mercoledì 12 giugno 2013

TRACK BY TRACK: ABORYM - DIRTY (AGONIA RECORDS, 2013)





















È uno degli album più attesi di questo 2013.
“Dirty” il primo doppio album della carriera degli Aborym, storica industrial extreme metal band dalla spiccata vocazione internazionale e mosca bianca del panorama italico già dal primo inimitabile album “Kali Yuga Bizarre”. 
Capitanati dal prode Fabban, praticamente uno dei pionieri della musica estrema in Italia, e dall'ex batterista degli Emperor Faust, gli Aborym hanno costruito nel tempo una reputazione fortissima e ambita tanto che all'estero si sprecano i commenti positivi di fan e addetti ai lavori su tutta la loro discografia.
Il percorso artistico dei nostri, iniziato nel lontano 1993, è stato caratterizzato da una significativa e affascinante evoluzione sonora che partendo dall'Industrial Black (e sono davvero pochi i gruppi che portano ancora avanti un genere mai toccato dal trend) è arrivato fino alle più recenti sperimentazioni elettroniche.
“Dirty” da queste parti è un album molto, molto atteso ed è nostro compito raccontarlo per intero attraverso un certosino track by track:

CD 1
Irreversible Crisis – Passato in anteprima mondiale a Moshpit, il primo brano del disco parte con atmosfere “lynchiane” per sfociare in sonorità "extreme" al cardiopalma. Bello l’interludio melodico centrale che sembra aprire nuovi spiragli sonori e territori inediti ancora da esplorare nel settore elettronico/industriale.

Across The Universe – Un viaggio interplanetario tra gelide stelle irraggiungibili e pianeti inesplorati. Fabban sperimenta molto con le vocals, ricche di pathos interpretativo, in modo da narrare al meglio le varie tappe del suo viaggio in un universo freddo e inospitale.

Dirty - Già dal titolo si intuisce l’intento dei nostri: elettronica e metal estremo fusi insieme come colonna sonora delle brutture del mondo. Uno degli hightlights assoluti del disco.

Bleedthrough – Cadenzata, atmosferica, ctonia. Un altro viaggio nelle regioni oscure dell’animo di Fabban dove Black Metal e suggestioni industrial creano l’ibrido perfetto per farvi sanguinare le orecchie.

Raped by Daddy – Attacco epico molto anni ’90 (mi ha ricordato i vecchi Covenant) ma poi subentrano i veri padroni (Aborym) e il brano è un concentrato di glaciale cinismo (vedi titolo) in musica. 

I Don’t Know - Gran pezzo! Psichedelia elettronica e symphonic black fusi mirabilmente come se “Kali Yuga Bizzarre” fosse stato composto sotto Lsd. Da segnalare un altro intermezzo melodico di Fabban con vocalizzi ancora inediti e stavolta melanconici.

The Factory Of Death – Come può essere musicata una Fattoria di Morte? Suoni sinistri, soffitti gocciolanti e poi la violenza dura e pura del metal più cinico e esasperato. Alienante il ponte “ambient” del brano prima di sfociare nuovamente nel sangue. Capolavoro.

Helter Skelter Youth - Ritmata, coinvolgente, dal flavour quasi rock. Gli Aborym alla conquista di un pubblico più vasto? Tranquilli la sfuriata extreme è sempre in agguato.

Face The Reptile – Brano che ricorda molto la loro precedente produzione almeno all'inizio. Ma Fabban non ha lasciato niente al caso ed ecco ancora stranianti intermezzi elettronici e vocals filtrate e acide. Altro highlight del disco.

The day that the Sun Stopped Shining – Ancora attacco black metal (una goduria!) perché quando il sole non risplenderà più sulle nostre teste l’oscurità, quella vera, potrà essere raccontata solo con sonorità infernali. Intermezzo grandioso come se i Pink Floyd fossero annegati in un mare nero come la morte. Finale ambient degno di un film post atomico.






















CD 2

Fire Walk With Us (New Version) – Uno dei capisaldi black del nuovo millennio con una produzione terremotante. Mi sono quasi commosso!

Roma Divina Urbs (New Version) – Vale lo stesso discorso fatto sopra: la quintessenza di un periodo che, ahinoi!, non tornerà mai più e che quindi va celebrato con tutti i crismi, in modo che le nuove generazioni possano riconoscere i pionieri dai semplici prosecutori; i vincenti dai perdenti.

Hallowed Be Thy Name (Iron Maiden) – Cover divertentissima e indovinata che seppur mantenendosi nella gabbia stilistica dell’originale viene arricchita di tutte quelle suggestioni elettroniche e extreme industrial che la rendono un unicum davvero ispirato. Meraviglia!

Confortambly Numb (Pynk Floyd) – Prima li avevamo citati e Fabban & soci ci presentano la loro versione di un classico immortale. Se il brano originale donava pace, conforto, la versione degli Aborym ha qualcosa di sbagliato, di distorto che fa accapponare la pelle. Un velo malinconico dal sapore amaro come a voler raccontare gli ultimi giorni dell’umanità.

Hurt (Nine Inch Nails) – Fabban tributa Reznor con trasporto e passione. Sorprende ancora una volta ascoltare questo pioniere dell’estremo alla prese con un blues crepuscolare e melanconico.

Need For Limited Loss – In questo doppio album dove gli Aborym presentano un caleidoscopio di suoni e immagini differenti, il capitolo conclusivo viene affidato al brano forse più oscuro e back in time di tutto il lotto. 100% extreme metal senza compromessi, dalle atmosfere sulfuree!
“Dirty” è un viaggio avvincente tra sperimentazione e tradizione, passato e presente, con un occhio puntato verso un futuro (il nostro) mai così ombroso e terribile.
E gli Aborym ci saranno ancora per affidargli una degna colonna sonora.

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