (trash) e pubblicità, della fine della politica, della frammentazione e dell’incertezza sulla stessa identità individuale, della realtà intera come “gioco di ruolo” o appunto grande reality show. Un mondo impazzito figlio delle visioni di Franz Kafka, Philip K. Dick e James G. Ballard, in cui l’autore si spinge in arditezze narrative (il racconto intervallato da spot pubblicitari inventati come un programma tv) o sperimentalismi linguistici vicini ai deliri di William S. Burroughs o di José Saramago. Anche lo stile di Gazzola infatti diventa più sperimentale da un racconto all’altro, assorbendo e parodiando modi e linguaggio della tv e della pubblicità (che l’autore ben conosce, lavorando nel campo delle PR), annullando i nessi logici e la narrazione lineare. 
Disponibile sia in italiano che in inglese (nella traduzione di Carlo Santulli), CREPE NELLA REALTÀ è disponibile su Amazon ed Apple Store.     

L’autore – Mario Gazzola è nato nel 1964, vive a Milano. Ha scritto di musica su diverse testate, tra cui «Musica!» de la Repubblica, Italia Oggi, l'Espresso online, Panorama, Rockerilla, Rockstar, Musica & Dischi, JAM. Ha collaborato con Radio Lodi, Radio Popolare, CiaoRadio e Radio Base. Ha pubblicato racconti su Robot, NeXT, Carmilla online e Posthuman, sito di cui è cofondatore e content director. È presente nelle antologie «Frammenti Di Una Rosa Quantica» (Kipple, 2008) e «365 Racconti Horror per un Anno» (Delos, 2011). Ha debuttato nel romanzo con il thriller cyberpunk «Rave di Morte» (Mursia, 2009).

L’editore – Alea è un progetto di editoria digitale di Ernesto Assante e Aldo Lastella, con la collaborazione di Gianni Mascolo e Gabriele Niola.

Ecco un estratto dal primo racconto "Situation Tragedy" nella doppia versione italiano/inglese e in anteprima solo per i lettori de IL MONDO DI EDU.
Buona lettura.

Le pareti sono strette, Walter si sente soffocare. La pesante tappezzeria di velluto rosso damascato lo prende alla gola impedendogli di respirare. Gli arabeschi si attorcigliano su di lui, sembrano il disegno delle rovine fumanti che era diventata la città con la guerra. Come fa a vedere il colore se è tutto buio? Lo percepisce, lo sente addosso, il rosso del tessuto morbido e tiepido. Si spinge più dentro quella vulva vellutata e inizia a cadere. Cade cieco senza appigli e senza accelerazione, come solo nei sogni si cade. Il midollo spinale si aggriccia, dall’ano alla nuca, come quando cadi davvero. E atterra. Alla fine luce. Fiochi lumini cimiteriali rossastri nel foyer di un vecchio teatrino polveroso, preso in prestito da un antico film in bianco e nero. Walter nota per un attimo una figura magrissima, dalla pelle di un colore… che sparisce dietro i pesanti tendaggi. Non umana. Piccolo palco illuminato da faretti incassati nel boccascena puntati verso l’alto. È il teatrino in cui si girava il suo primo show televisivo. Chiuso alle spalle da pesanti tendaggi rosso scuro drappeggiati. No, è lo strip bar dov’è andato una sera. In segreto, senza Angela. La donna sul palco è minuta, una bambina dal volto invecchiato. Il luogo è tutti i teatrini della sua vita insieme. La cantante veste un abitino sbarluccicante da due soldi con una gonna a balze che la fa sembrare ancor più piccola. Canta una vecchissima canzone rock in arrangiamento orchestrale melenso: “The band in heaven plays my favorite song / They play it once again, they play it all night long”. La cantante ruota su se stessa come un grosso carillon. Ritornello: “Heaven, heaven is a place / A place where nothing… (eco nothin’-nothin’…)Nothing ever happens”. Walter si rivolge al pubblico alle sue spalle. Sta quasi per dire “Buonasserasignoriesignore”… Su ogni poltroncina siede uno spettatore con la testa affondata in un tubo catodico. Ogni tubo catodico si innesta nella poltroncina della fila antistante. La prima fila è occupata da una fila di vecchi televisori che rimandano l’immagine della piccola cantante che ruota lentamente su se stessa. Ritornello. Walter torna a guardare sul palco. L’adolescente partorito dalla donna sul letto nero è avvinghiato da dietro al corpo della piccola cantante. È mutato ancora: ora ha preso la forma di un osceno incrocio fra una jena senza pelo e un rettile. Un chupacabra. Pelle lucida e rossastra, come scuoiata da poco. Le sue lunghe dita uncinate affondano nei grossi seni della cantante mentre lui le morde il collo. Le mani di lei tengono sollevata la gonna mostrando la vulva depilata. Il giovane chupacabra ha anche piedi uncinati, conficcati sui fianchi di lei ai lati dell’inguine. “It’s hard to immagine that nothing at all / Could be so exciting, could be this much fun”…



































ENGLISH VERSION

The walls are narrow, Walter feels like he was choking. The heavy wallpaper of red damask cloth velvet takes him to his throat like impeding his breath. The arabesques wind over on him, they look like the representation of the smoking ruins that the city had become after the war. How can one see the colour if everything is dark? He perceives it, he feels it on his body, the red of soft and thawed fabric. He is pushed increasingly down that velvet vulva and starts falling. He falls, blind with no hold and not even acceleration, such as only in dreams you can fall. His spinal cord curls down to zero, from his anus to his nape, like when you really fall down. Then he lands. There's light in the end. Feeble reddish grave-lights in the foyer of an old dusty theatre, borrowed from an old black and white film. Walter notices for a moment a very slim silhouette, with skin of a vague colour… who disappears behind the heavy curtains. Not human. A small stage lighted by spotlights recessed in the proscenium and looking upwards. It is the theatre where his first TV show was made. Closed at its back by heavy dark red draped curtains. No, this is the strip bar where he went one night. Secretly, without Angela. The lady on the stage is thin, she’s a young girl with an aged face. This place encompasses all the small theatres of his life. All together. The singer wears a glittering cheap dress with a skirt with ruffle flounce which makes her even shorter. She is singing a very old rock tune in mellow orchestra arrangement: “The band in heaven plays my favourite song / They play it once again, they play it all night long”. The singer rotates on herself like a big carillon. Refrain: “Heaven, heaven is a place / A place where nothing… (echo nothin’-nothin’…) Nothing ever happens”. Walter turns to the audience which is behind him. He is almost ready to say “Goodeveningladiesandgentlemen”… All seats are taken, every spectator's head is plunged in a cathodic tube, which is fitted in turn in the following row’s seat. The first row is all formed by old TV sets, projecting the image of the short singer rotating slowly on herself. Refrain. Walter looks once again to the stage. The adolescent that woman delivered on the black bed is clinging from behind the short singer’s body. It changed again: now took the shape of an obscene hybrid between a hyena without fur and a reptile. A chupacabra. Glossy and reddish skin, like it had just been flayed. Its long clawed fingers dig in the singer’s big breast while it bites her neck. Her hands are lifting her skirt showing the fully shaved vulva. The young chupacabra has also clawed feet, plunged on her hips from both sides. “It’s hard to imagine that nothing at all / Could be so exciting, could be this much fun”… 

SONG: “Heaven” by the Talking Heads (from “Fear of Music”, © 1979 Sire/Warner)

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