E se lo dice Arona in persona con una dichiarazione in esclusiva per il nostro saggio “Horror Rock, la musica delle tenebre” allora bisogna credergli sul serio.
Andiamo con ordine: sull’argomento “Rock Horror Fiction” se n’è parlato parecchio sul questo blog. Chi non ha memoria corta sa per certo che gli ultimi romanzi di Mario Gazzola (Rave di Morte) e Luigi Milani (Nessun Futuro) sono tranquillamente ascrivibili a questo genere “di confine” tra la narrativa di genere e l’immaginario rock legato soprattutto alle icone più autodistruttive e tormentate.
"Palo Mayombe" non sfugge a questa categorizzazione mischiando una storia nerissima, quasi esoterica (sia per stile ricco di particolari e simbolismi nascosti che per contenuti) con la vicenda di un giovane chitarrista (uno dei tanti alter ego di Arona) legato in modo maniacale alla figura ombrosa di Jimi Hendrix.
Edito in un primo momento dalla casa editrice Dario Flaccovio, Palo Mayombe è un romanzo che viene riproposto in forma nuova da Kipple Officina Libraria.
La spiegazione ci viene data dallo stesso autore in un’intervista recente sulla rivista on line Knife:
“Palo Mayombe 2011 è in termini cinematografici il remake di quello pubblicato per Flaccovio nel 2004 con qualche elemento in più e soprattutto un nuovo finale connettivista”.
Sul romanzo ci torneremo a breve.
Ma cos’è questo fantomatico culto che tutti hanno sentito nominare ma nessuno conosce davvero? Così lo descrive l’antropologo Andrea Brocchi Modrone sul sito Riflessioni.it:
“Scrivere sul Palo Mayombe è una sfida, la più grande sfida che un uomo possa trovare innanzi. Significa scontrarsi non solo con la Tradizione, dovendola spiegare senza “svelarne” le trame iniziatiche segrete, ma anche scontrarsi con i luoghi comuni, che lo dipingono come pura magia nera condita da sacrifici di sangue e rituali cruenti, e scontrarsi, infine, con la stessa natura del Palo, che è sciamanico e che differisce da “rama” a “rama”, ossia da tradizione a tradizione, perché non esiste un solo modo di vivere/seguire il Palo. Il Palo Mayombe è una tradizione che proviene dal Congo ed è stata portata a Cuba nel triste periodo della tratta degli schiavi. Come la più famosa santeria, o il vudu o altre tradizioni di origine africana trapiantate nella diaspora, ha una struttura sincretica, ossia si è mescolata al cattolicesimo dando origine ad una curiosa mescolanza in cui dietro santi cattolici si vengono a celare antichi spiriti africani. Nel Palo Mayombe questi spiriti sono chiamati Mpungos e sono considerate le manifestazioni del Dio unico Nsambi”.
Danilo Arona, uno che sul lato oscuro della spiritualità umana ha costruito una serie di romanzi unici e indefinibili (“Santanta” ci sta a pennello in questa recensione), non si tira indietro costruendo un romanzo dove forze ancestrali e meta empiriche flirtano con le vicende puramente (e mestamente) terrene dei vari personaggi del libro (strambi, eccessivi, tremendamente "aroniani") influenzandole in un gioco di specchi e rimandi che sono tipici della narrativa dell’autore di Bassavilla.
Di sicuro “Paolo Mayombe” è uno dei romanzi più complicati ed eterogenei letti da me finora nella sua sconfinata bibliografia. Un coacervo di mefistofeliche atmosfere caraibiche e di desideri prosaicamente umani di possedere la triade occulta che da sempre richiama alla dannazione più pura: sesso, droga e rock’n’roll.
Di sicuro un lettore attento potrà notare che un elemento caratterizzante del romanzo, la mutazione del corpo dettata da una infestazione demoniaca è presente (anche se in forma diversa) in altri suoi illustri libri. Pensiamo all' “L’Estate di Montebuio” (Gargoyle Books) o al Segretissimo Mondadori “La Croce sulle labbra”.
Il demone che diviene carne e chiede un tributo di morte è uno dei temi principe della letteratura dell’orrore e Arona non ha intenzione di scontrarsi con questa cupa tradizione, costruendo una storia dove musica e desideri inconsci, squallore terreno e visioni paranormali, sesso e morte, ritagliano un affresco atipico e per questo affascinante.
Perché come scrive Gary Herman in “Rock Babilonia” (tra l’altro tradotto proprio da Arona nel 2004) :”Il Rock’n’Roll è il simbolo dei sogni più segreti dei giovani e scava nell’abisso vergognoso tra i sessi”.
Il sesso diviene il grande livellatore delle vicende umane, nella disperata e mai appagata ricerca del successo e dell'immortalità. La vita che va oltre la vita, quindi la morte. Il Rock che divora i suoi figli (la copertina del libro è eloquente in tal senso).
2 commenti:
Sarà mio. Bella recensione, ricca e molto "invogliante"!
Luigi
Ciao Luigi!!! ^__^
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