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Sinossi
Sono pochissimi i film nella storia del cinema a essere divenuti nel tempo, soprattutto dopo la dipartita dei loro autori, degli autentici fari illuminanti a posteriori tutti gli sviluppi formali e sostanziali del genere di pertinenza. Se parliamo di Alfred Hitchcock, il maestro riconosciuto del cinema di tensione, il pensiero va a due capolavori degli anni Sessanta, Psycho e The Birds. Due titoli senza i quali il cinema di registi come De Palma e Argento non sarebbe stato lo stesso. Soprattutto senza Gli uccelli i film di Romero, Carpenter e Shyamalan sarebbero stati “diversi”, addirittura altri film.
Tratto da uno straordinario racconto di Daphne du Maurier, al quale Hitchcock non riconobbe l'adeguata gloria letteraria, Gli uccelli è ancora oggi uno straordinario cult movie attorno al quale le analisi nel corso degli anni si sono sovrapposte come all'interno di un caleidoscopio, passando dall'escatologia, alla psicoanalisi, alla sociologia e alla mitologia.
Fantascienza? Horror? Thriller metafisico? Qualsiasi definizione non esaurisce il campo d'azione del film. Perché questa è l'opera folle di un genio ossessionato dalla verosimiglianza del terrore e dalla più totale specularità tra vita reale e Arte.
A questo “film della vita” Danilo Arona dedica un saggio lungo, appassionato e minuzioso. Divertito e divertente. Ripercorrendone la genesi, la difficilissima realizzazione e le tante interpretazioni critiche che si sono susseguite dal 1963 a oggi.
Il libro Gli uccelli di Alfred Hitchcock, edito da “Un mondo a parte” di Roma, inaugura la collana Quaderni di sangue curata da Paolo Zelati, dedicata ai grandi cult movie della storia del cinema horror. Oltre 250 pagine di autentica passione.
Classe 1950, giornalista, scrittore, musicista, autore di un incalcolabile numero di articoli pubblicati su varie testate e di numerosi romanzi fantastici e horror, Danilo Arona è anche un cultore appassionato di cinema. Giurato al Festival di Sitges, organizzatore di storiche manifestazioni dedicate alla fantascienza e al noir, ha firmato titoli come Guida al fantacinema, Nuova guida al fantacinema, Vien di notte l'uomo nero – Il cinema di Stephen King, Wes Craven – Il buio oltre la siepe e, con Daniela Catelli, L'esorcista, il cinema, il mito.
Altre informazioni su:
Spinti da un'inarrestabile curiosità abbiamo subito contattato l'autore di Bassavilla, che come suo solito, non si è tirato indietro di fronte alle nostre modeste domande. E come sempre non possiamo che ringraziarlo per la sua grandissima disponiblità e gentilezza...
Salve Danilo. Domanda diretta: perché un saggio specifico su "Gli Uccelli" di Hitchcock?
Perché Paolo Zelati, un uomo straordinario che ho sulla coscienza in quanto l'ho inconsapevolmente spinto a intraprendere la carriera di critico cinematografico (ma con grande successo come puoi constatare dalla foto in cui è ritratto assieme al leggendario Richard Matheson, proprio a casa sua...), cura per la casa editrice “Un Mondo a Parte”, la collana “Quaderni di sangue”, dedicata ai grandi cult movie del cinema horror. Paolo mi ha chiesto di scegliere un film per tirarne fuori 250 cartelle. Alcuni film “della vita” erano già occupati, di altri – vedi “L'esorcista” - ho scritto sino alla nausea. Non ho avuto dubbi anche se mi sono subito reso conto che la mia scelta era piuttosto audace... Perché “Gli uccelli” è un film che ha una certa età e per molti giovani, non tutti per fortuna, sembra non avere l'appeal di altri cult più recenti. Ma la sfida è appunto questa: dimostrare che “Gli uccelli” è ancora oggi un dizionario da sfogliare per chi si vuole cimentare con l'horror, soprattutto quell'horror moderno e impressionista che io chiamo “in pieno sole”. Pensa a un regista come M. Night Shyamalan e a film come “Signs” o “The Happening (E venne il giorno)”, impensabili senza il precedente de “Gli uccelli”. Ma pensa poi a grandi maestri come Romero, Carpenter, De Palma. Argento, Serrador... tutti hanno guardato con occhio appassionato al grande film del '63. Qual è l'obiettivo principale del tuo lavoro di critica cinematografica? Quali le tue aspettative?
