Come già accennato nella recensione allegata,
Paolo Di Orazio ( Autore romano di 43 anni con un curriculum editoriale di tutto rispetto), con il racconto “Il Prossimo” si è assicurato una meritata e luccicante visibilità sull’ Antologia vampirica
“ La Sete – 15 Vampiri Italiani”.
Visto che qui al
“Mondo di Edu”, ci piacciono molto i racconti Horror dalla selvaggia ispirazione musicale, come quello di Paolo, ho pensato bene di inviargli un po’ di domande.
In appendice troverete anche le news sul suo nuovissimo libro di racconti ( a quanto pare sempre controversi e "scomodi") intitolato “Che hanno da strillare i maiali?”
Per ulteriori info:
http://www.myspace.com/paolodiorazioBuona lettura!
Ho immaginato il suo racconto come la forma/immagine di un fanatico del Death Metal che dopo aver visto per la centesima volta l’Esorcista e La Profezia decide di scrivere un racconto nella sua notte più buia e solitaria. Ci si ritrova in questa descrizione?
Moltissimo. La musica è l'ambiente psicotropo che incarna il covo dove si annidano le mie storie in forma larvale. E molti dei miei racconti bevono le luci della notte quando li scrivo. Più che il Death, di cui ancora non ho aggiornato i miei scaffali di Cd, propendo per il rock dalle tonalità abissali e decadenti. Sono un ragazzino degli anni 70, e i miei gusti musicali hanno abbracciato i Van Der Graaf Generator, i Dead Can Dance, i Depeche Mode; più tardi, l'Heavy Metal di Iron Maiden, Metallica, Megadeth, portandomi oggi ad apprezzare band come Type 0 Negative, gli Earth di Seattle, i Tomahawk e altrove nel rock con Alice In Chains, Soundgarden. Band differentissime tra loro ma che hanno scritto canzoni dai colori profondi, schiaccianti, fatali che riescono a far risuonare sensazioni ancestrali dentro di me, da anni. Tutta questa musica, seppur differente per generi e songwriting, possiede un comune denominatore utile al mio discorso generale attorno all'horror. In fondo, i miei racconti si sviluppano grazie a personaggi melanconici, illuminati da una luce di speranza, un nesso divino cui tendere o rinunciare. Un po' come, appunto, il padre Karras de L'Esorcista, uno tra i miei cult di sempre. Naturalmente anche il cinema è tra le mie principali fonti nutritive. E ancora dai 70 e 80 provengono le pellicole che maggiormente hanno influenzato e lo fanno tuttora il mio attuale percorso. La Cosa di John Carpenter, Alien, Rosemary's Baby, L'inquilino del terzo piano, Il giorno degli zombi, Profondo rosso. Naturalmente amo Tarantino. Altri grandi firme: Lars Von Trier, Aleandro Gonzalez Inarritu, Hitchcoch e Woody Allen.
Il suo archetipo/Vampiro mi ha molto colpito. Da dove è nata l’ispirazione per un personaggio così provocatorio e in un certo senso “scomodo”?
Quando mi è stato proposto di partecipare a La Sete, ho avuto forse la prima occasione di confrontarmi con un mito dell'horror. Non ho mai subito il fascino dell'idea classica di vampiro. Dracula e Nosferatu sono icone intoccabili e perfette, ma non immaginavo di offrire al mio protagonista i denti aguzzi. Volevo qualcosa di spirituale e profondamente contraddittorio. E proprio un personaggio simile a padre Karras poteva sostenere tale ruolo. Rovistando nella mente queste peculiarità psicologiche sul mio vampiro, ha preso forma una figura di martire più che di mostro infallibile. La parola “martire” mi conduceva all'associazione diretta con San Sebastiano, le cui raffigurazioni pittoriche mi avevano trafitto il cuore nella remota infanzia. Niente sangue da bere, per il mio padre Sebastiano, ma direttamente l'anima, pagando una sofferenza sconfinata. La luce lo ferisce, ma perché è malato di porfiria e fotofobia. E' un uomo, veste un ruolo ufficiale religioso, ma vive dentro di lui una dannazione dalle origini sulfuree e ignote persino a lui stesso. Il contrasto teologia e sovrannaturale è un cliché dai facili costumi, tuttavia è anche un territorio letterario che affascina costantemente non solo me. E' forse il massimo conflitto umano immaginabile.
A bocce ferme cosa ne pensa dell’antologia LA SETE e di alcune polemiche che l’hanno investita?
