mercoledì 11 marzo 2009

IL CASTELLO DI SARNO


Inizia con questo Post una nuova rubrica ( forse quindicinale, forse mensile, dipende solo da me) denominata: “Cacciatore di Castelli”.
Il titolo dice già tutto:
sono un accanito visitatore di fortezze e bastioni risalenti al “secolo buio” ( ne ho visti tantissimi e in tutta Italia) e una grande appassionato di Storia Medievale.
Da qui l’idea di parlarvi delle mie peregrinazioni indietro nel tempo tra merlature decadenti e torri diroccate.
Spero possa interessarvi in qualche modo…


Partiamo subito con il primo castello, che poi sarebbe quello del paese dove abito: il Castello di Sarno.Introduco la disamina attraverso le vivaci parole di Camillo Porzio ( uno storico medievale) che nella “Congiura dei Baroni” ci descrive magnificamente il paesaggio: ”è Sarno in su la costa di un monte edificato; soggiacegli nel piano il borgo, e nel più alto giogo risiede la fortezza, che il borgo insiememente con la terra riguarda”.Ovviamente la descrizione di Porzio ci trasporta istantaneamente nel passato. Subito emergono elementi importanti (date , eventi etc.) che vanno ad aggiungersi pezzo dopo pezzo al mosaico culturale sarnese.
I cospicui ruderi dell’antica fortezza, databile intorno al VI seccolo d.c. costituiscono il risultato delle trasformazioni subite nel tempo. I romani formarono , in un primo periodo , costruzioni fortificate denominate “Castrum” a difesa della via Aquilia.
Infatti il poggio del Saretto rappresentava un vero e proprio punto nevralgico per il controllo della valle.
I Longobardi, in seguito, guidati da Zottone ( 571 d.c.), provenienti dai Ducati dell’Italia centro-settentrionale, si insediarono sulle costruzioni preesistenti (non solo la fortificazione ma anche villaggi, stazioni romane etc.).
Il potere longobardo consolidò in tal senso condizioni di progresso e sviluppo generale trasformando Sarno da Gastaldato in Contea.
Dopo il susseguirsi di vari conti , vicende diplomatiche e congiure intestine fu edificata la famosa cinta difensiva. Ma nel bel mezzo di una fase di precario potere politico e militare del Principato di Salerno ( a cui Sarno era annesso), i Normanni , popolazione di origine germanica calarono sulla valle gettando le fondamenta del Regno Normanno , uno stato che si dimostrò molto più unitario e fiorente rispetto a quello Longobardo.
Inoltre venne introdotto il sistema feudale mentre per quanto riguarda le tecniche di costruzione fu adottata l’architettura difensiva” a forma quadrata”già conosciuta in Francia e in Italia settentrionale. Anche le torri edificate su cinte murarie risalenti all’ impero romano assunsero forma quadrangolare. In seguito con l’avvicendamento di alcuni signorotti della guerra tra cui Diopoldo Vohburg, Roberto I , Valfrido e il valoroso Corrado d’Aquino, il castello venne saccheggiato e devastato numerose volte soprattutto dalla potenza Angioina di Carlo I. Iniziò, però, con quest’ultimo una fase di crescita sia sociale che economica in tutto il mezzogiorno.
Sotto Filippo II , figlio di Carlo il Zoppo , già a suo tempo conte di Sarno, il castello fu completamente ripristinato e le torri abbattute e ricostruite con una nuova merlatura nonché riadibite per la difesa. Infine con la “Battaglia di Sarno” tra gli aragonesi e i signori del paese si arriva alla famosa “Congiura dei Baroni”da cui uscì raggiante la figura del conte Francesco Coppola proveniente da un’antica famiglia di Amalfi.
Grazie alla sua potenza economica questi diede una precisa fisionomia strategica al complesso di mura e torri con una nuova edificazione di baluardi difensivi che si adeguavano alle nuove tecniche di guerra.
Credo che il quadro storico possa esaurirsi qui anche perché invece di un’ascesa che caratterizza il periodo da noi riassunto si passerebbe ad una fase di declino culminato nelle due guerre mondiali.
Facendo invece un discorso meramente tecnico si può affermare che secondo i canoni architettonici vigenti un castello non rappresenta soltanto un segno tangibile di un’epoca ormai finita nell’oblio del tempo, ma assurge anche ad elemento di grande valore formale poiché si lega al suolo per il materiale di cui è costruito e si incorpora perfettamente nel paesaggio e nella natura che lo circondano. L’esempio lampante lo abbiamo nella foto allegata al post.
Vi lascio con una considerazione tutta personale: forse mai quelle torri e quelle mura verranno più ricostruite.
Ma le dolci e rassegnate parole di Re Artù, simbolo di una cavalleria e di un modus vivendi caro ai costumi dell’epoca possono almeno consolarci:
“Muta l’ordine antico che lascia il passo ad uno nuovo; questo è il volere di dio e tu non ti devi crucciare”.Ora Artù riposa sulla mitica isola di Avalon; ora il Castello di Sarno, decaduto, con onore, riposa sul placido poggio del Saretto.

Nessun commento: