Levia Gravia: "La sottile leggerezza dell’essere."
Salve. Invece di iniziare con una domanda scontata su quando la band è nata etc, parliamo del vostro monicker? Dietro mi sembra di intravedere un concept ben preciso o mi sbaglio?
Monicker!?!? Ti riferisci a “Levia Gravia”? beh, è il titolo di una raccolta di Carducci, poeta peraltro non fra i nostri preferiti. È l’accostamento nel nostro lavoro di composizioni di carattere leggero ad alcune più serie o, se vuoi, la vocazione di armonizzare la leggerezza della canzone pop alle difficoltà della vita. O la leggerezza della vita con la serietà della forma canzone.
Sui vostri siti e non solo appare spessissimo un simbolo preciso ( una piuma adagiata su un’incudine). E’una rappresentazione del vostro messaggio sonoro o qualcosa di più profondo?
È una rappresentazione grafica del nome della band: la piuma, simbolo di leggerezza (Levia) e l’incudine, simbolo di concretezza (Gravia). Ma è anche l’offerta della nostra musica leggera a tutti coloro che la vogliono ascoltare, il nostro contributo.
La vostra proposta si inserisce in un genere, quello cantautorale, che sembra attraversare un periodo di rinascita dopo un lungo silenzio ( penso agli ultimi cd di Conte, Fossati, Baustelle etc.) Come vi ponete in tal senso? Ne state raccogliendo i frutti?
La rinascita della musica d’autore non crediamo sia dovuta a nomi come Conte e Fossati, che peraltro rappresentano riferimenti per noi sempre vivi (diversa è l’esperienza dei Baustelle). Né crediamo che la musica cantautorale sia mai morta. Ma trasformata senz’altro con il tempo, con lo svuotamento della politica, l’impoverimento del mercato discografico e lo sviluppo dell’home recording. Noi, dal nostro canto, da una posizione infelice, decentrata rispetto ai centri nevralgici della musica italiana (pensiamo a Roma, Bologna, Firenze, Genova, Milano), cerchiamo di seguire gli sviluppi del processo di cambiamento, adeguando il nostro istinto compositivo ai mutamenti in atto. Frutti? Per ora innaffiamo le radici e guardiamo le gemme crescere…
Credo che il “vostro cavallo di battaglia” sia il brano “ I cinque soldati”. Una canzone dal forte sapore retrò sia per quanto riguarda il testo ( mi vengono in mente i grandi cantautori degli anni 70, Guccini, De Andrè) che la musica. Siete d’accordo?
I cinque soldati della canzone (premiata nel concorso nazionale Primomaggio tutto l’anno, miglior testo) sono in realtà combattenti tribali, dell’Africa nera. Soldati che la guerra non hanno bisogno di cercarla, ma che sono costretti a combatterla ogni giorno, innanzitutto contro la stessa terra che li ha generati. L’incedere della musica vuole evocare (con loop elettronici e strumenti etnici come cuatro e bouzuki) il camminare costante e implacabile di un popolo che continua a combattere nonostante la solitudine che c’è intorno…
Parliamo del vostro primo cd. Come lo presentereste ad un pubblico poco attento come quello attuale? Quale valido argomento calereste dal cilindro? Che cosa vi aspettate dalla pubblicazione?
“Il Contributo”, questo è il nome del disco (edito dalla Otium Records di Bari, Cinico Disincanto di Roma e distribuito da Kiver in digitale e CNI nel circuito Feltirnelli) vuole appunto essere il nostro primo contributo, sincero e onesto, alla musica italiana, il nostro personale modo di vivere la musica d’autore oggi. Speriamo che ci dia la possibilità di suonare il più possibile in giro…
Discorso Salerno – concerti. Mi sembra di capire che la situazione non vi veda granché soddisfatti o mi sbaglio? Che ne pensate della folta schiera di band rock ( genere a voi antitetico) che dal nulla si stanno imponendo non solo a livello locale? Si può parlare di una scena Jazz/ Cantautorale a Salerno?
