VERME~ROBOTS: Live di Presentazione e via al TOUR!
E' previsto per il 10 OTTOBRE all' MD MUSIC - Auditorium Jazz Club di Angri (SA) il Live di presentazione dell'Album Crawling in the rush hour che aprirà il TOUR 2009/2010 dei VERME~ROBOTS, trio campano al suo esordio discografico su etichetta I make records, che ottiene i primi consensi e si prepara al tour nazionale partendo dalla terra di origine. L'atteso concerto sarà anticipato da un'intervista e un mini-set acustico in anteprima a Moshpit [RadioBaseAgro]. I brani di Crawling in the rush hour palesano una contaminazione non comune e una miscela accattivante di vari generi, la scrittura è prevalentemente “scura” e malinconica, un concept dal tessuto ritmico destrutturante e potente che in breve tempo sta conquistando la stampa indie specializzata. Motivo? Semplice, è un album in grado di rendere felice qualsiasi amante del rock: sofferenza, cupidigia, melodie attraenti, riferimenti agli anni ’80 e sguardi verso il futuro del genere sono gli ingredienti di questo disco che mette d’accordo tanto i metallari quanto i grunger. I primi appuntamenti per vederli dal vivo:
07-11-2009 @ Shakti Club Pomigliano D'Arco (NA)
30-10-2009 @ Mamamù Napoli
22-10-2009 @ Doria83 Napoli [I make records NIGHT - guest dasAuge]
10-10-2009 @ MD Music - Auditorium Jazz Club Angri (SA) [Presentazione - ingresso gratuito]
08-10-2009 @ Moshpit [RadioBaseAgro] Pagani (SA) [Intervista in anteprima e set acustico]
A breve una recensione del debut album dei VERME - ROBOTS su questo blog.
mercoledì 30 settembre 2009
martedì 29 settembre 2009
GORDIANO LUPI: NUOVO ROMANZO SU PERDISA POP
Ricevo e pubblico volentieri questo Comunicato Stampa:
Gordiano Lupi
UNA TERRIBILE EREDITÀ
R O M A N Z O
UNA TERRIBILE EREDITÀ
R O M A N Z O
Collana Walkie Talkie // diretta da Luigi Bernardi //
Perdisa Pop // euro 12,00 // pagine 128 //
Isbn 978 88 8372 376 6 //
Un soldato cubano in Angola vive un incubo di cinque anni che lo porterà a conoscere orrore su orrore, fino all’esperienza indicibile del cannibalismo. Da reduce, quel ricordo diventerà per lui insopportabile, un peso destinato a trasformarsi in brama di carne. Metodico come il più inumano degli assassini, sceglierà allora le strade povere dell’Avana per dare la caccia alle sue vittime innocenti.
Creando un affascinante connubio di horror e reportage, Gordiano Lupi torna a Cuba per raccontare una parabola che afferra allo stomaco, una storia cupa sull’ossessione del male e, insieme, un viaggio impietoso in una terra che resta ancora da scoprire.
L’esplorazione della cultura di un popolo s’intreccia alle trame spietate di una guerra condotta in modo barbaro fino all’inverosimile. Il punto di partenza è infatti l’Angola, dove i soldati cubani sono costretti a vivere un tormento assurdo e privo di logica, nel cuore di un’Africa selvaggia, tra mangiatori di scimmie, ritualità macabre e violenza efferata. A vivere l’incubo è un cittadino comune, con una moglie incinta che lo attende all’Avana e, come sorte, un percorso senza ritorno nella follia.
Asciutto, teso e lucido, il romanzo procede con ritmo inflessibile per concentrarsi sul ritorno a casa del reduce, dove la spersonalizzazione operata dalla guerra e dalle crudeltà di un regime segneranno le ultime tappe del suo destino. Rimasto vedovo, l’uomo si ciberà di innocenza, paradossalmente senza smettere la propria sensibilità, l’amore per il figlio, né il senso di colpa. Così la storia si fa emblematica, disegnando scenari in cui il macabro s’allea con la realtà, la pena con la follia, l’amore con la morte.
Da uno tra maggiori conoscitori italiani della cultura cubana, un romanzo che senza dare un attimo di tregua evoca gli interrogativi più inquietanti sulla natura umana.
In libreria dal 23 settembre 2009.
Perdisa Pop // euro 12,00 // pagine 128 //
Isbn 978 88 8372 376 6 //
Un soldato cubano in Angola vive un incubo di cinque anni che lo porterà a conoscere orrore su orrore, fino all’esperienza indicibile del cannibalismo. Da reduce, quel ricordo diventerà per lui insopportabile, un peso destinato a trasformarsi in brama di carne. Metodico come il più inumano degli assassini, sceglierà allora le strade povere dell’Avana per dare la caccia alle sue vittime innocenti.
Creando un affascinante connubio di horror e reportage, Gordiano Lupi torna a Cuba per raccontare una parabola che afferra allo stomaco, una storia cupa sull’ossessione del male e, insieme, un viaggio impietoso in una terra che resta ancora da scoprire.
L’esplorazione della cultura di un popolo s’intreccia alle trame spietate di una guerra condotta in modo barbaro fino all’inverosimile. Il punto di partenza è infatti l’Angola, dove i soldati cubani sono costretti a vivere un tormento assurdo e privo di logica, nel cuore di un’Africa selvaggia, tra mangiatori di scimmie, ritualità macabre e violenza efferata. A vivere l’incubo è un cittadino comune, con una moglie incinta che lo attende all’Avana e, come sorte, un percorso senza ritorno nella follia.
Asciutto, teso e lucido, il romanzo procede con ritmo inflessibile per concentrarsi sul ritorno a casa del reduce, dove la spersonalizzazione operata dalla guerra e dalle crudeltà di un regime segneranno le ultime tappe del suo destino. Rimasto vedovo, l’uomo si ciberà di innocenza, paradossalmente senza smettere la propria sensibilità, l’amore per il figlio, né il senso di colpa. Così la storia si fa emblematica, disegnando scenari in cui il macabro s’allea con la realtà, la pena con la follia, l’amore con la morte.
Da uno tra maggiori conoscitori italiani della cultura cubana, un romanzo che senza dare un attimo di tregua evoca gli interrogativi più inquietanti sulla natura umana.
In libreria dal 23 settembre 2009.
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Notizie
VECCHIE INTERVISTE: LORD'S ROCK
Intervista originariamente pubblicata sul Periodico LA RETE.
Allora Salvatore iniziamo subito a parlare dei Lord’s Rock. Quando vi siete formati? Raccontaci la storia della band….
La band nasce nel 1989 da un'idea di Salvatore Allocca, cantante-chitarrista-compositore...da allora la band ha subito molteplici cambiamenti di formazione ma dal 2001, anno del mio ingresso,è rimasta invariata. Tale formazione è stata la più prolifica in quanto ha suonato oltre che in molte manifestazioni( Sanremo rock tra tutte) e locali,anche in11 dei 15 dischi che abbiamo in bacheca...il nostro ormai è un gruppo solido retto soprattutto dalla grande amicizia instauratasi nel corso delle nostre avventure.
Quali gruppi italiani e non vi hanno maggiormente influenzato?
A dir la verità nessun gruppo italiano ci ha influenzato...ci definiamo figli dei Doors,dei Beatles,dei Pink Floyd,dei Beach Boys.
La band nasce nel 1989 da un'idea di Salvatore Allocca, cantante-chitarrista-compositore...da allora la band ha subito molteplici cambiamenti di formazione ma dal 2001, anno del mio ingresso,è rimasta invariata. Tale formazione è stata la più prolifica in quanto ha suonato oltre che in molte manifestazioni( Sanremo rock tra tutte) e locali,anche in11 dei 15 dischi che abbiamo in bacheca...il nostro ormai è un gruppo solido retto soprattutto dalla grande amicizia instauratasi nel corso delle nostre avventure.
Quali gruppi italiani e non vi hanno maggiormente influenzato?
A dir la verità nessun gruppo italiano ci ha influenzato...ci definiamo figli dei Doors,dei Beatles,dei Pink Floyd,dei Beach Boys.
Insomma siamo affascinati e di conseguenza influenzati da tutto il periodo musicale anglo-americano che va dal ‘50 al ‘70.
Come descriveresti il genere che proponete?
Il nostro genere è rock-blues-psychedelico "sporcato" da sonorità e ritmiche funky-jazz in quanto il bassista ed io ( che sono il batterista) studiamo jazz.
Avete un contratto con un’etichetta discografica?
Da circa 1 mese stiamo lavorando per la Maffucci-Music edizioni musicali, un'etichetta pugliese. Devo dire che è una cosa che ci gratifica molto perchè dopo anni di duro lavoro qualcuno si è accorto di noi e non è poco viste le difficoltà di emergere che ci sono nell'attuale mondo della musica.
Un ragazzo interessato alla vostra musica dove può reperire le vostre uscite? Avete un dominio in internet?
Chi vuole ascoltare la nostra musica può visitare il nostro sito www.lordsrock.com o visitare il sito della nostra etichetta http://www.italymusic.net/.
Come descriveresti il genere che proponete?
Il nostro genere è rock-blues-psychedelico "sporcato" da sonorità e ritmiche funky-jazz in quanto il bassista ed io ( che sono il batterista) studiamo jazz.
Avete un contratto con un’etichetta discografica?
Da circa 1 mese stiamo lavorando per la Maffucci-Music edizioni musicali, un'etichetta pugliese. Devo dire che è una cosa che ci gratifica molto perchè dopo anni di duro lavoro qualcuno si è accorto di noi e non è poco viste le difficoltà di emergere che ci sono nell'attuale mondo della musica.
Un ragazzo interessato alla vostra musica dove può reperire le vostre uscite? Avete un dominio in internet?
Chi vuole ascoltare la nostra musica può visitare il nostro sito www.lordsrock.com o visitare il sito della nostra etichetta http://www.italymusic.net/.
Lì ci sono tutte le informazioni inerenti al nostro progetto.
Salvatore, so che sei coinvolto in diversi altri progetti musicali oltre ai Lord’s. Ce ne puoi parlare…
Dal 1998 faccio parte di un progetto di musica brasiliana, Gosto de sol, nato dalla passione che abbiamo verso il brasile...il gruppo propone oltre agli standards della Bossanova di artisti quali T.Jobim, G. Gil, C.Veloso anche composizioni più jazzistiche e moderne di artisti quali E.Regina, M.Monte. In pratica possiamo definire il nostro genere "Bossambajazz”. I componenti sono: Felix Rainone alla chitarra, Rossella Costa (mia sorella) alla voce,Vincenzo Lamagna (figlio di Gianni, attuale cantante della nuova compagnia di canto popolare di Napoli) al basso e da me (Salvatore Rainone)alla batteria. Dal2002, poi, sono entrato nella Oliva&Capperi big band, del maestro Salvatore Oliva uno dei migliori trombettisti del panorama jazz italiano. La band "viaggia"da Cuba a New York in quanto offre un repertorio che va dal latin di T.Puente al jazz di M.Davis. La band inoltre vanta partecipazioni a festival quali: "Notte Bianca Napoli2005", "Sarno in jazz","Misenum Jazz" e tante altre. Dal2004 faccio parte della Louis Armstrong jazz band, gruppo che propone jazz da strada. Infatti siamo una marching band, in stile Dixie degli anni'20. Oltre a questi progetti, infine, spesso mi capita di fare il turnista in progetti jazz e latin.
Com’è fare e proporre musica rock in una piccola cittadina come Palma Campania (Napoli). Ci sono locali idonei?
Palma Campania è il paese che culturalmente e musicalmente ritengo il più vuoto del sud Italia.
Salvatore, so che sei coinvolto in diversi altri progetti musicali oltre ai Lord’s. Ce ne puoi parlare…
Dal 1998 faccio parte di un progetto di musica brasiliana, Gosto de sol, nato dalla passione che abbiamo verso il brasile...il gruppo propone oltre agli standards della Bossanova di artisti quali T.Jobim, G. Gil, C.Veloso anche composizioni più jazzistiche e moderne di artisti quali E.Regina, M.Monte. In pratica possiamo definire il nostro genere "Bossambajazz”. I componenti sono: Felix Rainone alla chitarra, Rossella Costa (mia sorella) alla voce,Vincenzo Lamagna (figlio di Gianni, attuale cantante della nuova compagnia di canto popolare di Napoli) al basso e da me (Salvatore Rainone)alla batteria. Dal2002, poi, sono entrato nella Oliva&Capperi big band, del maestro Salvatore Oliva uno dei migliori trombettisti del panorama jazz italiano. La band "viaggia"da Cuba a New York in quanto offre un repertorio che va dal latin di T.Puente al jazz di M.Davis. La band inoltre vanta partecipazioni a festival quali: "Notte Bianca Napoli2005", "Sarno in jazz","Misenum Jazz" e tante altre. Dal2004 faccio parte della Louis Armstrong jazz band, gruppo che propone jazz da strada. Infatti siamo una marching band, in stile Dixie degli anni'20. Oltre a questi progetti, infine, spesso mi capita di fare il turnista in progetti jazz e latin.
Com’è fare e proporre musica rock in una piccola cittadina come Palma Campania (Napoli). Ci sono locali idonei?
Palma Campania è il paese che culturalmente e musicalmente ritengo il più vuoto del sud Italia.
Non c'è niente e le istituzioni non si preoccupano.
I pochi ragazzi che suonano, me compreso,sono costretti ad emigrare altrove.
Tutti voi ragazzi dei Lord’s Rock riuscite a vivere di musica? Oppure portate avanti anche i soliti impegni quotidiani di studio o lavoro?
Purtroppo in Italia,diversamente dagli altri paesi,il musicista non ha uno status...siamo la classe meno tutelata e di conseguenza siamo costretti a fare anche altre cose. Magari riuscissimo a vivere solo di musica...di conseguenza anche noi Lord's, nonostante il nostro "blasone", non riusciamo a vivere con la musica.
Raccontaci un aneddoto divertente della vita da musicista. Di sicuro ne avrai tanti….
A volte mi chiedono:cosa fai nella vita? Alla risposta musicista mi dicono:e per lavoro? Ecco questa è la cosa che mi fa ridere:l'ignoranza della gente.
Un altro aneddoto:la musica è molto strana, ci sono periodi che non hai nessuna data e a volte hai moltissimi impegni nello stesso giorno cosa che non puoi fare. Allora mi chiedo:perchè quando tanto e quando niente?
Salvatore, grazie di cuore per la disponibilità dimostratami. Lascio a te le ultime battute…
Caro Edu ringrazio te e tutta la redazione di LA RETE per avermi concesso la possibilità di farmi conoscere in altre realtà. Un messaggio a tutti i ragazzi: non bisogna escludere l'arte e soprattutto la musica dalla propria vita in quanto,dal momento che l'uomo moderno è soggetto ad una crisi esistenziale ed alla perdita dei valori,attraverso esse l'uomo può sognare, fermare il tempo e fantasticare.
Tutti voi ragazzi dei Lord’s Rock riuscite a vivere di musica? Oppure portate avanti anche i soliti impegni quotidiani di studio o lavoro?
Purtroppo in Italia,diversamente dagli altri paesi,il musicista non ha uno status...siamo la classe meno tutelata e di conseguenza siamo costretti a fare anche altre cose. Magari riuscissimo a vivere solo di musica...di conseguenza anche noi Lord's, nonostante il nostro "blasone", non riusciamo a vivere con la musica.
Raccontaci un aneddoto divertente della vita da musicista. Di sicuro ne avrai tanti….
A volte mi chiedono:cosa fai nella vita? Alla risposta musicista mi dicono:e per lavoro? Ecco questa è la cosa che mi fa ridere:l'ignoranza della gente.
Un altro aneddoto:la musica è molto strana, ci sono periodi che non hai nessuna data e a volte hai moltissimi impegni nello stesso giorno cosa che non puoi fare. Allora mi chiedo:perchè quando tanto e quando niente?
Salvatore, grazie di cuore per la disponibilità dimostratami. Lascio a te le ultime battute…
Caro Edu ringrazio te e tutta la redazione di LA RETE per avermi concesso la possibilità di farmi conoscere in altre realtà. Un messaggio a tutti i ragazzi: non bisogna escludere l'arte e soprattutto la musica dalla propria vita in quanto,dal momento che l'uomo moderno è soggetto ad una crisi esistenziale ed alla perdita dei valori,attraverso esse l'uomo può sognare, fermare il tempo e fantasticare.
Recensione del debut album dei LORD'S ROCK, "Goodbye P", a questo link:
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Interviste Musica
sabato 26 settembre 2009
CARO ROB ZOMBIE TI SCRIVO...
Caro Rob Zombie,
Come stai?
Chi ti scrive è un tuo fan, non della prima ora.
Ho deciso, di punto in bianco, di scriverti questa missiva ( per lo più in italiano e solo sul mio misero blog) perchè ho buttato giù troppi bocconi amari e in qualche modo devo sfogare questa mia frustrazione.
Ma andiamo con ordine: mi è sempre piaciuto quel tuo modo (tra il serio e lo humour nero) di tributare, attraverso un crossover di generi differenti (Metal, Punk, Elettronica etc.) i tuoi miti giovanili in ambito horror e non solo.
Ammetto che la tua prima produzione discografica fino al 1989 (Make Them Slowly) è praticamente un'accozzaglia di suoni distorti ed urla che farebbero "rizzare" dalla tomba gli stessi zombi che tanto ami.
Ma sono un tuo fan e alla fine ho apprezzato la tua voglia di osare e cambiare le regole in un periodo storico e musicale dove il Rock (quello "metalizzato") sembrava avviarsi verso una inesorabile fine ( o almeno così dicono quelli di Ondarock).
I grandi artisti, si sa, hanno sempre una marcia in più e dopo ben due album e diversi Ep, che si sono beccati una sonora indifferenza, hai sfornato in rapida sequenza due veri capolavori: La Sexorcisto e Astro Creep 2000.
Ti ricordi?
Eravamo negli anni 90, quelli del Grunge, della depressione giovanile, dei vestiti trasandati, del Metal che ha rotto i coglioni.
Eppure in barba alla moda imperante, hai preso le tue influenze di vita e hai creato un immaginario (musicale e tematico) che ha fatto saltare sulla sedia un bel pò di gente.
Che atmosfera nera (come solo certi fumetti anni '70 e '80 possono avere), che riff coinvolgenti, che voglia di sperimentare nuove strade sonore (e tanti ti copieranno senza pudore alcuno: vero Korn?), che citazioni gustose e lampanti (film horror anni '70, il Circo che arriva in città il fine settimana, gli ambugui parchi di divertimento con i suoi strani "abitanti", la blaixploitation che Tarantino si gustava nella videoteca dove lavorava, a scrocco).
Figurati che ero così preso dai tuoi dischi che un giorno ho deciso di far vedere un tuo video alla mia povera mamma, che era una vera timorata di Dio. Mi guardò sgomenta dicendomi che dovevo confessarmi subito in Chiesa. Litigai con lei, per te, per la tua Arte, caro il mio Rob. Pensaci...
Dopo una buona carriera solista un giorno hai deciso di fare il regista. Ti capisco, per l'amor di dio.
Hai visto tanti film, letto tanti libri e fumetti, che ti è venuto il pallino di fare cinema.
Ripeto, ti capisco.
E' la stessa cosa per me che mi sono messo in testa di fare lo "scrittore" con finora pessimi risultati.
Hai tutta la mia comprensione. Ti ho appoggiato da subito e nel modo più incondizionato.
Ho noleggiato i tuoi due primi film: La Casa dei 1000 corpi e La Casa del Diavolo.
Già i titoli mi facevano pregustare serate "bagnate" come ai tempi di Notte Horror su Italia 1.
Scelgo di vederli a nottata inoltrata.
Si sa, certe emozioni arrivano solo nell'ora dei fantasmi.
Metto il primo Dvd nel lettore e mi spaparanzo sul divano. Lo guardo con occhio clinico.
Ai titoli di coda mi sento moderatamente soddisfatto.
Certo non un capolavoro ma non si puòpretendere la luna. Eppure vedo in te la fiamma dell'esordiente di successo. Quello che pur partendo da piste giù battute ha il sacro fuoco della creatività nelle vene e nel cervello.
Bene.
Inserisco il secondo.
Dopo mezz'ora ho voglia di farmi un panino, una passeggiata, una partita a briscola, qualsiasi cosa pur di non vedere tua moglie che gioca a fare la psicopatica e un'insulsa galleria di personaggi che farebbero sbellicare dalle risate perfino Zia Tibia.
E poi non finisce mai...oltre due ore... ed è solo triste e sconsolante violenza da redneck, ma di quella che hai voglia di rompere la tv col martello.
Lo stoppo prima della fine. Sono scosso.
Mi chiedo che cazzo stai combinando?
Vabbè ci sono sempre i tuoi demoni personali, il tuo immaginario di ragazzino, la tua voglia di rendere appetibili certe atmosfere...ma è tutto così risibile, così insulso, così ingenuo.
Ritorno ai tuoi dischi per diverso tempo. Fino all'altro ieri sera.
Ho preso Halloween -The Beginning. Ne hai fatto un remake.
Lo sai, sono un sempliciotto meridionale che scrive storie di fantasmi barocche ( i miei illustri colleghi, quelli che raccontano di "cose serie", sono stati categorici in proposito e loro si sa sono sempre migliori di noi poveri amanti dell'horror) ma non potevo esimermi dal vedere un rifacimento cinematografico di un mio idolo: John Carpenter.Caro Rob.
Sono arrivato a metà. Poi ho chiuso tutto. Sono disperato.
Mi dio, che cazzo hai fatto?
Hai preso una metafora (Pura) del male( Assoluto), come Michael Myers e ne hai fatto una parodia irritabile e "zombiana".
Prima un ragazzino che di psicotico( in senso buono) ha solo la maglietta dei Kiss.
Poi una sorta di lottatore di Wrestling che spia minorenni nude.
Ti pare possibile che Carpenter abbia pensato a Michael come al figlio depresso di una spogliarellista?
Che la sua famiglia sia un'accozzaglia di cafoni, allupati e dementi?
Che lo psichiatra Loomis sia una specie di idiota benevolo?
Non ricordi che nei film di Carpenter era una sorta di antitesi del male dalla forte e trascendente personalità.
E soprattutto il tema della Maschera. L'hai fatta diventare una pagliacciata degna dei circhi che tanto ami.
E meno male che non ho finito il film altrimenti starei qui a scrivere per ore... e qualche illustre collega mi farebbe radiare anche dall'ordine dei giornalisti ( prima ancora di iscrivermi) con un post illuminato in condivisone su Facebook.
Caro Rob Zombie,
amico mio,
torna in te, ti prego.
Dedicati alla musica dove hai ottenuto finora ottimi risultati.
Ma ti prego, ti scongiuro, lascia perdere il cinema.
Non so il motivo, ma immagino il buon Carpenter con una paralisi facciale e la lingua penzoloni, mentre sviene dopo aver visto il tuo remake.
Non lo fare...
Non fare un altro film su Halloween.
Lascia perdere. Scrivi musica di qualità
Con quella ti sei già aggiudicato l'immortalità artistica.
Pensaci...
Non sei Faletti che in Italia riesce a fare tutto.
Con affetto e stima.
Edu
Come stai?
Chi ti scrive è un tuo fan, non della prima ora.
Ho deciso, di punto in bianco, di scriverti questa missiva ( per lo più in italiano e solo sul mio misero blog) perchè ho buttato giù troppi bocconi amari e in qualche modo devo sfogare questa mia frustrazione.
Ma andiamo con ordine: mi è sempre piaciuto quel tuo modo (tra il serio e lo humour nero) di tributare, attraverso un crossover di generi differenti (Metal, Punk, Elettronica etc.) i tuoi miti giovanili in ambito horror e non solo.
Ammetto che la tua prima produzione discografica fino al 1989 (Make Them Slowly) è praticamente un'accozzaglia di suoni distorti ed urla che farebbero "rizzare" dalla tomba gli stessi zombi che tanto ami.
Ma sono un tuo fan e alla fine ho apprezzato la tua voglia di osare e cambiare le regole in un periodo storico e musicale dove il Rock (quello "metalizzato") sembrava avviarsi verso una inesorabile fine ( o almeno così dicono quelli di Ondarock).
I grandi artisti, si sa, hanno sempre una marcia in più e dopo ben due album e diversi Ep, che si sono beccati una sonora indifferenza, hai sfornato in rapida sequenza due veri capolavori: La Sexorcisto e Astro Creep 2000.
Ti ricordi?
Eravamo negli anni 90, quelli del Grunge, della depressione giovanile, dei vestiti trasandati, del Metal che ha rotto i coglioni.
Eppure in barba alla moda imperante, hai preso le tue influenze di vita e hai creato un immaginario (musicale e tematico) che ha fatto saltare sulla sedia un bel pò di gente.
Che atmosfera nera (come solo certi fumetti anni '70 e '80 possono avere), che riff coinvolgenti, che voglia di sperimentare nuove strade sonore (e tanti ti copieranno senza pudore alcuno: vero Korn?), che citazioni gustose e lampanti (film horror anni '70, il Circo che arriva in città il fine settimana, gli ambugui parchi di divertimento con i suoi strani "abitanti", la blaixploitation che Tarantino si gustava nella videoteca dove lavorava, a scrocco).
Figurati che ero così preso dai tuoi dischi che un giorno ho deciso di far vedere un tuo video alla mia povera mamma, che era una vera timorata di Dio. Mi guardò sgomenta dicendomi che dovevo confessarmi subito in Chiesa. Litigai con lei, per te, per la tua Arte, caro il mio Rob. Pensaci...
Dopo una buona carriera solista un giorno hai deciso di fare il regista. Ti capisco, per l'amor di dio.
Hai visto tanti film, letto tanti libri e fumetti, che ti è venuto il pallino di fare cinema.
Ripeto, ti capisco.
E' la stessa cosa per me che mi sono messo in testa di fare lo "scrittore" con finora pessimi risultati.
Hai tutta la mia comprensione. Ti ho appoggiato da subito e nel modo più incondizionato.
Ho noleggiato i tuoi due primi film: La Casa dei 1000 corpi e La Casa del Diavolo.
Già i titoli mi facevano pregustare serate "bagnate" come ai tempi di Notte Horror su Italia 1.
Scelgo di vederli a nottata inoltrata.
Si sa, certe emozioni arrivano solo nell'ora dei fantasmi.
Metto il primo Dvd nel lettore e mi spaparanzo sul divano. Lo guardo con occhio clinico.
Ai titoli di coda mi sento moderatamente soddisfatto.
Certo non un capolavoro ma non si puòpretendere la luna. Eppure vedo in te la fiamma dell'esordiente di successo. Quello che pur partendo da piste giù battute ha il sacro fuoco della creatività nelle vene e nel cervello.
Bene.
Inserisco il secondo.
Dopo mezz'ora ho voglia di farmi un panino, una passeggiata, una partita a briscola, qualsiasi cosa pur di non vedere tua moglie che gioca a fare la psicopatica e un'insulsa galleria di personaggi che farebbero sbellicare dalle risate perfino Zia Tibia.
E poi non finisce mai...oltre due ore... ed è solo triste e sconsolante violenza da redneck, ma di quella che hai voglia di rompere la tv col martello.
Lo stoppo prima della fine. Sono scosso.
Mi chiedo che cazzo stai combinando?
Vabbè ci sono sempre i tuoi demoni personali, il tuo immaginario di ragazzino, la tua voglia di rendere appetibili certe atmosfere...ma è tutto così risibile, così insulso, così ingenuo.
Ritorno ai tuoi dischi per diverso tempo. Fino all'altro ieri sera.
Ho preso Halloween -The Beginning. Ne hai fatto un remake.
Lo sai, sono un sempliciotto meridionale che scrive storie di fantasmi barocche ( i miei illustri colleghi, quelli che raccontano di "cose serie", sono stati categorici in proposito e loro si sa sono sempre migliori di noi poveri amanti dell'horror) ma non potevo esimermi dal vedere un rifacimento cinematografico di un mio idolo: John Carpenter.Caro Rob.
Sono arrivato a metà. Poi ho chiuso tutto. Sono disperato.
Mi dio, che cazzo hai fatto?
Hai preso una metafora (Pura) del male( Assoluto), come Michael Myers e ne hai fatto una parodia irritabile e "zombiana".
Prima un ragazzino che di psicotico( in senso buono) ha solo la maglietta dei Kiss.
Poi una sorta di lottatore di Wrestling che spia minorenni nude.
Ti pare possibile che Carpenter abbia pensato a Michael come al figlio depresso di una spogliarellista?
Che la sua famiglia sia un'accozzaglia di cafoni, allupati e dementi?
Che lo psichiatra Loomis sia una specie di idiota benevolo?
Non ricordi che nei film di Carpenter era una sorta di antitesi del male dalla forte e trascendente personalità.
E soprattutto il tema della Maschera. L'hai fatta diventare una pagliacciata degna dei circhi che tanto ami.
E meno male che non ho finito il film altrimenti starei qui a scrivere per ore... e qualche illustre collega mi farebbe radiare anche dall'ordine dei giornalisti ( prima ancora di iscrivermi) con un post illuminato in condivisone su Facebook.
Caro Rob Zombie,
amico mio,
torna in te, ti prego.
Dedicati alla musica dove hai ottenuto finora ottimi risultati.
Ma ti prego, ti scongiuro, lascia perdere il cinema.
Non so il motivo, ma immagino il buon Carpenter con una paralisi facciale e la lingua penzoloni, mentre sviene dopo aver visto il tuo remake.
Non lo fare...
Non fare un altro film su Halloween.
Lascia perdere. Scrivi musica di qualità
Con quella ti sei già aggiudicato l'immortalità artistica.
Pensaci...
Non sei Faletti che in Italia riesce a fare tutto.
Con affetto e stima.
Edu
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venerdì 25 settembre 2009
ARRIVA "ROCKAMMORRA" DI JOE PETROSINO
Ricevo e pubblico sempre con piacere comunicati stampa di artisti della mia zona:
CLUB INFERNO, promotion agency, è lieta di presentare le sue ultime news:
JOE PETROSINO: suoni dal sud del mondo
Una vera e propria immersione nei suoni del sud del mondo. Ecco cosa rappresenta oggi JOE PETROSINO ovvero un ragazzo capace di unire in un proprio sound tradizione, Rock, sound etnici, musica popolare ed una dissacrante attitudine punk che lo porta ad essere fuori dagli schemi e dalle regole. Ora fa parte della CLUB INFERNO promotion agency che promuoverà l'album di debutto della band intitolato: "Rockammorra".
Per altre info:
JOE PETROSINO... sounds from the South of the world
A true great immersion into the sounds of the south of the world. Here is what JOE PETROSINO represents today, a man able to join in a unique sound tradition, Rock, Ethnic sounds, popular music and a desecrating punk attitude that permits him to be out from the rules and the patterns. He now is part of CLUB INFERNO promotion agency and we will promote his debut album "Rockammorra".
Great indeed, listen to him! sample on:
more info on http://www.club-inferno.org/promotion
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giovedì 24 settembre 2009
RITORNO A BASSAVILLA, IL NUOVO LIBRO DI DANILO ARONA
Una doverosa segnalazione:
E' stato pubblicato il 22 di quest'anno Ritorno a Bassavilla, il nuovo inquietante libro del grande Danilo Arona per la collana Eclissi di Edizioni XII.
Verità? Invenzione? Tutte e due, probabilmente. Con un rigoroso filo logico che conduce dall’una all’altra, e le confonde.Danilo Arona è un seminatore di inquietudini, autore di un genere proprio, che spezza i confini del quotidiano e ci sposta sull’orlo di abissi vertiginosi, popolati da fantasmi e infestati da strane entità. Sulla base di coincidenze, di prove, di analogie, di episodi tanto insoliti quanto documentati.Arona è un Charles Fort moderno o uno dei migliori autori fantastici che abbiamo in Italia? Tra i mille dubbi che lascia nel lettore, questo è forse il più insondabile.
Valerio Evangelisti
Il libro
Ritorno a Bassavilla ci riporta tra le nebbie della più spettrale tra le città della nostra letteratura, e che era tempo si vedesse dedicare un intero libro: Bassavilla.Uno sguardo oltre l’apparenza confortante delle cose, tra storie - vere? - di fantasmi, resoconti dell’insolita attività investigativa dell’autore, e inquietanti fatti di cronaca nera. O nerissima. Spaccati che oscillano in equilibrio quantomai precario sul filo sottilissimo che separa la realtà (o quella che riteniamo tale) dall’Immaginario più disturbante. E dietro sogghigna e prende forma - solo per poi prenderne un’altra - lei: Bassavilla. Il primo Cronache di Bassavilla fu pubblicato da Dario Flaccovio Editore nel 2006, ed è uno dei libri più apprezzati della vasta produzione dello scrittore piemontese.Contiene l'intervento Bassavilla? di Daniele Bonfanti.
L'autore
Danilo Arona è uno dei maestri indiscussi della letteratura fantastica contemporanea. Critico cinematografico e giornalista, nonché ricercatore sul campo di fenomeni “insoliti”, ha collezionato in trent’anni di carriera un enorme numero di pubblicazioni tra romanzi, raccolte, saggi e racconti editi da molti editori italiani e stranieri.Tra i suoi libri La Stazione del Dio del Suono, Palo Mayombe, Black Magic Woman, L’estate di Montebuio. È anche tra gli autori della raccolta Archetipi di Edizioni XII.Il suo sito Internet è http://www.daniloarona.com/
Valerio Evangelisti
Il libro
Ritorno a Bassavilla ci riporta tra le nebbie della più spettrale tra le città della nostra letteratura, e che era tempo si vedesse dedicare un intero libro: Bassavilla.Uno sguardo oltre l’apparenza confortante delle cose, tra storie - vere? - di fantasmi, resoconti dell’insolita attività investigativa dell’autore, e inquietanti fatti di cronaca nera. O nerissima. Spaccati che oscillano in equilibrio quantomai precario sul filo sottilissimo che separa la realtà (o quella che riteniamo tale) dall’Immaginario più disturbante. E dietro sogghigna e prende forma - solo per poi prenderne un’altra - lei: Bassavilla. Il primo Cronache di Bassavilla fu pubblicato da Dario Flaccovio Editore nel 2006, ed è uno dei libri più apprezzati della vasta produzione dello scrittore piemontese.Contiene l'intervento Bassavilla? di Daniele Bonfanti.
L'autore
Danilo Arona è uno dei maestri indiscussi della letteratura fantastica contemporanea. Critico cinematografico e giornalista, nonché ricercatore sul campo di fenomeni “insoliti”, ha collezionato in trent’anni di carriera un enorme numero di pubblicazioni tra romanzi, raccolte, saggi e racconti editi da molti editori italiani e stranieri.Tra i suoi libri La Stazione del Dio del Suono, Palo Mayombe, Black Magic Woman, L’estate di Montebuio. È anche tra gli autori della raccolta Archetipi di Edizioni XII.Il suo sito Internet è http://www.daniloarona.com/
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Notizie
LE STRANE LUCI NEL CIMITERO DI PAGANI
Sembra che ormai il Web sia territorio di caccia grossa per tutti gli amanti ( come il sottoscritto) di misteri locali o campani.
L'altro giorno cercando una foto "spettrale" da inserire in un altro post, mi imbatto in uno strano video intitolato: FANTASMI DENTRO IL CIMITERO DI PAGANI(SA).
Il filmato è postato su You tube.
Il filmato è postato su You tube.
Lo guardo con la dovuta attenzione e da un primo riscontro mi accorgo che non ha nulla di quello che promette il titolo.
Solo strane luci sfocate che appaiono all'improvviso ( dopo il minuto 2,30) sul lato destro dello schermo e apparentemente all'interno del cimitero.
Sorrido.
Potrebbero essere qualsiasi cosa:
E infatti facendo altre ricerche mi imbatto in un forum dove alcuni utenti commentano il video dando le più diverse interpretazioni: fuochi fatui, bagliori delle lampade cimiteriali etc.
Qualcuno riesce a distinguere cose ( o esseri) che nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo riesco a vedere.
Non mi arrendo.
Faccio ulteriori ricerche e mi accorgo con estrema sorpresa che questo presunto video di fantasmi è stato un evento misterioso dal forte impatto emotivo e mediatico in tutto il territorio dell'Agro Sarnse Nocerino.
Anche il quotidiano, Il Mattino del 5 febbraio 2008 se ne era occupato con un articolo della Giornalista Miriam Carbone:
Ecco il resoconto:
Di inquietante ha veramente poco. Eppure il video made in Pagani che circola su youtube in questi giorni sta facendo registrare un vero e proprio record di visualizzazioni. Si intitola «Fantasmi dentro il cimitero di Pagani» ed è stato aggiunto il 31 gennaio da una persona che si è registrata come katellokaulitz91. Il secondo video, in tutto e per tutto identico al primo, è stato invece inserito dal nickname Zuffellato. Il filmato dura tre minuti e mostra l'ingresso del cimitero cittadino nella notte di Capodanno: un gruppo di ragazzi sta facendo esplodere fuochi e botti davanti al cancello del camposanto. Ci sono dei passanti, qualche auto attraversa la strada. La qualità del video è scarsa poiché è stato registrato con un telefono cellulare, come spiega lo stesso autore nelle note che contengono le informazioni sul video. «Strano ma vero...la notte di Capodanno...succede dell'incredibile...apparizioni di fantasmi al cimitero...un uomo e una donna...», si legge nella postilla. E poi ancora: «Qui, circa sei mesi prima si era consumato un omicidio-suicidio. E infatti a partire dal minuto 2:35 si vedono due figure spettrali, una dall'aspetto femminile e una maschile, aggirarsi nel cimitero». L'autore fa riferimento al delitto del 10 agosto scorso, quando il 39enne Alfonso Cavitta uccise la fioraia Giuseppina Menna e ferì il di lei cognato Aniello Pepe prima di togliersi la vita colpendosi all'addome con un coltello proprio nei pressi del cimitero cittadino. In realtà nel video, a parte i giochi di luce e di fumo causati dai botti, non sembra apparire nulla di «soprannaturale». Lo stile è decisamente alla «Blair witch project» ma già qualche utente chiede dove siano i tanto pubblicizzati fantasmi. Forse gli autori del filmato si sono auto-suggestionati dopo la notte trascorsa dinanzi al camposanto. Forse sono solo ragazzi in cerca dei classici «cinque minuti di celebrità». E ci sono riusciti: a Pagani non si fa altro che parlare del famigerato video e su youtube il filmato si è già aggiudicato il riconoscimento quale video più visto della settimana nella categoria «Scienze e Tecnologia».
