Nella mia costante ricerca di libri di argomento horror tout court (non solo narrativa ma anche saggistica) difficilmente mi sono imbattuto in un saggio che affronti in maniera completa e diretta il fenomeno degli zombie.
Se all'estero (e ovviamente in lingua inglese) è facile trovare libri che affrontino l'argomento (tra i tanti ricordiamo “Encyclopedia of the undead” dell'autore irlandese Bob Curran, scritto nel 2006, oppure “Icons of Horror and Supernatural” dell'americano S.T. Joshi, 2007), in Italia la ricerca si fa molto più complicata. Tranne qualche saggio tradotto (mi viene in mente “Fenomeni. Da Atlantide agli zombi. La più completa guida al paranormale” di Brown/Harrison) e qualche sporadico studio di qualche volenteroso ricercatore nostrano (“Diversamente vivi. Zombi, vampiri, mummie, fantasmi” di Giulia Carluccio e Peppino Ortoleva, Il Castoro 2010) il tema non gode di una copiosa bibliografia.
Danilo Arona, Selene Pascarella e Giuliano Santoro cercano di colmare questa profonda lacuna, dando alle stampe questo interessantissimo “L'Alba degli Zombie. Voci dell'apocalisse: il cinema di George Romero”, un ricco pamphlet che spazia dal cinema alla politica, dall'antropologia al paranormale, dal folklore a teorie (non troppo azzardate) su pandemia e apocalisse.
Andiamo con ordine: se usiamo il termine “pamphlet “ non lo facciamo sicuramente a caso. Se prendiamo alla lettera il significato della parola (un atto di coraggio “letterario” nel dare spazio ad argomenti scomodi oppure criminalmente ignorati) allora non siamo poi così lontani dalla realtà.
L'oracolo moderno del sapere virtuale (Wikipedia) così definisce lo stato d'animo di chi prepara un Pamphlet:
“Chi scrive risponde ad un imperativo ineludibile che proviene dal proprio foro interiore, ma spesso non nutre la speranza, considerata illusoria, di poter modificare il corso della realtà. Lo stato di cose presente è visto come decadenza e corruzione rispetto ad un'età dell'oro, in genere non meglio identificata”.
Se ci pensiamo bene è una definizione che si adatta e non poco al lavoro del memorabile cineasta George Romero. I suoi zombie sono lo specchio della decadenza e della corruzione del sogno americano. Le sue storie non sono horror nel senso classico del termine (lo spiega nella splendida intervista in appendice al saggio condotta da Paolo Zelati) ma una riflessione “estrema” della nostra realtà. Un po' come il Death Metal (genere musicale) creato dal compianto Chuck Schuldiner, uno che con la morte (o meglio la non vita di “romeriana” memoria) e la decomposizione dei corpi ci andrà a nozze. Ci arriveremo...
Siamo qui per recensire e non per scrivere.
E allora Danilo Arona inizia le danza con una puntuale disamina del saga di Romero partendo dal seminale “La Notte dei Morti Viventi” (1968) fino ad arrivare all'ultimo (pessimo) “Survival of the dead”. Inutile commentare: il lavoro di Danilo è sempre superlativo, non limitandosi a inquadrare la filmografia di Romero ma toccando anche altre pellicole di genere “zombesco” da Fulci, Savini e Argento fino ad arrivare a “Rec” e “28 Giorni dopo”. Pagine che volano nel più totale divertimento.
Prima parlavamo di “pamphlet “: i lavori di Santoro e Pascarella si possono fregiare di questa audace definizione.
Giuliano Santoro si lancia in una geniale interpretazione e decodificazione della filmografia “romeriana” e dell'archetipo dello zombie pescando a piene mani da politica (citando addirittura Marx solo per fare un esempio), attualità (la guerra in Vietnam e il fenomeno della schiavizzazione dei deboli, partendo da Haiti e il Vodoo fino ad arrivare agli odierni sbarchi di clandestini nel nostro paese), musica (quanto si sarebbe potuto scrivere sul tema! Qui Santoro si limita soltanto all'immaginario Psychobilly di Cramps e affini: troppo poco a mio parere) e filosofia (Hobbes, Schmitt etc.).
