Perché se di genere “Horror” dobbiamo parlare (e la Gargoyle è sinonimo di pubblicazioni di tal rango) uno solo è il termine da aggiungere per ottenere un quadro chiaro del libro:
Horror “probabile”.
Non ci sono forme ectoplasmiche ad infestare le coscienze di Ruth e della sua deviata famiglia.
Non ci sono esperienze al di là dell’umana comprensione che rendono la realtà oscura e incomprensibile agli occhi dell’ ”innocente”(anche qui ci arriveremo) protagonista del romanzo.
L'elemento perturbante si colloca all'interno di una codificazione convenzionale dell'immaginario dei protagonisti
Se si tratta di orrori terreni allora sono quelli del nostro vicino di casa che stermina senza motivo la sua famiglia, o quel cugino così gentile e perbene che tiene segregata in cantina la sorella da quando era piccola.
La probabilità nasce dal fatto che ci troviamo dalle parti dell'essere umano tangibile, in carne ed ossa, la cui follia non nasce dal delirio grottesco o dallo spiritualismo satanico.
Ma nasce dall’isolamento e dall’ossessione.
Insomma non parliamo della dolce e premurosa Annie Wilkes ( Misery, e non a caso King ha scritto di suo pugno una nota alla fine del libro) che nel suo delirio psicotico imprigiona lo scrittore del cuore come una bella farfalla in una teca ( ovviamente mozzandole le ali) per tenerlo tutto per se.
Non è il possesso ( e il potere che ne deriva camuffato da un sentimento distorto di amore) che permea le azioni di Ruth e dei suoi figli nell’intrappolare e seviziare le odiate e orfane cugine.
E’ la punizione che muove i loro passi.
Punire gli altri per il nostro dolore.
Punire gli altri per le nostre colpe.
Il tipico deliro da Serial Killer.
E ritornando per un attimo alla “probabilità” della narrazione Ketchum prende spunto da un fatto realmente accaduto, il ritrovamento del cadavere, orridamente martoriato, della sedicenne Sylvia Marie Likens, dopo una telefonata anonima
Dopo alcune indagini verrà incolpata la zia adottiva ( madre di quattro figli, abbandonata dal marito).
Una realtà di violenza fisica e psicologica che abbevera la componente fiction del romanzo.Quest’ultima trova il suo perno centrale nella vita tranquilla ( il bucolico citato in precedenza) del dodicenne David nell’ America rurale degli anni 50
Attraverso i suoi occhi di adolescente cogliamo i suoi primi innamoramenti, i giochi e le complicità infantili con gli altri suoi simili e il desiderio di scoprire un mondo che pian paino gli si sta mostrando.
Questo fino all’incontro con Ruth: prima madre fin troppo permissiva e compiacente, poi mostro mitologico accecato da una furia selvaggia e perversa ( anche in questo caso ho trovato grosse affinità con Norman, il poliziotto sadico di Rose Madder, altro romanzo “probabile” di King).
E un branco di marmocchi dalla sessualità appena dischiusa non potranno non apprezzare ( con la subdola scusante di un gioco che gioco non è) le sevizie psicologiche e poi fisiche del mostro.
Meg, la ragazza bellissima della porta accanto che diventa pupazzo di sollazzi grotteschi e crudeli.
David l’innocente ragazzino che prima la ama poi la odia e infine la compatisce ( ma solo dopo che il corpo di Meg non sarà più qualcosa di gioiosamente “proibito” ma un ricettacolo di dolore e sadismo).
“La Ragazza della porta accanto” non è un libro per tutti.
Non potrebbe mai esserlo.
E in questo slogan è racchiuso il fascino di un romanzo scomodo e controverso che lascerà segni profondi nella coscienza del lettore.
In tal caso possiamo affermare, senza remore, che la penna di Ketchum è davvero affilata come un rasoio.
Punire gli altri per il nostro dolore.
Punire gli altri per le nostre colpe.
Il tipico deliro da Serial Killer.
E ritornando per un attimo alla “probabilità” della narrazione Ketchum prende spunto da un fatto realmente accaduto, il ritrovamento del cadavere, orridamente martoriato, della sedicenne Sylvia Marie Likens, dopo una telefonata anonima
Dopo alcune indagini verrà incolpata la zia adottiva ( madre di quattro figli, abbandonata dal marito).
Una realtà di violenza fisica e psicologica che abbevera la componente fiction del romanzo.Quest’ultima trova il suo perno centrale nella vita tranquilla ( il bucolico citato in precedenza) del dodicenne David nell’ America rurale degli anni 50
Attraverso i suoi occhi di adolescente cogliamo i suoi primi innamoramenti, i giochi e le complicità infantili con gli altri suoi simili e il desiderio di scoprire un mondo che pian paino gli si sta mostrando.
Questo fino all’incontro con Ruth: prima madre fin troppo permissiva e compiacente, poi mostro mitologico accecato da una furia selvaggia e perversa ( anche in questo caso ho trovato grosse affinità con Norman, il poliziotto sadico di Rose Madder, altro romanzo “probabile” di King).
E un branco di marmocchi dalla sessualità appena dischiusa non potranno non apprezzare ( con la subdola scusante di un gioco che gioco non è) le sevizie psicologiche e poi fisiche del mostro.
Meg, la ragazza bellissima della porta accanto che diventa pupazzo di sollazzi grotteschi e crudeli.
David l’innocente ragazzino che prima la ama poi la odia e infine la compatisce ( ma solo dopo che il corpo di Meg non sarà più qualcosa di gioiosamente “proibito” ma un ricettacolo di dolore e sadismo).
“La Ragazza della porta accanto” non è un libro per tutti.
Non potrebbe mai esserlo.
E in questo slogan è racchiuso il fascino di un romanzo scomodo e controverso che lascerà segni profondi nella coscienza del lettore.
In tal caso possiamo affermare, senza remore, che la penna di Ketchum è davvero affilata come un rasoio.
2 commenti:
Davvero un libro non per tutti.
A me ha turbato. Capita più o meno una volta al decennio. Quindi, chapeau...
Eh si!!!
Un libro che gioca molto sulla sensibilità del lettore.
E ovviamente rischia di turbarlo non poco.
Decisamente un libro non per tutti.
Personalmente in certi passaggi l'ho trovato insopportabile( nel senso di tensione e violenza).
Cmq rimane un valido romanzo di un validissimo scrittore.
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