IL Teatro Tardo-Ellenistico di Foce e il culto del fiume Sarno
di Eduardo Vitolo
Sin dagli albori della civiltà dell’uomo la presenza di acqua è stata sempre salutata come simbolo di vita , di fede ,di fecondità e benessere.
Elementi indispensabili affinché quello che tutti definiscono come progresso possa trovare il suo giusto corso abbracciando qualsiasi estrinsecazione dello scibile umano: arte , religione , scienza etc.
Il territorio di Foce in epoca Tardo-Ellenistica si prestava bene ad abbracciare uno sviluppo che finora non aveva visto eguali in tutto il territorio circostante tranne il caso della fiorente città di Pompei ormai piccola metropoli ricca di fascino e soprattutto commercio.
Sovrastata da un monte di origine vulcanica, il Saro , da cui partiva la sorgente del fiume omonimo , la ricchezza di queste acque incontaminate aveva creato i presupposti di insediamenti fin dalle epoche più remote come l’età della pietra e quella del ferro.
Inoltre studi abbastanza recenti fanno ritenere che il nome “Sarno” provenga dal greco “Saron”, nome di un fiume che scorre nel territorio di Trezene nel Peloponneso. Infatti secondo lo storico Conone vissuto in epoca Romano-Augustea, i Peslagi popolazioni originarie della penisola greca, pervennero attraverso il fiume nella valle del Sarno dove poi si stanziarono.
Il periodo della colonizzazione greca è da considerarsi, quindi, come un passo decisivo verso lo sviluppo socio-culturale di tutto il territorio dell’agro-sarnese mentre poi con l’espansione del potere dell’ Impero Romano, Sarno, raggiungerà il suo massimo periodo di fioritura.
Ed è proprio in questo florido passaggio di consegne tra due grandi civiltà del passato, che si deve collocare la costruzione del Teatro di Foce.
Bellissima testimonianza del periodo storico Ellenistico-Romano fu rinvenuto in modo causale durante i lavori di sbancamento per la costruzione di uno stabilimento Star nel 1965.
La costruzione originaria del teatro , in base anche all’esame dei materiali rinvenuti , si può far risalire alla II metà del del II secolo ( intorno al 100 a.c.) e ripete nello schema quello dei teatri ellenistici del III secolo a.c. In seguito subì una serie di modifiche in età romana.
Si tratta di un complesso strutturale innalzato lungo il pendio della collina che molto probabilmente faceva parte di una zona adibita a santuario votivo. Infatti sono state trovate numerose statuette tra cui una figura di donna incinta, una madre con bambino e altre figure femminili che si riferiscono al culto della Dea dell’Abbondanza a cui era dedicata l’intera zona. Essa era anche dea delle messi e dell’agricoltura legata ad un popolo prevalentemente contadino che viveva dei frutti della terra con l’aiuto delle vicine sorgenti del fiume Sarno anch’esso divinizzato e personificato come un giovane con piccole corna tra i capelli simile ad un fauno.
La prima fila, riservata alle autorità e ai sacerdoti ,era formata da sedili in tufo abbelliti da braccioli scolpiti in zampe di leone, ali di rapace e sfingi.
Gli altri sedili invece ,destinati alle persone comuni, dovevano essere fatti in legno.
Le due entrate laterali permettevano l’accesso direttamente all’orchestra e poi attraverso dei gradini ai posti riservati in prima fila. Alle spalle della scena si innalzava ancora un portico con basamenti di tufo e colonne poligonali.
Il teatro fu poi danneggiato dal terremoto del 62 d.c. e la sua area repentinamente abbandonata.
Infine l’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. sigillò definitivamente la zona rendendo il fiume non più navigabile dal mare.
E’ importante fare una precisazione.
Teatri simili a quello di Sarno sono stati scoperti in altri scavi fatti a Pompei ( il Teatro Piccolo), Pietrabbondante e a Teano. Ma secondo gli storici quello presente sul nostro territorio, testimoniato anche dai tanti reperti finora ritrovati, va ritenuto come il più antico.
Ovviamente anche il lettore più sprovveduto avrà capito il valore immenso racchiuso nelle testimonianze storiche presenti a foce senza ulteriori spiegazioni di ordine tecnicho oppure storico.
Eppure mentre mi accingo a chiudere questo articolo ripenso al Museo di Sarno tuttora chiuso e al Teatro di Foce spesso abbandonato ad una indifferenza ingiustificata e mi chiedo con un senso di vuoto e di rabbia: “Ma chi di dovere ha capito l’importanza di questi reperti?”
Sin dagli albori della civiltà dell’uomo la presenza di acqua è stata sempre salutata come simbolo di vita , di fede ,di fecondità e benessere.
