martedì 27 novembre 2012

QUANDO IL POLIZIESCO NON CONVINCE























Il genere poliziesco ha sempre trovato nel sottoscritto un seguace appassionato e attento. Da Eddie Murphy a Charles Bronson, da Stallone a Swarzy, passando per Tarantino, Mann e altri cineasti di settore, non mi sono mai perso un bel film con degli "sbirri" come protagonisti, pronti a estrarre le armi e accoppare il delinquente di turno.
Fatto questo preambolo, ho sempre seguito con spasmodica attesa e smisurato interesse le storie scritte dall'autore americano David Ayer. Se il nome non vi dice nulla film come S.W.A.T, U-571, Harsh Times e soprattutto Training Day dovrebbero farvi capire immediatamente di chi stiamo parlando...
Ayer, cacciato di casa dai genitori in tenera età e vissuto per le strade di una Los Angeles violenta e cinica fino a quando le sue storie, a volte autobiografiche, non sono finite sulla scrivania di qualche miliardaria produzione hollywoodiana, può essere tranquillamente considerato come un vero e proprio pezzo da 90 sia come soggettista che sceneggiatore di storie pulp.
"End Of Watch" (Tolleranza Zero) è il suo terzo film da regista (visto che ci siete recuperate anche il Noir crepuscolare "La Notte non aspetta" scritto in collaborazione con Ellroy) e lo attendevo da molto, molto tempo.
La trama è semplice ed essenziale: due sbirri di Los Angeles (un messicano e un bianco) con alcune telecamere addosso mostrano in presa diretta il duro mestiere del poliziotto nelle strade malfamate e pericolose di Los Angeles. Sulla carta poteva essere un capolavoro dell'action e del thriller, come già era stato "Training Day". Il responso purtroppo è al di sotto delle mie aspettative. La violenza di strada è quella che potrebbe vedere chiunque nel reality "Cops" in onda su Sky. Auto insegue auto, poi reazione, arresto, perquisizione. Niente di nuovo tranne che non è un reality ma un film!
I dialoghi che dovrebbero stemperare le immagini crude di arresti e sparatorie (invero caotiche e grossolane) non sanno di nulla: non divertono e non lasciano il segno. Tarantino è molto lontano...
Gyllenhaal tenta di tenere a galla la barca con la sua simpatia e fisicità, ma alla fine il personaggio che interpreta è al di sotto dei suoi standard abituali (Jarhead al confronto sembra di un altro livello).
Pessima l'idea a mio avviso di ridurre il tutto a una sorta di reality della vita di due poliziotti tra lavoro e famiglia. Siamo nel 2012 e questi espedienti non lasciano più il segno e in tutta onestà riducono il tutto a qualcosa di tragicamente finto.
Davvero un peccato.






















Dopo essere passato al cinema riesco a pescare una sera su You Tube un film che volevo vedere da almeno venti anni a questa parte e per vari motivi non ci ero riuscito.
Parliamo di "Forza d'Urto 2" (del primo inarrestabile capitolo ne ho parlato qualche tempo fa qui).
Che dire? Memore del film di Craig Baxley, mi aspettavo sparatorie a go go, fuoco e fiamme, scontri e inseguimenti, imboscate e scazzottate e invece NULLA.
Il film è moscio, senza mordente, noioso, quasi una cattiva copia del precedente.
Il Bosworth, spaccone e simpatico (e dalle mani lunghe e la pistola carica) nel primo film, lascia il posto a una sorta di patetico ex sbirro preso in giro da tutti e poco propenso a far vedere le sua doti di stantman e pistolero. Action non ne troverete. Solo un noir dai toni scialbi e irritanti.
Altra cocente delusione a distanza di pochi giorni.
Si vede che il sottoscritto ha poca fortuna in questo periodo.

2 commenti:

Nick Parisi. ha detto...

Dai, Bosworth ha dato il suo meglio solo nel primo FORZA D'URTO, il secondo è stato realizzato a distanza di quattro anni ed era fuori tempo massimo da tempo.

EDU ha detto...

Purtroppo Nick, purtroppo...