Riporto sotto il video "incriminato" con la speranza che qualcuno, leggendo questo post possa farmi avere nuovi sviluppi e qualche altra testimonianza su questo classico mistero nostrano.
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Fantasmi
martedì 22 settembre 2009
VECCHIE INTERVISTE: KERNEL ZERO
Intervista pubblicata originariamente sul periodico cartaceo
EVENTI.
La Nuova Scena Rock Salernitana è in forte e costante espansione. Lo dimostra la continua fucina di band che dal sottobosco locale stanno prendendo vita ad una velocità quantomeno impressionante. Ne cito alcune tra le più attive sia sul fronte live che in studio: 3rd, Nude ,Heimdall, Allcool , Naadir e non per ultimi Kernel Zero.
Incuriositi dalla proposta musicale di questi ultimi abbiamo scambiato due chiacchiere con un impegnatissimo Luca Lanzetta , singer e capitano del vascello da guerra denominato Kernel Zero:
Allora Luca cominciamo a delineare per i nostri lettori la cronistoria dei Kernelzero. Quando vi siete formati?
Il progetto nasce nel 2000, a Salerno da un’idea mia e di mio fratello Antonio, rispettivamente cantante e bassista del gruppo,che per diverso tempo si sono esibiti nei club e centri sociali sparsi per l’Italia. Nell’inverno 2003 i Kernel Zero cominciano a registrare il loro primo demo, chiamato “Connection Zero to a Temporal Space”. La band fu costretta a interrompere la sua avventura musicale dopo uno show con i Browbeat (04\01\04) per problemi relativi alla line up causando una momentanea rottura del gruppo. Dopo una pausa durata sei mesi i Kernel Zero ritornano sulla scena con l’intenzione di proporre un genere musicale hardcore\metal piu’ aggressivo,grazie alla nuova line up: Giuseppe Nicolais Russo, Adolfo Rosolia e Angelo D’addio. Nel 2005 esce un single promozionale di 2 tracce “Who I Am” e “Defending what is yours” registrato e masterizzato allo studio HH da Guido Torre (3rd). Nel marzo 2005 il batterista Giuseppe Sorrentino prende posto nella band e finalmente con lui i Kernelzero cominciano un progetto musicale piu’ serio dove tutte le influenze musicali e le attitudini di ogni singolo membro confluiscono nell’album “3 hours of silence before death”, uscito nel luglio 2006 sotto un’etichetta giapponese, la Crossfire Records. Questo ep, registrato all’ HH_Studio da Guido Torre, include 7 tracce che sono un misto di brutal-mosh-core e metal. L’album contiene anche un video clip della canzone “Human Business” registrato con il supporto dei nostri amici Enrico e Lorenzina a stretto contatto con la natura nel centro Italia. La band con l’uscita di questo album dedica anima e corpo in una intensa attività live. Il nostro quintetto condivide il palco con i migliori gruppi della scena underground e non (Sentence, Sick of it all, Walls of jericho, Stigma, Slowmotion apocalypse e molti altri).
Nel Gennaio 2007 i Kernel Zero registrano un nuovo singolo chiamato “Still Burns” (studio HH di Guido Torre),con influenze che spaziano tra Slayer, In Flames e i piu’ moderni gruppi della scena hardcore e metalcore Americana ed Europea.
Attualmente la band è impegnata sul fronte concerti e sarà in tour europeo organizzato dalla Burning Season nel mese d’agosto con la band tedesca Soulgate’s Down e sta lavorando duro in vista di un prossimo album.
Se dovessi descrivere ad un ragazzo che non ha mai ascoltato un vostro cd il genere che proponete che parole useresti?
Un mix composto da Metal estremo e Hardcore ( due generi derivanti dall’ Heavy Metal classico e il Punk. Nda)
Quali sono le band che più vi hanno influenzato?
Un bel pò … sicuramente bands come Slayer, Hatebreed, Dying Fetus e Full Blown Chaos hanno influenzato il nostro modo di strutturare i pezzi ma noi ascoltiamo di tutto. Dal Metal al Punk.
Un accenno alla vostra discografia. Quanti cd avete pubblicato finora?
Siete sotto contratto con un’etichetta discografica?
Allora vediamo: abbiamo fatto nel 2003 “Connection zero to a temporal space”,il nostro primo lavoro in assoluto anche se eravamo un’altra band, un’ altra line up… E’un lavoro che non sento più mio. Poi nel 2005 uscì un promo con 2 pezzi “Who I am” e “Defending What Is Yours”. Chiamiamolo promo 2005. Nel 2006 è stato pubblicato per l’etichetta giapponese Crossfire Records “3 hours of silence before death”. Con l’etichetta avevamo preso accordi soltanto per questo lavoro. Nel 2007 abbiamo registrato un altro promo. Attualmente siamo in contatto con diverse label per un prossimo lavoro. Speriamo.
Un lettore interessato alla vostra musica dove può reperire le vostre uscite?
Ci trovate sul nostro sito ufficiale http://www.kernelzero.com/ oppure su myspace www.myspace.com/kernel0 .
Com’è la scena rock salernitana? Quali sono,secondo la tua opinione le band più interessanti su cui puntare l’attenzione?
Piuttosto che spararti qualche nome preferisco evidenziare il fatto che non è facile portare avanti una passione come la musica qui al sud. Se penso ai sacrifici che si fanno, ai soldi che si spendono, al tempo che ci vuole… Pertanto, secondo me, tutte le realtà salernitane/campane meritano rispetto e considerazione e vanno supportate, tutte!
EVENTI.
La Nuova Scena Rock Salernitana è in forte e costante espansione. Lo dimostra la continua fucina di band che dal sottobosco locale stanno prendendo vita ad una velocità quantomeno impressionante. Ne cito alcune tra le più attive sia sul fronte live che in studio: 3rd, Nude ,Heimdall, Allcool , Naadir e non per ultimi Kernel Zero.
Incuriositi dalla proposta musicale di questi ultimi abbiamo scambiato due chiacchiere con un impegnatissimo Luca Lanzetta , singer e capitano del vascello da guerra denominato Kernel Zero:
Allora Luca cominciamo a delineare per i nostri lettori la cronistoria dei Kernelzero. Quando vi siete formati?
Il progetto nasce nel 2000, a Salerno da un’idea mia e di mio fratello Antonio, rispettivamente cantante e bassista del gruppo,che per diverso tempo si sono esibiti nei club e centri sociali sparsi per l’Italia. Nell’inverno 2003 i Kernel Zero cominciano a registrare il loro primo demo, chiamato “Connection Zero to a Temporal Space”. La band fu costretta a interrompere la sua avventura musicale dopo uno show con i Browbeat (04\01\04) per problemi relativi alla line up causando una momentanea rottura del gruppo. Dopo una pausa durata sei mesi i Kernel Zero ritornano sulla scena con l’intenzione di proporre un genere musicale hardcore\metal piu’ aggressivo,grazie alla nuova line up: Giuseppe Nicolais Russo, Adolfo Rosolia e Angelo D’addio. Nel 2005 esce un single promozionale di 2 tracce “Who I Am” e “Defending what is yours” registrato e masterizzato allo studio HH da Guido Torre (3rd). Nel marzo 2005 il batterista Giuseppe Sorrentino prende posto nella band e finalmente con lui i Kernelzero cominciano un progetto musicale piu’ serio dove tutte le influenze musicali e le attitudini di ogni singolo membro confluiscono nell’album “3 hours of silence before death”, uscito nel luglio 2006 sotto un’etichetta giapponese, la Crossfire Records. Questo ep, registrato all’ HH_Studio da Guido Torre, include 7 tracce che sono un misto di brutal-mosh-core e metal. L’album contiene anche un video clip della canzone “Human Business” registrato con il supporto dei nostri amici Enrico e Lorenzina a stretto contatto con la natura nel centro Italia. La band con l’uscita di questo album dedica anima e corpo in una intensa attività live. Il nostro quintetto condivide il palco con i migliori gruppi della scena underground e non (Sentence, Sick of it all, Walls of jericho, Stigma, Slowmotion apocalypse e molti altri).
Nel Gennaio 2007 i Kernel Zero registrano un nuovo singolo chiamato “Still Burns” (studio HH di Guido Torre),con influenze che spaziano tra Slayer, In Flames e i piu’ moderni gruppi della scena hardcore e metalcore Americana ed Europea.
Attualmente la band è impegnata sul fronte concerti e sarà in tour europeo organizzato dalla Burning Season nel mese d’agosto con la band tedesca Soulgate’s Down e sta lavorando duro in vista di un prossimo album.
Se dovessi descrivere ad un ragazzo che non ha mai ascoltato un vostro cd il genere che proponete che parole useresti?
Un mix composto da Metal estremo e Hardcore ( due generi derivanti dall’ Heavy Metal classico e il Punk. Nda)
Quali sono le band che più vi hanno influenzato?
Un bel pò … sicuramente bands come Slayer, Hatebreed, Dying Fetus e Full Blown Chaos hanno influenzato il nostro modo di strutturare i pezzi ma noi ascoltiamo di tutto. Dal Metal al Punk.
Un accenno alla vostra discografia. Quanti cd avete pubblicato finora?
Siete sotto contratto con un’etichetta discografica?
Allora vediamo: abbiamo fatto nel 2003 “Connection zero to a temporal space”,il nostro primo lavoro in assoluto anche se eravamo un’altra band, un’ altra line up… E’un lavoro che non sento più mio. Poi nel 2005 uscì un promo con 2 pezzi “Who I am” e “Defending What Is Yours”. Chiamiamolo promo 2005. Nel 2006 è stato pubblicato per l’etichetta giapponese Crossfire Records “3 hours of silence before death”. Con l’etichetta avevamo preso accordi soltanto per questo lavoro. Nel 2007 abbiamo registrato un altro promo. Attualmente siamo in contatto con diverse label per un prossimo lavoro. Speriamo.
Un lettore interessato alla vostra musica dove può reperire le vostre uscite?
Ci trovate sul nostro sito ufficiale http://www.kernelzero.com/ oppure su myspace www.myspace.com/kernel0 .
Com’è la scena rock salernitana? Quali sono,secondo la tua opinione le band più interessanti su cui puntare l’attenzione?
Piuttosto che spararti qualche nome preferisco evidenziare il fatto che non è facile portare avanti una passione come la musica qui al sud. Se penso ai sacrifici che si fanno, ai soldi che si spendono, al tempo che ci vuole… Pertanto, secondo me, tutte le realtà salernitane/campane meritano rispetto e considerazione e vanno supportate, tutte!
Come ben sai, Eventi è un giornale che si rivolge ad una vasta ed eterogenea schiera di lettori. Travalichiamo per un attimo l’ambito squisitamente musicale parlando un po’ della tua vita. Riesci a vivere di sola musica oppure hai un lavoro? E gli altri della band?
La musica è una tra le mie ragioni di vita. Un sogno…sicuramente…e come gli altri della band ci credo tantissimo perché è parte di me. Ma la vita purtroppo non è soltanto questo. Anzi la vita è ben altro.
Io sono uno studente universitario, sto facendo il servizio civile e il volontario presso una casa famiglia e durante la settimana lavoricchio in un locale qui a Salerno, in vista dei viaggi e delle spese del gruppo in generale.
Anche gli altri della band lavorano e studiano…è una vitaccia!
Di solito tutte le band hanno qualche aneddoto curioso da raccontare sull’esperienza da musicisti. E i Kernel Zero?
Troppi aneddoti curiosi da raccontare, Edu…troppi…e non mi sembra nemmeno la sede adatta per affrontare certi discorsi.( Addirittura!?! Nda.)
Ultima domanda. Insieme a Cristiano dei 3rd ( altra promettente rock band salernitana) avete fondato l’associazione MHLIVE con il nobile intento di organizzare concerti di band ( rock e non ) italiane che altrimenti difficilmente passerebbero dalle nostre parti. Programmi futuri?
Facciamo il possibile per tenere viva la scena alternative qui a Salerno. Abbiamo bisogno del supporto di tutti in quanto la scena non appartiene ai gruppi e basta La scena è composta da tutti coloro che supportano, che partecipano ai concerti e che si danno da fare…
Potete trovare tutti i nostri progetti e iniziative su http://www.mhlive.net/ .
Luca ti ringrazio tanto per la tua disponibilità. Lascio a te le ultima parole…
Vi ringrazio per la disponibilità e vi invito a non mollare mai tutto quello che fate sicuramente vi fa onore. Saluto gli amici di Eventi e te, Edu, in particolare con una citazione:
“IF YOU DON’T LIVE FOR SOMETHING YOU’LL DIE FOR NOTHING” (J. Jasta)
Un avviso per tutti i lettori interessati ai Kernel Zero:
I nostri si esibiranno dal vivo il giorno 24 aprile all’Iroko noto locale sito in Piazza Largo Campo, Salerno, insieme ad altre due band locali: Zat e Cursed 17th. Non vi resta che accorrere numerosi. Il passaparola è d’obbligo.
La musica è una tra le mie ragioni di vita. Un sogno…sicuramente…e come gli altri della band ci credo tantissimo perché è parte di me. Ma la vita purtroppo non è soltanto questo. Anzi la vita è ben altro.
Io sono uno studente universitario, sto facendo il servizio civile e il volontario presso una casa famiglia e durante la settimana lavoricchio in un locale qui a Salerno, in vista dei viaggi e delle spese del gruppo in generale.
Anche gli altri della band lavorano e studiano…è una vitaccia!
Di solito tutte le band hanno qualche aneddoto curioso da raccontare sull’esperienza da musicisti. E i Kernel Zero?
Troppi aneddoti curiosi da raccontare, Edu…troppi…e non mi sembra nemmeno la sede adatta per affrontare certi discorsi.( Addirittura!?! Nda.)
Ultima domanda. Insieme a Cristiano dei 3rd ( altra promettente rock band salernitana) avete fondato l’associazione MHLIVE con il nobile intento di organizzare concerti di band ( rock e non ) italiane che altrimenti difficilmente passerebbero dalle nostre parti. Programmi futuri?
Facciamo il possibile per tenere viva la scena alternative qui a Salerno. Abbiamo bisogno del supporto di tutti in quanto la scena non appartiene ai gruppi e basta La scena è composta da tutti coloro che supportano, che partecipano ai concerti e che si danno da fare…
Potete trovare tutti i nostri progetti e iniziative su http://www.mhlive.net/ .
Luca ti ringrazio tanto per la tua disponibilità. Lascio a te le ultima parole…
Vi ringrazio per la disponibilità e vi invito a non mollare mai tutto quello che fate sicuramente vi fa onore. Saluto gli amici di Eventi e te, Edu, in particolare con una citazione:
“IF YOU DON’T LIVE FOR SOMETHING YOU’LL DIE FOR NOTHING” (J. Jasta)
Un avviso per tutti i lettori interessati ai Kernel Zero:
I nostri si esibiranno dal vivo il giorno 24 aprile all’Iroko noto locale sito in Piazza Largo Campo, Salerno, insieme ad altre due band locali: Zat e Cursed 17th. Non vi resta che accorrere numerosi. Il passaparola è d’obbligo.
Dscografia Kernel Zero
3 Hours of silence before death (2006)
Bloodstained Prophecy (2009)
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Interviste Musica
lunedì 21 settembre 2009
BAD PRISMA "TRACK BY TRACK"
Quasi vent’anni orsono fece capolino nella grigia programmazione televisiva italiana un serial Tv che era destinato a lasciare un segno in tutto l’immaginario fantastico, sia televisivo che letterario. Il titolo era: Twin Peaks.
La sceneggiatura si basava, soprattutto all’inizio, su un semplice tassello: il delitto di una bella e giovane donna di nome Laura Palmer.
Non a caso la frase “ Chi ha ucciso Laura Palmer?” perseguiterà il sonno e la veglia di molti spettatori serali compreso il sottoscritto.
Ovviamente parlando di David Lynch la cosa non poteva essere così semplice.
Attorno all’inevitabile fine della protagonista si aggiravano, spesso ai margini, una serie di personaggi, dalla più svariata umanità: romantici, oscuri, ambigui, sinceri, crudeli, generosi e dulcis in fundo anche metafisici.
Perché dietro ogni azione umana (abbietta o meno) c’è sempre l’influenza di una dimensione ultraterrena. Del resto Shakespeare ne aveva scritto secoli prima.
Lynch giocava con i ruoli dei suoi personaggi dando nuova linfa ad un genere, il Giallo, che sembrava chiuso in schemi ormai diventati troppo rigidi e molte volte insopportabili.
Bad Prisma, antologia edita da Mondadori per la Collana Epix, si basa sullo stesso principio ispiratore.
Partire da una leggenda metropolitana ( più o meno vera, più o meno universale), l’omicidio accidentale ( la morte è solo l’inizio…) di una giovane donna extracomunitaria e la sua inevitabile dannazione terrena, per creare un Prisma interpretativo e creativo.
Chi ha ucciso Melissa?
Chi è Melissa?
Cosa è Melissa?
Il suo ideatore, Danilo Arona, dopo aver dato una propria visione letteraria ( o giornalistica, dipende da dove si guarda il Prisma), con i libri “Cronache di Bassavilla” e “Melissa Parker e l’incendio perfetto”, si affida alla sensibilità di altri autori ( perché gli incubi si nutrono continuamente di carne fresca e pensieri morbosi) per costruire “altri” specchi attraverso i quali la figura tridimensionale della sfortunata giovane ( simbolo di oscura redenzione), possa infestare il nostro mondo ( immaginario e non).
Kitsune, la donna volpe di Stefano Di Marino ha il respiro di una fiaba ma i contorni sanno di corruzione e tradimento perché il mondo dei morti si nutre continuamente di vendetta e decadenza.
Berggasse 19 di Alessandro Defilippi è il tentativo attraverso l’arte di dare una senso razionale all’orrore metafisico. E allora chi meglio di Freud è capace di decodificare apparizioni, simboli e stati d’animo a caccia di una verità che molto spesso è imparentata col dubbio. Un gioiello narrativo.
Il passato è davanti a noi di Giorgio Bona ci ricorda che il nostro passato è pieno di carnefici è che Melissa è il simbolo della sopraffazione cieca e violenta del debole, agnello sacrificale su un altare di menzogne.
L’ultimo colpo di pistola di Angelo Marenzana da un’interpretazione controversa ma allo stesso tempo efficace. Nel marasma politico e sociale del 68 non c’è posto per romantiche visioni di spettri anche se morti ammazzati. Ci sono altri “demoni” da esorcizzare e quelli puramente metafisici sono solo allucinazioni che si perdono nel buio della notte. Bello.
La settima notte di Bob Orsetti gioca con la musica del diavolo, il Rock, e si sa le anime nere sentono sempre il richiamo di uno strumento adeguatamente accordato ( Monthague R. James scrisse un racconto intitolato “Fischia e io verrò” e non a caso…). La radio come medium dell’apocalisse? Perché no…
Le bambole non uccidono di Barbara Baraldi è un marchio di fabbrica della narrativa “baraldiana”. Le sue “eroine” dark e tormentate dovranno vedersela con un topos di sicuro effetto: bambole. Metafora terribile del cristallizzarsi di un dolore che non avrà mai fine.
Le bambole uccidono di Gianfranco Nerozzi è un racconto che mi ha ricordato molto certe atmosfere di Sclavi. Il male incarnato nel quotidiano( banale) di una mamma assassina.
