lunedì 2 agosto 2010

NUOVE USCITE ESTIVE PER GARGOYLE BOOKS

Due letture imperdibili per l'ESTATE GARGOYLE 2010:

il nuovo folgorante romanzo dell'autore de
Le Memorie di Jack lo Squartatore

I VAMPIRI DI CIUDAD JUAREZ
di CLANASH FARJEON

Traduzione di Chiara Vatteroni

Trama.
Primavera 1997, Michael Davenport, bizzarro videoreporter inglese alla perenne caccia di scoop, riesce a farsi spedire negli USA da "Enigma", rivista per cui lavora altrettanto bizzarra, con l'impegno di rientrare con almeno un paio di reportage strepitosi.
Dopo il volo Londra-Miami, il giornalista raggiunge in pullman El Paso, lì un altro autobus lo porterà a Los Angeles dove è previsto il suo soggiorno presso una coppia di amici. Nella bordertown texana, Michael filma lo spettacolare paesaggio desertico di confine, imbattendosi in una maestosa tigre siberiana, la cui bellezza lo ipnotizza al punto da inseguirla d'impulso oltrepassando la frontiera e ritrovandosi a Ciudad Juarez. Nella piazza principale della città messicana, Michael riprende il formidabile felino mentre scompare in una limousine bianca fermatasi appositamente a prelevarlo. Nel filmato prodotto il giornalista intravede la sagoma di un uomo elegante all'interno della vettura; quello che gli appare come un innocuo dettaglio si rivela, invece, un boomerang dal momento che di li a poco Michael viene assalito e derubato della videocamera e del passaporto. Mandante dell'aggressione è proprio il proprietario di El Tigre: Amado Portillo Perez, capo del cartello della droga di Ciudad Juarez. Amado è impegnato in una trattativa con dei narcotrafficanti russi. Per riavere la refurtiva, Michael deve fare la sua parte nel delicato negoziato, scoprendo così un mondo di perdizione e violenza inimmaginabili, all'insegna di rituali aberranti e di insospettabili connivenze, dove niente è come sembra.
Per leggere il primo capitolo:
http://www.gargoylebooks.it/site/content/arrivano-i-vampiri-di-ciudad-juarez-0

Tracce.
The Vampires of Ciudad Juarez è il primo episodio di una trilogia che comprende The vampires of 9/11 e The Vampires of the Holy Spirit, i primi due titoli sono già stati pubblicati in Canada e Stati Uniti, mentre l'ultimo è in fase di stesura. Nel 2011 è prevista la traduzione italiana del secondo capitolo per i tipi Gargoyle.
Come per Le Memorie di Jack Lo Squartatore (2008), Farjeon ricorre a un micidiale mix di ferocia e perversione per raccontare di una società degradata; se però il primo romanzo era ambientato in epoca vittoriana, il secondo si svolge alle soglie del terzo millennio nella messicana Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti, la più pericolosa città del mondo secondo recenti statistiche, che diventa lo scenario paradigmatico di un incubo narrativo postmoderno.
Zona-corridoio dove transita ogni tipo di sostanza stupefacente - un macrobusiness stimato in 25 miliardi di dollari - nonché sfondo di febbrile via vai di migliaia e migliaia indocumentados, che varcano la frontiera illegalmente per essere spesso ricacciati indietro o sfruttati impietosamente negli USA, da decenni - specie dopo gli accordi NAFTA del 1994 che hanno esteso il libero commercio oltre che agli USA e al Canada anche al Messico con esiti assai controversi - la tentacolare Ciudad Juarez è una metropoli che collassa nella violenza e in uno stato sempre più avanzato di disintegrazione sociale. Una devastazione a tal punto massiccia da interessare l'intera popolazione: mentre la classe dirigente (politici, magistrati, finanzieri), le alte cariche amministrative e le forze dell'ordine risultano sempre più corrotte e colluse con attività criminali, i ceti meno abbienti ingrossano le fila della manovalanza armata al servizio del cartello della droga di Juarez in una guerra, senza esclusioni di colpi e di cruente ritorsioni, contro gli altri cartelli messicani (quasi 23.000 morti negli ultimi tre anni) per il controllo del narcotraffico nel Paese. Dal 1993, inoltre, a Ciudad Juarez è in atto un vero e proprio femminicidio di donne povere, in prevalenza giovanissime operaie delle numerose maquiladoras (fabbriche d'assemblaggio di componenti per l'elettronica destinato al mercato straniero) gestite da multinazionali. Quando non orribilmente trucidate (dopo essere state ripetutamente stuprate, seviziate e sfigurate), queste giovani scompaiono nel nulla e, fatta eccezione per lo strazio delle famiglie, nella acquiescenza generale. Dati ufficiali indicano in oltre 400 le ragazze uccise e in circa 600 le desaparecidas, ma è assai probabile che la stima reale sia, invece, di diverse migliaia di donne.
Omertà istituzionale e complicità della polizia bloccano sistematicamente il procedere delle indagini e, malgrado la continua campagna di sensibilizzazione di organizzazioni umanitarie come Amnesty International, quest'implacabile mattanza seguita a non essere sufficientemente intercettata dalla maggior parte dei grandi media.
È sintomatico che a supplire il ruolo informativo siano il giornalismo d'inchiesta che ha sempre meno spazio (spiccano i lavori di Charles Bowden e del fotografo Jualian Cardona - fonti d'ispirazione per Clanash Farjeon -, di Sergio González Rodríguez, di Victor Ronquillo, e di Marc Fernandez e Jean-Christophe Rampal), il cinema (Bordertown, film di Gregory Nava del 2007 fortemente voluto da Jennifer Lopez che lo ha anche interpretato) e la letteratura.
Non era facile scrivere narrativamente di femminicidio e narcoterrorismo, ma Farjeon ci riesce in pieno imbastendo un'originale trama horror dove suspence e denuncia si intersecano agevolmente e dove l'elemento vampirico è chiaramente utilizzato per descrivere ancora più incisivamente tutto il torbido e le brutture che stanno attorno all'esercizio di un potere illimitato e disumanizzante, nella fattispecie quello degli esponenti di una famiglia di signori della droga, che le fattezze vampiriche rendono ancora più inquietanti.
A fare da contraltare a tutto ciò un umorismo caustico, suscitato in specie dalla figura dello strampalato protagonista, dunque l'orrore più cupo e raggelante di certe situazioni volge sovente al grottesco, come a dire che, contrariamente alla realtà, almeno nella fiction c'è, attraverso la vis comica, la vitalistica possibilità di creare un limite al male.

L'autore.
Clanash Farjeon è l'anagramma dell'attore britannico Alan John Scarfe. Nato nel 1946, si trasferisce ancora bambino in Canada. Formatosi all'Università britannica della Columbia e all'Accademia di Arte Drammatica di Londra, è conosciuto soprattutto come fine interprete del teatro classico - Marlowe (Faust) Shakespeare (Bruto, Amleto, Otello, Iago, Re Lear, Prospero Faust), Cechov (lo zio Vanja), Strindberg, Pirandello, Brecht, Beckett, Williams, Osborne, Pinter - ma è anche autore di diverse regie teatrali. Ha recitato in più di 40 film e in innumerevoli serie TV, tra cui Star Trek: Voyager e Star Trek: The Next Generation, in quest'ultima accanto alla moglie Barbara Macza, in arte March, attrice di origini polacche, anch'essa di formazione teatrale. La coppia ha due figli, Jonathan, attore, e Tosia, cantante d'opera con la passione per il rock.
Nel 2003, Scarfe ha pubblicato il suo primo romanzo, A Handbook For Attendants On The Insane, che Gargoyle ha proposto nel 2008 con il titolo Le memorie di Jack Lo Squartatore, incontrando un ottimo successo di lettori e di critica.

Da I vampiri di Ciudad Juarez:
Era incredibile. C'erano centinaia d'immagini di donne, sia primi piani sia figure intere. Non robaccia porno da quattro soldi. Raffiguravano normalissime ragazze messicane ben vestite, in un'ampia varietà di pose, con espressioni che andavano dalla dolce modestia alla ribellione rabbiosa. Visi di ragazze che lavorano sodo, puliti, innocenti, accompagnati ognuno da un'immagine dal tenore completamente diverso. macabro. [.] Esiste qualcuno su questo pianeta che ossa approvare simili crudeltà gratuite? Esseri umani impalati? Crocefiisi?

Clanash Farjeon su I vampiri di Ciudad Juarez:
L'ho scritto dopo aver letto Blood Orchid di Charles Bowden, con le foto di Jualian Cardona. La realtà dell'orribile femminicidio messicano, che si protrae da quasi 20 anni con modalità raccapriccianti, mi ha sconvolto, così come mi ha sconvolto e sconvolge l'assenza di una strategia seria per risolvere questo stato criminoso di cose da parte delle autorità preposte.
Anche questo romanzo, come il precedente, può considerarsi è un atto d'accusa contro l'abuso di potere ovunque esso venga esercitato; d'altronde è la stessa storia dell'umanità che si presta a essere letta come un'ininterrotta epopea tragica. La crudeltà di certe situazioni descritte non è, purtroppo, una mia invenzione.

Hanno detto:
Il libro assume le movenze di una sorta di horror sociale[.]. Una storia con tutti i crismi per gli appassionati del genere, dunque, ma anche con qualcosa di diverso, e in più.
Massimiliano Panarari - La REpubblica

Il romanzo di Clanash Farjeon ricorre alla cupa realtà dei fatti di cronaca per dar corpo ad una fiction influenzata da una tecnica narrativa cinematografica (con azioni decentrate e frequenti cambi di personaggi e vertici di osservazione) [ .] lo stile ironico e leggero della prosa, a tratti, si distende in un tono quasi da commedia horror, fortemente evocativa di alcuni personaggi del cult The Rocky Horror Picture Show.
Maurizio Crispi - Sicilia Informazioni

Al diavolo il "vedo-non-vedo", al diavolo la forma e il canone, questo libro è un cazzotto nello stomaco a tutta la "bella" narrativa. L'autore, Alan John Scarfe (alias Clanash Farjeon) mette su un capolavoro a metà strada fra Scarface e un B-movie degli anni Ottanta, con un risultato che lascia senza fiato.
Valerio Bonante - Ca' delle Ombre

Scarfe scrive in modo gradevolissimo, ricco di humor e pacato al tempo stesso [.] La narrazione scorre veloce e piacevole e le arguzie verbali del protagonista rendono la lettura piuttosto divertente, anche se mai nettamente umoristica.
Susanna Raule - Cu-Up

Farjeon/Scarfe, anche se con una vena di sar­ca­smo, fa una denun­cia al sistema capi­ta­li­stico, e a tutti coloro che deten­gono un potere illi­mi­tato, che li depriva di qual­siasi senso umano ed etico. Difatti i suoi vam­piri non hanno nulla a che fare con gli ste­reo­tipi let­te­rari clas­sici o cine­ma­to­gra­fici. Non sono roman­tici e dia­fani, né tanto meno tene­brosi o pro­ble­ma­tici. Sono spie­tati, arro­ganti vol­gari e pre­va­ri­ca­tori.
Vito Tripi - Wordshelter

L'orrore che ci propone Farjeon non ha nulla di soprannaturale, è un resoconto di brutalità che accadono ogni giorno nei Paesi dove la gente non può nulla contro la corruzione e la violenza della classe dominante.
Daniela Bolognini - Il Catafalco

Dati tecnici del volume:
Collana: "Nuovi Incubi"
Pagg.: 294, brossura
Prezzo: 14,00 euro
ISBN: 978-88-89541-43-2



VARNEY IL VAMPIRO - L'Inafferrabile
di Thomas Preskett Prest - James Malcolm Rymer
il caposaldo della letteratura vampirica finalmente in edizione italiana

Il secondo volume della trilogia di Varney

Traduzione di Chiara Vatteroni
Introduzione di Fabio Giovannini

Il libro.
ll secondo volume, dal sottotitolo "L'inafferrabile", è costituito dai capitoli 66 a 126 (con un salto dal cap. 123 al 126 che, secondo la scelta editoriale di attenersi il più possibile alla struttura originaria, è stato mantenuto) si apre con l'introduzione "Varney il contaminatore" di Fabio Giovannini - tra i massimi esperti di cultura vampiresca, nonché curatore, nel 1993, di una miniedizione di Varney, comprendente 4 dei 237 capitoli dell'opera - il quale, in linea con le sue ricerche, si sofferma soprattutto su come il vampiro letterario Varney abbia impattato con le altre forme artistiche e della comunicazione.
Nel secondo libro vengono approfonditi i legami tra la famiglia Bannerworth e Sir Francis Varney, da tutti ritenuto un vampiro, la cui figura è sempre più caratterizzata da inafferrabilità e predisposizione a mutare costantemente identità.
Sviluppo della trama e stile letterario si raffinano, in parallelo ad un maggiore consolidamento della factory degli autori. Factory che - ricordiamo - è assai probabile che non fosse formata soltanto da James Malcolm Rymer e Thomas Preskett Prest, ma da un gruppo di poligrafi più numeroso che lavorava a soggetto, in prevalenza sulla base di un canovaccio in continua modifica (ampliamenti, rallentamenti e impennate del ritmo narrativo, provocazioni verbali, colpi di scena), aderendo allo spirito del feuilleton, e andando incontro alle aspettative e ai gusti di un pubblico di massa.
Costante se non maggiormente scoperto è l'intento paternalistico-didascalico di chi scrive per chi legge (un popolo oltre che da alfabetizzare, anche da acculturare secondo una preciso conformità valoriale), assieme all'afflato di giustizia (personificato soprattutto dall'ammiraglio e dalla giovane Flora).

La trama.
Liberato da Varney, Charles Holland torna dalla fidanzata Flora Bannerworth e dallo zio ammiraglio Bell, dopo aver rinchiuso nella prigione sotterranea, dove era stato egli stesso tenuto, il villain Marchdale, destinato a perire miseramente sotto il crollo delle pareti della cella.
Bannerworth Hall, ormai deserta dopo la fuga dei legittimi proprietari in un cottage non lontano, viene visitata da personaggi misteriosi, tutti in qualche modo legati a Sir Francis Varney. Quando il dottor Chillingworth tenta di portare via il grande ritratto, somigliante allo stesso Varney, collocato nella camera da letto di Flora, viene aggredito e rapinato. Il medico chirurgo rivelerà, inoltre, di avere già conosciuto il vampiro a Londra: alla ricerca, con l'ausilio di un boia, di cadaveri su cui compiere esperimenti, aveva avuto l'impressione di resuscitare un criminale appena impiccato, lo stesso vampiro.
La testimonianza è confermata dall'arrivo in scena del boia, che ricatta Varney, e dal racconto fatto da quest'ultimo a Charles Holland, che è riuscito a rintracciarlo: assieme a Marmaduke Bannerworth, il pater familias morto suicida, egli aveva partecipato a un'azione criminosa per recuperare un'ingente somma di denaro persa al gioco, edera stato catturato e condannato a morte.
A Bannerworth Hall è nascosto probabilmente il denaro rubato, mai recuperato. Nuovamente inseguito dalla folla, Varney si rifugia nel cottage dei Bannerworth, stabilendo con essi un raporto di reciproco rispetto, ma poi scompare di nuovo, mentre Charles e Flora possono finalmente sposarsi. Intanto, ad Anderbury, una cittadina di mare a circa venti miglia da Bannerworth Hall, fa la sua comparsa un misterioso e ricchissimo nobiluomo, il barone Stolmuyer di Salisburgo, che si appresta alle nozze con una bellezza del luogo, Helen, figlia dell'avida vedova Williams...

Da Varney - L'inafferrabile:
Il vampiro accennò un gesto ostile, come se volesse aggredire Charles Holland; subito dopo, però, crollò quasi a terra, come sconvolto da un ricordo che gli fiaccava il braccio; tremava per un'inconsueta emozione e, dall'aspetto spaventosamente livido del viso, Charles temette un grave collasso [...]
«Varney», esclamò, «Varney, calmatevi! Sarete ascoltato da una persona che non trarrà conclusioni avventate né inclementi; che, con quella carità che è purtroppo rara, darà alle parole che pronuncerete l'interpretazione più favorevole [.]».
«È strano», rispose il vampiro. «Non avevo mai pensato di poter essere commosso da qualcosa di umano. Giovanotto, avete toccato le corde della memoria: vibrano in tutto il cuore, producendo accenti e suoni che risalgono ad anni da lungo tempo trascorsi.»

