mercoledì 21 ottobre 2009

VERME-ROBOTS, "CRAWLING IN THE RUSH HOUR" ( 2009 - I MAKE RECORDS)

“Crawling in the rush hour”, debut album dei salernitani Verme- Robots, nasce, almeno concettualmente, dall’incontro/scontro di due diverse personalità musicali: Antonio Senesi ( mastermind del progetto Groove/Metal denominato Crawler, trasmutato poi in Verme- Robots) e Francesco Tedesco ( Vocalist e principale compositore dell’Alternative Rock band da’namaste). La visione irruenta e cinicamente “terrena” del primo ( Verme) si fonde con un’interpretazione paranoica e futuristica del secondo ( Robots) creando un ibrido post-metal ( rock) di assoluto valore.
Non a caso lo stesso Francesco, in una mia intervista radiofonica aveva parlato di “Metal Intelligente” accezione che ben si accompagna all’ascolto globale del Cd.
“Ten”mostra subito i muscoli con un “rifferama” robusto e ispirato che strizza l’occhio sia al Grunge post Seattle ( Stone Temple Pilots, primi Tool, My Sister’s Machine) che al suo diretto successore, il Nu Metal ( soprattutto Korn). Stesso richiamo strutturale per “Psycho City” che si contraddistingue per una maggiore dinamicità della forma/canzone.
L’incomunicabilità dolorosa ( che diventa quasi lamento nel cantato di Senesi) sembra avvolgere l’intero universo concettuale del Cd ( sia visivo, attraverso il booklet allegato, che nei testi) dove i vari protagonisti ( che poi non sono altro che forme/pensiero dei Verme- Robots) si rivolgono a persone familiari alla loro esistenza ( amici, padri o l’intera comunità in cui vivono ) ricevendone in cambio frustrazione, disillusione, percezioni di sentimenti distorti.
Parlavamo di post metal :”The Animal” prende i Pantera ( non a caso leggete di nuovo il titolo) più incisivi trasmutandoli in soluzioni post Hc che ricordano a tratti i Neurosis. L’incomunicabilità diventa elegia di rabbia, quasi di furia”strisciante”(Verme). “New Skin” si abbevera ad una fonte diversa, sia New wave che Prog Dark, raccontando un cambiamento di percezione del Verme - pensiero che trova la sua compiuta auto-definizione nel termine “alienzazione” .“Emotive” è il manifesto concettuale/musicale dell’intero album: melodica, struggente, delicata, quasi retrò, descrive il compromesso illusorio tra comprensione (del proprio dolore) e vuota esternazione. Intorno un mondo che cambia ( “Change” il pezzo seguente) che diventa freddo, razionale, meccanico (Robots). La comunicazione di uno stato d’animo è solo vana ricerca. Intorno il nulla ( incomunicabilità).
“Full Shock” inevitabilmente si tramuta nuovamente in rabbia post metal perché è solo attraverso “l’urlo” che l’individuo può affermare se stesso e liberare la sua anima.
Il debut album dei Verme -Robots è un ottimo disco d’esordio che come tutti i progetti di vita va continuamente alimentato, sia battendo nuove strade che rinforzando quelle già percorse.
E il trio campano è già sulla buona strada visto che “Crawling in the rush hour” si pone al di sopra della media delle uscite locali e in parte nazionali. Quindi attendo con impazienza il nuovo capitolo.

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