Il tratto nero di Giacomo Cacciatore ritorna là dove tutto è iniziato. Un’autostrada deserta attorniata dalle tenebre e il segno incancellabile che le tragedie, quelle vere, possono diventare l’anticamera dell’Inferno. Mi è piaciuto molto.
La fiammiferaia di Giuliano Fiocco è la resa dei conti fra due tipi di mostri. Uno inesorabilmente e tristemente umano. L’altro diabolicamente quantico. Non potrà che essere FUOCO.
La forcella del diavolo di Andrea G. Colombo gioca anche in questo caso con un topos di sicuro effetto. Una maledizione antica perpetrata nel tempo attraverso un luogo infestato. Una classica ( e quindi "rassicurante") storia di fantasmi.
M3li$$@ di Alessio Lazzati si abbevera del mito. E al giorno d’oggi, il mito, si nutre attraverso una dimensione di misteri per antonomasia: il web. Una ragnatela nella quale chiunque può rimanere intrappolato, talvolta per sempre.
La decima arcata di Gian Maria Panizza mi ha messo in difficoltà. Visionario, spietato, suggestivo si avvale di un’ispirazione così trascendente da superare la struttura stessa del racconto. Di non facile fruizione per il lettore medio
Melissa’s Syndrome di Edoardo Rosati mi ha ricordato, come stile narrativo, “Melissa Parker e l’incendio perfetto.” Non a caso. I continui rimandi alla cronaca reale hanno fatto la fortuna di questa saga e Rosati si avvale di struttura collaudata per creare un bel racconto horror.
Melissa Project di Novelli & Zarini. Non so se i due autori avessero in mente 2001: Odissea nello spazio quando hanno sceneggiato il loro racconto ma io ho riscontrato molte atmosfere “kubrickiane” nel testo. Molta inventiva e sprazzi di fantascienza per un buon intrattenimento.
Zona Zero di Alan D. Altieri. La mia riflessione non può che essere questa: Melissa è il simbolo di un ‘apocalisse imminente. E l’Armageddon avverrà sulla terra attraverso guerre e pestilenze. Un regno di assoluta oscurità dove le anime più nere troveranno la loro oasi di perdizione. Altieri aveva questo in mente per Zona Zero?
L’ultima fine d’estate di Claudia Salvatori. Uno dei miei preferiti. Lo stile tra il sacro ( inteso come serena accettazione della fine, sempre Apocalisse) e il profano ( inteso come “carnale”) mi ha ricordato la splendida “Trologia della terra piatta” di Tanith Lee. Un luogo in cui il male è un elemento necessario per poter ascendere verso una dimensione superiore a quella "prosaicamente" umana.
E allora Melissa è il simbolo di un’oscura redenzione dipinta da Nemesi.
La sceneggiatura si basava, soprattutto all’inizio, su un semplice tassello: il delitto di una bella e giovane donna di nome Laura Palmer.
Non a caso la frase “ Chi ha ucciso Laura Palmer?” perseguiterà il sonno e la veglia di molti spettatori serali compreso il sottoscritto.
Ovviamente parlando di David Lynch la cosa non poteva essere così semplice.
Attorno all’inevitabile fine della protagonista si aggiravano, spesso ai margini, una serie di personaggi, dalla più svariata umanità: romantici, oscuri, ambigui, sinceri, crudeli, generosi e dulcis in fundo anche metafisici.
Perché dietro ogni azione umana (abbietta o meno) c’è sempre l’influenza di una dimensione ultraterrena. Del resto Shakespeare ne aveva scritto secoli prima.
Lynch giocava con i ruoli dei suoi personaggi dando nuova linfa ad un genere, il Giallo, che sembrava chiuso in schemi ormai diventati troppo rigidi e molte volte insopportabili.
Bad Prisma, antologia edita da Mondadori per la Collana Epix, si basa sullo stesso principio ispiratore.
Partire da una leggenda metropolitana ( più o meno vera, più o meno universale), l’omicidio accidentale ( la morte è solo l’inizio…) di una giovane donna extracomunitaria e la sua inevitabile dannazione terrena, per creare un Prisma interpretativo e creativo.
Chi ha ucciso Melissa?
Chi è Melissa?
Cosa è Melissa?
Il suo ideatore, Danilo Arona, dopo aver dato una propria visione letteraria ( o giornalistica, dipende da dove si guarda il Prisma), con i libri “Cronache di Bassavilla” e “Melissa Parker e l’incendio perfetto”, si affida alla sensibilità di altri autori ( perché gli incubi si nutrono continuamente di carne fresca e pensieri morbosi) per costruire “altri” specchi attraverso i quali la figura tridimensionale della sfortunata giovane ( simbolo di oscura redenzione), possa infestare il nostro mondo ( immaginario e non).
Kitsune, la donna volpe di Stefano Di Marino ha il respiro di una fiaba ma i contorni sanno di corruzione e tradimento perché il mondo dei morti si nutre continuamente di vendetta e decadenza.
Berggasse 19 di Alessandro Defilippi è il tentativo attraverso l’arte di dare una senso razionale all’orrore metafisico. E allora chi meglio di Freud è capace di decodificare apparizioni, simboli e stati d’animo a caccia di una verità che molto spesso è imparentata col dubbio. Un gioiello narrativo.
Il passato è davanti a noi di Giorgio Bona ci ricorda che il nostro passato è pieno di carnefici è che Melissa è il simbolo della sopraffazione cieca e violenta del debole, agnello sacrificale su un altare di menzogne.
L’ultimo colpo di pistola di Angelo Marenzana da un’interpretazione controversa ma allo stesso tempo efficace. Nel marasma politico e sociale del 68 non c’è posto per romantiche visioni di spettri anche se morti ammazzati. Ci sono altri “demoni” da esorcizzare e quelli puramente metafisici sono solo allucinazioni che si perdono nel buio della notte. Bello.
La settima notte di Bob Orsetti gioca con la musica del diavolo, il Rock, e si sa le anime nere sentono sempre il richiamo di uno strumento adeguatamente accordato ( Monthague R. James scrisse un racconto intitolato “Fischia e io verrò” e non a caso…). La radio come medium dell’apocalisse? Perché no…
Le bambole non uccidono di Barbara Baraldi è un marchio di fabbrica della narrativa “baraldiana”. Le sue “eroine” dark e tormentate dovranno vedersela con un topos di sicuro effetto: bambole. Metafora terribile del cristallizzarsi di un dolore che non avrà mai fine.
Le bambole uccidono di Gianfranco Nerozzi è un racconto che mi ha ricordato molto certe atmosfere di Sclavi. Il male incarnato nel quotidiano( banale) di una mamma assassina.
Il tratto nero di Giacomo Cacciatore ritorna là dove tutto è iniziato. Un’autostrada deserta attorniata dalle tenebre e il segno incancellabile che le tragedie, quelle vere, possono diventare l’anticamera dell’Inferno. Mi è piaciuto molto.
La fiammiferaia di Giuliano Fiocco è la resa dei conti fra due tipi di mostri. Uno inesorabilmente e tristemente umano. L’altro diabolicamente quantico. Non potrà che essere FUOCO.
La forcella del diavolo di Andrea G. Colombo gioca anche in questo caso con un topos di sicuro effetto. Una maledizione antica perpetrata nel tempo attraverso un luogo infestato. Una classica ( e quindi "rassicurante") storia di fantasmi.
M3li$$@ di Alessio Lazzati si abbevera del mito. E al giorno d’oggi, il mito, si nutre attraverso una dimensione di misteri per antonomasia: il web. Una ragnatela nella quale chiunque può rimanere intrappolato, talvolta per sempre.
La decima arcata di Gian Maria Panizza mi ha messo in difficoltà. Visionario, spietato, suggestivo si avvale di un’ispirazione così trascendente da superare la struttura stessa del racconto. Di non facile fruizione per il lettore medio
Melissa’s Syndrome di Edoardo Rosati mi ha ricordato, come stile narrativo, “Melissa Parker e l’incendio perfetto.” Non a caso. I continui rimandi alla cronaca reale hanno fatto la fortuna di questa saga e Rosati si avvale di struttura collaudata per creare un bel racconto horror.
Melissa Project di Novelli & Zarini. Non so se i due autori avessero in mente 2001: Odissea nello spazio quando hanno sceneggiato il loro racconto ma io ho riscontrato molte atmosfere “kubrickiane” nel testo. Molta inventiva e sprazzi di fantascienza per un buon intrattenimento.
Zona Zero di Alan D. Altieri. La mia riflessione non può che essere questa: Melissa è il simbolo di un ‘apocalisse imminente. E l’Armageddon avverrà sulla terra attraverso guerre e pestilenze. Un regno di assoluta oscurità dove le anime più nere troveranno la loro oasi di perdizione. Altieri aveva questo in mente per Zona Zero?
L’ultima fine d’estate di Claudia Salvatori. Uno dei miei preferiti. Lo stile tra il sacro ( inteso come serena accettazione della fine, sempre Apocalisse) e il profano ( inteso come “carnale”) mi ha ricordato la splendida “Trologia della terra piatta” di Tanith Lee. Un luogo in cui il male è un elemento necessario per poter ascendere verso una dimensione superiore a quella "prosaicamente" umana.
E allora Melissa è il simbolo di un’oscura redenzione dipinta da Nemesi.
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Recensioni libri
venerdì 18 settembre 2009
"MELISSA" A SARNO?
Venerdì 25 Aprile 1997, il Periodico locale denominato "L' AGRO" (Anno I, Num. 8) pubblicava nella sezione "Cultura & Spettacolo", un interessantissimo articolo a firma Franco Salerno ( Professore di Liceo, Giornalista e Scrittore). Il titolo era: " Questi Eterni Fantasmi".
Praticamente una vera e propria inchiesta su alcuni avvistamenti di spettri nell'Agro Nocerino Sarnese.
Riprendendo in mano il giornale dopo oltre 10 anni mi sono imbattuto in una coincidenza quantomeno significativa, visto anche il proliferare sul web della leggenda metropolitana di "Melissa."
Per chi non la conoscesse ecco un breve resoconto:
Lo scrittore alessandrino Danilo Arona, noto ricercatore di fatti misteriosi e paurosi nella sua terra natia ( da lui ribattezzata “Bassavilla”) si imbatte, attraverso una serie di coincidenze quantomeno strane, nella leggenda metropolitana di Melissa, un fantasma che sembra infestare di notte un tratto di autostrada che collega Milano a Bassavilla.
Scavando a fondo scopre che sono state fatte diverse denuncie ai Carabinieri e all'Anas (ed esistono testimonianze quantomeno agghiaccianti ) della presenza del fantasma di una donna ( a quanto si dice extracomunitaria, deceduta investita da un tir ) che ogni notte attende un passaggio o soccorso, ad un lato della carreggiata .
Segno distintivi: un giubotto rosso e capelli biondi.
Da qui una serie di fatti che entreranno a far parte, tra la cronaca e la fiction, di uno dei misteri più affascinanti che si siano visti di recente nella rete ( terra di misteri per antonomasia).
Scavando a fondo scopre che sono state fatte diverse denuncie ai Carabinieri e all'Anas (ed esistono testimonianze quantomeno agghiaccianti ) della presenza del fantasma di una donna ( a quanto si dice extracomunitaria, deceduta investita da un tir ) che ogni notte attende un passaggio o soccorso, ad un lato della carreggiata .
Segno distintivi: un giubotto rosso e capelli biondi.
Da qui una serie di fatti che entreranno a far parte, tra la cronaca e la fiction, di uno dei misteri più affascinanti che si siano visti di recente nella rete ( terra di misteri per antonomasia).
L'articolo del Prof Salerno riportava la testimoniaza di Gianni P. ( Classe 1929) di Sarno che trascrivo qui per intero:
"Anni fa ritornavo dal bar verso casa con il mio motorino, allorquando verso mezzanotte vidi una ragazza che indossava abiti estivi. Avvicinatomi a lei, mi offrii di accompagnarla a casa.
E, dato che faceva freddo, le prestai la mia giacca, che le feci tenere, dopo che la lasciai sotto casa sua, situata nella zona di Rione Europa ( quartiere periferico della città di Sarno. Nd.Edu).
La mattina dopo, recatomi alla medesima abitazione, per riprendere la giacca, mi vidi aprir la porta da una signora anziana, la quale dopo avermi detto che la descrizione della ragazza corrispondeva a quella della figlia, aggiunse che però ella era morta tre anni prima!
Accompagnai allora, dietro sua richiesta, la signora al cimitero dove, sulla tomba della fanciulla morta, ritrovammo la mia giacca."
Chi era questa "Melissa Sarnese", risorta dalla tomba per chiedere un passaggio?
Si tratta di una leggenda locale o di un fatto realmente accaduto?
I protagonisti di questa lugubre vicenda sono ancora in vita per darci ulteriori testomonianze?
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Fantasmi
mercoledì 16 settembre 2009
TORNA CHELSEA QUINN YARBRO CON "LE CRONACHE DI SAINT-GERMAIN"
Ricevo e pubblico molto volentieri:
Gargoyle Books
presenta:
"Le cronache di Saint-Germain"
di Chelsea Quinn Yarbro
Prezzo: 16 €
ISBN: 978-88-89541-33-3
Pagg. 352
di Chelsea Quinn Yarbro
Prezzo: 16 €
ISBN: 978-88-89541-33-3
Pagg. 352
Traduzione di Flora Staglianò
Dal 3 settembre 2009 in libreria
Dal 3 settembre 2009 in libreria
Il libro. Nei suoi quattromila anni di non-morte il vampiro gentiluomo Conte di Saint-Germain ha conosciuto nobili e straccioni, artisti e mercanti, valorosi guerrieri e abietti traditori e, soprattutto, tante donne, tra le più belle del mondo. Lo abbiamo seguito nelle sue peregrinazioni tra la Roma imperiale, la Firenze medicea, l'Asia di Gengis Khan e la Monaco pre-nazista.
Nella raccolta Le cronache di Saint-Germain ben sei scenari si schiudono al lettore in un crescendo di suspense e suggestione: una riunione di aristocratici sullo sfondo della Londra edoardiana, un antico maniero dietro le linee nemiche durante il secondo conflitto mondiale, un resort in Colorado dove si nasconde un ambiguo omicida, un viaggio in aereo per New York, lo svolgimento di movimentate lezioni di alchimia nella Padova trecentesca.
Le cronache di Saint-Germain è il sesto titolo del ciclo di Saint-Germain: pubblicata per la prima volta nel 1983 in edizione paperback, l'antologia ha ottenuto un ottimo successo di vendite, tanto da essere più volte ristampata e da venire opzionata per il cinema.
La raccolta viene proposta per la prima volta ai lettori italiani con l'aggiunta del racconto lungo "Saint-Germain a Padova", scritto dalla Yarbro a seguito del book-tour compiuto nel 2006 nel nostro paese: ospite del Comune della città patavina, nell'ambito di un'iniziativa dedicata all'horror intitolata "Quando il genere ha la G maiuscola", la scrittrice si era, infatti, impegnata ad ambientarvi una delle future avventure del conte di Saint-Germain. La promessa è stata finalmente mantenuta e il racconto in questione è uno splendido affresco della Padova del XIV secolo nonché un omaggio al suo antico ateneo, che affronta la sempre attuale questione della difficile conciliazione tra le finalità del potere spirituale e quelle del progresso scientifico.
L'autrice: Nata a Berkeley (California) nel 1942, Chelsea Quinn Yarbro è definita unanimemente "la regina dell'horror storico" per via della poderosa e accurata documentazione che accompagna ogni suo libro. La saga di Saint-Germain è la più longeva e prolifica serie horror che, cominciata nel 1978, conta attualmente più di venti titoli ed è tradotta in oltre venti paesi.
Per la scrittrice californiana il vampirismo diventa la modalità per fare della suggestiva divulgazione storica, così che il suo Saint-Germain interagisce in maniera credibile con personaggi (famosi e non) appartenenti a epoche sempre diverse. Particolarmente efficace nella saga, in tal senso, l'escamotage di intervallare la narrazione con lettere, dispacci, editti, petizioni, proclami, ordini militari funzionali a inserire la trama in una precisa cornice storica, politica e sociale ben precisa.
Il conte François Ragoczy di Saint-Germain è un vampiro millenario ispirato alla figura di un nobile alchimista boemo realmente vissuto durante l'Illuminismo.
Lo stereotipo del vampiro assetato di sangue e avvolto da un alone di raccapriccio ed efferatezza viene completamente rovesciato: il conte è un gentiluomo sofferente per l'isolamento a cui la sua natura lo costringe, desideroso di riscattare la sua condizione e, soprattutto, amico e amante delle donne, che hanno sempre un ruolo da comprimarie nella saga e sono rappresentate in modo forte e indipendente.
La Yarbro ha scritto oltre settanta romanzi e un numero imprecisato di racconti e saggi, inoltre vanta numerose collaborazioni per il cinema.
Per i tipi Gargoyle Books sono usciti Hotel Transilvania (2005), Il palazzo (2006), Giochi di sangue (2006), Il sentiero dell'eclissi (2007), Un destino di sfida (2008).
http://www.chelseaquinnyarbro.net/
Da Le cronache di Saint-Germain:
«Ma se lei è un vampiro.» iniziò a dire Lorpicar [.] «Non vuol dire nulla. Qualunque obbligo io possa avere nei confronti di quelli del mio sangue, non si estende a chi uccide [.] Lei è una vergogna per la nostra specie. È a causa sua e di quelli come lei che tutti noi siamo stati cacciati, braccati, uccisi [.] Persino da giovane, quando abusavo del potere della vita-nella-morte, ne ho compreso in fretta la follia» (Da "Baita 33")
Chelsea Quinn Yarbro sul conte di Saint-Germain:
Quando nel 1972-73 cominciai a sviluppare l'idea di un ciclo di romanzi su Saint-Germain, non intendevo tratteggiarlo come un vampiro. Tuttavia quanto più leggevo su di lui, tanto più mi convincevo che il mio vampiro era già bello e pronto. Alto meno di un metro e settanta, vestiva quasi esclusivamente di bianco e nero, molto di rado mangiava o beveva in pubblico (anche se organizzava cene stravaganti), gli venivano attribuiti arcani poteri, affermava di avere da due a quattro millenni di età, era un poliglotta che aveva viaggiato molto, era assai colto e fu un mecenate delle arti: era insomma un mistero vivente.
Nella raccolta Le cronache di Saint-Germain ben sei scenari si schiudono al lettore in un crescendo di suspense e suggestione: una riunione di aristocratici sullo sfondo della Londra edoardiana, un antico maniero dietro le linee nemiche durante il secondo conflitto mondiale, un resort in Colorado dove si nasconde un ambiguo omicida, un viaggio in aereo per New York, lo svolgimento di movimentate lezioni di alchimia nella Padova trecentesca.
Le cronache di Saint-Germain è il sesto titolo del ciclo di Saint-Germain: pubblicata per la prima volta nel 1983 in edizione paperback, l'antologia ha ottenuto un ottimo successo di vendite, tanto da essere più volte ristampata e da venire opzionata per il cinema.
