venerdì 26 ottobre 2012

LA PIEMONTESITA' E' SPLENDIDA E TREMENDA AL PARI DI QUALSIASI ALTRA IDENTITA': INTERVISTA A FABRIZIO BORGIO



































Dopo aver recensito più che positivamente il suo secondo romanzo "La Morte Mormora" ho inviato alcune domande a Fabrizio Borgio per approfondire alcuni aspetti che riguardano il libro e non solo. Questo è il risultato della nostra conversazione virtuale.
Buona lettura

Prima di parlare nel tuo romanzo vorrei partire da Fabrizio Borgio/Autore anche per dare qualche altra significativa coordinata al lettore. Mi piacerebbe delineare la tua carriera finora, evidenziando soprattutto le tue influenze,i tuoi obiettivi, le tue aspirazioni personali...
Ho iniziato a scrivere i primi racconti all'alba dell'adolescenza, verso gli undici,dodici anni. Ero un ragazzino molto chiuso e taciturno, senza amici, senza particolari coinvolgimenti verso il mondo esterno. Figlio unico, genitori assenti per lavoro le mie compagnie erano inevitabilmente la televisione, la musica, libri e fumetti. Fortunatamente, la lettura ebbe man mano un particolare sopravvento sulla mia fantasia e sul mio immaginario. Proseguendo negli studi ,la passione per la lettura si era man mano intensificata e in parallelo anche la voglia di scrivere e raccontare. La passione per la scrittura è quindi nata per spirito di emulazione. La prima grande fologorazione l'ho avuta per la fantascienza. Divoravo romanzi di fantascienza con un'avidità portata dalla fame di evasione che è tipica dell'adolescenza: Urania e poi le bellissime collane della Cosmo. Con le superiori feci un salto. Leggere solo ed esclusivamente narrativa legata a un solo genere è limitante e sbagliato. La prima fase era stata mediata dalla scuola, scoprendo Joyce, poi Tolstoj, Bulgakov e ancora Calvino, Gadda, Melville... un'eterogenea frequentazione della grande letteratura che ritengo imprescindibile per la cultura di chiunque. Tramite Lovecraft, un apparentamento all'horror che da divertita passione cinematografica passa alla parola e quindi King, Barker, Lansdale, Bloch, Skipp & Spector, S.P. Somtow...Arona, Astori, Colombo, Vergnani e Manfredi tra gli italiani. Poi non posso dimenticare i romanzi di David Grosman, che hanno pesantemente influenzato il mio modo di scrivere e Pavese e Fenoglio, che mi hanno riavvicinato in maniera alta alle mie radici. Verso i venticinque anni continuavo a scrivere con rafforzato amore. Mi sembrava che più leggevo più volevo scrivere. Lo scrivere non era più un semplice espediente per risolvere la mia adolescenza. Più o meno in quel periodo, tra una riaccesa passione per il cinema, l'amicizia e la collaborazione col regista astigiano Giuseppe Varlotta e alcuni stages di sceneggiatura, tenuti tra l'altro da Mario Monicelli, Suso Cecchi d'Amico e Giorgio Arlorio, avevo tra le mani l'embrione di MASCHE, una storia originariamente piuttosto diversa dove i luoghi erano meno caratterizzati, i protagonisti erano altri e anche la vicenda divergeva dalla stesura finale in maniera sensibile. Un paio di concorsi andati a buon fine avevano incoraggiato la mia attività e qualche anno dopo invio Arcane le Colline, un romanzetto dal quale s'originerà MASCHE a un concorso letterario indetto da LA STAMPA di Torino. Non vinco ma il romanzo è segnalato dalla giuria e vinco la pubblicazione con la Firenze Libri, una piccola editrice toscana che tende a pubblicare a pagamento. La distribuzione è risibile ma un minimo di conoscenza, Arcane le colline me la porta. Intanto scrivo un secondo romanzo, s'intitola La voce di Pietra e subisce un destino analogo ad Arcane le colline: concorso, segnalazione, pubblicazione con piccolissima editrice, stavolta la SBC di Ravenna. Ne La voce di pietra abbiamo di nuovo il Piemonte magico e misterioso, menhir, energie geomagnetiche, paganesimo, crisi adolescenziali e una comparsata di Stefano Drago. Il salto di qualità avviene nel 2011 quando grazie all'interessamento di un signore chiamato Riccardo Sedini, dell'associazione Giallomania, Arcane le colline arriva alla Fratelli Frilli editori. Il romanzo piace, discuto tutta una serie di modifiche con l'editore al punto che si decide di cambiarne il titolo perchè ormai cosa "altra" e infine esce col titolo di MASCHE. La morte mormora è la seconda pubblicazione. Inutile sottolineare di come con questa seconda uscita, mi sono idealmente "alzato l'asticella", è un romanzo nel quale ho speso molte energie e riposte molte ambizioni. Si sa che chi scrive è fondamentalmente pervaso da una spiccata presunzione, difetto dal quale non mi esimo di certo. Il mio tentativo è quello di sdoganare un certo genere e cercare di donargli una capacità di veicolare idee e messaggi che vadano anche oltre il provocare paura e suggestione, anche perchè, per quanto utopico, il mio sogno rimane sempre quello di fare lo Scrittore, da grande.

