Dal “Pellegrinaggio in Terra Santa”, note di Orazio Ferrara
“Le note che seguono sono la trascrizione del diario tenuto, dal 4 giugno all'8 giugno di quest'anno 2010, durante un viaggio o meglio un pellegrinaggio in Terra Santa. Sono brevi appunti, osservazioni, annotazioni scritte di getto, senza abbellimenti, la notte nella stanza d'albergo, quando la stanchezza della giornata iniziata di norma alle 06.30 si faceva maggiormente sentire. E anche le emozioni, forti e intense, si facevano sentire. Successivamente sono state intercalate, per una migliore illustrazione dei luoghi visitati, brevi notizie storiche e gli opportuni passi del Vangelo, quest'ultimi a cura di padre Enrico Agovino.
Confesso, io non ho una fede granitica, a differenza di altri che qualche volta invidio. Sono dubbioso, pieno di domande. Forse perché bisognerebbe avvicinarsi alla fede con la semplicità del cuore e non con l'arroganza del cervello. Avevo letto da più parti che dopo un viaggio in Terra Santa niente potrà essere più come prima. Di ciò ero molto scettico, devo convenire che mi sono sbagliato. Dalla Terra Santa sono tornato con una certezza: l'ateo ha torto marcio e il Mistero del Divino non può essere una costruzione mentale per gente di bocca buona, te ne rendi conto da come lo cantano e l'esaltano in quella Terra unica le tre grandi religioni monoteiste: la Cristiana, l'Ebraica e la Musulmana.
Fin dalle prime visite ai Luoghi Santi, mi è tornata alla mente la frase dello studioso e scrittore Mario Labio, anch'esso pellegrino in Terra Santa. La trascrivo: “Se siamo giunti fin qui, proprio noi e non altri, è perché il Signore ha qualcosa da comunicarci; e come il piccolo Samuele, c’è da ripetersi: parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. Tra le lacrime sincere delle donne del nostro gruppo, che non poche volte ho visto sgorgare copiose nei posti dove Lui era passato, e le altrettanto sincere preghiere quotidiane di padre Enrico, ho cercato spasmodicamente di ascoltare il Divino. In parte le note che seguono raccontano e testimoniano di questa cerca e, comunque, della segreta speranza che alberga nel cuore di ognuno di noi, fosse anche il più incallito dei miscredenti”.
“Le note che seguono sono la trascrizione del diario tenuto, dal 4 giugno all'8 giugno di quest'anno 2010, durante un viaggio o meglio un pellegrinaggio in Terra Santa. Sono brevi appunti, osservazioni, annotazioni scritte di getto, senza abbellimenti, la notte nella stanza d'albergo, quando la stanchezza della giornata iniziata di norma alle 06.30 si faceva maggiormente sentire. E anche le emozioni, forti e intense, si facevano sentire. Successivamente sono state intercalate, per una migliore illustrazione dei luoghi visitati, brevi notizie storiche e gli opportuni passi del Vangelo, quest'ultimi a cura di padre Enrico Agovino.
Confesso, io non ho una fede granitica, a differenza di altri che qualche volta invidio. Sono dubbioso, pieno di domande. Forse perché bisognerebbe avvicinarsi alla fede con la semplicità del cuore e non con l'arroganza del cervello. Avevo letto da più parti che dopo un viaggio in Terra Santa niente potrà essere più come prima. Di ciò ero molto scettico, devo convenire che mi sono sbagliato. Dalla Terra Santa sono tornato con una certezza: l'ateo ha torto marcio e il Mistero del Divino non può essere una costruzione mentale per gente di bocca buona, te ne rendi conto da come lo cantano e l'esaltano in quella Terra unica le tre grandi religioni monoteiste: la Cristiana, l'Ebraica e la Musulmana.
Fin dalle prime visite ai Luoghi Santi, mi è tornata alla mente la frase dello studioso e scrittore Mario Labio, anch'esso pellegrino in Terra Santa. La trascrivo: “Se siamo giunti fin qui, proprio noi e non altri, è perché il Signore ha qualcosa da comunicarci; e come il piccolo Samuele, c’è da ripetersi: parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. Tra le lacrime sincere delle donne del nostro gruppo, che non poche volte ho visto sgorgare copiose nei posti dove Lui era passato, e le altrettanto sincere preghiere quotidiane di padre Enrico, ho cercato spasmodicamente di ascoltare il Divino. In parte le note che seguono raccontano e testimoniano di questa cerca e, comunque, della segreta speranza che alberga nel cuore di ognuno di noi, fosse anche il più incallito dei miscredenti”.
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