La raccolta viene proposta per la prima volta ai lettori italiani con l'aggiunta del racconto lungo "Saint-Germain a Padova", scritto dalla Yarbro a seguito del book-tour compiuto nel 2006 nel nostro paese: ospite del Comune della città patavina, nell'ambito di un'iniziativa dedicata all'horror intitolata "Quando il genere ha la G maiuscola", la scrittrice si era, infatti, impegnata ad ambientarvi una delle future avventure del conte di Saint-Germain. La promessa è stata finalmente mantenuta e il racconto in questione è uno splendido affresco della Padova del XIV secolo nonché un omaggio al suo antico ateneo, che affronta la sempre attuale questione della difficile conciliazione tra le finalità del potere spirituale e quelle del progresso scientifico.
L'autrice: Nata a Berkeley (California) nel 1942, Chelsea Quinn Yarbro è definita unanimemente "la regina dell'horror storico" per via della poderosa e accurata documentazione che accompagna ogni suo libro. La saga di Saint-Germain è la più longeva e prolifica serie horror che, cominciata nel 1978, conta attualmente più di venti titoli ed è tradotta in oltre venti paesi.
Per la scrittrice californiana il vampirismo diventa la modalità per fare della suggestiva divulgazione storica, così che il suo Saint-Germain interagisce in maniera credibile con personaggi (famosi e non) appartenenti a epoche sempre diverse. Particolarmente efficace nella saga, in tal senso, l'escamotage di intervallare la narrazione con lettere, dispacci, editti, petizioni, proclami, ordini militari funzionali a inserire la trama in una precisa cornice storica, politica e sociale ben precisa.
Il conte François Ragoczy di Saint-Germain è un vampiro millenario ispirato alla figura di un nobile alchimista boemo realmente vissuto durante l'Illuminismo.
Lo stereotipo del vampiro assetato di sangue e avvolto da un alone di raccapriccio ed efferatezza viene completamente rovesciato: il conte è un gentiluomo sofferente per l'isolamento a cui la sua natura lo costringe, desideroso di riscattare la sua condizione e, soprattutto, amico e amante delle donne, che hanno sempre un ruolo da comprimarie nella saga e sono rappresentate in modo forte e indipendente.
La Yarbro ha scritto oltre settanta romanzi e un numero imprecisato di racconti e saggi, inoltre vanta numerose collaborazioni per il cinema.
Per i tipi Gargoyle Books sono usciti Hotel Transilvania (2005), Il palazzo (2006), Giochi di sangue (2006), Il sentiero dell'eclissi (2007), Un destino di sfida (2008).
http://www.chelseaquinnyarbro.net/
Da Le cronache di Saint-Germain:
«Ma se lei è un vampiro.» iniziò a dire Lorpicar [.] «Non vuol dire nulla. Qualunque obbligo io possa avere nei confronti di quelli del mio sangue, non si estende a chi uccide [.] Lei è una vergogna per la nostra specie. È a causa sua e di quelli come lei che tutti noi siamo stati cacciati, braccati, uccisi [.] Persino da giovane, quando abusavo del potere della vita-nella-morte, ne ho compreso in fretta la follia» (Da "Baita 33")
Chelsea Quinn Yarbro sul conte di Saint-Germain:
Quando nel 1972-73 cominciai a sviluppare l'idea di un ciclo di romanzi su Saint-Germain, non intendevo tratteggiarlo come un vampiro. Tuttavia quanto più leggevo su di lui, tanto più mi convincevo che il mio vampiro era già bello e pronto. Alto meno di un metro e settanta, vestiva quasi esclusivamente di bianco e nero, molto di rado mangiava o beveva in pubblico (anche se organizzava cene stravaganti), gli venivano attribuiti arcani poteri, affermava di avere da due a quattro millenni di età, era un poliglotta che aveva viaggiato molto, era assai colto e fu un mecenate delle arti: era insomma un mistero vivente.
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martedì 15 settembre 2009
DANILO ARONA RACCONTA IL GOTICO/ERETICO DEL ROMANZO "L' ESTATE DI MONTEBUIO"
Penso che ormai chiunque bazzichi un pò su questo blog ( o su altri miei spazi web) abbia compreso la mia enorme passione per l'Autore di Bassavilla.
Mi hanno sorpreso molto la nota finale del tuo libro e i ringraziamenti dove indichi tutte le tue influenze letterarie e cinematografiche e chiarisci la tua posizione di autore nei confronti del tuo alter ego letterario, Morgan Perdinka. Perché tutta questa chiarezza? Sfiducia nel lettore medio o desiderio di non essere frainteso?
Caro Edu... i ringraziamenti finali fanno ancora parte del romanzo. Nota finale e ringraziamenti sono, per così dire, la quarta e la quinta appendice. Poi qualcuno dovevo ringraziarlo sul serio – L'estate di Montebuio è il mio lavoro più corale... - e ne ho approfittato. Per la questione della “sfiducia”, non lo nego. Finché un lavoro del genere viene scambiato per un clone di Stand by Me, un po' di sana sfiducia è giustificata. Ma giusto un pizzico.
Proprio parlando di influenze, sempre nella recensione mi sono divertito ad accostare due tuoi romanzi usciti di recente ai film di Carpenter. Per L’estate di Montebuio ho preso “Il Signore del male”. Sei d’accordo?
Sicuro. Per la fisica quantistica... Satana che si risveglia in una chiesa sconsacrata di Los Angeles per colpa di una supernova diretta verso la Terra alla velocità di 186.000 miglia al secondo... Accostamento fantastico. Ineludibile. Al quale aggiungerei Il seme della follia, che viene a un certo punto citato da Morgan e Cassandra durante una discussione quanto mai “teorica”.
Una curiosità: perché ti sei avvalso di altri due autori per il la scrittura di alcuni capitoli del libro. Voglia di sperimentare o semplice collaborazione?
In primis sono due amici. Ma veri, dico. Giacomo Cacciatore e Gian Maria Panizza stanno nel mio elenco personale di quelli che mi possono chiedere le mutande. Purtroppo, per la legge del contrappasso, anch'io mi sento in dovere di rivolgere loro, di tanto in tanto, analoghe richieste. Scherzi a parte, L'Onda esiste come progetto a quattro mani a firma Cacciatore/ Arona. E' stato necessario inserirne alcuni frammenti dentro L'estate di Montebuio in primis per svelare quanto e perché la scrittura di Perdinka fosse in grado di modificare la realtà. E poi per diversificare lo stile di Arona da quello di Perdinka. Se no, per quel che mi riguardava, il puntello teorico del libro sarebbe franato miseramente. Giacomo ha uno stile elegante, colto, barocco, visonario... Medita su una parola o su un rigo per ore, forse per giorni. Vorrei un grammo della sua bravura. Io sono impaziente, tiro via, sono troppo ansioso. Giacomo era l'ideale per “impersonare” Perdinka. Panizza ha invece scritto i due interventi “esterni” di Don Guido Perdinka, meditazioni notturne sull'Ora del Lupo. Lui, Panizza, si sveglia sul serio a quell'ora in preda alla dispnea. A chi meglio di lui affidare il compito? Ancora una volta non potevo essere io, ma neppure Morgan.
Discorso sulla dimensione quantica: una volta entrati in contatto con questo universo, quello dell’immaginario, è impossibile non venirne contaminati, tutto ciò che guardiamo ha un effetto sulla nostra psiche e, soprattutto, oltrepassa le intenzioni del suo vettore. Questa tua riflessione nasce da esperienze ben definite o siamo ancora nel campo di affascinanti speculazioni?
Affascinante speculazione. Sono laureato in filosofia, e di questo non me ne libererò mai. Ma, come ben sai, io temo fortemente che l'immaginario possa influenzare la materia. Nel libro, a un certo punto, Perdinka dialoga con Cassandra e sostiene che certi suoi scritti siano in grado di “anticipare” gli eventi. Quello non è Perdinka, sono proprio io. E non ti dico il coccolone quando, dopo avere finito la prima stesura di Montebuio, mi sono letto Una mente pericolosa di Patrick Senécal. La stessa idea di fondo... O le idee in circolo sono sempre quelle quattro o cinque, oppure sul serio attingiamo da un serbatoio quantico nel quale siamo tutti contemporaneamente presenti e interagenti... Non lo so. Che potrei saperne? Però ne scrivo. Speculo, appunto.
C’è una frase nel film Inland Empire di David Lynch che sembra estrapolata dal tuo romanzo: “Un bambino un giorno andò fuori a giocare. Quando aprì la porta di casa, egli vide il mondo. E passare attraverso la porta per uscire gli causò un riflesso. Il male era nato. Il male era nato e seguiva il bambino.” Il tuo pensiero in proposito?
Lynch è un modello ben presente ne L'estate di Montebuio. Lo è coscientemente da parte mia. Da anni tento di scrivere un libro “alla Lynch”, in senso filmico. Sentirmi dire che una frase di Lynch sembra estrapolata da un mio romanzo è un onore, ovviamente. Aggiungo per chiarezza che a pagina 377, nel terzo preludio, Morgan e io diciamo la nostra sul tema, ovvero: “Lynch è l'unico regista che gira in base alla teoria dei quanti... Paura allo stato puro. Un giorno o l'altro ce la farò a scrivere un libro così.”... Però, da lì a pochissimo, Cassandra gli impone una scelta: o me o Inland Empire, che dura pure tre ore! Morgan non ha dubbi: si butta sulla sua agente e ci fa l'amore sino all'annullamento. E buona notte a David Lynch. Da parte anche mia.
Come sta andando la tua collaborazione con la Gargoyle Books? Leggeremo in futuro un altro tuo romanzo con il marchio della casa editrice romana?
Se Gargoyle lo vorrà e se L'estate di Montebuio conseguirà quel minimo di risultato sul quale contiamo ambedue, la mia risposta non può essere che affermativa.
Sei uno scrittore dell’Apocalisse. Ma stavolta sembra che tu abbia voluto travalicare i confini del genere che tu stesso hai contribuito a creare. Perché questa scelta?
Non sono scelte che si effettuano a tavolino. Le storie “arrivano”. Stanno in giro in territori oscuri e si agganciano a qualcosa di altrettanto buio che ti si muove dentro. Perlomeno, così capita a me. Della genesi de L'estate ne ho parlato diverse volte... Nasce tutto da una mia conferenza tenuta all'Università della Terza Età ad Alessandria. L'ho inserita come Appendice 1 nel libro. Ho sostituito Alessandria con Busalla per motivi di location, ma è tal e quale. Da lì si è sviluppata questa tremenda grana secolare per la quale uno scrittore di horror capta o forse provoca l'Apocalisse. Una volta che le storie arrivano dentro, le lascio vivere e germinare. Per questo non si può parlare di “scelta”.
Ultima domanda “Kinghiana”: se Morgan Perdinka è la tua”Metà Oscura” letteraria e la dimensione delle idee permettesse al personaggio di avere vita propria cosa ne sarebbe di Danilo Arona? Chi sarebbe il vero autore? Chi sarebbe destinato a perire?
Risposta “kinghiana”: perirebbe Morgan Perdinka. Peraltro ci ha già pensato lui a togliersi di mezzo. A me non verrebbe mai in mente.
Visto che sei un Autore molto prolifico quali sono i piani futuri e gli appuntamenti imminenti di Danilo Arona?
Vorrei smettere di essere prolifico. Sembra che io sia lanciato alla spasmodica ricerca del successo, il che non è vero, data soprattutto la mia età. Il prossimo anno ne compio sessanta: in teoria dovrei calmarmi e andare a giocare a bocce. Però le cose non stanno così. Fuori sembro normale, ma dentro sono furioso e instabile. Hai voglia, dirai, dentro ci sta Perdinka... Temo che sia vero. Non so che risponderti. Piani personali non ne ho. Negli ultimi tempi rispondo solo più a sollecitazioni esterne e a “commissioni”. Perciò ti toccherà leggere un bel po' di racconti per altrettante antologie in corso d'opera: Il tuo vizio è una stanza chiusa curata da Stefano Di Marino, I volti del Male a cura di Claudia Salvatori, Daemones per Giulio Leoni, e un paio d'altre, di cui al momento i titoli latitano. Una cosa però sì, vorrei pubblicare di mia totale iniziativa... Un romanzo di Perdinka, annotato anche dalla mia dolce amica Chiara (Bordoni) nell'Appendice 3: Malapunta del 2003. Il romanzo esiste, accidenti. Non è fittizio. E' pura follia e pura paura. Sei anni fa era troppo in anticipo. Adesso è il momento. Anche perchè l'Apocalisse incombe...
Ho divorato tanti suoi romanzi e come raccontai tempo fa, un suo particolare libro ("Melissa Parker e l'incendio perfetto") non mi fece chiudere occhio per un'intera nottata, costretto come un ragazzino dopo la visione del suo primo film horror, ad accendere il lume sul comodino per non farmi sopraffare dalla paura e dal mistero.
Arona torna in pompa magna con il suo romanzo più ambizioso e complesso: "L'Estate di Montebuio".
Una carica visionaria che non ha pari nella sua recente bibliografia.
Una chiacchierata per scoprire i retroscena del romanzo era d'obbligo.
Per approfondimenti tematici vi rimando alla mia recensione al link:
Salve Danilo. Nella recensione allegata a questa intervista ho definito L’Estate di Montebuio come un romanzo Gotico/Eretico. Gotico perché gli stilemi dei genere sono intatti. Eretico perchè la materia solida e prevedibile del Gotico viene trasmutata in forme e dimensioni “prismatiche” dai significati nascosti. Ti trovi d’accordo con la mia interpretazione?
Gotico/Eretico... è geniale. Se la vedi così, non posso che dichiararmi lusingato. E in totale accordo.
Qualcuno leggendo la prima parte del romanzo o la nota di copertina potrebbe confondere il libro come un romanzo “di formazione alla King”. Io credo sia fuorviante visto che parti dal Microcosmo del tuo vissuto per aprirti a un Macrocosmo di eventi e personaggi dai contorni sfumati. Che ne pensi?
E' un rischio da correre. Anzi, qualcuno che ha inteso bastonarmi, non conoscendo nulla di me o del mio precedente lavoro, ha scritto proprio questo... che ho voluto cimentarmi con Stand by Me all'italiana, consigliandomi anche di lasciar perdere. Non me la prendo... Sono grato anche a chi non ha condiviso L'estate di Montebuio perché in ogni caso ha perso molte ore della sua vita per leggerlo. Sarebbe troppo facile smontare posizioni del genere che sanno un po' di muffa e di pregiudizio. Dato che non amo la banalità, passo oltre. Però ti devo la risposta... E allora sono costretto a ricordare che oggetti del romanzo sono la scrittura e lo scrittore che, per inciso, sono anche “i mostri”. Il romanzo di formazione – che non è stato inventato da King – è un passaggio obbligato. E se posso riallacciarmi alla prima domanda, dopo questo passaggio ho dovuto transitare attraverso quasi tutte le altre dimensioni “prismatiche” del Gotico moderno. Non è il caso che le elenchi, stanno lì sotto il naso del lettore... Ho apprezzato molto un recensore che ha osservato con acutezza che L'estate non si può raccontare perché contiene tutte le trame possibili. E' vero... Ci troviamo nella mente labile di uno scrittore di horror. Lì dentro ci sono tutte le trame, tutti i percorsi, i tòpoi come direbbe il critico colto. Sotto questo profilo, il romanzo è una satira. Grottesca e surreale: a cominciare da lui, Morgan Perdinka, che vende migliaia di copie a ogni titolo e si compra un'isola nel Mediterraneo, per arrivare all'agente supergnocca con cui instaura una relazione eroticamente sfibrante e dalle conseguenze inaspettate... Ma quando mai?
Gotico/Eretico... è geniale. Se la vedi così, non posso che dichiararmi lusingato. E in totale accordo.
Qualcuno leggendo la prima parte del romanzo o la nota di copertina potrebbe confondere il libro come un romanzo “di formazione alla King”. Io credo sia fuorviante visto che parti dal Microcosmo del tuo vissuto per aprirti a un Macrocosmo di eventi e personaggi dai contorni sfumati. Che ne pensi?
E' un rischio da correre. Anzi, qualcuno che ha inteso bastonarmi, non conoscendo nulla di me o del mio precedente lavoro, ha scritto proprio questo... che ho voluto cimentarmi con Stand by Me all'italiana, consigliandomi anche di lasciar perdere. Non me la prendo... Sono grato anche a chi non ha condiviso L'estate di Montebuio perché in ogni caso ha perso molte ore della sua vita per leggerlo. Sarebbe troppo facile smontare posizioni del genere che sanno un po' di muffa e di pregiudizio. Dato che non amo la banalità, passo oltre. Però ti devo la risposta... E allora sono costretto a ricordare che oggetti del romanzo sono la scrittura e lo scrittore che, per inciso, sono anche “i mostri”. Il romanzo di formazione – che non è stato inventato da King – è un passaggio obbligato. E se posso riallacciarmi alla prima domanda, dopo questo passaggio ho dovuto transitare attraverso quasi tutte le altre dimensioni “prismatiche” del Gotico moderno. Non è il caso che le elenchi, stanno lì sotto il naso del lettore... Ho apprezzato molto un recensore che ha osservato con acutezza che L'estate non si può raccontare perché contiene tutte le trame possibili. E' vero... Ci troviamo nella mente labile di uno scrittore di horror. Lì dentro ci sono tutte le trame, tutti i percorsi, i tòpoi come direbbe il critico colto. Sotto questo profilo, il romanzo è una satira. Grottesca e surreale: a cominciare da lui, Morgan Perdinka, che vende migliaia di copie a ogni titolo e si compra un'isola nel Mediterraneo, per arrivare all'agente supergnocca con cui instaura una relazione eroticamente sfibrante e dalle conseguenze inaspettate... Ma quando mai?
Mi hanno sorpreso molto la nota finale del tuo libro e i ringraziamenti dove indichi tutte le tue influenze letterarie e cinematografiche e chiarisci la tua posizione di autore nei confronti del tuo alter ego letterario, Morgan Perdinka. Perché tutta questa chiarezza? Sfiducia nel lettore medio o desiderio di non essere frainteso?
Caro Edu... i ringraziamenti finali fanno ancora parte del romanzo. Nota finale e ringraziamenti sono, per così dire, la quarta e la quinta appendice. Poi qualcuno dovevo ringraziarlo sul serio – L'estate di Montebuio è il mio lavoro più corale... - e ne ho approfittato. Per la questione della “sfiducia”, non lo nego. Finché un lavoro del genere viene scambiato per un clone di Stand by Me, un po' di sana sfiducia è giustificata. Ma giusto un pizzico.
Proprio parlando di influenze, sempre nella recensione mi sono divertito ad accostare due tuoi romanzi usciti di recente ai film di Carpenter. Per L’estate di Montebuio ho preso “Il Signore del male”. Sei d’accordo?
Sicuro. Per la fisica quantistica... Satana che si risveglia in una chiesa sconsacrata di Los Angeles per colpa di una supernova diretta verso la Terra alla velocità di 186.000 miglia al secondo... Accostamento fantastico. Ineludibile. Al quale aggiungerei Il seme della follia, che viene a un certo punto citato da Morgan e Cassandra durante una discussione quanto mai “teorica”.
Una curiosità: perché ti sei avvalso di altri due autori per il la scrittura di alcuni capitoli del libro. Voglia di sperimentare o semplice collaborazione?