Elementi indispensabili affinché quello che tutti definiscono come progresso possa trovare il suo giusto corso abbracciando qualsiasi estrinsecazione dello scibile umano: arte , religione , scienza etc.
Il territorio di Foce in epoca Tardo-Ellenistica si prestava bene ad abbracciare uno sviluppo che finora non aveva visto eguali in tutto il territorio circostante tranne il caso della fiorente città di Pompei ormai piccola metropoli ricca di fascino e soprattutto commercio.
Sovrastata da un monte di origine vulcanica, il Saro , da cui partiva la sorgente del fiume omonimo , la ricchezza di queste acque incontaminate aveva creato i presupposti di insediamenti fin dalle epoche più remote come l’età della pietra e quella del ferro.
Inoltre studi abbastanza recenti fanno ritenere che il nome “Sarno” provenga dal greco “Saron”, nome di un fiume che scorre nel territorio di Trezene nel Peloponneso. Infatti secondo lo storico Conone vissuto in epoca Romano-Augustea, i Peslagi popolazioni originarie della penisola greca, pervennero attraverso il fiume nella valle del Sarno dove poi si stanziarono.
Il periodo della colonizzazione greca è da considerarsi, quindi, come un passo decisivo verso lo sviluppo socio-culturale di tutto il territorio dell’agro-sarnese mentre poi con l’espansione del potere dell’ Impero Romano, Sarno, raggiungerà il suo massimo periodo di fioritura.
Ed è proprio in questo florido passaggio di consegne tra due grandi civiltà del passato, che si deve collocare la costruzione del Teatro di Foce.
Bellissima testimonianza del periodo storico Ellenistico-Romano fu rinvenuto in modo causale durante i lavori di sbancamento per la costruzione di uno stabilimento Star nel 1965.
La costruzione originaria del teatro , in base anche all’esame dei materiali rinvenuti , si può far risalire alla II metà del del II secolo ( intorno al 100 a.c.) e ripete nello schema quello dei teatri ellenistici del III secolo a.c. In seguito subì una serie di modifiche in età romana.
Si tratta di un complesso strutturale innalzato lungo il pendio della collina che molto probabilmente faceva parte di una zona adibita a santuario votivo. Infatti sono state trovate numerose statuette tra cui una figura di donna incinta, una madre con bambino e altre figure femminili che si riferiscono al culto della Dea dell’Abbondanza a cui era dedicata l’intera zona. Essa era anche dea delle messi e dell’agricoltura legata ad un popolo prevalentemente contadino che viveva dei frutti della terra con l’aiuto delle vicine sorgenti del fiume Sarno anch’esso divinizzato e personificato come un giovane con piccole corna tra i capelli simile ad un fauno.
La prima fila, riservata alle autorità e ai sacerdoti ,era formata da sedili in tufo abbelliti da braccioli scolpiti in zampe di leone, ali di rapace e sfingi.
Gli altri sedili invece ,destinati alle persone comuni, dovevano essere fatti in legno.
Le due entrate laterali permettevano l’accesso direttamente all’orchestra e poi attraverso dei gradini ai posti riservati in prima fila. Alle spalle della scena si innalzava ancora un portico con basamenti di tufo e colonne poligonali.
Il teatro fu poi danneggiato dal terremoto del 62 d.c. e la sua area repentinamente abbandonata.
Infine l’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. sigillò definitivamente la zona rendendo il fiume non più navigabile dal mare.
E’ importante fare una precisazione.
Teatri simili a quello di Sarno sono stati scoperti in altri scavi fatti a Pompei ( il Teatro Piccolo), Pietrabbondante e a Teano. Ma secondo gli storici quello presente sul nostro territorio, testimoniato anche dai tanti reperti finora ritrovati, va ritenuto come il più antico.
Ovviamente anche il lettore più sprovveduto avrà capito il valore immenso racchiuso nelle testimonianze storiche presenti a foce senza ulteriori spiegazioni di ordine tecnicho oppure storico.
Eppure mentre mi accingo a chiudere questo articolo ripenso al Museo di Sarno tuttora chiuso e al Teatro di Foce spesso abbandonato ad una indifferenza ingiustificata e mi chiedo con un senso di vuoto e di rabbia: “Ma chi di dovere ha capito l’importanza di questi reperti?”
Fonti:
Guida al territorio del Sarno -1994 .
Storia di Sarno e dintorni – Silvio Ruocco 1945.
Storie Sarnesi – Orazio Ferrara 1993.
Guida al territorio del Sarno -1994 .
Storia di Sarno e dintorni – Silvio Ruocco 1945.
Storie Sarnesi – Orazio Ferrara 1993.
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