Non crediamo vi sia mai stata una scena catautorale a Salerno, né che vi sia un vero e proprio circuito “live” (forse sono rimasti solo un paio di posti dove si suona ancora dal vivo…). Esperienze isolate sbocciano qua e là ma difficilmente hanno la possibilità di esprimersi nel territorio provinciale. Maggiore fortuna ha il jazz che, basandosi per sua stessa natura sull’improvvisazione, non impone ai musicisti un lavoro complesso di strutturazione dello spettacolo live. Per la verità ci sono grandi jazzisti a Salerno, ma che probabilmente esprimono il meglio proprio al di fuori dei confini della nostra città. La situazione obbiettivamente è abbastanza nera…
Il momento migliore e quello peggiore nella storia dei Levia Gravia?
Ogni periodo difficile della nostra storia è stato superato grazie ad un evento positivo che ci ha dato nuova energia. Ora speriamo di essere alle soglie del nostro momento migliore…
Per i Levia Gravia quali sono gli artisti in campo musicale, letterario e pittorico che possono essere ritenuti degli d’attenzione per espressività soggettiva e originalità al giorno d’oggi?
In campo musicale cerchiamo di ascoltare il più possibile, dalla nuova musica d’autore italiana a quella classica (da Niccolò Fabi a Fossati, dai Fabularasa a Capossela), dalla Penguin Cafè Orchestra a Bill Frisell, le ballate di Ray La Montaigne e Alexi Murdoch, Pat Metheny, Inti Illimani, Jan Garbarek, Rene Aubry. In campo letterario ci piacciono scrittori come Ian McEwen, Javier Marias e tutta la schiera degli scrittori ebrei-canadesi, Tibor Fisher e Chuck Palahniuk. Il gap, ahimè, nella nostra cultura pittorica è in parte dovuto ancora una volta al drammatico vuoto culturale del nostro territorio…
Essere artisti non è mai facile soprattutto nelle nostre zone. Gli ostacoli e la diffidenza sono all’ordine del giorno. Che cosa fate nella vita comune quando non siete su un palco a proporre la vostra musica?
Abbiamo problemi normali, come tutti. Soltanto che poi di sera ci incontriamo, ridiamo e li suoniamo…
Grazie di cuore per la chiacchierata. Salutiamoci delineando i vostri progetti futuri e dove i nostri lettori possono contattarvi e sapere qualcosa di più sulla band…
Saremo al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) a Faenza il prossimo novembre, a presentare il disco e a cercare di diventare famosissimi il più presto possibile… Altre cose le potrete sapere guardandoci su www.myspace.com/leviagravia
Salve. Invece di iniziare con una domanda scontata su quando la band è nata etc, parliamo del vostro monicker? Dietro mi sembra di intravedere un concept ben preciso o mi sbaglio?
Monicker!?!? Ti riferisci a “Levia Gravia”? beh, è il titolo di una raccolta di Carducci, poeta peraltro non fra i nostri preferiti. È l’accostamento nel nostro lavoro di composizioni di carattere leggero ad alcune più serie o, se vuoi, la vocazione di armonizzare la leggerezza della canzone pop alle difficoltà della vita. O la leggerezza della vita con la serietà della forma canzone.
Sui vostri siti e non solo appare spessissimo un simbolo preciso ( una piuma adagiata su un’incudine). E’una rappresentazione del vostro messaggio sonoro o qualcosa di più profondo?
È una rappresentazione grafica del nome della band: la piuma, simbolo di leggerezza (Levia) e l’incudine, simbolo di concretezza (Gravia). Ma è anche l’offerta della nostra musica leggera a tutti coloro che la vogliono ascoltare, il nostro contributo.
La vostra proposta si inserisce in un genere, quello cantautorale, che sembra attraversare un periodo di rinascita dopo un lungo silenzio ( penso agli ultimi cd di Conte, Fossati, Baustelle etc.) Come vi ponete in tal senso? Ne state raccogliendo i frutti?
La rinascita della musica d’autore non crediamo sia dovuta a nomi come Conte e Fossati, che peraltro rappresentano riferimenti per noi sempre vivi (diversa è l’esperienza dei Baustelle). Né crediamo che la musica cantautorale sia mai morta. Ma trasformata senz’altro con il tempo, con lo svuotamento della politica, l’impoverimento del mercato discografico e lo sviluppo dell’home recording. Noi, dal nostro canto, da una posizione infelice, decentrata rispetto ai centri nevralgici della musica italiana (pensiamo a Roma, Bologna, Firenze, Genova, Milano), cerchiamo di seguire gli sviluppi del processo di cambiamento, adeguando il nostro istinto compositivo ai mutamenti in atto. Frutti? Per ora innaffiamo le radici e guardiamo le gemme crescere…
Credo che il “vostro cavallo di battaglia” sia il brano “ I cinque soldati”. Una canzone dal forte sapore retrò sia per quanto riguarda il testo ( mi vengono in mente i grandi cantautori degli anni 70, Guccini, De Andrè) che la musica. Siete d’accordo?