Ho avuto modo di leggere anche il tuo precedente romanzo "Masche" che vede sempre come protagonista Stefano Drago e le sue indagini sul paranormale. Possiamo considerare l'indagatore come un personaggio seriale alla Conan Doyle? Ci saranno altre storie e nuovi particolari su questo interessante personaggio?
Inevitabilmente sì. Sono molto affezionato a Stefano Drago, un personaggio che è nato costruendolo su alcuni miei aspetti caratteriali ma che fortunatamente, col tempo sta assumendo man mano sempre più autonomia dal suo creatore. C'è chi l'ha paragonato a Moulder di X-files, chi, più attento e citazionista a Carnacki... Rientra senz'altro nel novero e non dimentichiamo Jules de Grandin, Hesselius, Auguste Dupin, un po' Harry Dickson, sicuramente l'agente Cooper di Twin Peaks... Ci saranno assolutamente altre storie con lui come protagonista anche se non ho intenzione di scrivere solo storie di Stefano Drago. Il prossimo romanzo, comunque lo vedrà di nuovo protagonista. Il personaggio e il suo mondo sono in evoluzione ed ho ancora molto da dire a riguardo.

Nel tuo nuovo romanzo "La Morte Mormora" ci sono aspetti quantomeno inediti nel tuo stile narrativo: una maggiore cura per i personaggi, una certosina rappresentazione delle terre dove vivi, e una non velata critica a certo provincialismo nostrano. Vorrei che mi spiegassi queste scelte?
Come anticipato, La morte mormora è nato come romanzo ambizioso. Più di MASCHE. Il primo era quasi un gioco, un divertimento, il tipo di romanzo che avrei voluto leggere e non avevo ancora trovato. Il secondo è nato emotivamente sull'onda di un'esperienza personale diretta, avendo partecipato, nel 2009 alla campagna elettorale per le elezioni amministrative del mio paese. Lì ho toccato con mano quella che definisco "la metafisica" del potere all'interno di una realtà circoscritta come quella della provincia piemontese e italiana. Per quel che riguarda lo stile, innanzitutto ti ringrazio per l'apprezzamento. Lo stile narrativo credo che evolva con chi scrive. Ho 44 anni e il mio occhio sul mondo è sicuramente mutato nel tempo, riflettendosi sulle mie analisi e sulla maniera di esporle in forma narrativa. Anche il rapporto con le mie radici è in qualche modo maturato, sopratutto in forma critica. La piemontesità è splendida e tremenda, al pari di qualsiasi altra identità. Ultimamente è rara, soprattutto nei suoi aspetti migliori. parliamo di una cultura austera, forgiata dalla terra, dalla spietata disciplina sabauda, da una popolazione periodicamente abituata a essere invasa dai popoli più svariati e che è sopravvissuta grazie a una durezza e un rigore che han poco a che vedere con gli stereotipi italiani. E' anche una cultura che dietro tanta grezza razionalità, ha mantenuto un carattere arcano e ancestrale che continua ad affascinarmi.