In primis sono due amici. Ma veri, dico. Giacomo Cacciatore e Gian Maria Panizza stanno nel mio elenco personale di quelli che mi possono chiedere le mutande. Purtroppo, per la legge del contrappasso, anch'io mi sento in dovere di rivolgere loro, di tanto in tanto, analoghe richieste. Scherzi a parte, L'Onda esiste come progetto a quattro mani a firma Cacciatore/ Arona. E' stato necessario inserirne alcuni frammenti dentro L'estate di Montebuio in primis per svelare quanto e perché la scrittura di Perdinka fosse in grado di modificare la realtà. E poi per diversificare lo stile di Arona da quello di Perdinka. Se no, per quel che mi riguardava, il puntello teorico del libro sarebbe franato miseramente. Giacomo ha uno stile elegante, colto, barocco, visonario... Medita su una parola o su un rigo per ore, forse per giorni. Vorrei un grammo della sua bravura. Io sono impaziente, tiro via, sono troppo ansioso. Giacomo era l'ideale per “impersonare” Perdinka. Panizza ha invece scritto i due interventi “esterni” di Don Guido Perdinka, meditazioni notturne sull'Ora del Lupo. Lui, Panizza, si sveglia sul serio a quell'ora in preda alla dispnea. A chi meglio di lui affidare il compito? Ancora una volta non potevo essere io, ma neppure Morgan.
Discorso sulla dimensione quantica: una volta entrati in contatto con questo universo, quello dell’immaginario, è impossibile non venirne contaminati, tutto ciò che guardiamo ha un effetto sulla nostra psiche e, soprattutto, oltrepassa le intenzioni del suo vettore. Questa tua riflessione nasce da esperienze ben definite o siamo ancora nel campo di affascinanti speculazioni?
Affascinante speculazione. Sono laureato in filosofia, e di questo non me ne libererò mai. Ma, come ben sai, io temo fortemente che l'immaginario possa influenzare la materia. Nel libro, a un certo punto, Perdinka dialoga con Cassandra e sostiene che certi suoi scritti siano in grado di “anticipare” gli eventi. Quello non è Perdinka, sono proprio io. E non ti dico il coccolone quando, dopo avere finito la prima stesura di Montebuio, mi sono letto Una mente pericolosa di Patrick Senécal. La stessa idea di fondo... O le idee in circolo sono sempre quelle quattro o cinque, oppure sul serio attingiamo da un serbatoio quantico nel quale siamo tutti contemporaneamente presenti e interagenti... Non lo so. Che potrei saperne? Però ne scrivo. Speculo, appunto.
C’è una frase nel film Inland Empire di David Lynch che sembra estrapolata dal tuo romanzo: “Un bambino un giorno andò fuori a giocare. Quando aprì la porta di casa, egli vide il mondo. E passare attraverso la porta per uscire gli causò un riflesso. Il male era nato. Il male era nato e seguiva il bambino.” Il tuo pensiero in proposito?
Lynch è un modello ben presente ne L'estate di Montebuio. Lo è coscientemente da parte mia. Da anni tento di scrivere un libro “alla Lynch”, in senso filmico. Sentirmi dire che una frase di Lynch sembra estrapolata da un mio romanzo è un onore, ovviamente. Aggiungo per chiarezza che a pagina 377, nel terzo preludio, Morgan e io diciamo la nostra sul tema, ovvero: “Lynch è l'unico regista che gira in base alla teoria dei quanti... Paura allo stato puro. Un giorno o l'altro ce la farò a scrivere un libro così.”... Però, da lì a pochissimo, Cassandra gli impone una scelta: o me o Inland Empire, che dura pure tre ore! Morgan non ha dubbi: si butta sulla sua agente e ci fa l'amore sino all'annullamento. E buona notte a David Lynch. Da parte anche mia.
Come sta andando la tua collaborazione con la Gargoyle Books? Leggeremo in futuro un altro tuo romanzo con il marchio della casa editrice romana?
Se Gargoyle lo vorrà e se L'estate di Montebuio conseguirà quel minimo di risultato sul quale contiamo ambedue, la mia risposta non può essere che affermativa.
Sei uno scrittore dell’Apocalisse. Ma stavolta sembra che tu abbia voluto travalicare i confini del genere che tu stesso hai contribuito a creare. Perché questa scelta?
Non sono scelte che si effettuano a tavolino. Le storie “arrivano”. Stanno in giro in territori oscuri e si agganciano a qualcosa di altrettanto buio che ti si muove dentro. Perlomeno, così capita a me. Della genesi de L'estate ne ho parlato diverse volte... Nasce tutto da una mia conferenza tenuta all'Università della Terza Età ad Alessandria. L'ho inserita come Appendice 1 nel libro. Ho sostituito Alessandria con Busalla per motivi di location, ma è tal e quale. Da lì si è sviluppata questa tremenda grana secolare per la quale uno scrittore di horror capta o forse provoca l'Apocalisse. Una volta che le storie arrivano dentro, le lascio vivere e germinare. Per questo non si può parlare di “scelta”.
Ultima domanda “Kinghiana”: se Morgan Perdinka è la tua”Metà Oscura” letteraria e la dimensione delle idee permettesse al personaggio di avere vita propria cosa ne sarebbe di Danilo Arona? Chi sarebbe il vero autore? Chi sarebbe destinato a perire?
Risposta “kinghiana”: perirebbe Morgan Perdinka. Peraltro ci ha già pensato lui a togliersi di mezzo. A me non verrebbe mai in mente.
Visto che sei un Autore molto prolifico quali sono i piani futuri e gli appuntamenti imminenti di Danilo Arona?
Vorrei smettere di essere prolifico. Sembra che io sia lanciato alla spasmodica ricerca del successo, il che non è vero, data soprattutto la mia età. Il prossimo anno ne compio sessanta: in teoria dovrei calmarmi e andare a giocare a bocce. Però le cose non stanno così. Fuori sembro normale, ma dentro sono furioso e instabile. Hai voglia, dirai, dentro ci sta Perdinka... Temo che sia vero. Non so che risponderti. Piani personali non ne ho. Negli ultimi tempi rispondo solo più a sollecitazioni esterne e a “commissioni”. Perciò ti toccherà leggere un bel po' di racconti per altrettante antologie in corso d'opera: Il tuo vizio è una stanza chiusa curata da Stefano Di Marino, I volti del Male a cura di Claudia Salvatori, Daemones per Giulio Leoni, e un paio d'altre, di cui al momento i titoli latitano. Una cosa però sì, vorrei pubblicare di mia totale iniziativa... Un romanzo di Perdinka, annotato anche dalla mia dolce amica Chiara (Bordoni) nell'Appendice 3: Malapunta del 2003. Il romanzo esiste, accidenti. Non è fittizio. E' pura follia e pura paura. Sei anni fa era troppo in anticipo. Adesso è il momento. Anche perchè l'Apocalisse incombe...
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lunedì 14 settembre 2009
CLAUDIO VERGNANI PARLA DEL 18° VAMPIRO E NON SOLO...
Niente giri di parole:
Il "18 Vampiro" è stato un fulmine a ciel sereno nel panorama editoriale nostrano.
Un piccolo gioiello di critica sociale e vampirismo come non se ne vedeva da tempo nell'inflazionata scena di genere Horror, italiana e non solo.
Ora tocca a Claudio Vergani spiegarci alcuni suoi punti di vista su Letterarura, vita comune, passioni, delusioni, visioni e sviluppi tematici futuri, in una lunga chiacchierata in appendice alla mia recensione del "18 Vampiro" a cui vi riamando in caso ancora di mancata lettura.
Il link è:
Salve Claudio. Parto da una considerazione diametralmente opposta al genere che proponi nel “18° Vampiro”. I tuoi personaggi ( l’alter ego Claudio, Vergy, Gabriele, l’Amica etc.) sembrano così vividi, così realistici che potrebbero stare in piedi benissimo anche senza il fattore soprannaturale, vampiri. La precarietà e la solitudine delle loro esistenze è molto attuale, quasi brutale. Da che sentimento personale nascono?
Questa è ad un tempo una domanda terribile ed un grande elogio. In effetti la mia speranza era che il romanzo potesse essere apprezzato anche al di là della collocazione Horror. In senso stretto diciamo che la mia visione di come – a torto o a ragione – è organizzata la vita umana non è delle più ottimistiche. Come tutti, vedo molta sofferenza di ogni tipo intorno a me; sofferenza il più delle volte causata da marchiane ingiustizie, che pare però interessi a pochi. Tutti sono pronti a dirci: Fate il vostro pezzo. Se ognuno farà la propria piccola parte le cose miglioreranno. Balle. Spazzatura demagogica. Il nostro “pezzo” non sarà mai nemmeno lontanamente sufficiente a cambiare di un millimetro le cose. Falsa democrazia a go go, e tanta ipocrisia.
Uno dei punti di forza del romanzo sono le ambientazioni marcatamente italiane. Ma, mentre Venezia viene descritta in tutto il suo splendore artistico/ turistico, Modena, la tua Modena, sembra quasi una città desolata, fredda, che attende una decadenza già annunciata. Ti ritrovi in questa riflessione?
Ho descritto solo una parte di Modena, quella in cui agiscono i miei personaggi. E’ inevitabilmente una parte degradata e oscura, dove accadono cose orrende. Ovviamente Modena non è solo quella. Luci e ombre, come ovunque. Forse più ombre che luci. Ci sono posti migliori dove vivere. Come anche peggiori, beninteso.
“Il 18° Vampiro”, idealmente, può essere diviso in tre parti tematiche. La prima delinea il Microcosmo esistenziale di un cacciatore di vampiri e questi ultimi sembrano solo ombre intangibili e tutto sommato innocue. Nella seconda parte ricorre il tema del viaggio che porta con sé la conoscenza anche se, come tutti i percorsi, non è immune da pericoli e disgrazie. La terza e ultima si apre ad un Macrocosmo di terrore e apocalisse dove le identità e i sentimenti si annullano nell’orrore universale della fine. Era l’idea originaria del romanzo o il tutto si è evoluto in fase di scrittura?
Premetto che la divisione che hai tratteggiato mi piace e la trovo corretta. Alcuni sviluppi mi erano ben chiari in mente (anche se il romanzo era, nelle mie prime intenzioni, solo un racconto che prevedeva di descrivere essenzialmente la prima delle tre parti che hai indicato), altri sono invece venuti scrivendo. C’era un finale alternativo, anche molto meno consolatorio.
Rimanendo sull’ultima parte del romanzo, l’Apocalisse “Vampirica” che descrivi sembra avere molti più punti in comune con i B-movie italiani degli anni 70/80 e non con la letteratura di genere.
Insomma meno Matheson e Romero e più Umberto Lenzi e Ruggero Deaodato ( “Incubo sulla città contaminata” – 1972, “Cannibal Holocaust” – 1980). Sei d’accordo?
Sì, anche se – credo – non è mai chiaro (al di là dell’ordine puramente cronologico) chi si è rifatto a chi. Diciamo questo, per essere chiari: tutti gli artisti che hai citato fanno comunque parte della mia “formazione”. E ognuno di loro, a mio parere, aveva – come del resto ha fatto – qualcosa di bello e valido da dire.
Parliamo finalmente di Vampiri. Mi ha molto incuriosito la figura di Grimjank capo e maestro dei vampiri di Corsano ( una sorta di Zona del Crepuscolo Padana). E’ un personaggio atipico, grottesco, ironico, surreale e a suo modo inquietante. Si discosta molto dai parametri a cui siamo stati abituati da certi fumetti e da certi romanzi. Hai voluto dare una nuova veste al personaggio o il tutto è nato in maniera spontanea?
Di sicuro volevo evitare che apparisse il solito Maestro della Notte con capello lungo, sguardo ipnotico, canino scintillante e vestito da sera. Grimjank non è migliore dei vampiri che guida e, alla fine dei conti, nemmeno degli sciamannati ammazzavampiri che dovrà affrontare. E’ uno dei tanti potenti che credono di essere una spanna sopra, e invece ne è due sotto. Il che lo rende – paradossalmente – molto pericoloso.
Facciamo un gioco che piacerà ai patiti dell’Horror:
Io ti indico alcune opere vampiriche (che sono anche citate nel tuo romanzo) e tu mi dai il tuo giudizio e se in qualche modo ti hanno influenzato:
Questa è ad un tempo una domanda terribile ed un grande elogio. In effetti la mia speranza era che il romanzo potesse essere apprezzato anche al di là della collocazione Horror. In senso stretto diciamo che la mia visione di come – a torto o a ragione – è organizzata la vita umana non è delle più ottimistiche. Come tutti, vedo molta sofferenza di ogni tipo intorno a me; sofferenza il più delle volte causata da marchiane ingiustizie, che pare però interessi a pochi. Tutti sono pronti a dirci: Fate il vostro pezzo. Se ognuno farà la propria piccola parte le cose miglioreranno. Balle. Spazzatura demagogica. Il nostro “pezzo” non sarà mai nemmeno lontanamente sufficiente a cambiare di un millimetro le cose. Falsa democrazia a go go, e tanta ipocrisia.
Uno dei punti di forza del romanzo sono le ambientazioni marcatamente italiane. Ma, mentre Venezia viene descritta in tutto il suo splendore artistico/ turistico, Modena, la tua Modena, sembra quasi una città desolata, fredda, che attende una decadenza già annunciata. Ti ritrovi in questa riflessione?
Ho descritto solo una parte di Modena, quella in cui agiscono i miei personaggi. E’ inevitabilmente una parte degradata e oscura, dove accadono cose orrende. Ovviamente Modena non è solo quella. Luci e ombre, come ovunque. Forse più ombre che luci. Ci sono posti migliori dove vivere. Come anche peggiori, beninteso.
“Il 18° Vampiro”, idealmente, può essere diviso in tre parti tematiche. La prima delinea il Microcosmo esistenziale di un cacciatore di vampiri e questi ultimi sembrano solo ombre intangibili e tutto sommato innocue. Nella seconda parte ricorre il tema del viaggio che porta con sé la conoscenza anche se, come tutti i percorsi, non è immune da pericoli e disgrazie. La terza e ultima si apre ad un Macrocosmo di terrore e apocalisse dove le identità e i sentimenti si annullano nell’orrore universale della fine. Era l’idea originaria del romanzo o il tutto si è evoluto in fase di scrittura?
Premetto che la divisione che hai tratteggiato mi piace e la trovo corretta. Alcuni sviluppi mi erano ben chiari in mente (anche se il romanzo era, nelle mie prime intenzioni, solo un racconto che prevedeva di descrivere essenzialmente la prima delle tre parti che hai indicato), altri sono invece venuti scrivendo. C’era un finale alternativo, anche molto meno consolatorio.
Rimanendo sull’ultima parte del romanzo, l’Apocalisse “Vampirica” che descrivi sembra avere molti più punti in comune con i B-movie italiani degli anni 70/80 e non con la letteratura di genere.
Insomma meno Matheson e Romero e più Umberto Lenzi e Ruggero Deaodato ( “Incubo sulla città contaminata” – 1972, “Cannibal Holocaust” – 1980). Sei d’accordo?
Sì, anche se – credo – non è mai chiaro (al di là dell’ordine puramente cronologico) chi si è rifatto a chi. Diciamo questo, per essere chiari: tutti gli artisti che hai citato fanno comunque parte della mia “formazione”. E ognuno di loro, a mio parere, aveva – come del resto ha fatto – qualcosa di bello e valido da dire.
Parliamo finalmente di Vampiri. Mi ha molto incuriosito la figura di Grimjank capo e maestro dei vampiri di Corsano ( una sorta di Zona del Crepuscolo Padana). E’ un personaggio atipico, grottesco, ironico, surreale e a suo modo inquietante. Si discosta molto dai parametri a cui siamo stati abituati da certi fumetti e da certi romanzi. Hai voluto dare una nuova veste al personaggio o il tutto è nato in maniera spontanea?
Di sicuro volevo evitare che apparisse il solito Maestro della Notte con capello lungo, sguardo ipnotico, canino scintillante e vestito da sera. Grimjank non è migliore dei vampiri che guida e, alla fine dei conti, nemmeno degli sciamannati ammazzavampiri che dovrà affrontare. E’ uno dei tanti potenti che credono di essere una spanna sopra, e invece ne è due sotto. Il che lo rende – paradossalmente – molto pericoloso.
Facciamo un gioco che piacerà ai patiti dell’Horror:
Io ti indico alcune opere vampiriche (che sono anche citate nel tuo romanzo) e tu mi dai il tuo giudizio e se in qualche modo ti hanno influenzato:
Le Cronache dei Vampiri di Anne Rice:Ho letto qualcosa, ma con tutto il rispetto non è il mio genere.
L’Ombra del Vampiro di E. Elias Merhige con John Malkovich:
Buono, ma Malkovich renderebbe buona anche la pubblicità della Barilla.
Vampires di Carpenter:Alcune ingenuità e la presenza di uno dei fratelli Baldwin che è quasi una confessione di sconfitta per un buon regista, ma di certo uno dei capostipiti dei “nuovi” film sui vampiri. Grande.
Io sono leggenda di Matheson:
Se parliamo del libro tanto di cappello. Il film può anche piacere, per carità, ma è un vero e proprio tradimento della bella idea di Matheson.
Se parliamo del libro tanto di cappello. Il film può anche piacere, per carità, ma è un vero e proprio tradimento della bella idea di Matheson.
Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow:Per la verità non lo conosco che di nome. Mi sa che dovrò rimediare. E dire che la Bigelow mi piace pure.
Blade Trilogy:
Onesta. Mantiene ciò che promette: azione, effetti speciali, molto spettacolo e qualche brivido. Ma niente di nuovo o di più.
Se il 18° Vampiro diventasse un film quale regista ti piacerebbe? Italiano o straniero? Se puoi indica qualche nome…
Sarebbe veramente un sogno, e probabilmente rimarrà tale. Non ne faccio una questione di nazionalità ... Visto che si parla di sogni butto lì il Ridley Scott di Alien (non de Il Gladiatore) ... Ma basterebbe un regista di buona professionalità che abbia letto con piacere il libro. .
Un libro che ti ha recentemente colpito e di cui consigli la lettura ?
Ho molto amato i libri di Borges,il grande poeta argentino, ma la loro lettura risale alla mia adolescenza. Recentemente non mi è dispiaciuto L’ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafòn. Ma non so dire da quanto tempo non abbia letto un romanzo che mi ha veramente soddisfatto. Con i libri è un pò come con le donne, dopo un certo numero non hanno più lo stesso sapore ... O magari si tratta solo di trovare quello giusto(a).
Però segnalo con piacere un’eccezione fortunata a quanto dicevo sopra: Milano è un’arma di Francesco Gallone. Un mix di noir e di trovate divertenti in uno sfondo malinconico e – per una volta – originale. Una boccata d’aria fresca
Il romanzo altrui che invece avresti voluto scrivere?
Non ci ho mai pensato. La butto lì : Il pendolo di Focault, del buon vecchio Eco. Una “summa” di avvenimenti che non ho mai vissuto (per ragioni logistiche e anagrafiche) ma che mi sarebbe tanto piaciuto vivere. E poi un romanzo ricco di spunti e di fascino.
Parliamo di scrittura. Visto che sei un Autore al suo esordio ti chiedo di commentare questa frase di Tiziano Sclavi (creatore di Dylan Dog): “Il segreto della buona sceneggiatura è leggere diecimila libri. Vedere diecimila film. Ascoltare diecimila musiche. Visitare diecimila mostre d’arte. Giocare a diecimila videogiochi. Poi si può cominciare a fare qualche tentativo.” Per te è stato lo stesso? E rimanendo in tema musicale c’è stato un album che ti ha particolarmente influenzato per la stesura del romanzo?