I cinque soldati della canzone (premiata nel concorso nazionale Primomaggio tutto l’anno, miglior testo) sono in realtà combattenti tribali, dell’Africa nera. Soldati che la guerra non hanno bisogno di cercarla, ma che sono costretti a combatterla ogni giorno, innanzitutto contro la stessa terra che li ha generati. L’incedere della musica vuole evocare (con loop elettronici e strumenti etnici come cuatro e bouzuki) il camminare costante e implacabile di un popolo che continua a combattere nonostante la solitudine che c’è intorno…
Parliamo del vostro primo cd. Come lo presentereste ad un pubblico poco attento come quello attuale? Quale valido argomento calereste dal cilindro? Che cosa vi aspettate dalla pubblicazione?
“Il Contributo”, questo è il nome del disco (edito dalla Otium Records di Bari, Cinico Disincanto di Roma e distribuito da Kiver in digitale e CNI nel circuito Feltirnelli) vuole appunto essere il nostro primo contributo, sincero e onesto, alla musica italiana, il nostro personale modo di vivere la musica d’autore oggi. Speriamo che ci dia la possibilità di suonare il più possibile in giro…
Discorso Salerno – concerti. Mi sembra di capire che la situazione non vi veda granché soddisfatti o mi sbaglio? Che ne pensate della folta schiera di band rock ( genere a voi antitetico) che dal nulla si stanno imponendo non solo a livello locale? Si può parlare di una scena Jazz/ Cantautorale a Salerno?
Non crediamo vi sia mai stata una scena catautorale a Salerno, né che vi sia un vero e proprio circuito “live” (forse sono rimasti solo un paio di posti dove si suona ancora dal vivo…). Esperienze isolate sbocciano qua e là ma difficilmente hanno la possibilità di esprimersi nel territorio provinciale. Maggiore fortuna ha il jazz che, basandosi per sua stessa natura sull’improvvisazione, non impone ai musicisti un lavoro complesso di strutturazione dello spettacolo live. Per la verità ci sono grandi jazzisti a Salerno, ma che probabilmente esprimono il meglio proprio al di fuori dei confini della nostra città. La situazione obbiettivamente è abbastanza nera…
Il momento migliore e quello peggiore nella storia dei Levia Gravia?
Ogni periodo difficile della nostra storia è stato superato grazie ad un evento positivo che ci ha dato nuova energia. Ora speriamo di essere alle soglie del nostro momento migliore…
Per i Levia Gravia quali sono gli artisti in campo musicale, letterario e pittorico che possono essere ritenuti degli d’attenzione per espressività soggettiva e originalità al giorno d’oggi?
In campo musicale cerchiamo di ascoltare il più possibile, dalla nuova musica d’autore italiana a quella classica (da Niccolò Fabi a Fossati, dai Fabularasa a Capossela), dalla Penguin Cafè Orchestra a Bill Frisell, le ballate di Ray La Montaigne e Alexi Murdoch, Pat Metheny, Inti Illimani, Jan Garbarek, Rene Aubry. In campo letterario ci piacciono scrittori come Ian McEwen, Javier Marias e tutta la schiera degli scrittori ebrei-canadesi, Tibor Fisher e Chuck Palahniuk. Il gap, ahimè, nella nostra cultura pittorica è in parte dovuto ancora una volta al drammatico vuoto culturale del nostro territorio…
Essere artisti non è mai facile soprattutto nelle nostre zone. Gli ostacoli e la diffidenza sono all’ordine del giorno. Che cosa fate nella vita comune quando non siete su un palco a proporre la vostra musica?
Abbiamo problemi normali, come tutti. Soltanto che poi di sera ci incontriamo, ridiamo e li suoniamo…
Grazie di cuore per la chiacchierata. Salutiamoci delineando i vostri progetti futuri e dove i nostri lettori possono contattarvi e sapere qualcosa di più sulla band…
Saremo al MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) a Faenza il prossimo novembre, a presentare il disco e a cercare di diventare famosissimi il più presto possibile… Altre cose le potrete sapere guardandoci su www.myspace.com/leviagravia
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