Dall'introduzione "Varney il contaminatore":
Ormai siamo così tanto abituati all'immagine del vampiro veicolata in particolare dal cinema e dalla televisione da ritenere che le sue caratteristiche siano senza tempo. Invece le origini di quell'immagine sono agevolmente identificabili e rintracciabili. È stata la letteratura del XIX secolo ad assumersi il compito di costruire e inventare il vampiro. Thomas P. Prest e James M. Rymer, i più probabili autori di Varney the Vampire (pubblicato anonimo), hanno il merito di aver cristallizzato sulla pagina scritta, tra il 1845 e il 1847, alcuni dei capisaldi dell'immaginario vampiresco. Varney, infatti, è un catalogo anticipatore di descrizioni e ritratti del vampiro destinati a lunga fortuna e ad approdare ai nostri giorni quasi intatti.
Per leggere l'introduzione:
http://www.gargoylebooks.it/site/content/varney-il-vampiro-arriva-il-volume-2-linafferrabile Hanno detto:


Questo lungo romanzo diventa un discorso non solo sulla "natura" del vampiro, ma sull'identità stessa dell'Inghilterra, ancora colma delle reminiscenze della lotta contro l'arci-nemico Napoleone, divisa tra la nostalgia del paesaggio campestre e la fascinazione di quello urbano, impegnata nei processi di conquista coloniale a cui, sempre di più, con l'avanzare del secolo, i ceti più umili della piccola borghesia e del proletariato sarebbero stati chiamati a dare il loro contributo di sacrifici e di speranze.
Carlo Pagetti

[...] dalla letteratura al cinema, tra proposte usa e getta che ammiccano ai nonpensanti e operazioni seriose che rivendicano invece lo statuto di genere, le offerte non mancano. Tant'è che anche la prima traduzione in italiano di un classico della letteratura vampirica come Varney, può sembrare rischioso. Se non fosse che a mano a mano che si seguono e inseguono le vicende di questo non-morto [.]. E gli stereotipi senz'anima che sembravano dominare i primi capitoli, lasciano il posto a una duttilità psicologica degna di un personaggio da dramma borghese. Questa la novità di un'opera scritta in forma seriale tra il 1845 e il 1847 nell'Inghilterra vittoriana, tra i colpi e i contraccolpi della rivoluzione industriale e le mutate esigenze di un mercato editoriale più ampio e "alfabetizzato". Questo il senso della sua pubblicazione, ora, in un'Italia omologata e accidiosa.
Alessandra Bernocco - Europa

Il romanzo prosegue trionfalmente, tra digressioni, nuove vittime, nuovi scenari [...] per la delizia dell'affascinato lettore.
Paolo Bertinetti - "Tutto Libri" de La Stampa

Un archetipo e capolavoro, che si mangia la maggior parte dei romanzi di vampiri antichi e moderni, e che finalmente, dopo un secolo e mezzo, approda in Italia.
Claudio Asciuti - Pulp

Opera dall'intreccio complesso e ricco di digressioni, che ritrae alla perfezione il prototipo del raffinato e machiavellico mostro fornito di un'elegante favella e di affilati canini, un libro che sfodera tutti i topoi del genere gotico, ma che non disdegna la contaminazione con ogni genere letterario. Polpa horror speziata con aromi decadenti innanzitutto, ma melodramma, avventura, pamphlet sociale, un impianto teatrale e persino un pizzico di humour nero convergono in queste pagine, che rappresentano una vera fucina di sperimentazioni narrative, humus embrionale delle potenzialità insite nell'allora nascente formula romanzesca. In questa mescolanza suggestiva di approcci e umori risultano persino coerenti le discrepanze stilistiche ravvisabili tra gli innumerevoli capitoli, riconducibili ai diversi scrittori che, proprio come succedeva per gli artisti e artigiani di una bottega pre-industriale, si alternavano nella compilazione delle peripezie di Varney: la sensazione finale, a voler usare una similitudine cinematografica, è quella di una pellicola diretta e fotografata magistralmente da Mario Bava e scossa dai lampi lisergici e isterici di Jesus Franco. In poche parole, qualcosa di unico ed eccezionale.
Andrea Grieco - Alphabetcity