Per quel che mi riguarda, Sclavi ha perfettamente ragione.
Sono un ascoltatore di musica molto disorganico. Ascolto di tutto. Scrivo spesso ascoltando musica, ma il brano dipende dalla situazione. In ogni caso nel romanzo sono segnalati diversi pezzi.
Editoria: come ti trovi a lavorare con la Gargoyle Books? Sei soddisfatto? Leggeremo in futuro un altro tuo romanzo con il marchio della casa editrice romana?
Sì, non posso che esserlo. L’editore ha avuto fiducia nel sottoscritto, un totale sconosciuto. L’ufficio stampa, poi, ha compiuto dei veri prodigi. Il seguito è in cantiere. Vedremo.
Ultima domanda da lettore incallito del tuo romanzo:
c’è una parte che sembra ammantata nel mistero più totale.
Parlo del Cap. 21 e della visita notturna di Claudio con la guida silenziosa ed enigmatica nei sotterranei veneziani. L’escursione e l’incontro con il mostro (quieto?) della laguna hanno un sapore quasi Lovecraftiano ma eviti accuratamente di dare spiegazioni sulla cosa. Perché?
Questo episodio avrà un suo peso sull’economia del romanzo futuro ( in preparazione)?
Il 18° vampiro ha – come giustamente hai osservato tu – lasciato alcuni sviluppi aperti. Per sua natura il cerchio in qualche modo va chiuso. Vedremo anche qui.
Grazie mille Claudio per la tua gentile disponibilità.
Onesta. Mantiene ciò che promette: azione, effetti speciali, molto spettacolo e qualche brivido. Ma niente di nuovo o di più.
Se il 18° Vampiro diventasse un film quale regista ti piacerebbe? Italiano o straniero? Se puoi indica qualche nome…
Sarebbe veramente un sogno, e probabilmente rimarrà tale. Non ne faccio una questione di nazionalità ... Visto che si parla di sogni butto lì il Ridley Scott di Alien (non de Il Gladiatore) ... Ma basterebbe un regista di buona professionalità che abbia letto con piacere il libro. .
Un libro che ti ha recentemente colpito e di cui consigli la lettura ?
Ho molto amato i libri di Borges,il grande poeta argentino, ma la loro lettura risale alla mia adolescenza. Recentemente non mi è dispiaciuto L’ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafòn. Ma non so dire da quanto tempo non abbia letto un romanzo che mi ha veramente soddisfatto. Con i libri è un pò come con le donne, dopo un certo numero non hanno più lo stesso sapore ... O magari si tratta solo di trovare quello giusto(a).
Però segnalo con piacere un’eccezione fortunata a quanto dicevo sopra: Milano è un’arma di Francesco Gallone. Un mix di noir e di trovate divertenti in uno sfondo malinconico e – per una volta – originale. Una boccata d’aria fresca
Il romanzo altrui che invece avresti voluto scrivere?
Non ci ho mai pensato. La butto lì : Il pendolo di Focault, del buon vecchio Eco. Una “summa” di avvenimenti che non ho mai vissuto (per ragioni logistiche e anagrafiche) ma che mi sarebbe tanto piaciuto vivere. E poi un romanzo ricco di spunti e di fascino.
Parliamo di scrittura. Visto che sei un Autore al suo esordio ti chiedo di commentare questa frase di Tiziano Sclavi (creatore di Dylan Dog): “Il segreto della buona sceneggiatura è leggere diecimila libri. Vedere diecimila film. Ascoltare diecimila musiche. Visitare diecimila mostre d’arte. Giocare a diecimila videogiochi. Poi si può cominciare a fare qualche tentativo.” Per te è stato lo stesso? E rimanendo in tema musicale c’è stato un album che ti ha particolarmente influenzato per la stesura del romanzo?
Per quel che mi riguarda, Sclavi ha perfettamente ragione.
Sono un ascoltatore di musica molto disorganico. Ascolto di tutto. Scrivo spesso ascoltando musica, ma il brano dipende dalla situazione. In ogni caso nel romanzo sono segnalati diversi pezzi.
Editoria: come ti trovi a lavorare con la Gargoyle Books? Sei soddisfatto? Leggeremo in futuro un altro tuo romanzo con il marchio della casa editrice romana?
Sì, non posso che esserlo. L’editore ha avuto fiducia nel sottoscritto, un totale sconosciuto. L’ufficio stampa, poi, ha compiuto dei veri prodigi. Il seguito è in cantiere. Vedremo.
Ultima domanda da lettore incallito del tuo romanzo:
c’è una parte che sembra ammantata nel mistero più totale.
Parlo del Cap. 21 e della visita notturna di Claudio con la guida silenziosa ed enigmatica nei sotterranei veneziani. L’escursione e l’incontro con il mostro (quieto?) della laguna hanno un sapore quasi Lovecraftiano ma eviti accuratamente di dare spiegazioni sulla cosa. Perché?
Questo episodio avrà un suo peso sull’economia del romanzo futuro ( in preparazione)?
Il 18° vampiro ha – come giustamente hai osservato tu – lasciato alcuni sviluppi aperti. Per sua natura il cerchio in qualche modo va chiuso. Vedremo anche qui.
Grazie mille Claudio per la tua gentile disponibilità.
A te le parole di chiusura….
Sono io che ringrazio te, e chiunque avrà la pazienza di leggere questo nostro scambio. Che altro posso dire? Se avete in tasca 14 euro spendeteli per fare un regalo a qualcuno che vi sta a cuore. Se ne avete altri 14 metteteli da parte per eventuali bisogni. Se poi ve ne avanzassero ancora 14 ... beh, in questo caso entrate in libreria...
Sono io che ringrazio te, e chiunque avrà la pazienza di leggere questo nostro scambio. Che altro posso dire? Se avete in tasca 14 euro spendeteli per fare un regalo a qualcuno che vi sta a cuore. Se ne avete altri 14 metteteli da parte per eventuali bisogni. Se poi ve ne avanzassero ancora 14 ... beh, in questo caso entrate in libreria...
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Interviste Scrittori
venerdì 11 settembre 2009
VECCHIE INTERVISTE: LOTHLORIEN
Intervista pubblicata originariamente sul Periodico Caratceo LA RETE
Lothlórien: Oniriche suggestioni in note
Tutte le persone che mi conoscono ( e sono tanti!) ben sanno la mia enorme passione per la musica, soprattutto quelle più nascosta e fieramente Underground.
Eppure, quando in un caldo e afoso pomeriggio di agosto, a pochi passi dal noto locale della “Movida Salenitana” Winner Garden, il cantante/ chitarrista dei Lothlórien, Lucio Auciello, mi ha consegnato con un sorriso solare e contagioso il loro primo e per ora unico cd autoprodotto, ho provato un’emozione fortissima, travolgente.
Avevo tra le mani la passione, il sudore, il sacrificio di quattro giovani coetanei, autori ed esecutori della propria arte musicale e di conseguenza sentivo tutto il peso e la pressione che questa situazione comportava.
Fortunatamente le parole gentili di Lucio “Grazie, ci basta anche un solo trafiletto…” me lo hanno reso subito simpatico e nello stesso tempo hanno sbaragliato ogni mia incertezza.
La loro grandiosa musica ha fatto il resto ma in tal caso vi rimando alla recensione presente su questo stesso numero.
Forse Lucio non credeva nemmeno che volessi intervistarlo sul serio quel pomeriggio d’estate e invece ecco a voi il resoconto di una chiacchierata sul lato umano e artistico dei nostri con l’apporto prezioso del bassista Gennaro Galise:
Salve ragazzi. Iniziamo a far conoscere ai lettori la storia dei Lothlórien…
LUCIO: il gruppo è nato alla fine degli anni ’90, tra i banchi del liceo, ed è riuscito ben presto a superare le ingenuità e le inesperienze di ogni musicista alle prime armi, grazie al lavoro continuo e alla volontà di migliorare. Da allora ci sono stati vari cambiamenti nella formazione, fino all’attuale quartetto composto da me (voce e chitarre), Gennaro Galise (basso), Ilario d’Amato (pianoforte, organo, synth e voce) e Mario Villani (batteria, percussioni, effetti e rumori).
E’stato difficile produrre il vostro primo cd? Siete riusciti a trovare un contratto discografico visto che siete ancora una band emergente?
LUCIO: Entrambe le demo registrate in studio (Zapping Sound del bravissimo Salvatore Salierno, a Nocera Inferiore) sono state autoprodotte. In questi anni abbiamo ricevuti diversi contatti da etichette, ma per ora non abbiamo trovato ancora una situazione convincente. Stiamo lavorando per cercare qualcosa di più concreto con i nuovi lavori.
Quali sono le vostre influenze italiane e straniere? Come descriveresti il vostro sound?
LUCIO: io non amo le etichette dei generi musicali (e non solo): sono comode per una questione di punti di riferimento, ma quando si parla di un gruppo o di un artista realmente valido, si parla di musica e basta. Per questo preferisco rispondere nel modo più semplice: noi siamo un gruppo rock, s’intenda nel senso più esaustivo possibile. I nostri ascolti vanno dal grande rock degli anni ’70, inglese, italiano e americano, alla scena di Seattle degli anni ’90, così come al rock italiano. Poi ognuno ha delle inclinazioni particolari, dal rock classico, al blues, al progressive, al cantautorato, al jazz...
GENNARO: le mie influenze sono molto varie e abbracciano i generi piu’ disparati,comunque negli ultimi tempi ho ascoltato molto il rock-progressive ed in particolar modo i grandi del passato(Yes,King Crimson,P.F.M.,ecc..). Ne ho apprezzato molto sia le doti tecniche,che la voglia di far “progredire” il rock e di affrancarlo dalle sue radici blues.
Per quanto riguarda il nostro sound, non amo molto le classificazioni di genere,comunque, per quello che oggi può valere la parola,credo che il nostro stile sia rock. Ad ogni modo quello che a noi interessa è fare musica cercando di utilizzare una composizione mai banale e scontata, e di curare molto sia i testi che gli arrangiamenti.
Il monicker Lothlòrien fa riferimento allo scrittore Tolkien e al suo capolavoro ”Il Signore degli Anelli”. Visto che siete una band fortemente influenzata dalla musica degli anni 70 vi sentite, in qualche modo, dei prosecutori di quel connubio rock/ letteratura che era presente, con successo, in band dei 60/70’ come H.P. Lovecraft o High Tide oppure si tratta di una causalità?
LUCIO: in realtà, la scelta del nome è legata a delle suggestioni che avevo quando lessi quel romanzo tanti anni fa, molto prima che arrivassero i Lothlòrien. Quando cominciammo a suonare lo proposi agli altri membri, e piacque perchè era un nome molto particolare, e piuttosto evocativo. La letteratura è per me un punto di riferimento importante, ma non è l’unica componente dei testi che scrivo: il mio vissuto, le mie riflessioni, le mie suggestioni, assieme alle mie letture costituiscono il materiale primo della mia scrittura.
Continuando il discorso indicami un cd e un libro che ti hanno colpito recentemente. Stuzzichiamo un po’ i lettori…
LUCIO: di recente sto ascoltando uno dei pochi gruppi rock realmente validi che ci sono in giro, i The Mars Volta, mi piace il loro eclettismo, la loro grande capacità tecnica e artistica, il loro stare fuori dalle mode e dalle tendenze attuali, il coraggio di una scelta artistica controcorrente, e di una scelta musicale non certo di grande pubblico, ma di grande qualità. Ho finito di leggere da pochi giorni “Il castello”, di F. Kafka ( Ottima scelta! ndA.), un romanzo che mi ha lasciato un segno importante, forse anche dovuto al periodo che sto vivendo.
GENNARO: recentemente ho avuto modo di apprezzare l’ultimo album di Moltheni “Toilette Memoria”. Mi hanno da subito impressionato i testi ,molto suggestivi, e le atmosfere ,ricercate e soffuse,che è riuscito a trasmettermi attraverso le musiche. Ho da poco finito di leggere “Il primo dio” di Emanuel Carnevali,uno scrittore quasi sconosciuto al grande pubblico,ma non per questo meno importante, che ha avuto il destino di un “poéte maudit”. Si tratta di un romanzo di grande intensità,carico di immagini,di sogni e di angosce, un’autoritratto di uno spirito libero braccato dalla sua stessa vita. Mi ha colpito molto anche per la freschezza e per la modernità della sua scrittura,quasi mai convenzionale.
Un ragazzo interessato alla musica dei Lothlórien cosa deve fare? Avete un dominio in internet?
LUCIO: certo, abbiamo un sito internet: http://www.lothlorien.it/, curato da me, dove si possono leggere tutte le informazioni sul gruppo, le novità e le date dei concerti; abbiamo anche uno spazio sul portale myspace: www.myspace.com/lothlorien2007, curato da Gennaro, dove si possono ascoltare le nostre canzoni.
Nel pezzo di apertura del cd “Come le foglie” ho notato nel tuo modo di cantare, sofferto e malinconico, un’affinità d’arte con lo sfortunato cantautore Pierangelo Bertoli. Lo conosci? Che ne pensi? Di cosa parla il testo?
LUCIO: conosco Pierangelo Bertoli di nome, e so del suo impegno civile, ma purtroppo ho ascoltato molto poco della sua musica. E’ sicuramente tra i tanti artisti di cui vorrei ascoltare di più. Il testo di “Come le foglie” è il più onirico tra quelli che ho scritto fino ad ora, nel senso che è la trascrizione di un sogno, in parte. L’ho scritta in un momento particolare, in uno stato di dormiveglia assai strano, è stato il primo testo che ho scritto, e ne sono contento. Ci sono anche riflessioni, e ovvi riferimenti alla poesia lirica greca, e ai temi a lei cari, mentre l’omonimo film di Douglas Sirk del ’56 non ha alcune implicazione con la canzone, non lo conoscevo in quel periodo.
Lucio, riesci a vivere di sola musica o sei costretto, come tanti ( me compreso!) nell’asfissiante tenaglia studio/lavoro?
LUCIO: La musica non è una scelta facile: è più che un lavoro, è una scelta di vita. Pochi possono dedicarsi ad essa senza preoccupazioni di natura economica, e io, come gli altri del gruppo, siamo tra quelli che lavorano per poterlo fare. Non è semplice, ci vuole determinazione e sacrificio, ma quando smetti di lavorare e ti immergi nella musica non pensi ad altro, e il lavoro necessario ti sembra quindi un po’ meno pesante. Del resto così è sempre stato per la maggior parte degli artisti di ogni genere. Kafka, che ho citato poco fa, faceva l’impiegato per vivere, e scriveva nel poco tempo che aveva.
Progetti futuri? Quando potremo vedervi dal vivo dalle nostre parti?
LUCIO: Stiamo lavorando con determinazione e impegno su nuove canzoni, che potrete ascoltare presto dal vivo, in questo autunno torneremmo a suonare sui palchi e nei locali delle nostre zone. Sul nostro sito pubblicheremo tutte le date dei nostri concerti.
Grazie Lucio per la tua disponibilità. A te le ultime parole…
LUCIO: Grazie a nome di tutto il gruppo a te e al tuo lodevole progetto giornalistico-musicale: qui da noi non è facile avere spazi dove suonare, e i media sono quasi del tutto indifferenti a queste attività, è confortante incontrare qualcuno che si impegna con passione in progetti del genere. Grazie anche a tutti i lettori, continuate a sostenere queste iniziative, vi aspettiamo ai concerti.
I came upon a child of god
He was walking along the road
And I asked him, where are you going
And this he told me
Im going on down to yasgurs farm
Im going to join in a rock n roll band
Im going to camp out on the land
Im going to try an get my soul free
We are stardust
We are golden
And weve got to get ourselves
Back to the garden
(Woodstock, Joni Mitchell)
Eppure, quando in un caldo e afoso pomeriggio di agosto, a pochi passi dal noto locale della “Movida Salenitana” Winner Garden, il cantante/ chitarrista dei Lothlórien, Lucio Auciello, mi ha consegnato con un sorriso solare e contagioso il loro primo e per ora unico cd autoprodotto, ho provato un’emozione fortissima, travolgente.
Avevo tra le mani la passione, il sudore, il sacrificio di quattro giovani coetanei, autori ed esecutori della propria arte musicale e di conseguenza sentivo tutto il peso e la pressione che questa situazione comportava.
Fortunatamente le parole gentili di Lucio “Grazie, ci basta anche un solo trafiletto…” me lo hanno reso subito simpatico e nello stesso tempo hanno sbaragliato ogni mia incertezza.
La loro grandiosa musica ha fatto il resto ma in tal caso vi rimando alla recensione presente su questo stesso numero.
Forse Lucio non credeva nemmeno che volessi intervistarlo sul serio quel pomeriggio d’estate e invece ecco a voi il resoconto di una chiacchierata sul lato umano e artistico dei nostri con l’apporto prezioso del bassista Gennaro Galise:
Salve ragazzi. Iniziamo a far conoscere ai lettori la storia dei Lothlórien…
LUCIO: il gruppo è nato alla fine degli anni ’90, tra i banchi del liceo, ed è riuscito ben presto a superare le ingenuità e le inesperienze di ogni musicista alle prime armi, grazie al lavoro continuo e alla volontà di migliorare. Da allora ci sono stati vari cambiamenti nella formazione, fino all’attuale quartetto composto da me (voce e chitarre), Gennaro Galise (basso), Ilario d’Amato (pianoforte, organo, synth e voce) e Mario Villani (batteria, percussioni, effetti e rumori).
E’stato difficile produrre il vostro primo cd? Siete riusciti a trovare un contratto discografico visto che siete ancora una band emergente?
LUCIO: Entrambe le demo registrate in studio (Zapping Sound del bravissimo Salvatore Salierno, a Nocera Inferiore) sono state autoprodotte. In questi anni abbiamo ricevuti diversi contatti da etichette, ma per ora non abbiamo trovato ancora una situazione convincente. Stiamo lavorando per cercare qualcosa di più concreto con i nuovi lavori.
Quali sono le vostre influenze italiane e straniere? Come descriveresti il vostro sound?
LUCIO: io non amo le etichette dei generi musicali (e non solo): sono comode per una questione di punti di riferimento, ma quando si parla di un gruppo o di un artista realmente valido, si parla di musica e basta. Per questo preferisco rispondere nel modo più semplice: noi siamo un gruppo rock, s’intenda nel senso più esaustivo possibile. I nostri ascolti vanno dal grande rock degli anni ’70, inglese, italiano e americano, alla scena di Seattle degli anni ’90, così come al rock italiano. Poi ognuno ha delle inclinazioni particolari, dal rock classico, al blues, al progressive, al cantautorato, al jazz...
GENNARO: le mie influenze sono molto varie e abbracciano i generi piu’ disparati,comunque negli ultimi tempi ho ascoltato molto il rock-progressive ed in particolar modo i grandi del passato(Yes,King Crimson,P.F.M.,ecc..). Ne ho apprezzato molto sia le doti tecniche,che la voglia di far “progredire” il rock e di affrancarlo dalle sue radici blues.
Per quanto riguarda il nostro sound, non amo molto le classificazioni di genere,comunque, per quello che oggi può valere la parola,credo che il nostro stile sia rock. Ad ogni modo quello che a noi interessa è fare musica cercando di utilizzare una composizione mai banale e scontata, e di curare molto sia i testi che gli arrangiamenti.
