Scrive Gary Herman, nel saggio “Rock Babilonia”, edito da Il Saggiatore nel 2004:
“L’uso e abuso degli stupefacenti sono sempre stati parte integrante dell’ambiente del Rock ‘n’Roll. In realtà gli eccessi nell’uso di stimolanti e deprimenti di qualsiasi genere hanno caratterizzato l’immagine del ribelle e l’ambiente musicale e artistico fin da epoche anteriori, ancora prima che i bohèmien se ne andassero a passeggio per i viali di Parigi. Per i musicisti rock, prigionieri dei loro appuntamenti incalzanti, degli orari scombussolati e delle aspettative di un pubblico avido di spettacolo, gli stupefacenti possono anche diventare un indispensabile strumento professionale”.
Questo assunto del giornalista inglese, specializzato in “Rock murders” è uno delle travi portanti del bel romanzo di Luigi Milani “Nessun Futuro”, uscito da pochissimo per i tipi di Casini Editore.
Andiamo con ordine: Phil Summers, protagonista/ombra del racconto è un chitarrista/cantante americano (di Aberdeen. Vi ricorda qualcuno, vi ricorda qualcosa?) che dopo aver assaporato l’inebriante profumo del successo ne rimane invischiato come un insetto su una pianta carnivora, entrando lentamente in uno stato di depressione e solitaria incomunicabilità che lo porterà prima a lasciare la scena e poi a intraprendere una vita da disadattato fino ad una morte tragica e assurda (come lo sono quasi tutti i decessi delle rockstar).
Prevedibile? Scontato? Luigi Milani non è uno stupido né un ingenuo (non a caso scrive su uno dei migliori portali di Rock in Italia) e costruisce un romanzo da “backstage” (lo ammetto l’ho presa dalla scheda stampa del libro ma dal mio punto di vista è una citazione sublime…) dove tutta la storia passa attraverso gli occhi di una frustrata giornalista musicale, col pallino per i misteri e i musicisti carbonizzati.
C’è un esaltante e denso profumo di anni ’90 nelle fitte pagine di “Nessun Futuro”. Un desiderio struggente di indagare, attraverso l’attraente modello narrativo della fiction, un periodo indimenticabile della storia del Rock: l’epopea Grunge! A detta di molti critici e non solo, l’ultima vera, grande rivoluzione musicale e di costume che abbia avuto un senso e soprattutto un forte appeal sulle masse.
E allora Phil Summers è lo spettro tormentato e drogato di Kurt Cobain, che nella sua esistenza di disadattato, di outsider ha solo un’arma per poter emergere dallo squallore che lo circonda: il suono distorto di una chitarra e l’urlo doloroso della sua voce dietro un microfono. La sua band, i Chaos Manor, un terzetto indie rock che dalla tristi foreste della stato di Washington, è stato in grado di far ballare, cantare, scopare e commuovere mezzo mondo. Vi ricorda qualcuno, vi ricorda qualcosa?
Spero che l’Autore mi possa perdonere ma per il sottoscritto questo “Nessun Futuro” è uno splendido coacervo di sensazioni e di colori legati ai giorni indimenticabili di Seattle e dei suoi eroi drogati e disperati. Una porta del tempo nel quale immergersi per riscoprire che tutte le lacrime versate e la struggente empatia per i martiri del rock vestiti di flanella e jeans strappati, è ancora vivo nei nostri cuori.
Non basta.
Luigi Milani vive in Italia e come tutti gli scrittori del Bel Paese ha un tarlo che gli rode il cervello: il mistero. Del resto come ho già scritto in Horror Rock, le commistioni tra certe tematiche (ritualistiche, letterarie, artisticamente oscure e mitologiche) e la musica nel Bel Paese sembra attecchire più che in altri luoghi.
Ecco quindi la giornalista Kathy Lexmark, trascinarsi addosso, come una croce di marmo, un’indagine ombrosa e spettrale nella dimensione irreale e ovattata del suicidio da troppo successo, tra ex Chaos Manor rinchiusi in gabbie dorate, addetti ai lavori più disillusi di uno scaricatore di porto e il vuoto di un altro giorno passato a comporre il puzzle di un’esistenza trascinata fino all’orlo dell’abisso. Il Rock è Horror e lo sarà sempre. Il Rock è l’unico mezzo per poter narrare la morte. E il Rock è (a volte) morte.
Infine c’è una coincidenza inquietante che intendo segnalare sempre a proposito di “Nessun Futuro”: qualche giorno fa stavo leggendo le ultima pagine del libro quando mi accorgo che sullo schermo del mio pc un noto portale di musica Hard & Heavy, riportava in evidenza la triste notizia del decesso di Mike Star, ex bassista della seminale grunge band Alice in Chains.
Un altro Phil Summers, dopo una vita di successi ed eccessi era morto solo e povero in uno squallido appartamento di periferia.
In quel preciso momento ho immaginato una cinica e splendida Juliette Lewis (altra rocker maledetta) che nel film di culto degli anni ’90 (ecco!) “Strange Days” recitava una delle battute più belle siano mai state composte: “Sai uno dei motivi per cui i film continuano a essere meglio del playback? Perché la musica cresce, arrivano i titoli di coda, e sai sempre quand'è finita. E' FINITA!”
2 commenti:
Devo dire, Edu, che se il candido intento della recensione, era quello di invogliare il poptenziale lettore all'acquisto, tale intento è pienamente riuscito. Il Grunge è stato l'ultimo genere musicale a coinvolgermi, l'ideale colonna sonora dei miei vent'anni e un libro che abbia il potere non semplicemente di parlrne, non semplicemente di utilizzarlo come sfondo ma che ne evochi l'essenza è sicuramente degno di nota
Ciao Gregor.
Se hai amato la scena grunge questo libro potrà risvegliare nel tuo inconscio molti deja vu di quel periodo.
Un romanzo che racconta i giorni indimenticabili e tragici di Seattle e i suoi antieroi.
Take care!!!
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