Ho seguito distrattamente le polemiche su La Sete. Nel senso che non mi faccio coinvolgere, non mi interessa spiegare i perché e i percome di alcunché, non reagisco offendendomi per pareri contrastanti. Un libro è un libro, può piacere o no, nulla è imposto, il lettore è libero di acquistare o scegliere altro. Naturalmente, essendo un'antologia di autori vari, è chiaro sin dalla copertina che la lettura non offrirà un registro stilistico omogeneo per tutti i racconti. Quindici autori sono tanti e ognuno di noi intende e scrive horror a modo suo. Da lettore, anche io posso apprezzare in maniera differente un racconto anziché l'altro. L'horror è come una spugna, ce lo hanno insegnato grandi autori come Stephen King e Clive Barker, che dell'horror hanno fatto la loro fortuna, quindi deve essere aperto a contaminazioni di largo, larghissimo raggio. Le polemiche, poi, non fanno affatto male. Regalano pubblicità involontaria e sono comunque uno stimolo per mettersi in discussione e sviluppare riflessioni utili per le prove successive. Una delle critiche riguardava la presenza ne La Sete di un autore di fumetti come Claudo Calìa che non è solitamente dedito al racconto horror. Io rispondo ai detrattori maleducatamente con una domanda: «E perché non dovrebbe esserci?». Di fondamentalismi ne abbiamo a sufficienza. Io sono per la libertà di scrittura. L'horror non può essere un ghetto. E se un autore proveniente da altre esperienze porta il suo punto vista, ben venga; magari proprio lui consegnerà l'intuizione di una nuova via di sviluppo. Alcuni dei più grandi registi mondiali hanno fatto un solo film horror nella loro carriera. Non a caso, cito obbligatoriamente ancora L'Esorcista di William Friedkin, ma ricorderei anche Brian De Palma (Carrie), Stanley Kubrik (The Shining). Tornando alla musica, anche Federico Zampaglione ha firmato il suo film horror (Shadow). Tornando al cinema ancora, persino Totò. No comment.
Lei è stato redattore di riviste come “Splatter” e “Mostri”. Ricordo che erano fumetti molto forti soprattutto per quanto riguarda le tavole. Se uscissero nel nuovo millennio susciterebbero ancora lo stesso sconcerto di un tempo?
Grossa scommessa. E' un progetto di cui sto spingendo la rinascita da qualche anno. I lettori di allora sono cresciuti. In parallelo, bisognerebbe offrire storie di accresciuto spessore contenutistico e visivo. Sono trascorsi venti anni e l'offerta non dovrebbe essere la stessa affrontata come ce la ricordiamo. I lettori neofiti delle generazioni più giovani vogliono oggi un fumetto al passo coi tempi, ovvio. Per riproporre Splatter, partirei dalla percezione odierna delle emozioni ancestrali, sposandola a qualche ingrediente caro all'horror di 40 anni fa traslato nella narrazione “ampia” e in un certo senso “soap” della graphic novel moderna. Non è un caso che, oggi, il trend planetario veda in Twilight l'espressione ufficiale dell'Horror. Naturalmente, io ho i miei canoni. Punterei alla forza delle idee e soprattutto alla ricerca di stili e commistioni. Naturalmente, a monte, stabilirei un registro marcato di scrittura che non lasci il campo a debolezze. Le idee e gli autori ci sono, come pure i numerosi amici lettori che mi hanno raggiunto su Facebook e Myspace dagli anni di Splatter. Manca l'editore.
Dopo La Sete quali sono i suoi progetti futuri? E’ in arrivo un romanzo Horror a suo nome “nella stessa vena” de “ Il prossimo”?
Assolutamente sì. I miei progetti futuri sono già in opera. Per la casa editrice romana DEd'A ho sfornato una raccolta di racconti, CHE HANNO DA STRILLARE I MAIALI? libro di 260 pagine con mie illustrazioni in bianco e nero, ordinabile online presso deltamediaartigrafiche.com/deda. E' un e-book, print on demand, e allo stesso tempo una prova d'orchestra. Il libro contiene nove racconti ispirati alle gesta di alcuni assassini pedofili della cronaca nera italiana. Il libro nasce per la mia personale necessità di denuncia e per coronare i miei 20 anni di esistenza editoriale. L'idea vampirica de Il Prossimo varcherà la soglia in romanzo proprio grazie all'apprezzamento e la forza riscontrati sul mio personaggio contenuto ne La Sete e nei racconti di Che Hanno Da Strillare I Maiali?; i quali mi hanno confermato che la metropoli vera, quella che io conosco a fondo, è il teatro giusto dove muovere il “dragon” del mio romanzo horror vampirico che verrà.
Per una volta, mi getto nella mischia trendy e baserò tutto sul realismo, quindi, sfruttando lo scenario (in)naturale di Roma. Pochi ingredienti: sangue, dolore, oscurità e orrore sovrannaturale. Vampiri: a modo mio, ovvio.
Paolo Di Orazio
"CHE HANNO DA STRILLARE I MAIALI?"
Racconti di mattanza psicofisica ispirati alla cronaca nera italiana
260 pagine,
illustrazioni in bianco e nero
12 euro, print on demand su
delteamediaartigrafiche.com/deda
Paolo Di Orazio torna con una serie di racconti ispirati ai fatti più sconcertanti della storia criminale d'Italia. Che hanno da strillare i maiali? porta in modo crudo (e allo stesso tempo elegiaco) la realtà nell'intelaiatura noir di racconti docu-fiction, dove il mostro e la vittima vivono il loro tragico confronto con noi stessi. Nove racconti dove si nascondono il mostro di Foligno, il mostro di Firenze, medici, uomini di Chiesa, uomini qualunque che tengono sveglio il mito dell’Orco, confondendo nella maggior parte dei casi le loro tracce tra il qualunquismo e il perenne dibattito tra la sociopatìa e la capacità di intendere e volere.
Arricchiscono il volume una serie di illustrazioni firmate PDO.
Il libro celebra 20 anni di carriera dell’autore, tra noir e horror.
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