Mah... torno a dirlo. Io mi ritengo un appassionato, un attempato fan che scrive per i suoi consimili. Com'è scritto sulla quarta di copertina, sono un cultore del genere. Scrivo per quelli come me. Ma in questo caso vorrei avvicinare tanta gente che non l'ha mai fatto a guardare con occhi diversi un film straordinario, la cui storia produttiva varrebbe, lei da sola, l'ipotesi di un altro film. Il rapporto carnefice-vittima tra Hitch e Tippi Hedren, sul set e fuori dal set, è ancora un buco nero. In parte nel libro cerco di illuminarlo...
Secondo il tuo parere il film di Hitchcock è ancora un film sottovalutato? Una pellicola sottostimata e non ampiamente decodificata?
Sottovalutato, non direi. Ma ancora oggi leggo cose strane. Qualcuna l'ho pure riportata nel libro. Di sicuro il film è di un'attualità sconcertante. Allora di sicuro troppo avanti. E' il destino dei grandi visionari che spesso vedono il futuro. C'è ancora qualcuno che fa i conti sul timing del preambolo, sostenendo – citando Fellini – che è troppo lungo. Però i grandi autori questo preambolo l'hanno poi tutti copiato... E allora? Persino Stephen King, nei suoi libri, è “hitchcockiano” nei tempi di attesa. Bisogna ritrovare il gusto del climax e dell'anticlimax. Altrimenti dove sta il meccanismo del thriller?
Un film attuale, paragonabile per suspense e genialità narrativa, ai lavori del noto regista inglese?
Un grande John Carpenter, “Il seme della follia”. Il primo che mi viene in mente di pancia. Ma su Carpenter non sono mai parziale...
Perché Paolo Zelati, un uomo straordinario che ho sulla coscienza in quanto l'ho inconsapevolmente spinto a intraprendere la carriera di critico cinematografico (ma con grande successo come puoi constatare dalla foto in cui è ritratto assieme al leggendario Richard Matheson, proprio a casa sua...), cura per la casa editrice “Un Mondo a Parte”, la collana “Quaderni di sangue”, dedicata ai grandi cult movie del cinema horror. Paolo mi ha chiesto di scegliere un film per tirarne fuori 250 cartelle. Alcuni film “della vita” erano già occupati, di altri – vedi “L'esorcista” - ho scritto sino alla nausea. Non ho avuto dubbi anche se mi sono subito reso conto che la mia scelta era piuttosto audace... Perché “Gli uccelli” è un film che ha una certa età e per molti giovani, non tutti per fortuna, sembra non avere l'appeal di altri cult più recenti. Ma la sfida è appunto questa: dimostrare che “Gli uccelli” è ancora oggi un dizionario da sfogliare per chi si vuole cimentare con l'horror, soprattutto quell'horror moderno e impressionista che io chiamo “in pieno sole”. Pensa a un regista come M. Night Shyamalan e a film come “Signs” o “The Happening (E venne il giorno)”, impensabili senza il precedente de “Gli uccelli”. Ma pensa poi a grandi maestri come Romero, Carpenter, De Palma. Argento, Serrador... tutti hanno guardato con occhio appassionato al grande film del '63. Qual è l'obiettivo principale del tuo lavoro di critica cinematografica? Quali le tue aspettative?
Mah... torno a dirlo. Io mi ritengo un appassionato, un attempato fan che scrive per i suoi consimili. Com'è scritto sulla quarta di copertina, sono un cultore del genere. Scrivo per quelli come me. Ma in questo caso vorrei avvicinare tanta gente che non l'ha mai fatto a guardare con occhi diversi un film straordinario, la cui storia produttiva varrebbe, lei da sola, l'ipotesi di un altro film. Il rapporto carnefice-vittima tra Hitch e Tippi Hedren, sul set e fuori dal set, è ancora un buco nero. In parte nel libro cerco di illuminarlo...
Secondo il tuo parere il film di Hitchcock è ancora un film sottovalutato? Una pellicola sottostimata e non ampiamente decodificata?
Sottovalutato, non direi. Ma ancora oggi leggo cose strane. Qualcuna l'ho pure riportata nel libro. Di sicuro il film è di un'attualità sconcertante. Allora di sicuro troppo avanti. E' il destino dei grandi visionari che spesso vedono il futuro. C'è ancora qualcuno che fa i conti sul timing del preambolo, sostenendo – citando Fellini – che è troppo lungo. Però i grandi autori questo preambolo l'hanno poi tutti copiato... E allora? Persino Stephen King, nei suoi libri, è “hitchcockiano” nei tempi di attesa. Bisogna ritrovare il gusto del climax e dell'anticlimax. Altrimenti dove sta il meccanismo del thriller?
Un film attuale, paragonabile per suspense e genialità narrativa, ai lavori del noto regista inglese?
Un grande John Carpenter, “Il seme della follia”. Il primo che mi viene in mente di pancia. Ma su Carpenter non sono mai parziale...
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