Un lavoro superbo di rimandi e citazioni che di sicuro non deluderà i lettori più esigenti.
Si sbilancia sul campo medico/tossicologico e sulla politica di sicurezza nazionale (americana e mondiale) in caso di contagio la competentissima Selena Pascarella, delineando un quadro di ipotesi, congetture e strategie della sopravvivenza da far accapponare la pelle.
Quando leggerete le fitte pagine scritte dall'autrice pugliese il mondo intorno a voi non sarà più lo stesso tra pestilenze moderne, terrorismo e orrori inevitabilmente reali.
Cito un brano:
“Non respirano, non vedono, non parlano, non pensano, non reagiscono a stimoli fisici come paura e dolore, non sono in grado – o non vogliono? - eseguire altra attività che camminare e mangiare carne umana...Dopotutto la morte non è che l'inizio di un complesso processo di trasformazione del corpo. Dopo che il cuore ha smesso di battere, il sangue non viene pompato e cessa di circolare, le cellule muoiono, i muscoli si fermano ed entro tre ore si diventa rigidi, finché il progressivo deterioramento cellulare blocca la distruzione dei batteri, innescando la decomposizione”.
Una distaccata, ludica, fredda descrizione della non vita.
Nel 1984 un complicato musicista americano di nome Chuck Schuldiner dà corpo (appunto!) alla sua fissazione per la morte (sia come archetipo orrorifico che come fenomeno naturale connesso alla degenerazione dei tessuti) creando i “Death”, una delle prime death metal band americane che avrà molto a che fare con l'immaginario degli zombie. Dopo soli tre anni viene dato alle stampe il primo fondamentale album per tutto il movimento extreme metal: “Scream Gloody Gore”.
Se già il titolo (e la copertina) sembrano avere molto a che fare con l'Horror cinematografico è un brano come “Zombie Ritual” a passare alla storia come una delle prime composizioni musicali a descrivere in modo chiaro e diretto il fenomeno del contagio e del proliferare degli zombie:
Revengeful corpse out to kill
Smell the stench, your guts will spill
Vomit for a mind, maggots for a cock
With his axe the corpse will chop
Stare into his eyes
Now in his spell
Kiss the rotting flesh
Now you're in hell
Drink from the goblet, the goblet of gore
Taste the zombie's drug, now you want more
Drifting from the living, joining with the dead
Zombie dwelling maggots, now infest your head
Zombie ritual
Zombie ritual
Chuck, seppur giovane e coraggioso, non si fermerà qui approfondendo il tema in altri album come il seminale “Leprosy” (1988), un concept album non dichiarato sulla minaccia di una pestilenza mondiale che ridurrà la popolazione in esseri deformi e purulenti, simili a quelli descritti dalla Pascarella, o l'imperdibile “Human” (1991), una sentita riflessione in musica che ha come baricentro espressivo la morte come fine di ogni sentimento o pensiero umano.
Mi fermo qui altrimenti sarei irrispettoso verso gli autori de “L'Alba degli Zombie”.
Saggio che entra di buon diritto nella classifica del libri del 2011 secondo IL MONDO DI EDU.
Assolutamente da non perdere!
4 commenti:
Se tutto va bene venerdì dovrei avere in mano la mia copia del libro,comunque la tua recensione e quella di Alex mi hanno reso ancora più ansioso di leggerlo,perchè per chi è cresciuto come me a pane e Romero un libro simile deve essere un autentico tesoro.
Fra, assolutamente da avere!
Non rimarrai deluso. Una lettura interessantissima e fuori dall'ordinario.
Take care!
Embè pensa che nei prossimi giorni vado ad una Feltrinelli vicino da me a cercarlo. Ti farò sapere cosa ne penso.
Attendo il tuo parere, Nick. Buona lettura!
Posta un commento