Il monicker Lothlòrien fa riferimento allo scrittore Tolkien e al suo capolavoro ”Il Signore degli Anelli”. Visto che siete una band fortemente influenzata dalla musica degli anni 70 vi sentite, in qualche modo, dei prosecutori di quel connubio rock/ letteratura che era presente, con successo, in band dei 60/70’ come H.P. Lovecraft o High Tide oppure si tratta di una causalità?
LUCIO: in realtà, la scelta del nome è legata a delle suggestioni che avevo quando lessi quel romanzo tanti anni fa, molto prima che arrivassero i Lothlòrien. Quando cominciammo a suonare lo proposi agli altri membri, e piacque perchè era un nome molto particolare, e piuttosto evocativo. La letteratura è per me un punto di riferimento importante, ma non è l’unica componente dei testi che scrivo: il mio vissuto, le mie riflessioni, le mie suggestioni, assieme alle mie letture costituiscono il materiale primo della mia scrittura.
Continuando il discorso indicami un cd e un libro che ti hanno colpito recentemente. Stuzzichiamo un po’ i lettori…
LUCIO: di recente sto ascoltando uno dei pochi gruppi rock realmente validi che ci sono in giro, i The Mars Volta, mi piace il loro eclettismo, la loro grande capacità tecnica e artistica, il loro stare fuori dalle mode e dalle tendenze attuali, il coraggio di una scelta artistica controcorrente, e di una scelta musicale non certo di grande pubblico, ma di grande qualità. Ho finito di leggere da pochi giorni “Il castello”, di F. Kafka ( Ottima scelta! ndA.), un romanzo che mi ha lasciato un segno importante, forse anche dovuto al periodo che sto vivendo.
GENNARO: recentemente ho avuto modo di apprezzare l’ultimo album di Moltheni “Toilette Memoria”. Mi hanno da subito impressionato i testi ,molto suggestivi, e le atmosfere ,ricercate e soffuse,che è riuscito a trasmettermi attraverso le musiche. Ho da poco finito di leggere “Il primo dio” di Emanuel Carnevali,uno scrittore quasi sconosciuto al grande pubblico,ma non per questo meno importante, che ha avuto il destino di un “poéte maudit”. Si tratta di un romanzo di grande intensità,carico di immagini,di sogni e di angosce, un’autoritratto di uno spirito libero braccato dalla sua stessa vita. Mi ha colpito molto anche per la freschezza e per la modernità della sua scrittura,quasi mai convenzionale.
Un ragazzo interessato alla musica dei Lothlórien cosa deve fare? Avete un dominio in internet?
LUCIO: certo, abbiamo un sito internet: http://www.lothlorien.it/, curato da me, dove si possono leggere tutte le informazioni sul gruppo, le novità e le date dei concerti; abbiamo anche uno spazio sul portale myspace: www.myspace.com/lothlorien2007, curato da Gennaro, dove si possono ascoltare le nostre canzoni.
Nel pezzo di apertura del cd “Come le foglie” ho notato nel tuo modo di cantare, sofferto e malinconico, un’affinità d’arte con lo sfortunato cantautore Pierangelo Bertoli. Lo conosci? Che ne pensi? Di cosa parla il testo?
LUCIO: conosco Pierangelo Bertoli di nome, e so del suo impegno civile, ma purtroppo ho ascoltato molto poco della sua musica. E’ sicuramente tra i tanti artisti di cui vorrei ascoltare di più. Il testo di “Come le foglie” è il più onirico tra quelli che ho scritto fino ad ora, nel senso che è la trascrizione di un sogno, in parte. L’ho scritta in un momento particolare, in uno stato di dormiveglia assai strano, è stato il primo testo che ho scritto, e ne sono contento. Ci sono anche riflessioni, e ovvi riferimenti alla poesia lirica greca, e ai temi a lei cari, mentre l’omonimo film di Douglas Sirk del ’56 non ha alcune implicazione con la canzone, non lo conoscevo in quel periodo.
Lucio, riesci a vivere di sola musica o sei costretto, come tanti ( me compreso!) nell’asfissiante tenaglia studio/lavoro?
LUCIO: La musica non è una scelta facile: è più che un lavoro, è una scelta di vita. Pochi possono dedicarsi ad essa senza preoccupazioni di natura economica, e io, come gli altri del gruppo, siamo tra quelli che lavorano per poterlo fare. Non è semplice, ci vuole determinazione e sacrificio, ma quando smetti di lavorare e ti immergi nella musica non pensi ad altro, e il lavoro necessario ti sembra quindi un po’ meno pesante. Del resto così è sempre stato per la maggior parte degli artisti di ogni genere. Kafka, che ho citato poco fa, faceva l’impiegato per vivere, e scriveva nel poco tempo che aveva.
Progetti futuri? Quando potremo vedervi dal vivo dalle nostre parti?
LUCIO: Stiamo lavorando con determinazione e impegno su nuove canzoni, che potrete ascoltare presto dal vivo, in questo autunno torneremmo a suonare sui palchi e nei locali delle nostre zone. Sul nostro sito pubblicheremo tutte le date dei nostri concerti.
Grazie Lucio per la tua disponibilità. A te le ultime parole…
LUCIO: Grazie a nome di tutto il gruppo a te e al tuo lodevole progetto giornalistico-musicale: qui da noi non è facile avere spazi dove suonare, e i media sono quasi del tutto indifferenti a queste attività, è confortante incontrare qualcuno che si impegna con passione in progetti del genere. Grazie anche a tutti i lettori, continuate a sostenere queste iniziative, vi aspettiamo ai concerti.
I came upon a child of god
He was walking along the road
And I asked him, where are you going
And this he told me
Im going on down to yasgurs farm
Im going to join in a rock n roll band
Im going to camp out on the land
Im going to try an get my soul free
We are stardust
We are golden
And weve got to get ourselves
Back to the garden
(Woodstock, Joni Mitchell)
GENNARO: vorrei ringraziare tutte le persone che attraverso il nostro My space ci hanno incoraggiato e supportato. In particolar modo vorremmo ringraziare una nostra giovane fan, Silvia di Frosinone, che ci segue costantemente e non ci fa mancare mai il suo supporto.
Recensione del debut Cd dei Lothlorien a questo Link:
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Interviste Musica
mercoledì 9 settembre 2009
BAD PRISMA: INTERVISTA TRIPLA A CLAUDIA SALVATORI, ALESSIO LAZZATI E ROBERTO "BOB" ORSETTI
"Bad Prisma" è stato un piccolo evento letterario e mediatico in questa torrida estate 2009.
Amando tantissimo il personaggio di Melissa e avendo letto avidamente il libro ( al più presto una mia recensione track by track) ho deciso di interpellare alcuni autrici/autori del progetto rivolgendogli le stesse identiche domande.
Ne è uscito qualcosa di molto interessante e particolare.
Ringrazio di cuore Claudia Salvatori, Alessio Lazzati e Roberto Orsetti per la loro gentilissima disponibilità:
Racconta il tuo primo contatto con il “Topos Melissa”?
(C.S.) Il primo contatto è stato la lettura di "Cronache di Bassavilla", uno de pochi libri italiani che mi abbiano fatto (ri)scoprire il piacere di leggere. Da decenni nella cultura italiana si lavora sul divorzio fra arte e piacere nella fruizione. Ora la tendenza si sta invertendo lentamente, e stanno emergendo autori con un forte senso della narratività.
(A.L) Il primo contatto si è verificato proprio quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare all'antologia. Conoscevo la storia di Melissa e la produzione di Arona al riguardo, ma solo per quanto circolava in rete.
(R.O) Mi sono trovato protagonista ignaro nel libro di Danilo Arona "Cronache di Bassavilla". Me lo segnalò in una mail perché non vivo a Bassavilla da 10 anni, ma eravamo in contatto per il blog su Radio Alessandria International, che nel 1976 ci vedeva in prima linea a trasmettere. Io avevo scritto qualcosa che stranamente anticipava alcuni fatti del libro. Coincidenze, strani segnali? Così ho trovato il coraggio di farglielo avere, pensando..." chissà quanti ne riceve.. quanti ne manda a stendere... etc etc..."
Quando Danilo Arona ti ha contattato per l’antologia “Bad Prisma”, cosa hai provato?
(C.S.) Il piacere di poter lavorare con un gruppo di amici (conoscendo personalmente le persone coinvolte nel progetto) e di amici in particolare che lavorano secondo il mio modo di intendere la narratività: senso della storia, magia, capacità di sceneggiare materiali importanti e far arrivare il messaggio il più lontano possibile.
(A.L.) Felicità, entusiasmo, terrore di non riuscire a scrivere un racconto valido. Terrore che, ho scoperto da poco, non mi ha ancora abbandonato.
(R.O) Dopo aver letto il racconto Danilo mi ha parlato del suo progetto e che mi voleva tra gli autori. Dopo essere rinvenuto, ho chiesto quanto mi costava. Ma lui, che ha un cuore grande e magnanimo, mi ha chiesto l'anima. Affare fatto. Scherzi a parte, quando ho ricevuto la mail che mi arruolava, non stavo nella pelle dalla gioia. Io non scrivo molto, anzi fingo di scrivere anche meno.
Che cosa rappresenta per te l’entità letteraria e paranormale denominata Melissa? Credi alla sua esistenza?
(C.S.) No, non ci credo, e non credo che ci creda Danilo. Amiamo crederci. Per me Melissa non è il Diavolo, il Male Assoluto. Piuttosto una vittima abusata che ha subito il Male e lo trasmette/restituisce. Io personalmente ne ho fatto una figura redentiva.
(A.L) Sul crederci o non crederci è difficile rispondere. Sono una persona razionale, ma il paranormale mi affascina e come diceva qualcuno :) a volte «I want to believe».
Dal punto di vista letterario ho immaginato non tanto il male ma la solitudine di uno spirito condannato a vagare, non solo nel mondo reale. Cos'avrebbe cercato? Forse non di fare del male, o magari lo avrebbe fatto per placare la sua solitudine. Forse la mia Melissa fa di tutto per non restare sola...
(R.O.) Crederci è parola grande. Ma resta il mistero. Ho cercato notizie, letto e riletto. Bad Prisma accresce il dubbio, non lo chiarisce. Trovo ci sia un poco di Melissa in tutti noi, ormai. Sai quale è la stranezza più grande secondo me? Che tutti quelli che ne parlano, ne scrivono sembrano in buona fede.... e io penso lo siano. Ti faccio un esempio: andavo in montagna una domenica pomeriggio, mezza tormenta di neve quando facendo un tornante leggo una scritta alta circa 50cm che diceva: “Ti aspetto. Melissa”. non guidavo io, potevo vederla bene. Non ci avrei fatto caso se non ci fosse stata di mezzo la storia. Ma due ore dopo, tornando dalla gita la scritta non c’era più….. E quel tornante era particolare, unico perché c'erano un paio cose facilmente identificabili. Mah...
Hai letto il romanzo di Arona, “Melissa Parker e l‘incendio perfetto”? Qual è il tuo giudizio? Bad Prisma cosa ha in più oppure in meno rispetto al suo diretto ispiratore?
(C.S.) Quel romanza mi manca, ma non me lo farò mancare a lungo. Bad Prisma presenta molti aspetti interessanti. E' un'antologia di ghost story italiana, e non ce ne sono (state) molte. Altri scrittori hanno lavorato su un tema ideato da un collega, ed è stato interessante vederne gli esiti. Non accade molto spesso.
(A.L) Non ho letto quel romanzo di Arona (ne ho letti parecchi altri suoi però). Bad Prisma sarà sicuramente una cosa diversa. Nessuno ha rilevato finora, in tutte le critiche che ho letto, che quest'antologia ha molte facce, proprio come il solido nominato nel titolo. Ognuna può avere un colore, una decorazione differente. Diverse parti della stessa entità.
(R.O) Il filo da annodare è lo stesso, ma il romanzo di Arona è stato come un termometro di mercurio che cade a terra. Le palline sono ormai dappertutto.
Tra i racconti presenti nell’antologia quale ti è piaciuto di più ( un solo nome)?
(C.S.) Il racconto di Stefano di Marino.
(A.L.) Un solo nome? Sei tu l'imperatore del male assoluto!
Ce ne sono almeno tre/quattro che mi hanno entusiasmato. Ne esco dicendoti che la mia parte preferita sono le varie connessioni firmate Kasarai:)
(R.O) Devo farmi dei nemici? Se devo metterne uno solo non ho ancora deciso, perché sono all'inizio della terza lettura. Mi piace lo stile di Giacomo Marenzana, ma anche la musicalità di Barbara Baraldi.
Qual' è un difetto ( se esiste) di questo progetto letterario?
(A.L) Il primo contatto si è verificato proprio quando mi è stata offerta la possibilità di partecipare all'antologia. Conoscevo la storia di Melissa e la produzione di Arona al riguardo, ma solo per quanto circolava in rete.
(R.O) Mi sono trovato protagonista ignaro nel libro di Danilo Arona "Cronache di Bassavilla". Me lo segnalò in una mail perché non vivo a Bassavilla da 10 anni, ma eravamo in contatto per il blog su Radio Alessandria International, che nel 1976 ci vedeva in prima linea a trasmettere. Io avevo scritto qualcosa che stranamente anticipava alcuni fatti del libro. Coincidenze, strani segnali? Così ho trovato il coraggio di farglielo avere, pensando..." chissà quanti ne riceve.. quanti ne manda a stendere... etc etc..."
Quando Danilo Arona ti ha contattato per l’antologia “Bad Prisma”, cosa hai provato?
(C.S.) Il piacere di poter lavorare con un gruppo di amici (conoscendo personalmente le persone coinvolte nel progetto) e di amici in particolare che lavorano secondo il mio modo di intendere la narratività: senso della storia, magia, capacità di sceneggiare materiali importanti e far arrivare il messaggio il più lontano possibile.
(A.L.) Felicità, entusiasmo, terrore di non riuscire a scrivere un racconto valido. Terrore che, ho scoperto da poco, non mi ha ancora abbandonato.
(R.O) Dopo aver letto il racconto Danilo mi ha parlato del suo progetto e che mi voleva tra gli autori. Dopo essere rinvenuto, ho chiesto quanto mi costava. Ma lui, che ha un cuore grande e magnanimo, mi ha chiesto l'anima. Affare fatto. Scherzi a parte, quando ho ricevuto la mail che mi arruolava, non stavo nella pelle dalla gioia. Io non scrivo molto, anzi fingo di scrivere anche meno.
Che cosa rappresenta per te l’entità letteraria e paranormale denominata Melissa? Credi alla sua esistenza?
(C.S.) No, non ci credo, e non credo che ci creda Danilo. Amiamo crederci. Per me Melissa non è il Diavolo, il Male Assoluto. Piuttosto una vittima abusata che ha subito il Male e lo trasmette/restituisce. Io personalmente ne ho fatto una figura redentiva.
(A.L) Sul crederci o non crederci è difficile rispondere. Sono una persona razionale, ma il paranormale mi affascina e come diceva qualcuno :) a volte «I want to believe».
Dal punto di vista letterario ho immaginato non tanto il male ma la solitudine di uno spirito condannato a vagare, non solo nel mondo reale. Cos'avrebbe cercato? Forse non di fare del male, o magari lo avrebbe fatto per placare la sua solitudine. Forse la mia Melissa fa di tutto per non restare sola...
(R.O.) Crederci è parola grande. Ma resta il mistero. Ho cercato notizie, letto e riletto. Bad Prisma accresce il dubbio, non lo chiarisce. Trovo ci sia un poco di Melissa in tutti noi, ormai. Sai quale è la stranezza più grande secondo me? Che tutti quelli che ne parlano, ne scrivono sembrano in buona fede.... e io penso lo siano. Ti faccio un esempio: andavo in montagna una domenica pomeriggio, mezza tormenta di neve quando facendo un tornante leggo una scritta alta circa 50cm che diceva: “Ti aspetto. Melissa”. non guidavo io, potevo vederla bene. Non ci avrei fatto caso se non ci fosse stata di mezzo la storia. Ma due ore dopo, tornando dalla gita la scritta non c’era più….. E quel tornante era particolare, unico perché c'erano un paio cose facilmente identificabili. Mah...
Hai letto il romanzo di Arona, “Melissa Parker e l‘incendio perfetto”? Qual è il tuo giudizio? Bad Prisma cosa ha in più oppure in meno rispetto al suo diretto ispiratore?
(C.S.) Quel romanza mi manca, ma non me lo farò mancare a lungo. Bad Prisma presenta molti aspetti interessanti. E' un'antologia di ghost story italiana, e non ce ne sono (state) molte. Altri scrittori hanno lavorato su un tema ideato da un collega, ed è stato interessante vederne gli esiti. Non accade molto spesso.
(A.L) Non ho letto quel romanzo di Arona (ne ho letti parecchi altri suoi però). Bad Prisma sarà sicuramente una cosa diversa. Nessuno ha rilevato finora, in tutte le critiche che ho letto, che quest'antologia ha molte facce, proprio come il solido nominato nel titolo. Ognuna può avere un colore, una decorazione differente. Diverse parti della stessa entità.
(R.O) Il filo da annodare è lo stesso, ma il romanzo di Arona è stato come un termometro di mercurio che cade a terra. Le palline sono ormai dappertutto.
Tra i racconti presenti nell’antologia quale ti è piaciuto di più ( un solo nome)?
(C.S.) Il racconto di Stefano di Marino.
(A.L.) Un solo nome? Sei tu l'imperatore del male assoluto!
Ce ne sono almeno tre/quattro che mi hanno entusiasmato. Ne esco dicendoti che la mia parte preferita sono le varie connessioni firmate Kasarai:)
(R.O) Devo farmi dei nemici? Se devo metterne uno solo non ho ancora deciso, perché sono all'inizio della terza lettura. Mi piace lo stile di Giacomo Marenzana, ma anche la musicalità di Barbara Baraldi.
Qual' è un difetto ( se esiste) di questo progetto letterario?
(C.S.) Lo stesso che ne costituisce il pregio: è disomogeneo, selvaggio, privo di tutti i certificati che potrebbero farne un'opera da premio letterario.
(A.L.) Credo che ogni lavoro abbia inevitabilmente qualche difetto, la perfezione non esiste. Forse che abbiamo esplorato troppo poco il passato più remoto... ma aspetta, questo è anche un pregio in prospettiva futura.
(R.O) Non si trova in tutte le edicole e mia madre non lo ha ancora trovato.
Parteciperesti ad un "Bad Prisma" Vol. 2?
(C.S.) Difficile, dopo che ho fatto finire il mondo. Comunque sì. Magari dico che è stata una falsa fine del mondo, e la serie continua...
(A.L.) Di corsa!
(R.O) Magari! Anche gratis. Anzi, se senti Danilo Arona diglielo tu in confidenza... a me pare brutto farmi avanti.
(A.L.) Credo che ogni lavoro abbia inevitabilmente qualche difetto, la perfezione non esiste. Forse che abbiamo esplorato troppo poco il passato più remoto... ma aspetta, questo è anche un pregio in prospettiva futura.
(R.O) Non si trova in tutte le edicole e mia madre non lo ha ancora trovato.
Parteciperesti ad un "Bad Prisma" Vol. 2?
(C.S.) Difficile, dopo che ho fatto finire il mondo. Comunque sì. Magari dico che è stata una falsa fine del mondo, e la serie continua...
(A.L.) Di corsa!
(R.O) Magari! Anche gratis. Anzi, se senti Danilo Arona diglielo tu in confidenza... a me pare brutto farmi avanti.
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