Il controverso e geniale autore Michael Talbot, morto prematuramente e giovanissimo per aver contratto una malattia incurabile, ci trasporta mirabilmente nella Londra vittoriana col suo romanzo vampirico “Vivono di Notte”, edito di recente da Gargoyle Books.
Parlare di “Romanzo Vittoriano” per definire l’opera di Talbot non è assolutamente un azzardo. Il nostro costruisce in maniera precisa e puntuale un contesto storico dove le innovazioni scientifiche (in tal caso quelle della medicina, impersonate negli studi del tormentato e sfortunato Dottor John Gladstone, io narrante del romanzo) si mischiano con l’antico misticismo e la leggenda millenaria della figura del Non Morto (impersonata dall’ambiguo Niccolò, essere della notte di origini italiane e mosso da misteriosi intenti).
La trama è oltremodo lineare:
Gladstone, ormai vedovo, è diventato un famoso virologo impegnato ad isolare un pericoloso virus, la Camillus influenzae, in modo da impedire la generazione di anticorpi. Contemporaneamente si occupa delle due figlie, Ursula e Camilla, quest’ultima affetta da ritardo mentale, cecità, ma anche piena di talento musicale. Una notte Gladstone investe con la carrozza un misterioso giovane di origini italiane: Niccolò. Dopo il ricovero il paziente si rifiuta di mangiare. Le sue ferite si rimarginano come per incanto e insiste, anche violentemente, di non voler essere esposto alla luce del sole. Il medico, incuriosito dal quel caso più unico che raro, deciderà di ospitare il giovane nella sua casa per capire qualcosa di più sulla sua malattia ma anche per conoscere la storia di quel ragazzo italiano dal volto angelico. Solo che quell’angelo dai modi raffinati e dalla storia plurisecolare ha intenzioni diaboliche e grazie a uno stratagemma fugge portando via con sé la figlia Camilla e la provetta contenente il virus letale della Camillus.
Mi fermo qui per non rovinare la lettura.
Ritornando per un attimo al contesto del Romanzo Vittoriano, bisogna precisare che una della peculiarità di questo movimento letterario era sorprendentemente una critica aspra e diretta al sistema e alla società del periodo, seppur coinvolta in un progresso veloce e inarrestabile.
Talbot, da sempre personaggio anticonformista e contrario alle regole, non rinuncia assolutamente a questo aspetto nel suo romanzo caricando la simbologia del Vampiro di significati profondi e iper critici verso la società in cui vive.
Non a caso scrive nel suo romanzo:
“Nel cuore degli uomini vige l’odio per i vampiri…In realtà non ha niente a che vedere con i vampiri. Gli esseri umani temono tutto ciò che non è esattamente come loro. Basta andare in una qualsiasi scuola del Regno Unito per vedere che perfino i bambini trattano chi è diverso da loro con crudeltà mediavale. Non importa se l’altro bambino è diverso perché è stato allevato in un mondo differente o possiede doti particolari. Se non rientra nell’ordine gerarchico della brutalità e del coraggio, sarà sempre un emarginato”.
Difficile non pensare alla breve vita di questo sfortunato autore, omosessuale dichiarato, intellettuale inquieto (del resto il suo profondo interesse per i fenomeni paranormali e alcune teorie non ortodosse sulla percezione della realtà sono lì a dimostralo, anche in "Vivono di Notte") sperimentatore di idee innovative e visionarie nell’ambito della letteratura del fantastico.
E così Niccolò, affascinante vampiro dal viso di un efebo, diventa metafora chiara e lampante del diverso in una società in cui siamo tutti squallidamente uguali. Lui vive di luce propria e può permettersi anche il lusso di rompere le regole più asfissianti della società moderna, mettendo a repentaglio l’ordine e il sistema comune dalle fondamenta..
“Vivono di Notte” è inoltre un libro ricchissimo di suggestioni gotiche, di invenzioni letterarie ardite e dai significanti nascosti (l’autore era ossessionato dalla fisica quantistica) e soprattutto una lettura che farà felici tutti quegli appassionati che cercano in un racconto di vampiri quei temi “classici” che non devono mai mancare: azione, seduzione, paesaggi ombrosi e trama ricca di colpi di scena.
Un libro che può essere tranquillamente poggiato, in una ipotetica libreria del fantastico, tra “Il Vampiro” di Polidori e “Il Morso sul Collo” di Simon Raven (altro autore inquieto della letteratura gotica).
Tra tradizione e innovazione Talbot è un autore da riscoprire in toto.