sabato 29 giugno 2013

WORLD WAR Z - MARC FOSTER (2013)




































Mi era già capitato tempo fa di leggere pareri durissimi sul web per il prequel de “La Cosa” di Carpenter salvo poi rimanere assolutamente stupito (per tanta negatività profusa a piene mani domandandomi cosa realmente ci fosse dietro...) e soddisfatto dalla visione del film. Ma partiamo dall'inizio: “World War Z” di Marc Foster è “basato” (c'è scritto anche nei titoli iniziali) sull'acclamato romanzo di Max Brooks. Prende l'idea di base del libro ma va per conto proprio. Un dettaglio così scandaloso da pregiudicare da subito la visione del film? Non penso... Gli esempi sono tanti nella storia del cinema e “World War Z” in tal senso non ha nulla da farsi perdonare. Il cinema è una cosa, i romanzi sono un'altra cosa. Basterebbe leggere un qualsiasi manuale di sceneggiatura per capire che non sempre tutto quello che viene scritto su carta può trovare una fedele riproposizione su pellicola cinematografica.
Se siete in grado di somatizzare questo piccolo particolare allora potrete leggere il resto della recensione.
Se siete invece degli assoluti sostenitori della riproposizione scena per scena del romanzo di Brooks sul grande schermo allora mi sa che la lettura del post finisce qui (e grazie lo stesso!).
Il film di Foster ha un grandissimo pregio che poi diventa anche un grandissimo difetto: parte lento, lentissimo, ma poi carica suspense su suspense attraverso alcune trovate “action” di sicuro appeal emozionale (le mie preferite sono l'assedio di Israele e il “fattaccio” dell'aereo). Poi all'improvviso tutto si ferma. Si deve trovare il bandolo della matassa per giustificare l'epopea del protagonista (un Brad Pitt composto ma convincente) e allora la sceneggiatura vira verso soluzioni semplicistiche (un esempio? L'aereo che si schianta quasi nei pressi del centro medico di Cardiff. Troppo semplice, troppo facile) e tutto quello che ci aveva stordito e esaltato in precedenza diventa narrazione “di maniera” con annesso lieto fine.
Siamo nel 2013 e abbiamo visto centinaia e centinaia di film sulla fine del mondo e una soluzione del genere non è più ammissibile a meno che non si voglia strizzare l'occhio a un pubblico molto giovane e alle famiglie. In tal caso la mancanza di scene “gore” che da sempre caratterizzano il filone “Zombie” avrebbe un'adeguata spiegazione.
Tocchiamo ora due argomenti che hanno creato scompiglio nel popolo del web tanto da decretare il fallimento assoluto di “World War Z”:
1)La marea di zombie “digitale”
2) La partecipazione di Pierfrancesco Favino al film.

1)Indubbiamente c'è qualcosa da perfezionare, magari nel sequel del film, (e ricordiamo che l'espediente è quantomeno inedito quindi perfettibile) ma da qui a condannare la cosa ce ne passa. Basterebbe avere un po' di elasticità mentale per capire che la marea ha un suo perché sia in sede di sceneggiatura che come impatto visivo (ricordiamo che il film è anche in 3D). Nell'assedio di Israele questa marea di Zombie, a mio avviso, crea situazioni davvero coinvolgenti e esaltanti. E non siamo poi così lontani da film quali “28 Giorni dopo” o “28 Settimane dopo”.

 2)In un periodo in cui si deve essere per forza mediocri e livellati al grigiore comune non mi sorprende affatto leggere commenti di persone che ironizzano si lamentano della partecipazione di Favino a un film americano adducendo le scuse più maligne o maliziose a seconda dei casi. Personalmente io sono fiero che un attore del mio paese abbia recitato in una della scene più importanti del film accanto a Brad Pitt. Niente da segnalare in negativo: fa il suo mestiere e lo fa senza sbavature o errori madornali. Fatevene una regione se potete...

In conclusione “World War Z” è un vero e proprio “kolossal” sugli zombie (forse il primo in assoluto nel cinema horror) che pur mostrando una luce sfavillante ha ancora molte ombre da dissipare, attendendo il sequel.

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