L'elemento paranormale delle tue storie, da sempre una componente fondamentale, questa volta è dedicato a uno "Pseudobiblion", un grimorio di magia nera. Essendo un argomento da sempre controverso e che da adito molto spesso a fraintendimenti e equivoci, mi piacerebbe sapere se c'è uno tuo studio personale alle spalle?
Sì, c'è stato uno studio. Da tempo mi sto dedicando all'approfondimento degli aspetti più curiosi e ancestrali della cultura piemontese. La figura del Libro del Comando ricorre sovente nelle storie di Masche e aldilà delle citazioni riguardanti i più noti grimori medioevali, la figura di un testo di magia utilizzato per mantenere il potere si ritrova in moltissimi episodi sopratutto tra le zone di Asti e Cuneo ed è curioso notare come spesso, i fruitori del testo maledetto, oltre alle Masche propriamente dette fossero uomini di chiesa corrotti o signorotti ambiziosi e prepotenti. Esiste un'aneddotica approfondita specialmente negli studi etnografici del professor Bosca, di Alba, che ho avuto modo di leggere. Si sa che sovente la figura delo pseudobiblion è ambigua: strumento di sapere o leggenda, testo mitizzato o invenzione superstiziosa. Ancora adesso, tra le nostre campagne, se parli di " Libèr dël comând" troverai chi l'ha visto, chi l'ha tenuto tra le mani, chi ne ha vissuto sulla pelle le conseguenze. Un paio di episodi che lo riguardano e sono riportati nel libro sono stati mediati da racconti diretti.

I tuoi romanzi possono essere considerati dei paranormal thriller che spesso sfociano nell'horror puro. Il gotico italiano ha ancora da dire la sua nel panorama affollato delle librerie oppure deve essere ormai considerato un fenomeno "underground" dedicato a pochi e battaglieri appassionati? Mi sembra che esistano due correnti nella letteratura di genere italiana. Una è una sorta di nuvola diffusa e variegata che sfugge anche a delle precise identificazioni. Si usa genericamente il termine "noir" ma si finisce col mettere in quel comodo calderone di tutto, dai gialli con elementi macabri alle storie che sfiorano o sfociano nel soprannaturale. Mi sembra che in realtà ci sia un rinascere anche un po' inflazionante di letteratura che sfrutta elementi gotici e/o soprannaturali. Si declina perfino in diversi target d'età, mi viene da pensare a certa letteratura "young adult" che affolla le librerie. L'altra è composta invece da una letteratura più caratterizzata e per alcuni versi "pura". Penso in questo senso ad autori come Colombo, Arona, Vergnani o Marolla che hanno certamente un seguito forse meno vasto ma più affezionato. L'horror italiano soffre a mio parere di quella forma di snobistica emarginazione che mi sento di accostare al Metal nella musica. Sono generi estremi, radicali e che non cercano un facile consenso ma proseguono con coerenza a veicolare i loro messaggi. Nel mio caso, tendo a considerarmi a cavallo delle due realtà, con la sensibile differenza che non ho grandi seguiti. Nelle presentazioni, parlo sempre di horror che sfrutta determinati meccanismi. Detto ciò, sono convinto che l'affrontare e raccontare il lato più oscuro del mondo, che è una caratteristica che accompagna le culture umane dalla notte dei tempi, sia una tendenza che avrà sempre l'esigenza di emergere, anche in un' epoca patinata come la nostra.

Ultima domanda: i tuoi impegni futuri e qualche buon libro da segnalare ai lettori de Il Mondo di Edu...
Sto attualmente lavorando al terzo romanzo. Una nuova indagine di Stefano Drago. Anche questo, spero che sia un lavoro che aggiunge elementi al mio personaggio e al DIP, il Dipartimento Indagini Paranormali del quale fa parte. Stavolta avrà un'ambientazione metropolitana, tutto nella città di Asti e vedrà un caleidoscopio di situazioni che vanno da una strage familiare a un omicidio politico, dalle trame dei servizi segreti deviati a un ragazzo con strani poteri fino ad alcune teorie junghiane sugli archetipi e il senso dello stato in Italia.
Romanzi da consigliare? L'elenco sarebbe sempre lungo e arduo. Parlando di letteratura di frontiera, mi sento di segnalare XY di Sandro Veronesi, che gioca con tutti gli elementi di cui abbiamo parlato fin'ora e alla fine va a parare da tutt'altra parte e Freddo nell'anima perchè Lansdale ci sta sempre poi, per gli appassionati di metal, In fondo al tunnel di Skipp & Spector, padri dello splatterpunk.

2 commenti:

Fra Moretta ha detto...

Complimenti a tutti e due,bellissima intervista!

Nick Parisi. ha detto...

Complimenti EDU.
Una bellissima intervista.