Con pochi tratti l'attenzione del lettore è tutta lì, schiavizzata dal gesto veloce, dalla prosa gridata e da personaggi che sfiorano la bidimensionalità di caratteri da teatro minore. Poi, pian piano, l'attenzione si sposta oltre e il racconto comincia a prendere corpo. Con esso prende corpo anche una dimensione "scettica" [.] gli autori ritengono l'esistenza dei vampiri una mera superstizione[...] la vocazione razionalista riconduce ogni elemento sovrannaturale nei limiti del conosciuto e dell'esperibile.
Alessandro Izzi - Close-Up

Tutta la letteratura gotica e horror successiva deve molto a Varney il vampiro, e la possibilità di tornare a leggere le sue oscure avventure e rocambolesche vicende oltre a essere uno stimolo da un punto di vista storico-letterario, è principalmente, e senza dubbio, un vero piacere per la mente e la fantasia. una delle più interessanti pubblicazioni di genere che si vedono nel nostro Paese da diversi anni a questa parte. Da non perdere!
Igor De Amicis - Thriller Magazine

Una scanzonata, autoironica opera di fondazione dell'iconografia vampirica, il cui protagonista beffardo, cinico e malinconicamente blasé è l'antidoto anti-Twilight.
Selene Pascarella - Carta

Punto di forza di Varney il vampiro è la capacità di offrire [.] intrigo, azione, soprannaturale, mistero, colpi di scena e avventura, con toni ora drammatici o tragici, ora sentimentali o addirittura grotteschi. Non stupisce che questo anomalo feuilleton abbia appassionato i lettori più disparati, proponendosi come un appuntamento periodico irrinunciabile sia per intellettuali che per "popolani" [...]. La prosa elegante e avvincente degli autori ci conduce all'interno della leggenda vampirica e ci regala un protagonista (ma eccellenti sono anche i tanti comprimari, dai fratelli di Flora Henry e George, al promesso sposo Charles Holland, dallo scettico chirurgo Chillingworth, alla bizzarra coppia formata dall'ammiraglio Bell e dal marinaio dalla bottiglia facile Jack Pringle) che siamo felici di conoscere.
Giovanni Scalambra - Stradanove

Ciò che davvero colpisce è la sfilza di personaggi che animano la narrazione riuscendo a portarvi elementi continui di novità, spunti di riflessione e testimonianze del contesto sociale in epoca ottocentesca.
Movida - Lankelot

Varney apparve a Londra nel 1845 e per ben due anni le cameriere, i commessi, gli operai si abbeverarono alle sue avventure [...] Per the mob, cioè la plebe urbana dell'Inghilterra vittoriana, quel signore allampanato e malinconico, più decadente che romantico, svolgeva la stessa funzione che svolgono ai nostri giorni, presso torme di ragazzini, i romanzetti di Stephenie Meyer: instillare il piacere della letteratura, nella speranza che, una volta «svezzato», il pupo possa essere invogliato a... erudirsi da solo, passando, per esempio, a Flaubert o Dostoevskij.
Daniele Abbiati - Il Giornale

L'importanza del personaggio è stata molto profonda nel tracciare le coordinate del "vampiro moderno", sai a livello fisico che psicologico. Basti pensare che, nell'universo Marvel, il primo vampiro si chiama Varane. Impedibile per tutti gli appassionati di letteratura gotica.
Daniele Bonfanti - Hera

[...] buon romanzo di suspense, ricco di colpi di scena, ambientato in un'Inghilterra in trasformazione, in cui si ravvisa il declino dell'aristocrazia, vittima dell'avanzare della classe borghese ma anche dei suoi stessi vizi. Per la verità, non ne esce molto meglio il "popolino", rappresentato dalla folla inferocita con tanto di torce e forconi, priva di qualsiasi raziocinio, la quale non esita a profanare tombe, impalare cadaveri e appiccare incendi: un'indistinta marmaglia che finisce per fare più paura del terribile vampiro.
Antonio Daniele - Il Catafalco

Dati tecnici II volume:
Pagg. 513, brossura
Prezzo: 16,00 euro
ISBN: 978-88-89541-46-3

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